IMMIGRATI: LA FRANCIA BLOCCA I TRENI A VENTIMIGLIA. Romano Prodi sull’Europa: è necessario prendere decisioni collettive

Le aperture

La Repubblica: “Immigrati, schiaffo francese. Bloccati tutti i treni provenienti da Ventimiglia. Le autorità d’Oltralpe: timori per l’ordine pubblico. In serata riprende la circolazione”. Il titolo di apertura è per Berlusconi, che “attacca Fini. ‘Patto con i magistrati’. La replica: senza vergogna”. A centro pagina: “Boom dei prezzi alimentari”. Lo ha detto Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, a Washington. Siamo vicini ai picchi registrati nel 2008, ma il tono generale dell’economia mondiale è migliorato, ha detto Draghi.

Il Corriere della Sera: “La Francia ferma i treni dall’Italia. No ai convogli con gli immigrati. Frattini: così si violano i patti. Ore di blocco al confine con Ventimiglia, tunisini sui binari. In serata riprende la circolazione”. A centro pagina: “Berlusconi: tra Fini e i Pm c’è un patto scellerato. Casini: si voti. Montezemolo e Marcegaglia scendano in campo”.

La Stampa: “Il premier: patto Fini-toghe. L’Anm: grave calunnia, faccia i nomi. Berlusconi alla convention per la Moratti: le amministrative un test nazionale. ‘Ho le prove, me l’ha detto un giudice. Il leader Fli: senza vergogna”. In alto: “Parigi blocca i treni. Frattini protesta: norme violate’. Ventimiglia, stop ai convogli dei tunisini”. Il quotidiano offre anche un “colloquio” con Romano Prodi, dagli Stati Uniti: “Prodi: ‘Un errore storico cavalcare l’euroscetticismo”.

Il Giornale: “Ecco il patto Fini-Pm. ‘C’è un testimone’. Il premier: ‘Un  giudice ha assistito all’accordo politico tra i magistrati e il leader Fli. Ma sulla riforma della giustizia, sulla Costituzione e sul fisco  non mi fermeranno'”. A centro pagina una foto di Roberto Lassini, candidato al consiglio comunale di Milano per il Pdl, e “autore dei manifesti sulle Br in Procura’”. “Liberi di votare il candidato anti-toghe”.

L’Unità: “L’incubo deve finire”. Sono parole di Carlo Smuraglia, presidente dell’Anpi, che “chiama i giovani”. La foto di prima pagina mostra il premier con Letizia Moratti ieri a Milano.

Europa

Il ministro dell’Interno francese Guéant e la sua “strategia” vengono illustrati dal Corriere, che spiega come incarni la linea dura voluta da Sarkozy, di cui è un “fedelissimo”, e fa parte dello schieramento dei cosiddetti “falchi” che sono impegnati a contrastare, con la linea dura sull’immigrazione, l’avanzata del Fronte Nazionale di Marine Le Pen: da una parte c’è quindi Sarkozy, insieme a Guéant e a Copé, che ha organizzato il dibattito sulla laicità (ovvero sull’islam). Dall’altra, le “colombe”, come il premier Fillon, che comprende le difficoltà italiane e propone che l’agenzia europea Frontex non riconduca i clandestini a Lampedusa; o come la ministra dell’economia Lagarde, che ricorda il bisogno di manodopera straniera. I primi tentano di riconquistare i voti al Front National, gli altri temono che gli elettori francesi abbandonino un governo troppo spinto a destra e si lascino convincere dai candidati più spostati sul centro alle presidenziali del 2012.

Alla “tenzone” tra i due populismi, italiano e francese, e dedicata la riflessione di Bernardo Valli su La Repubblica. Si ricorda che alle presidenziali Sarkozy ha i peggiori sondaggi, dato che l’ultimo gli aggiudica il 28 per cento dei consensi. Non si può escludere neanche una umiliante eliminazione al primo turno, nel caso in cui la candidata del Front National Le Pen andasse al voto decisivo al secondo turno con il campione della sinistra, ancora da designare.

Il Ministro degli esteri Frattini, intervistato da La Repubblica, commenta lo stop temporaneo dei treni provenienti dall’Italia al confine francese. Dice: “Oggettivamente non abbiamo capito perché questo tira e molla, dopo la decisione positiva da parte dell’Ue di accettare, come previsto dalle leggi comunitarie, i permessi temporanei di soggiorno rilasciati dall’Italia. Ormai da 48 ore i passaggi, accompagnati dai documenti di identità, venivano accettati dalla Francia”. Sottolinea che, malgrado la Francia parli di blocco temporaneo, “su quell’asse transitano decine di treni con migliaia di persone ogni giorno”.
Lo stesso quotidiano intervista il costituzionalista Gaetano Azzariti, secondo cui mancavano i presupposti per chiudere i confini: le norme stabiliscono che si possa impedire la libera circolazione solo in situazioni eccezionali”.

Romano Prodi, in una conversazione con il corrispondente dagli Usa de La Stampa, si sofferma sull’Europa, che “in questo momento ha paura di tutto, della concorrenza cinese, degli immigrati africani e degli altri Paesi europei”, della “non ripresa ed ha anche paura dell’euro”. La responsabilità è degli Stati membri, che “non prendono decisioni collettive, indugiando “nei riti di questi summit europei in cui Francia e Germania danno la linea, per poi non essere d’accordo neanche fra loro, come dimostra anche l’emergenza della Libia, sulla quale l’Europa è divisa”. Sulle minacce italiane di uscire dall’Europa dice che sono minacce fatte da “leader politici che non hanno il senso della Storia, che preferiscono inseguire le elezioni del giorno dopo o gli opinion polls del giorno stesso che indubbiamente riflettono gli uomori di un populismo che aumenta, creando così una reazione a catena. Ma significa andare verso un suicidio collettivo”. Critiche anche all’Europa, di fronte alla questione immigrazione: “La risposta europerea dovrebbe essere un piano di aiuti massicci per ottenere una rapida normalizzazione delle condizioni economiche di quei Paesi”. Lo scoppio delle rivolte arabe è per Prodi “lo scoppio di società fatte di giovani disoccupati colti e incompatibili con i governi tirannici”. Sottolinea la necessità di studiare “un piano di aiuto per la Tunisia e l’Egitto”. Sulla Libia Prodi è convinto che la mediazione più credibile in atto sia quella dell’Unione Africana, perché “non è partigiana e non ha una veste occidentale”. Del resto Prodi è convinto che si debba “assegnare un maggior ruolo internazionale all’Africa”, e su questo sta preparando per giugno un convegno a Washington.

“I populisti anti-Ue sfondano in Finlandia”, titola il Corriere della Sera. Sono arrivati al 19 per cento i populisti del partito “Veri finlandesi”, contrari ai salvataggi finanziari. Uno spirito euro-critico lo avevano anche i socialdemocratici, favorevoli a una revisione dei meccanismi di finanziamento degli aiuti, anch’essi al 19 per cento. In testa si confermano i conservatori, con il 20,4 per cento. Almeno una delle due formazioni arrivate seconde dovrà quindi entrare nell’Esecutivo.
Sul partito dei Veri finlandesi e sul suo leader, Timo Soini, si sofferma anche La Stampa, descrivendolo come un europarlamentare scettico sull’Euro, cattolico in un Paese a maggioranza protestante, politologo con tesi di laurea dedicata al populismo. Il programma: no alle unioni omosessuali, no all’aborto, no agli immigrati e, soprattutto, agli aiuti agli Stati europei in difficoltà, il tema che ha dominato la campagna elettorale, mobilitando molti più elettori rispetto al 2007. Alle europee del 2009 Soini ottenne 130 mila preferenze, più di qualsiasi altro politico in Finlandia.

Si occupa di Ungheria il Corriere, dove il premier ungherese Orban, l’ex dissidente liberale che guidò la rivoluzione dell’89, sta per varare una riforma della Carta costituzionale, forte della schiacciante maggioranza in Parlamento, in cui si rafforza il potere nelle mani dell’Esecutivo e probabilmente si apre la strada a un giro di vite sull’aborto. Torna anche la questione del diritto di cittadinanza per le persone di etnia ungherese che vivono all’estero.

Stati Uniti

Su La Stampa una intervista di Marta Dassù a Madeleine Albright, ex Segretario di Stato americano. Si parla del ruolo degli Usa nelle crisi internazionali. La Albright sottolinea come il dibattito sul bilancio negli Usa resti centrale ed influenzi le scelte internazionali. Inoltre fa notare come vi sia nel Paese “un grado di polarizzazione interna senza precedenti, che rende complicata la definizione di una politica estera”. E tuttavia – aggiunge – “continuo a pensare che gli Stati Uniti siano la ‘nazione indispensabile’ secondo l’espressione che avevo coniato più di dieci anni fa”. L’America non può diventare isolazionista, ma ha bisogno, come ha sottolineato anche Obama, di agire insieme ad altri Paesi, e l’intervento in Libia è “un tentativo in questa direzione”. Per la Albright c’è una coincidenza tra “valori e interessi” degli Stati Uniti. Considera importante il principio della “responsabilità di proteggere” avallato dalle Nazioni Unite. Del resto “la sovranità nazionale non è più un concetto assoluto, la non interferenza negli affari interni degli altri Paesi non è più un principio rigido”.

Milano

Ieri il Cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi ha celebrato la domenica delle Palme davanti a 7000 fedeli. Nel corso dell’omelia ha posto una serie di domande: “Perché ci sono uomini che fanno la guerra ma non vogliono si definiscano ‘guerra’ le loro decisioni, le scelte e le azioni violente?”. “Perché tanti vivono arricchendosi sulle spalle dei Paesi poveri ma poi si rifiutano di accogliere coloro che fuggono dalla miseria e vengono da noi chiedendo di condividere un benessere costruito proprio sulla loro povertà?”. “Perché molti agiscono con ingiustizia, ma non vogliono che la giustizia giudichi le loro azioni?”. Dal Corriere della Sera.
“L’omelia ‘ad personam’ di Tettamanzi”, titola polemicamente Il Giornale, secondo cui “l’ultima uscita politica” dell’Arcivescovo dimissionario di Milano ha preso di mira, pur non citandolo direttamente, il premier, nel corso della sua omelia. Il quotidiano sottolinea anche come il Cardinale non abbia risparmiato critiche al sindaco di Milano Letizia Moratti: “Non c’è una sicurezza che può essere legata anche all’accoglienza?”.
Ieri a Milano è arrivato Silvio Berlusconi, a sostenere la candidatura della Moratti. Secondo La Repubblica il voto amministrativo di maggio a Milano è diventato per il premier “la madre di tutte le battaglie”. Lo stesso premier, intervenendo ieri, ha sottolineato come sia necessario “vincere alla grande al primo turno”. E le amministrative, per il Cavaliere, dovranno essere “una conferma che il berlusconismo non è al tramonto”. Lui sarà capolista del Pdl e punta a superare le 53 mila preferenze conquistate nel 2006. Sullo stesso quotidiano si scrive che una sconfitta nel capoluogo lombardo potrebbe spingere la Lega ad accorciare la vita al governo. Il Carroccio – scrive il quotidiano – ha mal digerito la conferma di Letizia Moratti.
L’Unità intervista il candidato sindaco del centrosinistra a Milano, Pisapia, che commenta così le dichiarazioni del premier a MIlano: “E’ consapevole del fatto che il sindaco Moratti si trova in gravi difficoltà. E quando il premier dice che le elezioni amministrative a Milano sono elezioni nazionali “vuole radicalizzare il dibattito politico” “perché sa benissimo che questa volta può perdere la sua città”. “Se la Moratti esce sconfitta dal voto, se Berlusconi perde il controllo di Milano, le conseguenze politiche saranno enormi”, secondo Pisapia.

Per tornare a Tettamanzi, al successore dell’Arcivescovo di Milano è dedicata una intera pagina de La Stampa. Il nuovo arcivescovo si insedierà ai primi di settembre. C’è una novità, nella designazione, perché da oltre 80 anni il vertice della Diocesi ambrosiana è stato deciso dal Pontefice con pochissimi collaboratori. Ma questa volta il Papa si affiderà al “congresso” della Congregazione dei vescovi. Ratzinger ha ascoltato moltissimi pareri, vista l’importanza della diocesi.

(Fonte: Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)

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