Non buttiamoci giù

regia: Pascal Chaumeil, cast: Pierce Brosnan (Martin Sharp), Toni Collette (Maureen), Aaron Paul (J.J.), Imogen Poots (Jess Chrichton), Sam Neill (Chris Crichton), Rosamund Pike (Penny), Joseph Altine (Matty), Joe Cole (Chas), genere: commedia, durata: 110′.

 Con humour tipicamente British, il film, tratto dall’omonimo romanzo di Nick Hornby (ed. Guanda), racconta le sei settimane di vita che intercorrono tra Capodanno e San Valentino di quattro personaggi che si incontrano la notte di San Silvestro alla sommità di un grattacielo di Londra per farla finita. Due uomini e due donne che più disparati (e disperati) non si può. Il racconto ce li mostra in flash back, scoprendo a poco a poco le loro esistenze e i looro più intimi segreti.

Martin, noto presentatore televisivo di successo, vuole buttarsi di sotto perché uno scandalo sessuale ha mandato a monte il suo matrimonio e la sua carriera. J.J., poco più che un ragazzo, sta vivendo la fase in cui i sogni artistici si scontrano con una realtà sempre più dura e priva di sbocchi. Maureen, mamma single non più giovanissima, è provata dalla mancanza di una rete di affetti che la sostenga nel compito di accudire un figlio malato di Sla. Infine Jess, teenager inquieta, figlia ribelle di un pezzo grosso della politica, è alle prese con questioni sentimentali più grandi di lei e con pulsioni autodistruttive. Un bel campionario di umanità, insomma, molto in linea coi nostri tempi. Eppure, dopo iniziali attriti e risentimenti, tra i quattro si instaura una certa intesa (complice anche una vacanza alle Canarie) che sfocia in profonda amicizia e autentica solidarietà.

Il film è una favoletta postromantica che si gioca per i tre quarti sulle spalle degli attori perché la sceneggiatura è piuttosto deboluccia, specialmente nella lunga parte dedicata alla vacanza. Indice del fatto che non basta un solido romanzo alle spalle per ottenere un buon film. In ogni caso “Non buttiamoci giù”, alla fine regge e regge proprio per il suo stravagante punto di partenza che giustifica e rendere plausibile il resto dell’intreccio e l’inevitabile happy end.

Da ultimo, una piccola segnalazione per bloopers (il catalogo delle “papere” cinematografiche): nei cieli di Londra, a gennaio, non volano certo i rondoni.

Auro Bernardi: Nel 1969, quando ero al liceo, il film La Via Lattea di Luis Buñuel mi ha fatto capire cosa può essere il cinema nelle mani di un poeta. Da allora mi occupo della “decima musa”. Ho avuto la fortuna di frequentare maestri della critica come Adelio Ferrero e Guido Aristarco che non mi hanno insegnato solo a capire un film, ma molto altro. Ho scritto alcuni libri e non so quanti articoli su registi, autori, generi e film. E continuo a farlo perché, nonostante tutto, il cinema non è, come disse Louis Lumiére, “un'invenzione senza futuro”. Tra i miei interessei, come potrete leggere, ci sono anche i viaggi. Lo scrittore premio Nobel portoghese José Saramago ha scritto: “La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro. Bisogna ricominciare a viaggiare. Sempre”. Ovviamente sono d'accordo con lui e posso solo aggiungere che viaggiare non può mai essere fine a se stesso. Si viaggia per conoscere posti nuovi, incontrare altra gente, confrontarsi con altri modi di pensare, di affrontare la vita. Perciò il viaggio è, in primo luogo, un moto dell'anima e per questo è sempre fonte di ispirazione.
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