Alfano: il testo della riforma non è immutabile

Pubblicato il 11 Marzo 2011 in da redazione grey-panthers

Le aperture

Corriere della Sera, sulla giustizia: “Via libera del governo alla riforma”, “Disegno di legge costituzionale: dalla separazione delle carriere all’obbligatorietà dell’azione penale ridotta”, “Berlusconi: l’aspettavo dal ’94. I magistrati: sono norme punitive”.
A centro pagina: “Dalai Lama, l’addio alla politica”. E sulla Libia: “Sarkozy incalza la Ue: bombardare Gheddafi”, “La Nato frena. Arabia Saudita, spari sulla folla”.

La Stampa: “Giustizia, riforma tra le proteste”, “Varato il provvedimento: carriere separate e doppio Csm. Insorgono opposizione e Anm: ‘Mossa punitiva’”, “Il premier: l’aspettavo dal ’94, se arrivava prima evitavamo Tangentopoli”.
In taglio basso: “La Francia: bombardare Gheddafi”, “Sarkozy e Cameron all’Ue: via il raiss. Merkel frena. Proteste in Arabia, la polizia spara”.

La Repubblica: “Giustizia, la rivolta dei magistrati”, “Il Consiglio dei ministri vara il ddl. L’Anm: norme punitiva, ci vogliono piegati al potere. D’Alema: nessun dialogo se il premier non si dimette”, “Berlusconi: con la riforma niente Mani pulite, ma non serve ai miei processi”.
A centro pagina: “Sarkozy: pronti a colpire in Libia”, “Pressing francese sulla Nato. Gheddafi riconquista posizioni. Allarme Eni: il greggio di Tripoli sta per finire”.

Il Giornale: “Finisce l’era degli intoccabili”, “Carriere separate per giudici e pm e da ora le toghe che sbagliano pagheranno. Ma i magistrati minacciano ritorsioni”. E ancora: “Bocchino-Woodcock, la strana coppia all’assalto del Giornale (e non solo)”. A centro pagina: “Parigi dichiara guerra alla Libia”.

Il Riformista: “Alfano chiama il Pd”, “Qualcosa si muove. Il ministro si attacca al telefono e offre piena disponibilità: ‘Il testo non è immutabile’. Bersani dice no a modifiche alla Costituzione ma apre uno spiraglio: ‘Abbiamo tre o quattro proposte da discutere’. Il leader democratico non vuole firmare cambiali in bianco ma nemmeno arroccarsi sulle posizioni di Di Pietro. Fini e il terzo Polo aprono. Berlusconi: ‘Non è un provvedimento contro nessuno’. Ma poi guasconeggia: ‘I pm devono andare dai giudici con il cappello in mano”.
A centro pagina: “Sarkozy vuole bombardare il raiss”.

Il Foglio: “Giustizia e Libertà”, “E’ il nome ‘azionista’ scelto dai Fratelli musulmani in Egitto. Gli islamisti dichiarano guerra alla ‘corruzione’ e alla ‘democrazia liberale’. Il ledaer Katatni propone di oscurare le tv nel Ramadan”.
Sulla Libia: “Sarkozy ha un piano per abbattere Gheddafi. Senza l’Onu e la Nato”, “Il presidente francese riconosce il governo dei ribelli e pensa di bombardare Tripoli. In Europa, soltanto Cameron è con lui”, “Il laissez-faire di Obama”.

Il Sole 24 Ore: “Il fisco perde i redditi più alti”. E spiega, anticipando i dati per il 2009: “gettito invariato, ma meno contribuenti sopra i 70mila euro”. “Il redditometro misurerà anche la ricchezza delle famiglie: ad aprile i primi test”.
A centro pagina, grande foto dell’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni e le sue parole: “la produzione in Libia si fermerà presto”. Sotto la testata, sulla riforma della giustizia: “Due Csm, carriere separate, toghe responsabili. Il premier: l’aspettavo dal ’94. Il no dell’Anm”.

Giustizia

In un’analisi del Corriere della Sera si spiega che la riforma della giustizia è “davvero ‘epocale’, perchè “vuole tornare a un’altra epoca, a prima del codice del 1989, quando le varie polizie indagavano da sole, subivano ipoteche politiche, e riferivano al magistrato quando pareva a loro”. Nel progetto di riforma della Costituzione infatti si stabilisce che giudice e pm dispongono della polizia secondo le modalità stabilite dalla legge, e si cancella l’avverbio “direttamente”. Una delle proposte depositate dal ministro Alfano proprio su questo punto due anni fa “vieta ai Pm di prendere diretta cognizione delle notizie di reato che riceverebbe solo dalla polizia giudiziaria, la quale, salvo casi particolari, potrà svolgere indagini per sei mesi senza riferire al pm”. Sulla modifica della obbligatorietà dell’azione penale, l’analisi del Corriere sottolinea come la riforma, “per rimediare alla discrezionalità di fatto dei Pm nel selezionare le indagini nel mare di reati previsti dal Codice, non procede a una seria e mirata depenalizzazione di condotte sanzionabili diversamente, ma lascia scritti nel Codice tutti i reati, per poi però affidare alla relazione del Guardasigilli e a un voto del Parlamento il potere di dettare ai Pm quali reati siano “più reati degli altri”.
Filippo Facci, che commenta i vari punti della riforma annunciata, spiega che “polizia e carabinieri non potranno essere più sguatteri dei pm, ma devono potersi muovere autonomamente, come nei sistemi di common law. Alle Procure verrebbe tolta la direzione esclusiva delle indagini”, norma da calibrare bene in modo che “la polizia giudiziaria non passi da piccolo esercito delle toghe a piccolo esercito del governo”.
Sulla Repubblica Massimo Giannini firma un editoriale dal titolo “una legge ad castam” e scrive: “E’ vero. Almeno per il momento, nel pacchetto giustizia licenziato ieri a Palazzo Chigi c’è una rottura significativa con il passato: non contiene norme ‘ad personam’ con le quali il Presidente del Consiglio si cuce addosso un salvacondotto personale. Ma non per questo è meno dirompente. Al contrario: questa è una riforma ‘ad castam’ con la quale una intera classe politica pretende di cucirsi addosso un salvacondotto collettivo”. E a dirlo è lo stesso Berlusconi in conferenza stampa, spiegando la filosofia del provvedimento, allorché ha affermato che se questo cambiamento “fosse stato introdotto venti anni fa, avrebbe evitato l’esondazione, invasione della magistratura nella politica. E quelle situazioni che hanno portato nel corso della storia degli ultimi venti anni a cambiamenti di governo, a un annullamento di una classe dirigente nel 1993”. Citando quindi le parole del premier Giannini spiega che quelle regole “avrebbero impedito al pool di Milano, sia pure tra alcuni errori e qualche eccesso, di scoprire il malaffare endemico del ceto politico della Prima Repubblica”.
Sullo stesso quotidiano ci si sofferma sugli effetti che potrebbe avere una introduzione del principio di inappellabilità di una sentenza di assoluzione in primo grado: gli esempi citati vanno dai poliziotti imputati per le violenze del G8 al processo nei confronti di Giulio Andreotti, a quello all’ex presidente della Prima sezione della Cassazione Carnevale, alla vicenda dell’ex brigatista Federica Saraceni, tutti casi in cui gli interessati in primo grado erano dichiarati non colpevoli.
L’ex procuratore aggiunto di Milano Gerardo D’Ambrosio, oggi senatore del Pd, intervistato da La Stampa, dice che “se non ci fosse stata Mani Pulite” “il fenomeno Berlusconi non ci sarebbe stato proprio”, poiché il suo ruolo in politica “nasce perché si crea un vuoto”. Sullo stesso quotidiano due pagine-dossier sui “nodi più spinosi della riforma”. Focus sul principi di responsabilità civile: cause contro i magistrati, salta la protezione statale. Giudici come medici, chi sbaglia paga. L’Anm: ci mettono in ginocchio. Spiega il Presidente dell’Anm Palamara che con questa norma “si passa dal principio della responsabilità indiretta a quello della responsabilità diretta”. Oggi, nel caso di gravi colpe o dolo del magistrato, il cittadino intenta causa allo Stato, e poi indirettamente cita in giudizio i giudici. L’ex consigliere del Csm Giuseppe Maria Berruti sottolinea che “ogni persona che perderà una causa, e ciascuno pensa di averla persa ingiustamente, potrà fare causa al suo giudice, con il risultato di moltiplicare processi e indennizzi.
Lo stesso quotidiano intervista Marco Boato, che ai tempi della Bicamerale nel 1998 fu relatore sulla giustizia, che dice: “Copiata la mia bozza. E allora il Pds era d’accordo”.

EsteriMarta Dassù su La Stampa, in una analisi dal titolo “doppia coppia contro l’UE”, si riferisce ai diversi indirizzi di Francia e Germania su questioni al centro della politica europea. Parigi marcia in accordo con Londra sulla questione della crisi libica, anche perché, spingendo l’acceleratore sul riconoscimento del consiglio nazionale provvisorio di Bengasi, Sarkozy “ha puntato a garantirsi vantaggi politici ed economici” nel dopo Gheddafi, puntando sulle concessioni petrolifere, “come l’Italia ha capito con qualche ritardo”. Sull’economia europea invece “la coppia è solo di bandiera”, perché tra Francia e Germania è quest’ultimo il Paese decisivo e la Merkel ha messo sul tavolo una sorta di “grande trade-off”: la Germania resterà europea (difenderà l’Euro) solo se l’Europa difenderà tedesca, ossia accetterà la disciplina finanziaria e attuerà le riforme che hanno fatto la forza del modello Deutscheland.
Il presidente Sarkozy ha anche insistito su un bombardamento mirato in Libia ed è disponibile ad andare avanti anche senza la Nato e l’Onu, come scrive La Repubblica riferendo il punto di vista del Nouvel Observateur. Sul riconoscimento degli insorti, invece, il nostro ministro degli esteri “frena” e la segretaria di Stato Usa Clinton ha preannunciato che un piano sulla Libia sarà presentato all’Alleanza Atlantica il 15 marzo, non escludendo alcuna opzione, compresa la no fly zone. Ancora secondo La Repubblica sarebbe stato il saggista Bernard-Henry Lévy (un improbabile diplomatico) a convincere Sarkozy a ricevere i rappresentanti del comitato nazionale di Bengasi e a riconoscerli. Tra le ragioni che avrebbero ispirato la svolta, la voglia di archiviare gli errori compiuti dalla Francia sulla gestione della crisi tunisina, dopo esser stata accusata fino all’ultimo di aver sostenuto i dittatori. Se ne parla anche in prima su Il Foglio.
La Stampa intervista l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza europea Catherine Ashton, che insiste sulla necessità di trovare un accordo e una collaborazione con la Lega Araba. Anche sulla questione del riconoscimento del Consiglio di Bengasi (“è una mossa che spetta agli Stati”), la Ashton ribadisce: “E’ mia convinzione è che dovremmo ragionare a Ventisette in contatto con la Lega Araba”. La Ashton sollecita l’adesione del vertice europeo al documento con cui la Commissione chiede sostegno ai Paesi in transizione democratica: fondi e creazione di condizioni ottimali per far funzionare la Banca Europea degli investimenti e la Banca dell’Est.
Su La Repubblica un lungo reportage dal Marocco, che “teme il vento della rivolta”. Il re ha annunciato riforme, ma schiera l’esercito.
Focus anche su La Stampa: “Mohamed VI avvia le riforme”. Ancora sul Medio Oriente in fiamme, una intera pagina sul Corriere della Sera, che riferisce degli spari sui manifestanti nelle manifestazioni di ieri in Arabia Saudita. In questo Paese è prevista oggi una “giornata della collera” e, come spiega anche La Repubblica, la tensione è alta a Ryad.E si attendono migliaia di persone in piazza. E in piazza ieri sono scesi per protestare anche gli sciiti, come raccontato nei giorni scorsi dai quotidiani.
Una analisi della situazione in cui si trova il regno saudita “in affanno” viene offerta ai lettori sulle pagine del Corriere della Sera: a firmarla è Roberto Tottoli, docente di islamistica all’Università Orientale di Napoli

E poi

Sulla prima pagina de La Repubblica rivelazioni di Wikileaks risalenti al 4 settembre 2009, dal quale si deduce come gli Usa considerassero il presidente Napolitano “il riferimento morale del Paese”. Lui “non riceve dittatori come Berlusconi”.
Su tutti i quotidiani troverete commenti sui due volumi di oltre 800 pagine dedicati alla figura di Gesù da Papa Benedetto XVI. Ne parlano su La Repubblica Vito Mancuso (“Il Gesù storico secondo Ratzinger”, su Il Giornale Andrea Tornielli (“Il Papa: ‘Gesù fu un innovatore: per primo separò fede e politica”), Claudio Magris sul Corriere (“Cristo alla prva del Getsemani, così Ratzinger trova l’eternità”).

(Fonte: la Rassegna italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)

2 thoughts on “Alfano: il testo della riforma non è immutabile

  1. A proposito della riforma della giustizia riporto le parole della giornalista Barbara Spinelli pubblicate su Repubblica il 9 marzo perché sono essenziali.
    “E’ una riforma che non perfeziona ma disprezza il nostro patrimonio giuridico. .. E’ una regressione che non solo mortifica la Carta costituzionale, ma è in aperta contraddizione con principi giuridici che l’Unione europea chiede agli Stati di rispettare.
    Spesso la regressione avanza in tal modo:presentandosi come rivoluzionaria “.
    Grazie Barbara Spinelli di essere stata chiara.

  2. n piazza per la difesa della Costituzione
    Mobilitazioni in decine di città italiane
    Al via il «C-day». Il corteo principale a Roma, iniziative
    e presidi anche in diverse capitali europee

    Dal Corriere della Sera del 12 marzo:

    È il C-Day, il giorno della Costituzione. A Roma e in decine altre città grandi e piccole in tutta Italia (e non solo, visto che sono previste mobilitazioni di testimonianza anche a Bruxelles, Londra, Parigi, Praga, Madrid, Helsinki, Amsterdam, Ginevra, Edimburgo e Siviglia) quella del 12 marzo è diventata la data per la difesa della carta costituzionale messa a rischio, secondo gli organizzatori – il comitato promosso dall’associazione Articolo 21 e dal senatore Pd Vincenzo Vita -, da alcune delle scelte di riforma portate avanti dall’attuale maggioranza di governo

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