I Gassman, una famiglia di mattatori

Roma 1° luglio 2000. Un’immensa folla segue i funerali di Vittorio Gassman scomparso la notte del 29 giugno. Dopo la camera ardente allestita in Campidoglio, tutto il mondo del cinema italiano affolla la chiesa dove si rende l’ultimo saluto al grande mattatore. Nato a Genova il 1 settembre 1922, Vittorio Gassman (il cui vero cognome è Gassmann con due n) è figlio di Enrico, un ingegnere tedesco e di Luisa Ambron casalinga, ma ex attrice che gli inculcherà l’amore per la recitazione. Trasferitosi a Roma con la famiglia, Vittorio dopo il liceo classico (il Tasso), si iscrive all’università nella facoltà di giurisprudenza e si afferma anche nello sport entrando a far parte della nazionale universitaria di pallacanestro. Presto lascia gli studi universitari per entrare all’Accademia d’Arte Drammatica, dove in breve tempo si impone come uno degli allievi più dotati (grazie a una memoria di ferro è in grado di imparare in una sola notte un testo teatrale). Il palcoscenico diventa la sua casa e la sua famiglia. Recita al fianco di grandi attori quali Elisa Merlini, Laura Adani, Ernesto Calindri, Tino Carraro e altri.

In apertura: “C’eravamo tanto amati”

Nel ’44 sposa Nora Ricci, figlia del celebre Renzo e nipote di Ermete Zacconi, che lo rende padre nel ’45 di Paola. Il matrimonio è destinato però velocemente a naufragare. Nel frattempo Vittorio entra nella compagnia teatrale diretta da Luchino Visconti e poi in quella di Luigi Squarzina. Si innamora poi dell’attrice americana Shelley Winters e la sposa diventando padre di Vittoria che si affermerà negli Stati Uniti come medico. Il suo matrimonio in un’Italia ancora ben lontana dal divorzio, non ha valore, ma anche questo legame che si rivelerà conflittuale e carico di sofferenza, è destinato a naufragare in soli due anni. Nel ’54 a Roma durante le riprese del film Mambo, la Winters scopre il marito mentre amoreggia con Anna Maria Ferrero che sarà poi la sua compagna per diversi anni. La sua carriera teatrale prosegue a gonfie vele, mentre il cinema italiano è avaro nei suoi confronti, offrendogli solo parti di bel mascalzone sfrontato, di antagonista cattivo perché quello buono in quel periodo è ricoperto da Raf Vallone, con cui si confronta in due film celebri, Anna di Alberto Lattuada e Riso amaro di Giuseppe De Santis.

“La grande guerra”

I registi e i produttori ritengono il giovane Vittorio – che ne soffrirà: “i miei quindici anni di boiate” ricorderà in più di un’occasione – adatto solo a ruoli drammatici. Nel 1958 arriva la svolta. L’amico Mario Monicelli sta preparando la commedia Il soliti ignoti e ha una intuizione offrendogli a sorpresa un ruolo comico convinto del suo immenso talento adatto a ricoprire ogni genere di ruoli. Vittorio accetta la sfida, mentre gli sceneggiatori Age e Scarpelli lavorano al copione per cucirgli addosso un personaggio, quello di Giuseppe Baiocchi, detto Peppe er Pantera, che gli fare conquistare un’enorme popolarità presso il pubblico cinematografico. L’attore sul set è inoltre felicissimo di poter lavorare al fianco di Totò nei panni del grande maestro degli scassinatori. L’anno successivo è coprotagonista con Alberto Sordi di La grande guerra, ancora di Monicelli, pellicola che lo consacra come uno dei grandi interpreti della commedia all’italiana. Ancora diretto dal regista, tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70 recita in due perle davvero preziose, L’Armata Brancaleone e Brancaleone alla Crociate. Sono sempre i due straordinari sceneggiatori Age e Scarpelli che inventano per lui il personaggio di un cavaliere straccione, ma tenero, che vive in un Medioevo ben diverso da quello riportato dai libri di storia.

Nel 1962 al servizio di Dino Risi, regista con il quale girerà molti film, è il protagonista di Il sorpasso, film profetico nel quale si avverte l’arrivo di un’Italia in profondo cambiamento (il ’68 non è poi così lontano). Il suo personaggio, Bruno Cortona, il re dei cialtroni, rappresenta l’italiano medio incapace di comprendere come il mondo intorno a lui stia mutando. Le riprese sul set sono uno spasso per Vittorio che si diverte insieme al suo partner Jean-Louis Trintignant, chiamato ad indossare i panni del timido studente Roberto destinato a una drammatica fine. Due anni prima l’attore, sempre con la regia di Dino Risi, era stato il protagonista di Il mattatore, un ruolo che esalta le sue doti recitative (il mattatore diventerà il soprannome con cui sarà ricordato per sempre).  Nel ’71 ancora Risi in In nome del popolo italiano gli fa interpretare un altro personaggio memorabile, quello di un industriale corruttore e inquinatore dell’ambiente, che incarna l’italiano alto borghese disonesto e privo di moralità. Nel ’74 il capolavoro di Ettore Scola C’eravamo tanto amati lo vede al fianco di Nino Manfredi, Stefano Satta Flores e Stefania Sandrelli. Lui è Gianni, un giovane avvocato che rinnega tutti gli ideali nei quali credeva durante la Resistenza, per trasformarsi in un arrivista senza scrupoli.

Vittorio Gassman è di fatto un attore totale. Raccontava lo sceneggiatore Furio Scarpelli, grande amico di Vittorio: Poteva incarnare un plebeo balbuziente o un guerriero vindice…Ha coperto tutte le gamme del recitabile. Paradossalmente sarebbe potuto essere Don Chisciotte e insieme, nonostante quel fisico, Sancho Panza…A Vittorio piaceva fare anche il cialtrone, e a quel cinema deve molto: il successo, i soldi, la popolarità..” (l’Unità 2 luglio 2000). L’attore si afferma sempre più anche a livello internazionale. Al festival di Nancy recita in francese, a Barcellona in spagnolo e negli Stati Uniti in inglese. Una sera a Los Angeles dopo un ennesimo trionfo, riceve in camerino la visita inaspettata di Paul Newman che lo riempie di elogi per la sua straordinaria capacità di esprimersi con i toni e le cadenze in un idioma che non è il suo. Tanti sono i film noti della sua filmografia: La marcia su Roma ((1962), I mostri (1963), Il tigre (1967), ma soprattutto in Profumo di donna (1974), ancora di Dino Risi, ci regala una performance di alto livello interpretando l’infelice capitano dell’esercito Fausto Consolo, rimasto cieco a causa di una granata e accompagnato in giro per l’Italia dalla recluta Giovanni Bertazzi, suo attendente. Un ruolo memorabile che nel 1992 Al Pacino riproporrà in un remake intitolato Scent of Woman- Profumo di donna, diretto da Martin Brest.

“I Soliti ignoti”

Oltre al cinema e a un’intensa attività teatrale, nel 1959 Gassman ottiene un grande successo in televisione, uno strumento che gli consente di esprimersi al meglio anche nel ruolo di grande intrattenitore. Nel ’90 torna in Rai in tre puntate di Tutto il mondo è teatro, poi insieme a Serena Dandini conduce il programma Tunnel e nel ’96 è tra i lettori della Divina Commedia. Anche in campo sentimentale Gassman è un vero e proprio mattatore. Dopo il matrimonio con Nora Ricci e quello con Willey Winters, tante sono le storie d’amore da lui vissute. Da una relazione con Juliette Mayniel nasce nel ’65 il figlio Alessandro. È il periodo in cui l’attore nella sua villa sull’Aventino ha costruito un teatrino dove riunisce gli amici cari per esibirsi in performance straordinarie. Dopo la passione per l’attrice e modella danese Annette Stroyberg conosciuta sul set del film di Roberto Rosselini Anima nera (1962), si innamora di Diletta D’Andrea, ex moglie del regista Luciano Salce che sposa con rito civile nel dicembre 1970 e da cui avrà l’ultimo figlio Jacopo.

Negli anni Ottanta Gassman entra purtroppo nel tunnel della depressione nervosa, un periodo doloroso fatto di lunghe pause, di silenzi, di inattività. La sua battaglia contro il male oscuro viene in parte vinta grazie alla stesura di un libro intitolato Memorie dal sottoscala. Nel 1996 l’attore accetta, spinto dalla sua famiglia, di tornare a lavorare in America (dove nel ’78 aveva recitato agli ordini di Robert Altman nel celebre film Un matrimonio) per partecipare a una pellicola di Barry Levinson, Sleepers, nel ruolo di King Benny, un anziano boss di un quartiere di New York, ma dai principi morali ferrei. Al fianco di Vittorio vi sono Dustin Hoffman nei panni di un avvocato alcolizzato e Robert De Niro in quelli di un prete che aiuta i ragazzi sbandati. Sul set l’atmosfera è serena e tutta la troupe, comprese le due grandi star americane, rendono omaggio all’attore italiano considerato da tutti un vero monumento del cinema e del teatro, tanto che la sua scomparsa avvenuta nel giugno 2000 susciterà profonda emozione in tutto il mondo. Sulla sua tomba verrà posta la scritta “Vittorio Gassman, attore. Non fu mai impallato” (impallato nel gergo del cinema significa mettersi tra qualcuno e la macchina da presa, impedendo all’attore di essere visto, ndr).

I Gassman tra teatro, cinema e musica

Paola Gassman

Vittorio Gassman ha lasciato in eredità il suo talento ai figli e ai nipoti. La primogenita Paola Gassman, nata a Milano il 20 giugno 1945, figlia di Nora Ricci, è una grande attrice teatrale diretta dai grandi maestri quali Squarzina, Bolognini, Ronconi, Castri e altri. Con l’attore Ugo Pagliai, conosciuto all’Accademia nazionale d’arte drammatica e da cui ha avuto due figli, ha condiviso il palcoscenico in numerosissimi spettacoli. Alessandro Gassman, nato il 24 febbraio 1965 a Roma, figlio dell’attrice francese Juliette Mayniel, segue le orme di famiglia e già 17 anni debutta nel film autobiografico Di padre in figlio, scritto, diretto e interpretato da Vittorio, una pellicola nella quale vi è riunita tutta la famiglia Gassman al completo, compreso l’ultimo nato Jacopo. Dopo aver interpretato a teatro Affabulazione di Pier Paolo Pasolini, Alessandro recita al fianco dell’amico Gianmarco Tognazzi, anche lui figlio d’arte, in diverse commedie di costume e nel 1997 è in Il bagno turco di Ferzan Ozpetek. Successivamente è protagonista di alcune fiction televisive di successo.  Nel 2008 vince il David di Donatello come migliore attore non protagonista in Caos calmo per la regia di Nanni Moretti.

Alessandro Gassman

Intensa è la sua attività di attore sul palcoscenico e di direttore del Teatro Stabile del Veneto Carlo Goldoni. Dal 2010 intensifica la sua presenza sul grande schermo con Viva l’Italia. Gli ultimi saranno di primi, Beata ignoranza, Non ci resta che il crimine, Ritorno al crimine, tutti film diretti da Massimiliano Bruno. Il suo esordio alla regia cinematografica avviene nel 2013 con Razzabastarda, seguito nel 2017 da Il premio e nel 2021 da Il silenzio grande, tratto da un suo spettacolo teatrale del 2019. Suo figlio Leonardo detto Leo, nato il 22 novembre 1998 a Roma dal matrimonio di Alessandro con Sabrina Knaflitz, si dedica fin da bambino alla musica studiando la chitarra classica, ma poi decide di intraprendere la carriera di cantante.  Nel 2018 senza dire nulla ai genitori partecipa alla dodicesima edizione di X Factor, arrivando in semifinale con la canzone Piume. Seguono molti altri brani di successo e l’uscita del suo primo album intitolato Strike. Ha partecipato al Festival di Sanremo appena concluso con il brano “Terzo cuore”.

Jacopo Gassman, l’ultimo film di Vittorio e di Diletta D’Andrea, nasce il 26 giugno 1980 a Roma. Si diploma in regia alla New York University e poi dirige i lungometraggi Il più bel gioco del mondo (2001); Il minore, ovvero preferirei di no (2005); La voce a te dovuta (2017). Insegna anche cinematografia al Centro Sperimentale di Regia di Milano. Della numerosa famiglia Gassman fa parte anche Emanuele Salce, figlio di Luciano e di Diletta D’Andrea, nato il 7 agosto 1966 a Londra. Dopo la separazione dei suoi genitori, cresce con la famiglia Gassman, dopo che sua madre ha sposato in seconde nozze Vittorio. Diplomandosi in regia al Centro Sperimentale di cinematografia di Roma, realizza diversi apprezzati documentari e firma i lungometraggi per il cinema Colpo d’occhio, Il padre e lo straniero.  Nel 2009 gira il documentario L’uomo dalla bocca storta dedicato a suo padre Luciano Salce, che ha vinto numerosi premi.

“Il premio”
Pierfranco Bianchetti:
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