Il rosa della vita

Ho un’agenda rosa. Non so perché all’inizio dell’anno abbia scelto questo colore. Ho sempre avuto agende nere, al massimo blu o di un triste marrone. Forse speravo in un anno rosa, ma con lo scorrere dei mesi ho compreso che si trattava di quella che mia nonna avrebbe chiamato una pia illusione. Forse avrei dovuto scegliere un’agenda grigia, eppure quando ho visto quell’agenda ho provato l’impulso irrefrenabile di acquistarla, l’ho sentita subito mia. Certo, aveva il 20 % di sconto, ma ce n’era una scura che veniva via a meno. Comunque stiamo parlando di circa otto euro.

Ha una copertina di cartoncino telato e pagine che devono avere un sapore gradevole, perché il mio gatto ha cercato più volte di mangiarla. Così la devo tenere lontana dal felino e non la posso mostrare in giro, perché, piena di segni di dentini com’è, non ha un aspetto molto ordinato e inoltre non è molto professionale dire “mi dispiace, ma non posso prendere appuntamento con lei il 9 ottobre perché quel giorno me l’ha mangiato il gatto”. Questo genere di asserzione, che riporta ai fasti giovanili delle poco credibili scuse per i compiti a casa che colpevolmente non si erano svolti, non fa mai fare bella figura.

Mi sono chiesta più volte perché ho comprato l’agenda che ha inaugurato il mio periodo rosa. Rosa nelle intenzioni e non nei fatti, ovviamente. Forse l’ho fatto per ottimismo, per speranza. Due concetti a cui non è necessario credere, ma resta il fatto che è bello cedere all’ottimismo e alla speranza. A quello che si potrebbe definire il rosa della vita.

C’è inoltre da dire che a volte uno non sa perché fa certe scelte, finché il corso degli eventi non glielo svela, portando alla coscienza i motivi di decisioni prese con la saggezza, spesso maltrattata e incompresa, del subconscio.

Tutta questa riflessione viene dalla lettura di quattro aforismi che si trovano scritti in calce ad alcuni giorni della settimana. Fino a oggi non mi ero accorta della loro esistenza (degli aforismi, intendo, non dei giorni della settimana, sebbene anch’essi a volte mi sfuggano), perché per mesi ho vissuto badando più ai miei stupidi impegni che alle cose che davvero contano.

Oggi mi è caduto l’occhio su queste frasi, che hanno dato nuova prospettiva se non alla mia vita almeno a questa mattina (ho imparato a non fare progetti a lunga scadenza).

1- “Lo sciocco non perdona e non dimentica. L’ingenuo perdona e dimentica. Il saggio perdona, ma non dimentica”. Thomas Szasz. Non so chi sia questo Szasz (e non ho nemmeno idea di come si pronunci il suo cognome), ma le sue sono parole sante. Se riuscissi a ricordarmi le cose farei proprio come dice lui.

2- “Non è un perfetto idiota solo perché nessuno è perfetto.” Groucho Marx. Lui lo conosco, anche se non ho mai capito quale sia la pronuncia esatta del nome. Un buon punto di partenza per giudicare l’umanità e soprattutto se stessi.

3- Mi è piaciuta molto anche la frase di George Byron, che illumina da sola ogni sfumatura dei rapporti sentimentali: “Se Laura fosse stata la moglie del Petrarca pensate che lui avrebbe scritto sonetti per tutta la vita?”

4- Ma la migliore, sia in senso proprio sia come metafora della disposizione mentale che bisogna avere nei confronti della quotidianità, è sicuramente: “Al ristorante il piatto del giorno va bene a condizione di sapere in che giorno è stato preparato”. L’autore è un certo Pierre Dac, umorista francese e figura della Resistenza per le trasmissioni che durante la Seconda Guerra Mondiale faceva su Radio Londra.

Sono frasi che sembrano leggere, ma la leggerezza può in certi casi essere un’ottima chiave di lettura della realtà. Ecco a cosa serve un’agenda rosa.

Clementina Coppini: scrive più o meno da quando aveva sei anni, un po’ come tutti. Si è laureata in lettere classiche ma non si ricorda bene come ci sia riuscita. Scrive su Giornalettismo, il Cittadino di Monza (la sua città), El-Ghibli, www.grey-panthers.it e su un paio di giornali cartacei. Ha pubblicato tanti libri per bambini, qualche romanzo come feuilleton su Giornalettismo, un romanzo con Eumeswil e adesso le è venuta questa idea del romanzo in costruzione. Ha una famiglia, due figli, un gatto e si ritiene, non è chiaro se a torto o a ragione, una discreta cinefila e una brava cuoca. Va molto fiera delle sue ricette segrete, che porterà con sé nella tomba.
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