La Francia preme sull’Italia. ‘Mantenere gli impegni. Patto tra Parigi, Roma e Berlino

Le aperture

La Francia rassicura l’Italia ma chiede il rispetto degli impegni.
Berlusconi torna in pubblico e conferma il patto con la Lega. Che smentisce.
Si apre il vertice di Durban sul clima.
Oggi prima tappa delle elezioni in Egitto.

Il Corriere della Sera: “La Francia preme sull’Italia. ‘Mantenere gli impegni. Patto tra Parigi, Roma e Berlino’. Berlusconi evoca il voto: noi siamo pronti. Calderoli: l’alleanza Lega-Pdl non esiste più”. A centro pagina il quotidiano si occupa delle intercettazioni relative a don Verzè, da una inchiesta “non direttamente rivolta ad indagare sul polo sanitario milanese” che riguarda una “maga” indagata per “presunto riciclaggio”. Dai brogliacci emergono notizie su un “aiuto del Sismi” al polo sanitario San Raffaele, anche se gli stessi investigatori hanno “escluso qualsiasi ipotesi a carico del fondatore” del San Raffaele, don Verzè. Il titolo è: “Microspia svela i piani di don Verzè”.

La Repubblica: “Sarkozy: Monti rispetti gli mpegni. L’Eliseo: l’Italia cuore dell’Euro, con Merkel disposta a sostenerla. Il premier vedrà Alfano, Bersani e Casini. Pensioni, tavolo con i sindacati”. “Pressing su Roma. Obama alla Ue: intervenga la Bce per evitare il crac”. In prima pagina anche un titolo sulle parole di ieri di Berlusconi: “Pronti per il voto”, “ma la Lega lo abbandona”. A centro pagina la “battaglia sul treno nucleare” in Germania. “Centinaia di feriti, 1300 arresti”. Di spalla il reportage di Bernardo Valli dal Cairo, da oggi al voto: “Il Generale e la lunga marcia dei ragazzi di piazza Tahrir”.

Il Giornale: “Vogliono comprare l’Italia. Pronti 600 miliardi di prestito del FMI. E’ il piano Merkel-Sarkò per commissariarci. Parigi: ‘Monti faccia ciò che deve'”. E poi: “Berlusconi: non mi candido ma resto in campo. Presto si tornerà al voto”. In evidenza sul quotidiano di Sallusti anche la notizia dell’avvio del “super Tg di Mediaset”, il nuovo canale all news che debutta da questa sera sul digitale terrestre. “Il direttore Mario Giordano debutta con l’all news. ‘Notizie, non salotti'”.

La Stampa apre con una grande foto in prima pagina all’avvio della 17° conferenza sul clima, che si apre oggi a Durban. “Il mondo riprova a far pace con la terra”. Di spalla le corrispondenze dall’Egitto nel giorno del voto, con un reportage “tra i Fratelli” musulmani.

Europa

Il ministro francese degli affari europei Jean Leonetti viene intervistato da La Stampa. E, alla domanda: l’opinione pubblica italiana è inquieta perché ha l’impressione che l’Europa sia guidata dal direttorio Parigi-Berlino, risponde: “E’ una paura senza fondamento, capisco che l’intensità della cooperazione franco-tedesca possa suscitare delle domande. Ma, se francesi e tedeschi non si incontrano, si parla subito di crisi o di mancanza di responsabilità del motore dell’Europa, e i mercati si preoccupano. E poi questa relazione non è esclusiva, come dimostra il trilaterale italo-franco-tedesco di Strasburgo. L’Italia, culla dei trattati europei e membro fondatore dell’Europa, sarà sempre su un piede di parità con la Francia e la Germania”. Secondo il Corriere della Sera, la riedizione del patto di stabilità, l’accordo che Francia e Germania cercando di disegnare, con il contributo dell’Italia, sta nelle frasi circolate nelle ultime ore a Parigi e Berlino: sanzioni vere (per punire chi non rispetta il rigore di bilancio), “sorveglianza rafforzata”, per prevenire il danno, “attivazione calibrata della Bce” (perché possa rastrellare i titoli dei Paesi più fragili, più di quanto faccia oggi), “cooperazione rafforzata sul modello Schengen” (i tre primi Paesi dell’eurozona aprono la strada, gli altri si accodano, senza bisogno di metter mano alla modifica dei trattati Ue). Tra gli altri progetti, un miniconsiglio di ministri finanziari che esamini preventivamente ogni anno i bilanci nazionali, e “supercommissario” Ue che commini le sanzioni, la possibilità, graditissima alla Merkel, di deferire alla corte di giustizia Ue un Paese spendaccione. Di fatto, secondo il Corriere, si tratta di una eurozona a due velocità. Si tratterebbe di una “riforma leggera” che aggirerebbe la modifica dei trattati Ue, che richiederebbe anni e anni. Il “nuovo Patto” potrebbe nascere per gennaio.
Secondo lo stesso quotidiano la Francia spinge perché l’Italia chieda un piano di salvataggio del Fondo Monetario Internazionale, così come dovrebbe fare la Spagna: servirebbero almeno 600 miliardi di dollari per il governo di Roma, più altri 250 per la Spagna. Ma secondo il Corriere il Fondo dispone di appena un terzo di questa cifra, e un aumento di capitale è impensabile, perché gli Stati Uniti sono contrari.
La Stampa intervista l’economista americano John Coffee, che viene considerato un “guru” dal sistema bancario europeo. Dice che il Fondo Monetario Internazionale da solo non ha abbastanza risorse per salvare Italia e Spagna. L’unica strada possibile è che intervenga anche la Bce: Fino a questo momento la Francia e la Germania ne hanno frenato l’intervento, hanno impedito di sfuttare tutte le loro potenzialità per intervenire a sostegno di Paesi minori, come Grecia e Portogallo, ma adesso la situazione cambia perché l’Italia trascinerebbe a fondo l’Euro, ponendo fine ad eurolandia. Che conseguenze avrà il prestito FMI per gli italiani? “Il prezzo che l’Italia dovrà pagare sarà una lunga e difficile stagione di austerità”. Su Il Giornale, un titolo molto polemico sul possibile prestito FMI: “Vogliono comprarsi l’Italia in saldo”. E si legge: “Il Fondo Monetario Internazionale (rifornito anche con i nostri soldi) è una specie di commissario straordinario mondiale. Si avvicina ai Paesi che sono in difficoltà, gli presta denaro, e in cambio impone condizioni tassative, da rispettare per rientrare nel debito”. Il quotidiano sottolinea che quando l’FMI presta soldi a un Paese, “quel credito diventà privilegiato rispetto a tutti gli altri. Quindi in pratica ci ritroveremmo un creditore che avrà diritto sulle nostre ricchezze, superiore addirittura a chi detiene titoli di Stato”.

Italia

Ieri Silvio Berlusconi, in un convegno a Verona, è tornato a parlare in pubblico, per la prima volta dalla nascita del nuovo governo (che non ha mai citato, come sottolinea il Corriere della Sera). Era totalmente proiettato sulla campagna elettorale, della quale ha preannunciato di voler essere protagonista, anche se in forme diverse dal passato: “Io lavorerò dietro le quinte, ma raddoppierò il mio impegno: ci impegneremo per difenderci capillarmente in tutta Italia, e per creare team elettorali in tutti le sezioni”. Della Lega dice: “I motivi dello stare insieme non vengono meno per la presenza di un governo tecnico, restano fattori decisivi: saremo alleati, anche alle prossime amministrative”.
Ma già ieri l’ex ministro Calderoli, frenava lo slancio di Berlusconi. E oggi, intervistato da La Repubblica, parlando delle cene del lunedì, cui un tempo partecipava anche Bossi, dice: “Se le faccia con Monti”. Del Pdl dice: “Non parlino di alleanze. E’ incontrovertibile: se uno è alla maggioranza e l’altro all’opposizione, e se ci si era presentati insieme per governare il Paese, è chiaro che ora come ora non c’è più tempo”. L’alleanza è saltata perché il Pdl ha appoggiato il governo Monti? “C’è stato un tradimento del mandato del popolo su chi doveva governare. Loro lo hanno avallato sostenendo Monti”, dice Calderoli. Direttamente a Berlusconi rimprovera: “Ha rinunciato a proporre una maggioranza alternativa alle sue dimissioni. E ha benedetto un governo messo in pista da tempo con l’obiettivo di farlo fuori”.
Il Corriere della Sera riferisce che alla riunione della segreteria politica della Lega Nord, prevista per lunedì prossimo, all’indomani della prima convocazione del rinato parlamento padano, è stato invitato il governatore della Lombardia Formigoni. Un privilegio mai concesso a un politico non leghista, neanche a Tremonti.
Secondo il quotidiano Bossi e Formigoni proveranno a siglare una intesa di massima. Il governatore cercherà il via libera leghista per il suo tentativo di scalata al Pdl, e Bossi potrebbe accarezzare l’idea di favorire l’ascesa di un uomo del nord, un federalista, al posto di Angelino Alfano.
Servirebbe ad ostacolare una possibile intesa tra Alfano e Roberto Maroni, poiché sullo sfondo ci sono le tensioni tra il leader Bossi e l’ex ministro.

Internazionale

Inizia oggi a Durban il vertice Onu sul clima: La Stampa dedica due intere pagine all’avvenimento, sottolineando come nessun Paese sembra disposto a siglare un accordo vincolante sul taglio di gas serra. Decisiva è anche la posizione della Cina, diventato ormai il primo Paese per emissioni nocive. Nella pagina accanto, una analisi della vicedirettrice del World Food Program, Sheila Sisulu, e del responsabile Wfp per i cambiamenti climatici, Carlo Scaramella, incentrata sugli effetti del riscaldamento sull’agricoltura: “Spegnere il surriscaldamento per sconfiggere fame e povertà. Entro il 2050 l’effetto dei cambiamenti climatici causerà il 20 per cento in più di denutriti”.
L’inserto R2 de La Repubblica è interamente dedicato alla lunga maratona elettorale che inizia oggi in Egitto: una marcia che durerà più di sei mesi, scrive Bernardo Valli: probabilmente a giugno, formatisi i due rami del Parlamento, eletti separatamente a distanza di due mesi, gli egiziani sceglieranno un Presidente. Il voto di oggi riguarda la Camera bassa, ovvero l’assemblea del popolo, ed è limitato alle grandi città: Cairo, Alessandria, Asyut, Port Said. I ragazzi protagonisti della rivolta giudicano una trappola questa lunga maratona elettorale, perché ritengono che serva a sfiancare la rivolta e riportare l’ordine nel Paese, grazie alla guida dei militari, considerata una casta che invade tutte le attività economiche più importanti del Paese. Loro, i generali, annunciano che si ritireranno dal potere politico, ma chiedono garanzie per conservare i loro privilegi: hanno chiesto il segreto sul loro bilancio, giustificando con il ruolo decisivo che le Forze armate egiziane hanno in Medio Oriente, essendo per esempio garanti degli accordi di Camp David del 1979. Per la maggioranza silenziosa egiziana i militari sono la spina dorsale del Paese, poiché se i rivoluzionari di piazza Tahrir cercano di non far morire la rivoluzione, è pur vero che l’Egitto rurale non ha le stesse reazioni.
Intanto i Fratelli Musulmani, come evidenzia il Corriere della Sera, hanno rivendicato esplicitamente la guida del Governo in caso di vittoria. “Se vinciamo le elezioni, tocca a noi ricevere l’incarico di formare il governo”, dice un portavoce del partito Libertà e Giustizia, espressione dei Fratelli Musulmani. E’ accreditato tra un 30 e un 40 per cento dei suffragi, e il segretario de Il Cairo dice: “Il governo del Paese deve essere affidato a chi ha la fiducia del popolo egiziano. Di tutto il popolo egiziano, non solo di piazza Tahrir”.
Questo spiega perché il maresciallo Tantawi, che guida il Consiglio supremo delle Forze armate, ha incontrato i due candidati alle presidenziali più noti a livello internazionale: El Baradei, ex direttore Aiea, e Amr Moussa, già leader della Lega Araba. El Baradei è pronto a lasciare la contrapposizione con i militari, ed è pronto a rilanciare le presidenziali se incaricato di formare un governo con i pieni poteri. Se finora la giunta militare si era appoggiata ai Fratelli Musulmani, ora ha l’esigenza di bilanciare aprendo ai laici.
Secondo quanto riferisce La Stampa, il generale Tantawi ha da una parte ribadito che non sarà permesso a “nessun individuo o parte politica di esercitare pressioni sulle forze armate” e dall’altra ha garantito che nella nuova Costituzione non vi saranno nuovi privilegi per l’esercito. Ora lo scontro tra loro e i Fratelli musulmani, si sarebbe spostato sulla natura dell’Egitto post-Mubarak: i secondi insistono per un sistema parlamentare, abbandonando quello presidenziale.
E’ ancora La Stampa a sottolineare quanto sia inedito il passo deciso ieri dalla Lega Araba, che ha varato per la prima volta sanzioni contro un Paese membro, ovvero la Siria. Niente transazioni finanziarie con Damasco, blocco di ogni finanziamento a progetti in Siria. Diciannove sui ventidue ministri degli Esteri della Lega Araba hanno raggiunto questo accordo che rafforzerà l’isolamento della Siria, motivando la decisione con la mancata accettazione di una missione di osservatori arabi incaricati di facilitare una transizione democratica. Il Libano si è opposto e l’Iraq si è astenuto. Intanto la Turchia ha deciso di accogliere i campi di addestramento dell’Esercito di liberazione siriano, che sta lanciando attacchi contro le forze lealiste. Si tratta di disertori dell’esercito regolare che, come ha fatto sapere il governo di Amman, stanno affluendo anche in Giordania: “almeno sessanta militari e agenti con gradi di sergente e colonnello”.
Anche sul Corriere: “Sanzioni alla Siria. La Lega araba punisce Assad. Blocco dei beni e bando ai viaggi. E’ il primo esempio verso un ‘Paese fratello'”. Tra i più intransigenti, sottolinea Antonio Ferrari, l’Arabia saudita e il Qatar.
Su La Repubblica si scrive che l’azienda italiana Area ha deciso di lasciare la Siria: “‘Non spieremo più per Assad'”. Un software tlc controllava gli oppositori al regime.
Su La Stampa e sul Corriere attenzione anche per le parole dell’attuale primo ministro e futuro presidente della Russia, Vladimir Putin: “I rapresentanti di alcune nazioni straniere stanno radunando coloro ai quali versano soldi allo scopo di istruirli e assegnare loro compiti specifici per influenzare le elezioni”. Domenica prossima si rinnova la Duma e il premier teme un risultato insoddisfacente, sottolinea Franco Venturini sul Corriere.

DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini

redazione grey-panthers:
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