Da vedere online: “Un cielo stellato sopra il Ghetto di Roma” di Giulio Base

Sceneggiatura Giulio Base, Israel Cesare Moscati, Marco Beretta da un soggetto di I.C. Moscati e M. Beretta cast Bianca Panconi (Sofia Bianciardi) Daniele Rampello (Ruben) Irene Vetere (Lea) Marco Todisco (Tato) Francesco Rodrigo (Ilan) Emma Matilda Liò (Valentina) Aurora Cancian (nonna Assunta) Lucia Zotti (suor Lucia anziana) Alessandra Celi (mamma Bianciardi) Giulio Base (papà Bianciardi) Domenico Fortunato (dott. Volterra) genere drammatico prod Ita 2020 durata 102 min.

La Shoah spiegata ai millenial. O meglio, la Shoah vista dai millenial nel senso che un gruppo di liceali romani compie una vera e propria caccia al tesoro per le vie della Città Eterna sulle tracce di Sarah Cohen, bambina ebrea inghiottita nel nulla dopo i tragici fatti del 16 ottobre 1943 ossia la deportazione in massa dal Ghetto e le Fosse Ardeatine. Il tutto nasce quando, nella soffitta di casa, Sofia e la sua amica Valentina trovano una vecchia valigia nella cui fodera è nascosta una fotografia e una lettera, datate 1946. “Comprata da mio padre al mercatino di Porta Portese” dice nonna Assunta a Sofia della valigia. Ciò non basta a scoraggiare le due ragazze nel tentare di ricostruire i fatti sia pur partendo da indizi così labili.

Il resto è, appunto, la caccia al tesoro (il tesoro più prezioso: una vita umana) che diventa anche rappresentazione teatrale perché a Valentina e Sofia si aggiungono presto altri compagni di scuola, di un liceo musicale e del liceo ebraico, che mettono in scena quella caccia e quella storia. Con complicità e opposizioni dal mondo degli adulti e con spasmodico uso dei social, come ormai inevitabile tra i teenager. Da un’idea di Israel Cesare Moscati (alla cui memoria il film è dedicato), il venditore ambulante diventato scrittore e autore di documentari e fiction sulla Shoah tra cui il singolare “Alla ricerca delle radici del male” (2016) in cui si mettono a confronto (e si incontrano) i discendenti di vittime e carnefici. Dunque, per tornare al film di Base, sulle ruote di bici e motorini dei ragazzi la storia fila via senza intoppi e con la dovuta dose di colpi di scena, amorosi battibecchi, andirivieni tra passato e presente e lunghe carrellate in suggestive location romane: il Tempio Maggiore (sinagoga) di epoca umbertina sul Lungotevere, il vicino quartiere di Ripa, con il convento di sant’Alessio (in realtà maschile, non femminile come nel film), l’Isola Tiberina, le viuzze del Ghetto, il bar del Gianicolo e l’esistente Hostaria Renato al Ghetto (ristorante kosher) di via del Portico d’Ottavia. Bella e ben dosata anche la colonna sonora di Pietro Freddi con il “tema di Sarah” che contrappunta liricamente le fasi salienti dello sviluppo narrativo.

Il film è disponibile dal 27 gennaio, Giornata della Memoria, sulla piattaforma RaiPlay e in onda su Rai1 il 6 febbraio alle 22,50.

Auro Bernardi: Nel 1969, quando ero al liceo, il film La Via Lattea di Luis Buñuel mi ha fatto capire cosa può essere il cinema nelle mani di un poeta. Da allora mi occupo della “decima musa”. Ho avuto la fortuna di frequentare maestri della critica come Adelio Ferrero e Guido Aristarco che non mi hanno insegnato solo a capire un film, ma molto altro. Ho scritto alcuni libri e non so quanti articoli su registi, autori, generi e film. E continuo a farlo perché, nonostante tutto, il cinema non è, come disse Louis Lumiére, “un'invenzione senza futuro”. Tra i miei interessei, come potrete leggere, ci sono anche i viaggi. Lo scrittore premio Nobel portoghese José Saramago ha scritto: “La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro. Bisogna ricominciare a viaggiare. Sempre”. Ovviamente sono d'accordo con lui e posso solo aggiungere che viaggiare non può mai essere fine a se stesso. Si viaggia per conoscere posti nuovi, incontrare altra gente, confrontarsi con altri modi di pensare, di affrontare la vita. Perciò il viaggio è, in primo luogo, un moto dell'anima e per questo è sempre fonte di ispirazione.
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