Conti in Svizzera, ecco i nomi

Le aperture

Corriere della Sera: “Conti in Svizzera, ecco i nomi”, “Divulgabili i file segreti della banca Hsbc. Anche settemila italiani. Un tesoro nascosto al Fisco”, “La lista con centomila clienti: dal re del Marocco alle star di Holliwood”.

In evidenza il fermo immagine di un video di Anonymous sotto il titolo: “Anonymous attacca l’Isis (oscurando i siti)”, “La guerra degli hacker: ‘Fermiamo la propaganda jihadista’”.

A centro pagina: “Scintille tra Italia e Grecia sul debito”, “Il governo Tsipras: anche voi a rischio bancarotta. Padoan replica: sono dichiarazioni fuori luogo”.

Sulla politica italiana, segnaliamo un’analisi di Michele Salvati: “Il centrodestra senza spazi (e idee)”. E un commento di Maria Teresa Meli: “Renzi: Berlusconi? Troverò altri voti”.

Di spalla a destra, l’analisi di Franco Venturini sulla crisi ucraina: “L’Ucraina e la rincorsa diplomatica per la tregua”.

In apertura a sinistra, un intervento do Maurizio Ferrera: “Riscoprire la cultura del lavoro”.

 

La Repubblica: “Renzi gela Berlusconi: ‘Basta mediazioni, non cambio le riforme'”, “L’ex Cavaliere: noi all’opposizione a 360 gradi. Il premier: avanti così, resa dei conti al referendum”.

In evidenza una foto della manifestazione di Podemos a Madrid lo scorso 31 gennaio: “Podemos: vinceremo come nel Trono di Spade”, un reportage di Concita De Gregorio da Barcellona.

Un’altra foto è per il leader di Syriza: “Tsipras sfida la Ue: manterrò le promesse e chiederò a Berlino i danni di guerra”, di Ettore Livini.

A centro pagina: “Ucraina, 48 ore per trattare, a Minsk il vertice dei leader”.

In taglio basso: “Conti in Svizzera, ecco l’elenco, tra re e star anche 7mila italiani”, “Armi e diamanti: su L’Espresso i segreti della Hsbc”.

A fondo pagina anche un articolo di Attilio Bolzoni e Francesco Viviano: “Indagato per mafia l’imprenditore paladino dell’Antimafia in Sicilia”, “E’ il presidente degli industriali dell’isola”. Ci si riferisce ad Antonello Montante, accusato da tre pentiti.

A destra il richiamo alla storia di copertina dell’inserto R2, che contiene brani del discorso tenuto da Bob Dylan alla cerimonia “Musicares” a Los Angeles, dove ha ricevuto il premio come persona dell’anno: “Tutti voi potete scrivere Blowin’ in the wind”, “Bob Dylan contro i critici: perché dicono solo di me che non so cantare?”.

 

La Stampa: “Banche, presto una legge per far ripartire il credito”, “Si chiama ‘Bad bank di sistema’, Padoan avrebbe già ottenuto il via libera dall’Europa”, “Mentre Berlusconi conferma lo strappo: ‘Opposizione a 360 gradi’”.

>In prima il richiamo ad un’intervista del quotidiano al ministro delle riforme Maria Elena Boschi: “Italicum, non si torna indietro”.

A centro pagina, foto di guardie armate nigeriane: “”Tra i vigilantes che combattono Boko Haram”. Si tratta di un reportage di Lorenzo Simoncelli dal Nord della Nigeria, “dove la lotta al terrorismo è affidata ai guerriglieri”.

Si occupano della crisi ucraina due analisi: la prima di Gian Enrico Rusconi (“Che errore il paragone con il 1938”) e la seconda di Gianni Riotta (“Ma l’Occidente ha una strategia da XX secolo”).

A destra, “il caso”: “Statali, la beffa degli 80mila senza posto”, “Hanno superato il concorso, ma la legge di Stabilità ha bloccato tutte le assunzioni”.

E un’analisi di Cesare Martinetti sulla Francia: “Il nuovo bipolarismo dopo Charlie”.

 

Il Fatto ha a centro pagina una grande foto del Palazzo del Quirinale: “Il Quirinale torni agli italiani”, “Il presidente Mattarella sceglie un appartamento defilato e prevede di riaprire ai cittadini la loro reggia. Sono 1.200 stanze che finora ci sono costate 224 milioni di euro l’anno, molto più della Casa Bianca. Adesso riapriranno le porte alla gente, non solo alla politica. Ma c’è anche chi propone: facciamone il più bel museo del Paese”.

La giornata di ieri viene raccontata in due titoli nella parte alta della pagina. Sui “Nazareni”: “B: ‘Torno all’opposizione ma le riforme le voto’”, “La telenovela Berlusconi-Renzi. Forza Italia: ‘Matteo ci tratta come bamboline vudù’”.

L’altro titolo è per la Grecia e per il ministro delle Finanze Varoufakis: “Il ministro di Tsipras: ‘L’Italia rischia il default’”, “Il premier greco intanto sfida l’Ue (‘tratto con gli Stati’) e chiede i danni di guerra alla Germania”.

A fondo pagina, un editoriale di Ferruccio Sansa: “Cercasi scrittore per un affresco del nostro Paese”, “Perché nessuno osa un romanzo come Houellebecq?”.

In prima anche un’inchiesta del quotidiano: “Noi dell’eterologa. I tre genitori si raccontano”, “La via crucis per avere figli: le testimonianze e le regole”.

 

 

Il Giornale: “Renzi e i ladri di libertà”, “Premier non eletto, capo dello Stato scelto da un Parlamento abusivo e leader dell’opposizione agli arresti. Qualcosa non va”.

A centro pagina: “Gli 007 contro gli assenteisti”, “La Pa si è arresa, gli imprenditori no, E assumono gli investigatori per scovare i dipendenti furbetti”.

Due foto raffigurano Giulio Napolitano e Bernardo Mattarella sotto il itolo: “La dura vita di successo dei figli di Quirinale”.

 

 

Ucraina

 

Le prime quattro pagine de La Repubblica sono dedicate alla crisi in Ucraina. Pagina 2: “Ucraina, le ultime 48 ore per trattare. Mercoledì vertice a Minsk. Merkel da Obama”. Oggi la cancelliera tedesca si recherà infatti negli Usa per incontrare il presidente. Il quotidiano riferisce le parole pronunciate dal presidente russo Putin: “Se arriveranno armi all’Ucraina, le conseguenze potranno essere imprevedibili”.

Alle pagine seguenti, il quotidiano riproduce un’intervista con copyright Nbc al segretario di Stato Usa John Kerry: “Ucraina, la sfida di Kerry: ‘Soluzione diplomatica ma Putin accetti la sovranità di Kiev”. Gli vien chiesto quando gli Usa forniranno più assistenza e artiglieria pesante all’Ucraina. Risponde Kerry: “Non posso dire con precisione ciò che sarà fornito, ma non ho dubbi che all’Ucraina saranno destinati ulteriori aiuti, di natura economica e non solo. Lo facciamo perché ci rendiamo conto che non esiste una soluzione militare. La soluzione è politica e diplomatica, ma il presidente Putin deve accettare un’offerta. Noi siamo impegnati a difendere a qualsiasi costo la sovranità e l’integrità dell’Ucraina”.

Sulla stessa pagina, un articolo da New York fa sapere che “si allarga il fronte pro-armi”, poiché i repubblicani “insistono per aiutare subito militarmente gli ucraini” (lo chiede, ad esempio, il senatore Mc Cain). E si citano le parole del vicepresidente Biden: “Credo che gli ucraini abbiano diritto a difendersi e continueremo a fornire loro l’assistenza per la sicurezza”. La decisione finale, però, spetta ad Obama, e verrà presa probabilmente dopo l’incontro di oggi con la cancelliera tedesca, si sottolinea.

L’inviato Nicola Lombardozzi racconta la situazione a Debaltsevo, “un villaggio finora sconosciuto, sorto poco più di un secolo fa sui binari della ferrovia che attraversa il più grande bacino carbonifero d’Europa”: è diventato un nodo strategico, poiché è uno snodo ferroviario e autostradale tra le province ribelli di Donetsk e Lugansk.

Su La Stampa, alle pagine 7 e 8: “Ucraina, nuovo summit a Minsk. Il Cremlino detta le sue condizioni”, “Mercoledì in Bielorussia l’incontro tra Putin, Poroshenko, Hollande e Merkel. Mosca chiede garanzie. Kerry: gli Stati Uniti daranno assistenza agli ucraini”. Se ne occupa Tonia Mastrobuoni, che segue la conferenza sulla sicurezza di Monaco. Alla pagina seguente, le analisi di Gian Enrico Rusconi, che ritiene infondato il paragone con la conferenza di Monaco del 1938 e sottolinea che “non c’è un Hitler da ammansire, ma un virtuale partner (la Russia, ndr.) da recuperare mettendo sul tavolo forti ragioni e interessi reciproci, non cedimenti o ricatti”; e quella di Gianni Riotta, che evidenzia come l’Occidente sia rimasto fermo ad una strategia da XX secolo (“la saggia cancelliera esprime l’incertezza di un Occidente, Usa ed Europa, che non sa pensare una strategia per il XXI secolo”, mentre Putin ha un vantaggio tattico e si muove “aggressivamente nel presente, rigetta gli equilibri del Dopo Guerra”, svende il gas alla Cina, invita il leader di Syriza per innervosire la Bce, conduce la guerra in Ucraina con gli spetnaz, ovvero truppe regolari senza mostrine).

Sul Corriere della Sera Fabrizio Dragosei si occupa dei media russi: “’Kiev è di nuovo occupata dai nazisti’. L’altra guerra sulle tv di Mosca”, “Per i tg ad aiutare i fratelli dell’Est sono solo i soldati russi pensionati in vacanza”.

Ancora dal Corriere, un’analisi storica di Paolo Rastelli: “Da Brest-Litovsk a Yalta. Quando i trattati fotografano le conquiste già avvenute”, “I confini in Europa orientale hanno spesso seguito i rapporti di forza”, “La questione oggi ricorda quanto accaduto a Yalta: come Stalin in Polonia nel 1945, Putin in Ucraina orientale c’è e intende rimanervi”.

Da Il Messaggero segnaliamo un’analisi di Francesco Grillo, che sottolinea, tra l’altro: Potrebbe sembrare un paradosso che la tensione tra Russia e Ucraina, iniziata subito dopo il collasso dell’Unione Sovietica e proseguita per venticinque anni a colpi di cause miliardarie e interruzioni di metano, stia raggiungendo il punto più elevato proprio adesso. Adesso che il prezzo del gas ha perso più della metà del suo valore in un anno e la Russia sta per completare (nel 2018) la costruzione dei gasdotti che dovrebbero metterla nella condizione di non far passare più per l’Ucraina le forniture di energia all’Europa dalla quale dipende la sua bilancia commerciale. Del resto, non c’è praticamente nessun analista che riconduce alle dispute sul gas, il conflitto che secondo il primo ministro russo Medvedev rischia di portarci vicino all’incidente nucleare che abbiamo evitato per settant’anni.

Potrebbe sembrare un paradosso ma non lo è. Se cominciamo ad abituarci all’idea che, forse, sta per finire un mondo che era basato sul petrolio, nel quale era il petrolio e il suo prezzo a spiegare buona parte delle guerre e delle recessioni e ad esserne influenzato. Quell’ordine globale non è stato ancora sostituito, però, da una visione nuova e, in fin dei conti, i conflitti che stiamo vivendo possono esserne il pericolosissimo colpo di coda”.

 

Politica italiana

 

La Repubblica, pagina 6: “L’ultimatum di Renzi: ‘L’Italicum non cambia, non medio con Berlusconi, resa dei conti al referendum”. Spiega Goffredo de Marchis che Renzi “non concede sponde alla minoranza Pd” e sostiene che l’Italicum non si tocca. Né ha intenzione di contattare Berlusconi: “Scherziamo? -avrebbe detto ai suoi collaboratori- Perché lo dovrei sentire? La legge elettorale è fatta e la riforma costituzionale ormai è avviata. Al referendum confermativo avremo il Pd da una parte e un’alleanza Vendola-Grillo-Berlusconi-Salvini dall’altra. Schierati contro una norma che riduce i costi della politica, semplifica e colpisce i consigli regionali. Contenti loro…”.

Il Giornale, pagina 2: “Il fronte contro l’Italicum ora mette paura a Renzi”, “Senza l’appoggio di Forza Italia il cammino delle riforme è a rischio. Minoranza Pd e Scelta civica preparano le barricate in Aula”. Scrive Laura Cesaretti: “Ora che Silvio Berlusconi dichiara rotto il patto del Nazareno e minaccia il ritorno all’opposizione anche sulle riforme, la minoranza del Pd torna a guardare con simpatia al Cavaliere. Come ad un potenziale alleato che, togliendo una sponda a Renzi, aumenta il potere di veto dell’ala anti-renziana. A metter in discussione l’Italicum, che a marzo sarà all’esame di Montecitorio, sono sia la sinistra Pd che gli alleati di Scelta civica, che hanno il dente avvelenato con Palazzo Chigi dopo la ‘defezione’ di un gruppo si suoi parlamentari entrati nel Pd”.

Alla pagina seguente: “Berlusconi sceglie la linea dura: ‘Da noi opposizione a 360 gradi’”.

La Repubblica intervista Francesco Boccia, Pd e presidente della Commissione Bilancio della Camera: “Basta con i nominati -dice- Servono le preferenze”, “Finora nelle trattative si è visto solo il modello Verdini. Ora è il momento del confronto tra leader”.

Su La Stampa, pagina 6: “Berlusconi vuole una vera rottura. Ma i capi delle sue aziende frenano”, “Marina, Piersilvio, Confalonieri e Doris: lo strappo col premier ci danneggia. Linea politica incerta: all’orizzonte le Regionali e i rampanti Fitto e Salvini”.

Il Corriere: “Renzi conta su altri voti: ho ampi margini”, “L’attenzione su venti senatori del centrodestra e sugli ex M5S. ‘Silvio non tornerà indietro’”. E’ Maria Teresa Meli a scriverne e sottolinea che il premier è convinto che Berlusconi, per l’appunto, non tornerà indietro: “il che non vuole dire -spiega Meli- che quando gli converrà l’ex Cavaliere non voterà a favore dei provvedimenti del governo. L’Italicum, per esempio. A Berlusconi, tutto sommato, quella modifica dell’attuale legge elettorale non va male”. Quanto al premier, non ha intenzione di mettersi a fare giochetti sui capolista per accontentare la sua minoranza interna: “Quelli -spiegano al Nazareno- hanno solo il problema di farsi rieleggere i loro e stanno facendo questa battaglia nella speranza di avere una quota garantita delle segreteria quando verrà il momento delle elezioni, non certo per ottenere delle preferenze che non hanno”.

La Stampa intervista il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, che dice: “Sulla legge elettorale non si torna indietro”, “Le critiche di Forza Italia mi fanno sorridere. Hanno votato e contribuito a scrivere le riforme”, “Mi auguro che in tutto il Pa ci sia un forte senso di responsabilità perché stiamo facendo riforme serie e importanti. Ma non sono preoccupata per i numeri”.

La Repubblica scrive che oggi ad Arcore ci sarà un incontro decisivo di Berlusconi con i figli e Fedele Confalonieri. E Stefano Folli, nella sua rubrica “Il Punto” descrive un “ex Cavaliere al tramonto e senza più potere di interdizione”.

 

 

Swissleaks

 

Sul Corriere, alle pagine 12 e 13: “Dai re arabi alle star di Holliwood, svelati centomila conti svizzeri”, “Nell’inchiesta anche i nomi di 7mila italiani. L’ombra dell’evasione fiscale per 180 miliardi di euro”.

Il quotidiano Le Monde ha ieri messo online i primi contenuti di una grande inchiesat volta a rivelare un sistema di evasione fiscale mondiale condotto grazie ai servizi della banca britannica Hsbc Private Bank, basata a Ginevra.

Il quotidiano ricorda che è dal 2008 che l’ex dipendente dell’istituto Hervé Falciani non fa dormire sonni tranquilli ai manager del colosso britannico. E dal 2008 le autorità di Berna cercano di arrestarlo. Se in Spagna è acclamato come un eroe, la magistratura elvetica lo considera un latitante. A raccontare il personaggio è Fabrizio Massaro. Di fianco, attenzione per la banca Hsbc: “La filiale di Ginevra e quei memo riservati”, “I consigli ai clienti: meglio scegliere nomi in codice”, di Stefano Agnoli.

Su La Repubblica, pagine 12 e 13: “Armi e diamanti, monarchi e top model, tutti i segreti dei 100mila conti svizzeri”, “L’Espresso pubblicherà un’inchiesta completa sui clienti con capitali nascosti nei forzieri della potente banca Hsbc. Ci sono i re di Giordania e Marocco, politici, piloti e cantanti. Ma non sono solo storie di evasione e corruzione”. Alla pagina seguente: “Ma i 7.000 italiani provano a fare muro”, “Già al lavoro i loro legalli. Briatore: tutto regolare. Valentino rossi e lo stilista Valentino trovano un accordo”.

 

E poi

 

Guido Olimpio, sul Corriere, si occupa della iniziativa di Anonymous: “Gli hacker oscurano l’Isis, ‘Vi spazzeremo via dalla Rete’”. Gli attivisti dell’organizzazione hanno bloccato centinaia di account vicini ai terroristi. “I guerrieri digitali -scrive Olimpio- avrebbero colpito su Twitter, Facebook e qualsiasi piattaforma usata dalla fazione islamista. Una rappresaglia annunciata all’indomani delle strage della redazione di Charlie Hebdo a Parigi”. E si citano le farsi del video di Anonymous: “Sarete trattati come un virus, e noi siamo la cura…Siamo musulmani, cristiani, ebrei, i terroristi che si definiscono Stato islamico non sono musulmani”.

Anche su La Repubblica: “Anonymous: ‘Abbiamo attaccato l’Is’”, “Gli hackers hanno violato la rete del Califfato bloccando gli account e svelando l’identità dei terroristi islamici. Sarebbe la vendetta annunciata dopo la strage di Charlie Hebdo: ‘Li tratteremo come virus, noi siamo la cura’”.

Alle pagine R2 de La Repubblica, da segnalare un reportage di Concita De Gregorio dalla Spagna: “I ragazzi di Podemos”, “Sono nati quando Franco era già morto. L’era di Gonzales l’hanno vissuta da bambini. Hanno fra 30 e 40 anni. Gli uomini e le donne di Pablo Iglesias si preparano a conquistare la Spagna: ispirandosi anche a Games of Throne”, “Dietro al loro successo ci sono idee di sinistra: chi li paragona ai Cinquestelle sbaglia”.

redazione grey-panthers:
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