Luigi il re oppure Noè?

 La crisi fa venire voglia di essere più cattivi, perché quando uno vede assottigliarsi le speranze di un domani migliore gli costa sempre più fatica riuscire a immaginarlo, il futuro, e ci sono momenti in cui vorrebbe in un certo qual modo sfregiarlo, per liberarsene e per offendere ciò in cui crederebbe moltissimo se non gli sembrasse negato. Il futuro dà quasi  fastidio, insomma. In tempi così si tende ad abbassare la soglia dell’attenzione, ci si distrae, perché ci si fa la falsa idea che non valga la pena di interessarsi al destino del mondo. Così si inizia a pensare alla Luigi XV, vale a dire secondo la regola del “dopo di me il diluvio”. Luigi XV, che pronunciò questa frase sul letto di morte, con tutta probabilità si rendeva conto di non aver avuto granché cura della sua terra, che era proprio sua. Così lo stesso regno sul quale, come diceva il bisnonno Luigi XIV, non doveva mai tramontare il sole, in capo a due generazioni era destinato ad allagarsi per sempre. Infatti nel giro di 15 anni scoppiò la rivoluzione francese, che a modo suo fu un diluvio, di novità, di teste che cadevano e di cambiamento.

Cosa si evince da questa storiella? Che non bisogna mai pensare che il sole non tramonterà, e nemmeno disinteressarsi della sorte del mondo prossimo venturo, adducendo come scusa che essa non è un nostro problema perché noi non ci saremo più. Invece è proprio un nostro problema e non bisogna distrarsi. Meglio abbandonare la tentazione di abbracciare la supponenza dei monarchi d’oltralpe e cogliere lo spirito di Noè, che si organizzò per fronteggiare il diluvio e portò con sé ciò che poteva salvare della natura, perché non serve a niente sopravvivere alla catastrofe se non si hanno una mucca, una pianta o un gattino da cui ricominciare.

Come volete essere ricordati? Come un capriccioso sovrano francese del Settecento che si concesse tutto alla faccia del suo popolo e di chi gli succedette – atteggiamento che fece infine perdere la testa all’omonimo bisnipote – oppure come un patriarca biblico che traghettò alla salvezza la sua famiglia e il suo zoo da cui nacquero stirpi di uomini e animali?

Rifiuto e accettazione del problema: due risposte possibili di fronte a un momento di crisi. C’è un proverbio degli indiani sioux che dice all’incirca così: “Trattate bene la Terra, perché non l’avete ereditata dai vostri padri, ma presa a prestito dai vostri figli.” Noè non era un pellerossa ma questo lo sapeva.

Clementina Coppini: scrive più o meno da quando aveva sei anni, un po’ come tutti. Si è laureata in lettere classiche ma non si ricorda bene come ci sia riuscita. Scrive su Giornalettismo, il Cittadino di Monza (la sua città), El-Ghibli, www.grey-panthers.it e su un paio di giornali cartacei. Ha pubblicato tanti libri per bambini, qualche romanzo come feuilleton su Giornalettismo, un romanzo con Eumeswil e adesso le è venuta questa idea del romanzo in costruzione. Ha una famiglia, due figli, un gatto e si ritiene, non è chiaro se a torto o a ragione, una discreta cinefila e una brava cuoca. Va molto fiera delle sue ricette segrete, che porterà con sé nella tomba.
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