Al Teatro Quirino per “La vita che ti diedi” di Luigi Pirandello.

Il poeta, in una lettera alla figlia Lietta, così descrive questa tragedia: “….ti dico che

 la tragedia mi sembra la cosa più alta e più pura che sia uscita dalla mia fantasia…”

E’ la storia di una madre, Donna Anna Luna, il cui figlio, partito sette anni prima, torna malato e subito dopo muore. Donna Anna non accetta questo terribile evento e continua a far rivivere il figlio nella sua fantasia di madre che non vuole vivere questa seconda tragica separazione.

Il Parroco Don Giorgio Mei e la sorella Donna  Fiorina tentano di far tornare Donna Anna ad una realtà impossibile da accettare.

La situazione ha una improvvisa accelerazione quando arriva una giovane donna, Lucia Maubel, che ha lasciato suo marito ed i suoi figli per raggiungere l’amante e padre del figlio che porta in seno.

Donna Anna e Lucia sono unite dall’amore per un uomo presente in scena solo nella mente delle due donne.

La scenografia è perfettamente adeguata alla tragedia: una stanza bianca in visione prospettica con nel fondo una finestra chiusa da persiane scure, a sinistra una finestra sempre illuminata dal sole ed a destra una porta aperta su una stanza, sede dell’invisibile protagonista defunto. Al centro solo pochi e semplici arredi appoggiati alle mura.

In questa scena si muove Donna Anna che non accetta sino alla fine la morte del figlio ed i coprotagonisti che cercano di convincerla della realtà.

La tragedia termina quando Lucia è convinta a tornare dalla sua famiglia e Donna Anna conclude con queste parole: “ E io, qua? – È ben questa la morte, figlia – Cose da fare, si voglia o non si voglia – e cose da dire… – Ora, un orario da consultare – poi, la vettura per la stazione – viaggiare… – Siamo i poveri morti affaccendati. – Martoriarsi – consolarsi – quietarsi. – È ben questa la morte.”.

Patrizia Milani è Donna Anna, Irene Villa è Lucia Maubel, Carlo Simoni è Don Giorgio il Parroco. Con loro Giovanna Rossi, Gianna Coletti, Karoline Comarella, Paolo Grossi, Sandra Mangini e Riccardo Zini.

La regia è di Marco Bernardi, le scene di Gisbert Jaekel, i costumi di Roberto Banci, i suoni Franco Maurina e le luci Massimo Polo.

Repliche sino al 21 dicembre 2014.

Lunghi applausi convinti hanno concluso la rappresentazione realistica, ma mai urlata, del dramma di una madre che nel suo cuore non vuole accettare la fine della “Vita che ti diedi”.

Attilio A. Romita: il mio anno di nascita, 1938, coincide con la nascita di Z1, il primo vero Elaboratore Elettronico programmabile, realizzato dall’ing. Tedesco KonradZuse (1910-1995). Ventisette anni dopo, nel 1965 ho iniziato a trafficare con bit e byte. Mi sono occupato di grandi calcolatori e reti di medi e piccoli macchine. Ho scritto programmi, disegnato procedure e progettato soluzioni per assicurazioni, banche, telemedicina, telco. Mi sono occupato di organizzazione, marketing e controllo di gestione ed ho coordinato progetti europei. La mia carriera di dipendente è terminata nel 2003 ed è iniziata la mia carriera di consulente durante la quale ho tentato di aiutare gli altri ad utilizzare le molte nozioni ed esperienze raccolte in tanti settori diversi dello ICT (Information Communication Tecnology) Roma Aeroporto Fiumicino
Related Post