Il dopo Brexit e il bisogno di riflettere con calma

Dopo una campagna dominata da passioni ed emozioni viscerali più che dalla analisi dei pro e contro del Brexit, gli elettori britannici hanno fatto la loro scelta che certifica quello che sapevamo I britannici, con l’eccezione degli scozzesi, si sentono e considerano europei e cosmopoliti, ma sono contrari, in maggioranza, a forme penetranti di condivisione della sovranità, rifiutando le autorità sovranazionali”.

Con queste parole il Presidente dell‘ISPI (ISTITUTO PER GLI STUDI DI POLITICA INTERNAZIONALE), Giancarlo Aragona affronta oggi le tematiche e le riflessioni del dopo Brexit. Proponiamo questo testo e queste riflessioni ai nostri lettori come utile pausa di pensiero, che ci permetta di di restare indenni dagli eccessi di certe dichiarazione che proprio oggi riempiono i media.

Pur se preoccupazione e rammarico sono elevati, anche per aver cercato inutilmente per anni di venire incontro alle richieste di eccezioni ed ai rallentamenti imposti da Londra, dobbiamo accettare il risultato e guardare avanti.

Nel Regno Unito si prospetta un periodo di grave crisi politica e di turbolenze economiche e finanziarie. In Scozia già nelle prime ore del mattino si sono levate voci a favore di un secondo referendum per l’indipendenza. Le attese per la Borsa di Londra sono stamane negative e la Sterlina scivola verso i minimi storici.

Il premier Cameron perde la temeraria scommessa nella quale si era avventurato. Anche se un certo numero di parlamentari favorevoli al Brexit ( tra cui Boris Johnson) gli hanno scritto chiedendogli di rimanere al suo posto e di guidare il negoziato per l’uscita dall’Unione, il suo futuro politico (come quello del Cancelliere dello Scacchiere, Osborne, tardivamente convertitosi al filo europeismo) è segnato. Il premier ha ,infatti, appena annunciato le proprie dimissioni.

Un elemento da tener presente è che aree del Paese operaie e laburiste hanno votato in prevalenza Brexit, segnalando sentimenti di sofferenza e crisi sociali che si estendono ad altri paesi del continente, provocando l’affanno della politica tradizionale.

Spetta ai britannici trovare la loro strada.

A noi preme soprattutto che il futuro della Unione Europea, vitale per gli interessi nazionali italiani, non sia messo a repentaglio. Nell’immediato, bisognerà fare di tutto per contrastare i contraccolpi economico-finanziari del Brexit. Esistono al riguardo gli strumenti necessari e non vi è motivo di cadere in preda al panico.

Occorre poi affrontare con nervi saldi il periodo negoziale previsto dai Trattati per definire i termini di una uscita ordinata della Gran Bretagna dall’Unione e vedere come regolare i futuri rapporti. Malgrado i toni ammonitori e ultimativi che hanno caratterizzato il dialogo tra partner durante la campagna (e che possono aver sortito effetti opposti a quelli auspicati), sarà inevitabile stabilire una qualche cornice di collaborazione.

La sfida per l’Ue è anzitutto politica. È stato infranto il dogma della integrità dell’Unione, destinata ad allargarsi ed approfondirsi, ma non a perdere pezzi. Eppure questo è avvenuto e con un partner di statura mondiale quale la Gran Bretagna.

Nel clima attuale di sfiducia verso le istituzioni europee e di scarsa solidarietà tra i partner, altri Paesi (e non mancano i candidati) potrebbero essere incoraggiati a seguire la strada di Londra, non tanto spingendosi sino a contemplare l’uscita dall’Unione, ma frapponendo ostacoli sulla via di possibili passi avanti nel cammino della integrazione o chiedendo, sulla falsariga britannica, eccezioni e opt outs. I partiti euroscettici nei nostri Paesi diverranno più aggressivi.

I leader europei, in particolare quelli dei Paesi che ancora professano fede nel processo di integrazione, avranno una responsabilità particolare. Tra questi, i tre maggiori tra i fondatori, Francia, Germania e Italia, dovrebbero porsi alla testa dell’indispensabile esercizio di rilancio, qualsiasi forma esso assumerà.

. Quello che è certo è che l’Unione non potrà restare ferma. Questa non è una opzione.

Il dilemma di fondo che dovrà essere affrontato è se il cammino futuro dell’integrazione ruoterà attorno a un nocciolo duro, e si vedrà chi ne farà parte, oppure se si dovrà lavorare su maggiori condivisioni di politiche settoriali, secondo geometrie variabili.

Ci saranno i leader capaci di condurre questo esercizio, raccogliendo tra l’altro la sfida di andare contro corrente rispetto agli umori prevalenti dei loro elettori? “

Vitalba Paesano: Interessata al web fin dal 1996, quando di Internet si occupavano solo gli ingegneri, sostiene da sempre l'importanza dell'interattività come misura di qualità di vita per il mondo senior. Per questo ha fondato www.grey-panthers.it, testata giornalistica online, ad aggiornamento quotidiano, dove tutto, articoli, rubriche, informazione, è a misura di over50
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