CD e altre musiche di aprile, di Ferruccio Nuzzo

È già ormai da qualche hanno che il mondo della musica registrata vive una serie di silenziose (per modo di dire …) ma radicali rivoluzioni. Prima di tutto quella numerica che – soprattutto per i generi cosiddetti «leggeri» – mette a disposizione dei musicofili un’enorme, pressoché sconfinato, catalogo virtuale a cui è possibile accedere via internet, ascoltando o scaricandone i titoli.

Per me più interessante, tuttavia, è la rivoluzione che concerne la produzione e la realizzazione delle registrazioni che continuamente arricchiscono il repertorio, sopratutto per quel che riguarda la musica classica. Registrazioni che vengono poi materializzate in cd, per gli appassionati che ancora vogliono avere la loro musica davanti agli occhi, «visibile» in ordinati scaffali.

Certo, le majors esistono sempre, e monopolizzano le star, vincolandole con strepitosi contratti e spesso riducendole, tuttavia, a una scoraggiante reiterazione dei capolavori del repertorio. Ma accanto ad esse, per nostra consolazione, esistono coraggiosamente alcune piccole (relativamente) case discografiche che vivono nell’impegno di farci scoprire giovani interpreti e danno una nuova voce sia ai capolavori dimenticati che a quelli di un repertorio ormai consacrato da decine di registrazioni. Sono quelle di cui, in questa pagina, parlo più spesso: Hortus, Ad Vitam Records, Muso, NoMadMusic (e non sono i soli …), poiché con il loro appassionato e spesso non facile lavoro continuamente alimentano la sacra fiamma della musica.

Ed ecco che una pianista venuta dall’Islanda ha portato avanti questo principio di autonomia ed ha creato la sua casa discografica. «Prima di creare il mio label, ERMA, avevo registrato due cd con musiche di C.P.E. Bach e Edvard Grieg per due label differenti, uno in Islanda e l’altro in Francia. Una volta esauriti, non son più stati riediti. 

Non potevo sopportare il fatto di veder scomparire tutto questo impegno di tempo e di energie. Il mio lato indipendente – le mie origini islandesi e contadine – ha avuto il sopravvento, ed ho ripreso il controllo acquistando i diritti delle mie registrazioni. Con questo mio ultimo Schubert ho publicato in tutto 8 cd. Può sembrar modesto, ma per me è perfetto: ho bisogno di maturare a lungo le opere che scelgo di registrareI».

E questo Schubert – le 3 Sonate del 1817, dei suoi trent’anni ed anch’esso il frutto di una ritrovata libertà e indipendenza – è il benvenuto, stimolante emblema di un’iniziativa alla quale non si può far a meno di augurare il futuro più radioso.

Schubert    

Three Sonatas from 1817 – Edda Erlendsdóttir: pianoforte – Erma (68’19)  

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Michel de la Barre   

Suites & Sonates – Ensemble Tic-Toc-Choc – INCISES (44’05 + 59’38)

Sembra che queste composizioni siano state le prime ad pubblicate – se non scritte – per il flauto traverso, ad opera di Michel de la Barre che fu il capostipite della gloriosa scuola francese di questo strumento. «Ainsi ta flûte enchanteresse, / La Barre, inspire la tendresse; / tout s’enflamme à tes sons vainqueurs. / L’Amour même en devient plus tendre …» (Così il tuo magico flauto, / La Barre, ispira tenerezza; / tutto si infiamma ai tuoi trionfanti suoni. / Lo stesso Amore s’intenerisce …) scriveva Antoine Houdar de la Motte nella sua ode dal titolo «Il flauto», dedicata a questo grande virtuoso che rifiutava che altri che lui fosse il primo ad eseguire in publico le sue composizioni, convinto com’era de loro carattere «si singulier».

Scritte in un’epoca che assisteva al tramonto del flauto a becco, soppiantato dal flauto traverso (o tedesco), queste Suites & Sonates associano con grande eleganza le raffinate differenze dei due strumenti. E le sonorità morbide e suadenti degli strumenti di Valérie Balssa – flauto traverso – e Jean-Pierre Nicolas – flauto a becco – meravigliosamente si accomodano alla musica di Michel de la Barre esaltandone la tenera complicità. Con una registrazione che mette in valore tutte le sfumature dei timbri dell’ensemble (i flauti, più il clavicembalo, la viola da gamba e la tiorba o la chitarra barocca che accompagnano), preservando l’identità di ogni strumento.

Dimitri Naïditch

«Ah ! Vous dirai-je … Mozart» Dimitri Naïditch: pianoforte – Dinaï Records (56’)

Esercizio pericoloso (ed abusato se non abusivo) quello di mostrare Mozart attraverso il filtro del jazz. L’immediato fascino di questa musica sublime, accessibile ed immortale al tempo stesso, rischia la banalizzazione delle formule troppo evidenti. Non è il caso di questo «divertimento», poiché Dimitri Naïditch è un grande pianista e non ha alcun bisogno di ricorrere a facili smorfie per sorprenderci. Dimitri, il cui primo cd della collezione New Time Classic era dedicato a J.S.Bach, lascia libero corso alla sua fantasia ed alla sua straordinaria versatilità nella trasposizione ritmica e nella destrutturazione di queste composizioni, sin troppo conosciute, per farcele riscoprire alle luci del suo vivificante swing.

Attorno all’Ah ! Vous dirai-je maman ce qui cause mon tourment? K.265 che dà il titolo al cd – una canzoncina infantile che, in differenti versioni, più o meno licenziose, è conosciuta in tutto il mondo, e che Mozart ha consacrato con le sue dodici Variazioni per pianoforte – altri notissimi temi mozartiani, da una Fantasia sul primo movimento della Sinfonia n°40 al «La ci darei la mano» dal Don Giovanni.

Gilles Naturel et Arthur Alard (contrabbasso e batteria) accompagnano. Liszt, Tchaïkovski e Rachmaninov sono previsti per le prossime registrazioni.


Quatuor Ellipsos

Works by Fernande Decruck – Saxophonie – NoMadMusic (64’33)

Un incontro felice quello di Fernande Decruck con i quattro musicisti, virtuosi del sassofono, del Quartetto Ellipsos. Paul-Fathi Lacombe, Julien Bréchet, Sylvain Jarry et Nicolas Herrouët sin dalle loro prime registrazioni si sono impegnati a riportare alla luce un repertorio poco conosciuto, musiche tradizionali o contemporanee, con una particolare attenzione per le opere di compositrici. Come questo affascinante cd che rivela le musiche che Fernande Decruck ha scritto – o trascritto – negli anni ’30 e ’40 per il sassofono. 

Fernande era organista e la sua carriera la portò negli Stati Uniti ove incontrò il marito Maurice, contrabbassista alla New York Philharmonic, l’orchestra di Arturo Toscanini (Maurice era anche clarinettista e sassofonista e, tornato in Francia, aprì una casa di edizioni musicali che pubblicò le prime composizioni della moglie).

La musica di Fernande Decruck è tipicamente francese, sovente impregnata di malinconia come la Pavane che apre il programma del cd o le due Berceuses, scritte all’origine per quartetto di corni, poi trascritte per il sassofono. Una musica intensa e spesso drammatica che trascende la caratterizzazione del suono del sassofono, anche se l’esperienza della musica jazz vissuta in America impregna, poi, Saxophonie, la composizione che conclude il programma.

Il Quartetto Ellipsos è il protagonista di questa rivelazione e l’interprete ideale dell’opera di una straordinaria compositrice di una musica raffinata e densa di audacie ritmiche ed armoniche che spesso evoca Ravel, Gershwin o Stravinsky.


Cellopera   

Ophélie Gaillard – Morphing Chamber Orchestra, Frédéric Chaslin – Aparte (75’)

Seducenti all’apparenza, questi programmi fusion (credo si dica così) mettono insieme capolavori del repertorio – l’opera lirica, in questo caso – ed uno strumento virtuoso – qui il violoncello – contando, spesso, giusto sul bizzarro effetto dell’associazione inedita. Ma il violoncello è oggi quello di Ophélie Gaillard, sublime virtuosa spesso presente, in questa rubrica, ad illustrarne le più belle pagine da Boccherini Brahms o le musiche dedicate alla Spagna (Alvorada). 

Il programma di Cellopera è, in qualche modo, quello di prestar la voce del violoncello a compositori che per il violoncello non hanno mai scritto. Ad eccezione di Tchaikovsky ed Offenbach (che era, lui, di questo strumento straordinario virtuoso), tutti gli altri compositori in programma – da Mozart a Puccini, passando per Bellini, Verdi e Wagner – lo hanno, per una ragione o per un’altra, trascurato come strumento solista, ed ecco che Ophélie si appropria delle più belle arie del loro repertorio per illuminarle della calda, vibrante voce del suo strumento. Dal Don Giovanni di Mozart (Dalla sua pace) alla Furtiva Lagrima di Donizetti al Wagner del Tannhäuser (O! Du mein holder Abendstern). Unica eccezione, l’aria Ella giammai m’amò dal Don Carlo di Giuseppe Verdi, nella quale il violoncello dialoga con la bella voce di basso di Nahuel Di Pierro.

E Ophélie ci offre, nel libretto che accompagna il cd, il racconto appassionato de suo incontro con l’opera lirica e le grandi voci che hanno accompagnato la sua esaltante carriera, dalle aule del conservatorio alle grandi sale da concerto in giro per il mondo.

Ferruccio Nuzzo: Dopo una lunga e distratta carriera di critico musicale (Paese Sera, Il Mondo), si è dedicato alla street photo, con una specializzazione ecclesiastica. Vive in campagna, nel sud-ovest della Francia, ove fiere e mercati hanno sostituito cattedrali e processioni. Continua, tuttavia, a mantenere contatti con il mondo della musica, soprattuto attraverso i dischi, e di queste sue esperienze rende conto nella rubrica "La mia Musica. Suggerimenti d'ascolto".
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