Film in DVD: “L’uomo fedele” di Louis Garrel

titolo orig. L’Homme fidèle sceneggiatura Louis Garrel, Jean-Claude Carrière cast Louis Garrel (Abel) Laetitia Casta (Marianne) Lily-Rose Depp (Ève) Joseph Engel (Joseph) Diane Courseille (Ève ragazzina) Vladislav Galard (dott. Pivoine) Bakary Sangaré (ristoratore) genere commedia prod Fr 2018 durata 72 min.

Uno spirito aleggia dalla prima all’ultima inquadratura di questo film: lo spirito di Jean-Marie Maurice Schérer, meglio noto come Éric Rohmer. Se non fosse per i telefonini e i pc che ogni tanto fanno capolino nelle inquadrature, le strade, gli ambienti, persino le giacchettine e i maglioncini striminziti e sdruciti richiamano tanto gli anni ‘70-80 del secolo scorso. Quelli appunto in cui andavano per la maggiore le opere di Rohmer, cantore dei sentimenti amorosi e dei loro più complicati intrecci. E poco importa se alla faccia lunare e stralunata di un giovanissimo Fabrice Luchini (oggi assurto a ben altri fasti attoriali) si sostituisce quella altrettanto (volutamente?) inespressiva di Louis Garrel. Fa però specie che al copione abbia messo la zampetta, a quattro mani con lo stesso Garrel che è anche regista, un vecchio marpione dello script che risponde al nome di Jean-Claude Carrière. Ma forse il nostro, a 87 anni suonati, o era insonnolito o un po’ distratto.

Sta di fatto che dalla penna e dalla macchina da presa di Garrel esce questo filmetto nato appunto dalla costola di uno qualsiasi dei Contes Moraux (Racconti morali) o delle Comédies et Proverbes (Commedie e proverbi) del prode Éric. A cominciare dal classico triangolo (lui, lei, l’altro) che si moltiplica come un frattale nel corso del tempo e che perde o acquista personaggi a ogni volgere di luna. Così quando l’altro toglie il disturbo, con una improvvisa e dubbia dipartita, ecco che arriva l’altra, ossia la sorella del morto, a rimettere in discussione la coppia cui nel frattempo si è aggiunto un marmocchio che si intrufola a sua volta, in un ruolo non irrilevante, nelle fortune sentimentali degli adulti. È il gioco delle parti, bellezza, e si può continuare, teoricamente, all’infinito. In realtà, e per fortuna, per poco più di un’oretta. Fino allo scioglimento finale, sulla tomba di Paul (l’altro), che richiama quella di Mitterand: con due donne e un bambino che ha il suo cognome, ma, forse, non il suo dna.

 

E allora perché vederlo?

Perché l’amore, come lo fanno i francesi (e le francesi), non lo fa nessun altro. E meno male.

Egidio Zanzi:
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