Se torna Prodi

Il Corriere della Sera: “Intesa Italia-Francia per l’euro”, “Monti e Hollande: un piano in tre tappe. La Tav? Si farà”.
A centro pagina: “Parla il cardinale Ruini: la Chiesa non è indietro”.
A centro pagina anche il caso Finmeccanica e l’interrogatorio dell’ex presidente Ior Gotti Tedeschi: “Orsi (amministratore delegato di Finmeccanica, ndr.) mi parlò di consulenze alla moglie di Grilli” (ovvero il ministro dell’economia, ndr.).

La Stampa: “Caos primarie. Nel Pd cresce l’onda anti-Renzi”. In taglio basso: “Monti-Hollande: la Tav si farà”, “Accordo anticrisi: un piano in tre tappe per salvare l’eurozona”.

Il Giornale: “Oddio, ritorna Prodi”, “Ora punta al Quirinale. E vuole imporre a Bersani una legge elettorale che lo aiuti. Altrimenti minaccia di votare Renzi”, “Vendola vuole sposare il suo compagno. Ma così fa divorziare Pd e Udc”.

La Repubblica: “Monti-Hollande: ora più lavoro”, “‘La Tav si farà’. Bankitalia: sul nostro spread 200 punti di troppo”.
In taglio basso: “Imu, decreto in ritardo, la Chiesa non paga”.

Europa: “Crescita, salva-euro, lavoro: il pressing di Mario & Mario”, “Roma-Parigi, piano per l’occupazione. E Draghi difende l’acquisto di bond”.

Il Fatto quotidiano: “Napolitano contro i pm, ecco le carte”, “Tutti gli atti del conflitto scatenato dal Quirinale davanti alla Consulta: fin dal 6 luglio il procuratore (di Palermo, ndr.) Messineo aveva avvertito l’Avvocatura che avrebbe chiesto al gip di distruggere le telefonate “osservando la legge”. Ma è proprio questo che il Colle non vuole”.

Il Sole 24 punta sul “cronoprogramma” delle riforme: “Il piano di fine legislatura: ecco tutte le misure in 4 mesi”, “Dimezzato il decretone sanità: stop a pubblicità per le lotterie”.
In taglio basso: “Bankitalia: è 200 lo spread corretto”.

Monti-Hollande

“Monti e Hollande ‘garanti europe’”, titola il Corriere dando conto dell’incontro tenutosi ieri a Villa Madama. E spiega che il premier italiano e il presidente francese ‘veglieranno’ sugli interventi della Bce. Dall’incontro esce anche un impegno per la crescita, l’occupazione e la Tav. “Veglieremo” sull’agenda europea di integrazione economica e finanziaria, hanno detto. Monti: “Sono sicuro che il presidente Hollande e io veglieremo affinché i passi avanti compiuti dall’ultimo vertice europeo” per combattere lo spread siano “completamente realizzati”.
Secondo La Stampa ad allarmare Monti e Hollande è la “senetnza tedesca”, ovvero il giudizio che la Corte costituzionale di Karlsruhe dovrà esprimere sulal compatibilità del Fondo salva-Stati Esm con l’ordinamento tedesco. Le ultimissime voci giunte dalla Germania ipotizzano che la Corte sia orientata ad esprimersi per il sì, ma “condizionato”. Potrebbe vincolare l’utilizzo del Fondo all’obbligo di sottoporre ogni eventuale richiesta di aiuto al parere vincolante del Parlamento tedesco. Un parere che rischierebbe di portare alla paralisi, ma anche ad un “contagio”: altri Paesi dell’Unione potrebbero essere tentati dall’imitare la stessa impalcatura.

Spread

Secondo uno studio di Bankitalia il differenziale di rendimento fra BTp e Bund “dovrebbe collocarsi su valori dell’ordine dei 200 punti”. Lo scrive in prima Il Sole 24 Ore: “il recente andamento dello spread -si legge nello studio- è in larga parte riconducibile a fenomeni di contagio non legati alle condizioni di fondo del Paese”.
Ne riferisce anche La Stampa: basandosi su numerosi studi Bankitalia ha alaborato un’analisi che tenta di calcolare quanto spread sia effettivamente giustificato dalla nostra situazione economica e finanziaria e quanto sia invece frutto di timori su ina rottura dell’euro o in ogni caso su fattori che non dipendono dalla solidità del sistema o dalle nostre politiche econopmiche. La risposta è che oltre la metà di quella differenza tra noi e la Germania espressa in oneri sui bond è infondata: il differenziale non dovrebbe stare a 428 punti, ma a 200. L’analisi è contenuta in un saggio pubblicato nella collana delle “Questioni di Economia e Finanza” di Bankitalia. “Molti elementi suggeriscono che gli spread dell’area euro sono sempre più appesantiti dai timori degli investitori su una possibile rottura dell’unione monetaria ed economica”, si legge nell’analisi. Una stima simile era già stata formulata di recente dal Fmi.

Pd, primarie, Prodi

La Stampa si occupa delle ripercussioni sul Pd del “ciclone” Renzi, che “mette paura”: “son bastati pochi giorni dall’annuncio della candidatura di Matteo Renzi e dalla sua intenzione dichiarata di voler riequilibrare il partito anche se sarà sconfitto, per far esplodere una polveriera nel Pd. Tutti i maggiorenti, da Marini a D’Alema, vanno chiedendo regole stringenti per le primarie, come l’albo degli elettori a cui concedere di votare ai gazebo per evitare inquinamenti; e il doppio turno, in modo da far uscire un vincitore che abbia più del 50% dei voti”. Insomma, “la sensazione è che sia scattato un fuoco concentrico” contro Renzi, “ben stigamtizzato da D’Alema”, allorché ha detto cge Renzi “ha litigato con tutti, con Bersani, con Vendola, con la Bindi, con Casini. e noi abbiamo bisogno di una persona che unisca”. Poi La Stampa cita sondaggi Ipr: Bersani al 40&, Renzi al 28%, Vendola al 25%.
“Il ritorno di Prodi, dolce come il fiele”: così titola Il Foglio in prima, raccontando come il Professore “ha molti conti aperti con il Pd, e vuole chiuderli dal Quirinale”. Domenica scorsa -si ricorda- il Professore in un editoriale su Il Messaggero ha bocciato il probabile accordo sul proporzionale e alal sede Pd “è tornato lo stato di allerta”. Interpellati, alcuni prodiani dicono a Il Foglio che Prodi deve necessariamente muoversi fuori e contro un alogica “da organigramma, tipo se Bersani va a Palazzo Chigi Prodi non può andare al quirinale”, altrimenti Uno scenario Prodi capo dello Stato “sarebbe compatibile solo con Casini presidente del Consiglio”. Secondo il quotidinao tutto il Pd è consapevole che il Professore ha intensificato le grandi manovre: ed è in quest’ottica che Bersani ha letto l’endorsement di Nichi Vendola dalla Festa di Reggio Emilia. Infatti, a Matteo Renzi che gli rimproverava di aver fatto cadere il governo Prodi con Bertinotti, Vendola ha risposto che lui Prodi lo vorrebbe al Quirinale. “Ma anche le grandi lodi del Professore e del suo europeismo tessute dal sindaco di Firenze nella stessa location sono state lette come un pericoloso segnale di simpatia”, scrive ancora Il Foglio.
Il tema viene ripreso anche da Il Giornale: il Professore vuole chiudere la sua carriera al Quirinale e per questo si sarebbe arenato l’accordo sulla legge elettorale. Spiega il quotidiano: “Prodi non vuol erischiare e ha fatto pressioni su Bersani perché si vada a votare con questa legge elettorale o con qualsiasi sistema elettorale che premi la coalizione di maggioranza (e non il partito, ndr.). Così, con un Parlamento di prescelti e a maggioranza blindata di centrosinistra,lui, il Professore, può dormuire tranquillo, sognando senza patemi il Quirinale. Ma quando ha visto che Bersani nicchiava, gli ha detto in faccia che o si fa come dice lui oppure appoggerà Renzi alle primarie”.

Il cardinal Martini

Il ministro per l’Integrazione Andrea Riccardi, in un’intervista a La Repubblica, dice: “la malattia di questo Paese è che tende a dividersi brutalmente, ha una mentalità antagonistica, un bipolarismo conflittuale a tutti i livelli. Carlo Maria Martini, al contrario, non era un uomo di rottura ma di apertura. Non era schioerato, la dimensione dei partiti non gli apparteneva, non era il cappellano della sinistra, né l’Antipapa. Credo che la complessità della sua vicenda umana ed ecclesiale, non sia stata colta da tutti. Aggiungo: ai suoi funerali il Paese poteva essere più rappresentato”. Il titolo che il quotidiano dà all’intervista sintetizzando il pensiero di Riccardi è: “Destra assente al funerale di Martini, il Paese doveva essere più unito”. Dice ancora il ministro che Martini “non era di destra, non era leghista, non era di sinistra. Nella Chiesa di Milano non introdusse rotture. Aveva un sentire diverso da Giovanni Paolo II, da Biffi, da Ruini, ma era obbedientissimo, pur facendo emergere negli ultimi anni un senso di tristezza per una Chiesa che voleva diversa da come lui la sognava. Mi sembra che in questi giorni la complessità della sua vicenda ecclesiale non sia stata colta”.
L’ex presidente della Cei Camillo Ruini, in un’intervista al Corriere, commenta le parole contenute nell’ultima intervista del cardinal Martini al quotidiano (“la Chiesa è indietro di 200 anni”): “Non ho mai polemizzato con lui da vivo, tanto meno lo farei adesso. A mio parere, occorre distinguere due forme di distanza della Chiesa dal nsotro tempo. Una è un vero ritardo, dovuto a limiti e peccati degli uomini di Chiesa, in particolare all’incapacità di vedere le opportunità che si aprono oggi per il Vangelo. L’altra distanza è molto diversa. E’ la distanza di Gesù Cristo e del suo Vangelo, e per conseguenza della Chiesa, rispetto a qualsiasi tempo, compreso il nostro ma anche quello in cui visse Gesù. Questa distanza ci deve essere, e ci chiama alla conversione non solo delle persone, ma della cultura e della storia. In questo senso anche oggi la Chiesa non è più indietro, ma più avanti, perché in quella conversione c’è la chiave di un futuro buono”. Dice ancora Ruini che il cardinal Martini “è stato spesso presentato come l’antagonista. Ma non ha mai voluto essere così”: “l’interlocutore di martini era il Papa”. Del Concilio Vaticano II dice che “è stata la massima grazia ricevurta dalla Chiesa nel XX secolo”, come ha affermato Giovanni Paolo II. Ma ha anche arrecato danni: “la crisi del clero, della vita consacrata. Molti hanno smesso la pratica religiosa. La crisi della forma cattolica della Chiesa. Il Concilio si dedicò molto al rapprto tra i vescovi e il Papa, dando per acquisita la ‘tranquilla adesione’ all’intero corpo dottrinale della Chiesa”, “invece il magistero della Chiesa è stato messo in discussione e spesso disatteso anche all’interno della Chiesa stessa”. La Chiesa ha un interlocutore privilegiato tra i partiti? “Interlocutori della Chiesa sono tutti i credenti, e tutti gli italiani interessati ad ascoltarla. Privilegiato può dirsi chi ascolta di più”.
Polemico Il Giornale: “Mani pulite santifica Martini, ma nel ’95 indagò sulla Curia”. Borrelli “ha ricordato con commozione il cardinale. Dimenticando l’inchiesta su una presunta tangente pagata al catasto da un istituto della diocesi milanese” (l’istituto diocesano per il sostentamento del clero: una mazzetta sarebbe servita ad edulcorare un documento del Catasto).

di Ada Pagliarulo e Paolo Martini

redazione grey-panthers:
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