Neri e magri, di Pio Iglesias

Da qui, si vedono bene, di notte. Il piano superiore della douplex in cui abito questa volta, è pieno di finestre e volendo, posso usarla da osservatorio strategico sui tetti che mi circondano. Dal mio osservatorio, dove li spio con la costanza dell’insonne, li spio ogni notte. Sembrano bruciati dal sole, mimetici nella notte in cui si muovono, agili e fragili. Sono tutti, per necessita di fato, leggeri e silenziosi. Non li ho mai uditi, non parlano mai. Gli unici, rarissimi, rumori che producono sono la rottura di una tegola, il rumore attutito di una scheggia di vetro che si spezza, nient’altro. Sono in genere bambini, adolescenti solitari, sospetto almeno un nano e forse anche pochissimi adulti molto gracili. Loro che sono stati abbandonati, per la situazione politico-militar do pais, hanno fatto il gran rifiuto ed hanno abbandonato a loro volta le strade della città, divenute troppo frequentate da gente che li odia.

Martino, la mia ombra preferita, (ho dato dei nomi a queste ombre solo per antico vizio mentale), anche ieri ha fatto il suo show. L’ho visto verso le 5 del mattino, camminare svelto sul muro perimetrale di un deposito di gas. A tratti il muro è accessoriato con schegge di vetro infilate nel cemento, intervallati da vecchie parti, che terminano a lama, lasciando poco per il piede in cerca di appoggio ed equilibrio. Martino, vestito da uno short e nient’altro che una coperta appesa al torace, si muoveva sicuro e veloce, passo rapido, a piedi nudi, sulla lama del muro. Poi passi un po’ più pensati, ma sempre agili e rapidi, sul muro con i cocci di vetro. E’ sparito, con la sua coperta, dopo poche decine di secondi. Un video clip in bianco e nero. Io dovevo prepararmi per il lavoro, ho acceso una canna e mi sono rimesso a dormire nel materasso di lattice da 600Euro. L’unico fastidio e’ stato il ronzio del condizionatore settato sull’ opzione deumidificatore.

Le ombre, come la gente li chiama, sono proprio tante, ed hanno gia scatenato una serie di emozioni che sono diventate poi fatti concreti. Questi poi hanno avuto a loro volta una serie di interessanti, tragiche buffe e forse preoccupanti reazioni. Uno dei primi sentimenti prevalso nella gente e’ stato il senso di insicurezza che invadeva i propri cortili, i propri balconi, i propri solai, ed i tetti e le proprie paraboliche. Cani, filo spinato a rasoio, guardie armate, barriere fisiche di cemento, fittissime disseminazioni di vetri taglienti, sono state le misure inizialmente adottate da chi poteva permetterselo. Ma nel quartiere anni 60 in cui vivo, quasi tutti gli abitanti avevano i mezzi finanziari per intraprendere delle contromisure all’invasione. Cosi per un po’ si pensò che quelle tonnellate di griglie, quelle migliaia di chilometri di filo spinato a rasoio, quegli sbarramenti, le vigili guardie ed i fedeli cani, avessero risolto il problema. Ed e’ pur vero che le ombre sparirono per un po’. Poi, impercettibilmente, ma ogni giorno più velocemente del giorno prima, i km di filo spinato sparito, a pochi metri per volta, tagliato e portato via e venduto al mercato informale. E le inferriate sono state divelte, dai vecchi muri che non hanno offerto grande resistenza, una alla volta, anche se si dice che qua e là, siano spariti in una notte sola vari quintali di sbarre. Anche loro, le sbarre di ferro, si possono trovare al mercato, non sono care e possono servire a risolvere una serie di problemi all’interno di una economia rurale. I muri divisori sono stati smantellati, ad un blocco per volta, e venduti a mezzo dollaro l’uno, per strada. Le guardie mal pagate e maltrattate, hanno sempre, come da tradizione, dormito la notte e non si sono mai una volta accorte di nulla. La gente qui parla di feticio da invisibilidade, ma io mica posso crederci anche questa volta. I cani, addestrati e feroci, o botoli bastardi attirati dalla strada con lusinghe di cibo, rinchiusi poi nei cortili, si sono dimostrati immediatamente quasi tutti propensi alla complicità con le ombre. Nessun abbaio, soprattutto se c’era un’ombra nei paraggi. Sembrava ci fosse un’alleanza fra animali della stessa razza. Certo pochi cani ben addestrati o particolarmente attenti alle preoccupazioni dei padroni, abbaiavano come forsennati e si lanciavano anche contro i muri dove l’ombra passava allertando tutti. La sveglia mattutina ripetitiva e plurima non è piaciuta a nessuno e piano piano, poi sempre più velocemente, i cani dissidenti sono spariti, un po’ venduti, altri abbandonati, altri uccisi dagli stessi padroni. Quei pochi che sono sopravvissuti, più grazie ad un padrone sordo che in virtù dei risultati ottenuti, visto che mai un’ombra e’ stata ancora presa, sono morti, non si sa come. Si parla di veleno, si parla naturalmente di feticcio. Ma io mica posso crederci anche questa volta. Poi, visto che con il ritorno delle ombre, più numerose ed agili che mai, e’ riapparso anche il senso di insicurezza inquinato da una frustrazione da soldi e fatiche spese inutilmente, la gente si e’ fatta più determinata a eliminare il problema. Quasi tutti quelli che potevano, nel quartiere hanno dato inizio a piani di difesa passiva ed attiva più strutturati.

Ma chi poteva farlo, alla fine sono stati ben pochi. Cosi sono sorte specie di torri superprotette, isole di sicurezza, circondate dalle case che avevano rinunciato alla difesa e si prestavano nude alle ombre. Adesso le ombre passeggiano tutto intorno alle fortezze d’avorio, continuano a moltiplicarsi mentre gia da ora e’ possibile vedere i primi segni di deterioramento delle costose difese. I guardiani ben addestrati e ben pagati, sono un po’ meno vigili, i cani un po’ meno attenti, le lastre di acciaio meno lucide, le lastre di cristallo antirottura gia un po’ sporche e sbrecciate. Ed e’ un processo lentissimo, questo che corrode le strutture, ma si sa gia, che sarà sempre più veloce e alla fine, si conosce già la fine. La gente del quartiere, invece, quelli che non hanno innalzato le difese scintillanti ed inutili, hanno iniziato a lasciare i cibi avanzati e vestiti inutilizzati nei cortili. Al mattino non si ritrova più niente. Io mi apposto nella mia posizione da insonne e continuo a spiare la loro libertà.

Ho lasciato, vicino al cibo che lascio, anche una canna. Al mattino ho trovato solo il filtro, ma nessuna impronta sul terreno sabbioso. Cerco adesso di lasciare cibi ingombranti e canne che stenderebbero un elefante. Ma niente impronte a confortare la mia necessità di crederli corporei. La gente parla di feticcio, ed io, penso che abbiano proprio ragione.

Contributo di Pio Iglesias (Giuseppe Chio)

Vitalba Paesano: Interessata al web fin dal 1996, quando di Internet si occupavano solo gli ingegneri, sostiene da sempre l'importanza dell'interattività come misura di qualità di vita per il mondo senior. Per questo ha fondato www.grey-panthers.it, testata giornalistica online, ad aggiornamento quotidiano, dove tutto, articoli, rubriche, informazione, è a misura di over50
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