I dischi del mese: la nostra selezione di maggio

Niccolò Jommelli

Sacred Music – Emanuela Galli: soprano, Romina Basso: mezosoprano, Francesca Boncompagni: soprano, Karin Selva: soprano, Ghislieri Choir & Consort, Giulio Prandi – Deutsche Harmonia Mundi (78’)

Davide Perez

Mattutino dei morti – Roberta Invernizzi : soprano, Salvo Vitale: basso, Ghislieri Choir & Consort, Giulio Prandi – Deutsche Harmonia Mundi (71’)

Georg Friedrich Händel: Dixit Dominus

Niccolò Jommelli: Beatus Vir

Baldassarre Galuppi: Dixit Dominus

Rachel Redmond: soprano, Marta Fumagalli: alto, Ghislieri Choir & Consort, Giulio Prandi – Amadeus (67’41)

Avevamo annunciato il concerto con cui l’ensemble Ghislieri Choir & Consort diretto da Giulio Prandi e con la partecipazione dei solisti Rachel Redmond (soprano), Marta Fumagalli (contralto), Luca Cervoni (tenore) e Marco Bussi (basso) ha aperto – in occasione della Giornata Europea di Musica Antica – la stagione del festival Pavia Barocca organizzato da Ghislieri Musica. Il concerto ha avuto tutto il successo che meritava questo relativamente giovane ensemble (fondato nel 2003), testimone della vitalità e della molteplicità di interessi di una fondazione già ricca di una secolare tradizione universitaria ma tutt’altro che statica.

La Giornata Europea di Musica Antica ha luogo ogni anno il 21 marzo, primo giorno di primavera ed anniversario della nascita di Johann Sebastian Bach, che era presente al concerto con una rarità, la sua trascrizione e rielaborazione della Messa in Do maggiore di Francesco Durante, l’illustre compositore e pedagogo napoletano che fu il maestro di Pergolesi ed il rivale di Leonardo Leo, anch’essi protagonisti della serata, che, come vi avevo annunciato, potrete ascoltare (sino al 22 marzo dell’anno venturo) sul sito di Culturebox

Approfitto dell’occasione per ricordarvi tre straordinari cd che hanno marcato la storia del Ghislieri Choir & Consort. Il primo è dedicato à Niccolò Jommelli, compositore napoletano, trionfalmente attivo a Roma – sopratutto con le sue opere piene di grazia e distanti dalla diffusa superficialità dello stile dell’epoca, ricche di armoniche novità e di un’espressione che non era soltanto retorica. Dall’Italia all’Austria ed alla Germania, il percorso di Jommelli fu costellato di successi, sino agli ultimi anni, trascorsi a Napoli ove si dedicò sopratutto alla musica sacra. Il Jommelli di Giulio Prandi è quanto di più napoletano si possa immaginare, ma sanguigno e festivo senza mai esser folcloristico, trionfale senza retorica nel Dixit Dominus e nel Beatus Vir, vellutato e intenso negli adagio e nell’austero Miserere a Quattro concertato, scritto per San Pietro in Roma.

Anche napoletano, malgrado il nome spagnolo – a quei tempi frequente nel regno delle due Sicilie – è Davide Perez, contemporaneo di Jommelli, a cui è dedicato il secondo cd, con un affascinante e tenebroso Mattutino dei morti, l’unica sua opera che fu stampata all’epoca, ebbe gran diffusione e fu largamente imitata. Giulio Prandi ha lavorato due anni per portare a nuova vita questo capolavoro che è stato presentato l’anno scorso per la prima volta al festival della Chaise Dieu (Haute-Loire) nella serata inaugurale intitolata «sulle rive del Tago» (Perez trascorse la seconda metà della su vita a Lisbona, ove morì).

Ancora Jommelli nel terzo cd – pubblicato in Italia da Amadeus lo scorso anno – con il Beatus Vir, registrato dal vivo al Festival di Ambronay – uno dei più importanti festival francesi dedicati alla musica antica, e molto frequentato da solisti e ensembles italiani – questa volta associato al Dixit Dominus di Georg Friedrich Händel e con – in guisa di bis – il primo versetto del Dixit Dominus del veneziano Baldassarre Galuppi.

Tre occasioni per il Ghislieri Choir & Consort di mostrare la sua maturità e per Giulio Prandi di confermare il suo ruolo di leader carismatico di uno degli ensembles europei che contano oggi nel campo della musica sacra barocca.

Potete vedere, ed ascoltare, il Primo notturno del Mattutino de Morti su YouTube.  


David Alonso & Hélène Tysman

The Art of the Horn – Beethoven, Schumann, Strauss, Dukas, Bozza, Hindemith, Scriabin – Indesens (57’28)

Vertiginoso solista, lo spagnolo David Alonso ha raccolto in questo cd sette capolavori della letteratura cameristica per il corno accompagnato dal pianoforte. Dalla nota – anche se poco eseguita, a causa della sua grande difficoltà – Sonata op.17 di Beethoven – a quella di Paul Hindemith, passando per gli affascinanti Andante ed Allegro di Robert Schumann, per l’Andante che il giovane Richard Strauss scrisse per quel grande virtuoso che fu suo padre Franz, e per le meno note, ma non meno seducenti miniature di Dukas e Bozza, e con una deliziosa Romanza di Scriabin che mi era sconosciuta.

La Sonata di Beethoven mi offre l’occasione di raccontare un aneddoto che mostra in che considerazione erano tenuti due secoli or sono i musicisti virtuosi, in un’epoca senza sindacati … Jan Václav Stich nacque in Boemia, figlio di un servitore del Conte Johann von Thun, che gli fece studiare la composizione, il canto ed il corno. Il giovane Stich rivelò ben presto eccezionali qualità di solista ma anche un carattere irrequieto ed insubordinato, ed all’età di vent’anni decise di abbandonare la Corte. il Conte, che aveva investito molto sul suo giovane prodigio, inviò i propri soldati sulle tracce del transfuga, con l’ordine di rompergli i denti incisivi : una punizione radicale che avrebbe troncato definitivamente una promettente carriera. Fortunatamente Stich fu più veloce – o più furbo – dei soldati e riuscì a fuggire in Italia dove divenne Giovanni Punto, ritrovando rapidamente i ricchi protettori ed i meritati successi.

Tornato oltr’Alpe qualche anno dopo – non si sa se perdonato o dimenticato da von Thun – passò da un trionfo all’altro, fu in Germania, a Parigi e a Londra, e finalmente a Vienna ove Beethoven compose questa Sonata – si dice in meno di due giorni – in occasione di un concerto dato in onore di Punto il 18 aprile 1800, accompagnandolo al pianoforte.

I tempi sono cambiati, e né i mecenati né i direttori artistici dispongono più di minacciose soldatesche per assicurarsi i servigi del grandi solisti che, almeno da quella parte, non hanno nulla da temere per le loro dita o i loro denti. Tranquillo e sereno funambolo di una tecnica che non è mai fredda e dimostrativa, David Alonso illumina questo vasto repertorio col suono maestoso e sensuale del suo strumento, sostenuto dalla raffinata e versatile ispirazione dell’accompagnamento al pianoforte di Hélène Tysman, straordinariamente flessibile nell’adattarsi ad epoche e stili diversi.

Ancora una volta Indesens – una casa discografica che ha la passione degli strumenti a fiato – ci propone un cd dal programma prezioso e splendidamente realizzato.

su YouTube una breve ma entusiasmante interpretazione  di David Alonso & Hélène Tysman


Laurent Lefrançois

Balnéaire – chamber music – Paul Meyer: clarinetto, Quatuor Parisii, Magali Mosnier: flauto, François Meyer: oboe, Gilbert Audin: fagotto, Ria Ideta: marimba, Cyril Guillotin e Nima Sarkechik: pianoforte – Evidence (49’30)

Un cd singolare con le musiche di un autore che ascolto per la prima volta, scoprendo un talento originale e versatile, libero nella scelta delle sue fonti di ispirazione – Stravinsky, Jolivet, Varese, ma anche Frescobaldi e Buxtehude – senza sentirsi obbligato a far musica «alla maniera di …». Il grande clarinettista Paul Meyer (che non ha nulla a che vedere con i fratelli Sabine e Wolfgang, due altri celebri virtuosi di questo strumento), è il protagonista – assieme al Quartetto Parisii, alla straordinaria giapponese (nata a Vienna) Ria Ideta alla marimba e ad altri valorosi solisti – di questo disco che riunisce quasi dieci anni di composizioni cameristiche di Laurent Lefrançois, un lavoro del quale Paul Meyer è stato attento testimone e sovente interprete.

Il programma è seducente, una terapia di recupero che consiglio a chi, essendo stato una volta scottato dalla musica contemporanea, se ne è allontanato diffidente. I suoni sono nuovi, come appena inventati, ed animati da un’interpretazione che – seguendo il consiglio di Alban Berg – «affronta il repertorio come se fosse musica nuova, e la musica nuova come se fosse repertorio». Esemplare la Toccata sesta di Girolamo Frescobaldi, rivisitata la Laurent Lefrançois e che, nella lettura del Quartetto Parisii, ritrova le sacre atmosfere di un oratorio romano del ‘600.

ascoltate Padouk phantasticus con la bella Ria Ideta alla marimba e Paul Meyer al clarinetto   

Ferruccio Nuzzo: Dopo una lunga e distratta carriera di critico musicale (Paese Sera, Il Mondo), si è dedicato alla street photo, con una specializzazione ecclesiastica. Vive in campagna, nel sud-ovest della Francia, ove fiere e mercati hanno sostituito cattedrali e processioni. Continua, tuttavia, a mantenere contatti con il mondo della musica, soprattuto attraverso i dischi, e di queste sue esperienze rende conto nella rubrica "La mia Musica. Suggerimenti d'ascolto".
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