I dischi del mese: ottobre 2013 -1

Georg Philipp Telemann

Ouvertures a 8 – Zefiro, Alfredo Bernardini – Arcana ( 73’30”)

Una mia esperienza ospedaliera recentemente trascorsa – e che ha causato in questa rubrica un ritardo rapidamente recuperato – mi ha dato occasione di sperimentare, in corpore vili (cioè su un pubblico al riparo di ogni qualsivoglia forma di condizionamento culturale) – gli effetti di una delle novità discografiche di questo mese di ottobre.

Sappiamo tutto, o quasi, sugli effetti qualitativi e quantitativi della musica di Mozart – sia essa strumentale, cameristica, sinfonica, o lirica – sulla produzione del latte destinato alla fabbricazione del Parmigiano Reggiano, qualcosa sulle ormai dimenticate terapie musicali del Professor Cavalier Alfred Tomatis ma nulla sugli effetti della musica barocca eseguita su strumenti originali ed ascoltata in condizioni acritiche da pazienti non particolarmente predisposti a questo ascolto, anche se in grado di differenziarlo dal generico rumore di fondo di un reparto ospedaliero incrementato dal basso ostinato della pubblicità televisiva.

Abbiamo scelto a tal fine una novità di Zefiro che segna con un cd dedicato alle Ouvertures a 8 di Telemann la sua seconda novità per Arcana – recentemente resuscitata grazie ad Outhere – sopratutto contando sulle ben note capacità dinamizzanti di questo ensemble a cui dobbiamo non poche esemplari registrazioni di un repertorio barocco spesso estenuato da interpretazioni banali e sonnifere.

Zefiro e Telemann, cosa di meglio per vitalizzare un pubblico – me per primo – debilitato ed avvilito da primari vonkarajaneschi ed infermiere valkyriche ? Il risultato, tuttavia, non è stato quello previsto: malgrado le belle e ricche sonorità dei fiati – oboi e fagotti – l’eleganza degli archi e la lussureggiante e ben spaziata registrazione, queste tre Ouvertures in  forma di Suite – un genere prediletto da Telemann che ne ha composto una gran quantità di cui almeno 125 ci sono pervenute – hanno attraversato corridoi e corsie paludate in una solennità che ha avuto un effetto sedativo più che vitalizzante. Forse attendere qualcosa di diverso dall’insieme Zefiro – Telemann è un luogo comune; resta il fatto che l’esperimento non ha avuto gli attesi, sperati, risultati significativi che di solito motivano questo tipo di iniziativa.

ascoltate Zefiro e le Ouvertures di Telemann


 

Claude Debussy

L’Isle joyeuse, Images book I, Études book II, Estampes – Nelson Goerner: pianoforte – Zig-Zag Territoires (62’05”)

È la prima volta che l’argentino Nelson Goerner registra il Debussy che ormai da tempo lo ha reso famoso in concerto. Un cd profondo e delicato, da ascoltare nel più lunare silenzio della notte, una musica che risplende come i riflessi su uno specchio d’acqua, attraverso gli echi di un suono che levita e si muove in una leggerezza evocatrice d’improvvisazione.

Quel che colpisce prima di tutto è la sua tecnica raffinata, un virtuosismo che fa pensare ad Arturo Benedetti Michelangeli; ma non bisogna restar lì, ed il trascorrere lievissimo delle sue dita sulla tastiera e la precisione del gioco del pedale che liberano una gamma infinita di colori cangianti, non devono distrarre dalla delicatezza dell’interpretazione, tra poesia intelligente e sensuale distrazione, nel mistero di una musica altrimenti inaccessibile.

ps: Michelangeli, chi sa perché, non ha mai affrontato – né in concerto né in disco – il secondo libro degli Études. E questo cd – che ha già vinto un Diapason d’oro – mi sembra oggi colmare un vuoto onorando la memoria di chi di Debussy fu interprete incompârabile.

per vedere e ascoltare il Debussy di Nelson Goerner


 

Thomas Lacôte

The Fifth Hammer – T. Lacôte, G. Leroy, A. Dionnau, A. Mollica, M.Tembremande: organo – Hortus (69’03”)

Il titolo du questo cd: The Fifth Hammer – Il quinto martello, che è anche il titolo di una delle composizioni registrate – fa riferimento ad uno dei miti fondatori della musica, quello dei sonori colpi di numerosi martelli in una forgia, che con il loro accordo armonioso risvegliarono nell’accorto e geniale orecchio di Pitagora l’attenzione che doveva poi condurlo a stabilire le leggi di una musica concepita come una scienza di proporzioni e di rapporti numerici, manifestazioni di un ordine, di un’armonia universali (il quinto martello, dissonante rispetto agli altri, fu messo da parte, ed è oggi ricuperato dagli autori di musiche che si vogliono liberate da ogni schema e convenzione…).

Thomas Lacôte – compositore, interprete e musicologo – è co-titolare dell’organo della chiesa della Trinità a Parigi, uno strumento straordinario – e non soltanto per le sue proporzioni – che sotto le dita di Olivier Messiaen è stato  durante 60 anni un protagonista dell’evoluzione della musica del XX secolo. In questo suo primo, affascinante cd, riunisce sue composizioni ed improvvisazioni – solo e a quattro mani, o accompagnato dl sassofono – uno strumento la cui sonorità si associa in maniera sorprendente a quella dell’organo. Con lui un gruppo di giovani interpreti – Thomas Lacôte insegna al Conservatorio Nazionale Superiore di Musica e Danza di Parigi e Lione – ed il siciliano Antonino Mollica, giovane virtuoso che è venuto a perfezionarsi alla scuola francese di sassofono.

Studi per l’organo / Studi sull’organo: per gli appassionati di questo strumento che vogliono scoprire nuove sorprendenti sonorità e possibilità espressive in un’atmosfera non proprio evocativa di misticismo e religiosità convenzionali.

l’organo di Thomas Lacôte


 

Sufyana Kalam de Srinagar 

Ustad Ghulam Mohammad Saznavaz – VDE-Gallo (71’59”)

Ci sono due modi (almeno) per ascoltare questa musica, che ci viene da lontano grazie all’iniziativa dei ricercatori degli Archivi internazionali di musica popolare del Museo d’Etnografia di Ginevra e dei dischi Gallo (Losanna).

Se ne possono ignorare tutti gli elementi culturali, storici e antropologici e lasciarsi andare al fascino interminabile di queste sonorità inusuali, dei ritmi complessi i quali – lo si intuisce – rispettano codici ben precisi anche se difficilmente decifrabile per i non iniziati, delle voci, apparentemente primitive, rudimentali e disordinate, che articolano testi incomprensibili perdendosi nella vertigine di una indecifrabile spiritualità per poi arrestarsi bruscamente. Altrimenti si può prendere il tempo di leggere l’interessante libretto (in francese ed inglese) che accompagna il cd e dove tutto è spiegato (quel che si può spiegare in uno spazio così limitato), ed in maniera dotta ma accessibile, su questa musica classica del Cashmir, intimamente legata al contesto del sufismo, la spiritualità islamica.

Gli interpreti di questo cd sono tutti – com’è nella tradizione – membri di una famiglia che da sei generazioni si dedica a questa musica, quella di Ustad Ghulam Mohammad Saznavaz. Ognuno di essi è interprete vocale ma anche strumentale (con il santur – una specie di cembalo a 100 corde -, la setar – a corde pizzicate -, il saz-e-kashmiri – piccola, lamentosa viola a tre corde – e le percussioni ) di quest’arte discreta, meditativa, a forte connotazione spirituale e intimamente legata al misticismo sufi di quel paese dal nome così familiare anche se lontano e ben poco conosciuto.

Ferruccio Nuzzo: Dopo una lunga e distratta carriera di critico musicale (Paese Sera, Il Mondo), si è dedicato alla street photo, con una specializzazione ecclesiastica. Vive in campagna, nel sud-ovest della Francia, ove fiere e mercati hanno sostituito cattedrali e processioni. Continua, tuttavia, a mantenere contatti con il mondo della musica, soprattuto attraverso i dischi, e di queste sue esperienze rende conto nella rubrica "La mia Musica. Suggerimenti d'ascolto".
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