IMMIGRAZIONE: PERMESSO TEMPORANEO DI PROTEZIONE UMANITARIA per chi è già stato identificato

Le aperture

La Repubblica: “Profughi, vertice Italia-Francia”, “Oggi il premier a Tunisi in cerca di un accordo. Rivolta a Lampedusa, ancora fughe dalle tendopoli”, “Sarkozy chiama Berlusconi. Nuova strage in mare: 70 morti”.
A centro pagina, il richiamo ad una intervista al segretario Pd Bersani: “Il Pd in pizza per la giustizia”. Domani a Roma si teranno infatti tre manifestazioni contro il pacchetto giustizia.
In prima anche spazio per le nomine ai vertici di Enel ed Eni, dove arrivano come presidenti rispettivamente Paolo Andrea Colombo e Giuseppe Recchi.

Il Corriere della Sera: “Il piano italiano per i migranti”. Ci si riferisce a quello che oggi Berlusconi proporrà a Tunisi. E poi “Tragedia di fronte alla Libia: trovati in mare 68 corpi”.
A centro pagina: “Accordo sulle nomine. Eni ed Enel cambiano presidenti”.

Il Giornale ha in prima una grande foto di Massimo D’Alema e parla del “‘tesoro’ della Quercia”: “Le carte sui fondi esteri fanno tremare D’Alema”, “Diventano pubblici i documenti sugli affari dei Ds: i pm li hanno ignorati per anni. Un vortice di denaro, prestanome e misteriose ‘raccomandazioni’ di silenzio”.
In prima anche il viaggio di Berlusconi in Tunisia e la questione immigrazione: “Emergenza immigrati, presto il vertice Cav-Sarkò”. E poi: “Quando Fini e Casini volevano sparare ai barconi”.

Il Messaggero: “Italia-Francia, torna il dialogo”, “Sarkozy telefona a Berlusconi, presto un vertice. Via alla missione a Tunisi”. A centro pagina: “Eni e Enel, ecco i nuovi nomi”, e poi si dice della conferma di Scaroni e Conti come ammnistratori delegati, mentre a Finmeccanica Guartguaglini resterebbe solo come presidente.

Immigrazione

“Il Cavaliere teme lo strappo con Bossi sulle tendopoli”, titola il Corriere della Sera in un’analisi secondo cui il premier è preoccupato per la linea leghista, che rifiuta l’attivazione di un meccanismo di distribuzione dei clandestini nei Paesi europei e la considera una sanatoria. Oggi in Tunisia Berlusconi sarà accompagnato dal ministro Maroni e, secondo il quotidiano, il piano che illustreranno al governo provvisorio prevede aiuti alle piccole e medie imprese locali (sino a 75 milioni di euro), aiuti per la costruzione di un sistema radar di monitoraggio delle coste (35 milioni di euro), azioni di sostegno alla bilancia dei pagamenti (100 milioni), finanziamenti per corsi di formazione, disponibilità ad allargare la quota che spetta a Tunisi di flussi autorizzati dal governo italiano. Oltre a circa 70 milioni di euro per il contrasto dei flussi migratori illegali.
Il piano prevede una quota fissa giornaliera di persone da rimpatriare in Tunisia, ma le autorità locali hanno già fatto sapere di non essere disponibili ad accettare il rimpatrio di coloro che sono arrivati nel nostro Paese. Al Viminale si ipotizza anche il rilascio di un “permesso temporaneo di protezione umanitaria” per coloro che sono già in Italia e sono stati già identificati. Ma il ministro Bossi è tornato ad evocare i rimpatri forzati.
“Berlusconi a Tunisi: pronti 150 milioni”, spiega La Repubblica. Si punterebbe al rimpatrio di cento immigrati al giorno, anziché i 4 previsti finora, per riportare in Tunisia circa 1500 persone in 15 giorni.

Giustizia

“Il premier: politica nell’angolo, i giudici sono un contropotere”, titola il Corriere dando conto delle dichiarazioni di Berlusconi all’incontro di Rete Italia, circuito cattolico del Pdl che si riunisce intorno al presidente della Regione Lombardia Formigoni: per il Cavaliere l’esecutivo è “sovrastato da Camere, toghe e Corte Costituzionale”. “La politica è debole -ha detto Berlusconi- impotente e spesso all’angoplo. Noi diventiamo spesso i parafulmini del disagio della società: i veri poteri che contano sono quelli economici, finanziari, ma soprattutto quello giudiziario, un vero contropotere che però non ha una legittimazione popolare”.
In una intervista a La Repubblica il segretario Pd Bersani dice: “Alfano è arrogante e servile, saremo contro la sua riforma in piazza e in Parlamento”. E poi: “governo tecnico tramontato, si deve votare”. “Non siamo il partito dei giudici -dice Bersani- Anzi, siamo pronti a disturbare i magistrati in nome di un servizio più efficiente per i cittadini”, “ma la riforma costituzionale ha un punto essenziale che è inaccettabile: dà alla politica un potere improprio nell’esercizio della giustizia”.
Martedì la Camera deve votare sul conflitto di attribuzione sollevato dal Pdl nei confronti del Tribunale di Milano per il caso Ruby e mercoledì torna in aula il processo breve (su cui, secondo il Corriere, Berlusconi non vuol porre la fiducia, anche per dimostrare la tenuta della maggioranza). La Repubblica ricorda a Bersani che martedì il Senato dovrà pronunciarsi anche sull’arresto del senatore Pd Tedesco: “ho detto ai senatori: leggete bene le carte e fatevi un vostro legittimo convincimento perché in ballo c’è la libertà personale. E sappiate che il partito non ha nulla da tutelare”. Lei come voterebbe? “Bisognerebbe conoscere bene gli atti giudiziari. Ma posso dire che il Pd ha a cuore un profilo di assoluto rigore”.

Libia

Antonio Cassese su La Repubblica si occupa della possibile exit strategy per la Libia: “giusto salvare il Dittatore? Per l’Occidente il rebus dell’esilio”. L’ipotesi di un esilio confligge infatti con il contenuto della risoluzione 1970 dell’Onu: il Consiglio di Sicurezza per Cassese fu “precipitoso” -e con il passare del tempo questo appare sempre più chiaro-  quando chiese alla Corte penale internazionale di indagare eventuali crimini di guerra o contro l’umanità commessi da Gheddafi dal 15 febbraio in poi. Si sottovalutò però la forza militare del dittatore e l’inefficienza degli insorti e si pensò che ventilando una sua possibile incriminazione dell’Aja, lo si potesse indurre a porre termine ai suoi misfatti.

E poi

In prima su Il Giornale un editoriale di Magdi Cristiano Allam, che torna a riproporre la necessità di istituire in Italia un ministero della Integrazione, dell’Identità nazionale e della Cittadinanza. Ricorda di aver dato la propria disponibilità a Berlusconi ad assumerne la responsabilità in un incontro tenutosi nel 2005 a Palazzo Grazioli. Racconta che al premier la proposta piacque e che si manifestò disponibile ad attuarla: ma si scontrò con l’opposizione dell’allora ministro dell’Interno Beppe Pisanu.
“I compromessi e il metodo Aspen” è il titolo di una riflessione di Dario di Vico che il Corriere dedica alla partita sulle nomine ai vertici delle grandi società pubbliche quotate.

 (Fonte: Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)

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