“Troppo facile condannare l’Austria: ci tocca capire”

Il Corriere della Sera: “Libia, l’Italia offre 900 soldati”, “Richiesta di aiuto del premier Serraj. Renzi: siamo sensibili. Sostegno dal G5”, “Esercito e carabinieri proteggeranno i siti a rischio e addestreranno i militari locali”.
Sotto la testata: “Mattarella e il 25 aprile. ‘E’ sempre tempo di Resistenza’”.
Di spalla a destra: “Troppo facile condannare l’Austria: ci tocca capire”, scrive Claudio Magris a commento dell’avanzata dell’ultradestra al primo turno delle presidenziali.
A centro pagina, le elezioni a sindaco di Roma, con intervista a Guido Bertolaso: “Avrei rinunciato, Forza Italia ha detto no”, “Il candidato: ero disposto a patti con Marchini”.
Sulla candidata del M5S Virginia Raggi: “Raggi e la società di Alemanno: ‘Avevo solo un ruolo tecnico’”.
Poi, sul figlio di Gianroberto Casaleggio: “Casaleggio jr, scacchi e silenzi. Il nuovo regista dei 5 Stelle”.
L’editoriale è firmato da Ernesto Galli della Loggia e riguarda corruzione e “illegalità diffusa”: “Dove nasce la nostra corruzione”.
In basso, sull’Arabia saudita del vice principe ereditario Salman: “Il piano del principe, superfondo saudita”, “il petrolio va giù, Riad lancia il più grande investitore al mondo: 2 mila miliardi di dollari”.
A fondo pagina, sui pellegrini in Vaticano: “per il Giubileo 7 milioni a Roma”. Di Gian Guido Vecchi.
E di fianco “i numeri della Nazioni Unite”: “Il 2050 sarà l’anno dei centenari”, scrive Leonard Berberi.
La Repubblica: “La Libia chiede aiuto all’Onu. Obama: migranti, basta muri”, “Renzi al G5: pronti a dare una mano a Tripoli. Più soldati Usa contro l’Is in Siria”.
Alle elezioni presidenziali in Austria è dedicata un’analisi di Angelo Bolaffi: “Dal voto di Vienna un messaggio all’Europa”.
Sulla situazione in Egitto: “Repressione al Cairo, fermati i reporter dell’inchiesta Regeni”, “Oltre cento arresti”.
In apertura a sinistra: “Milano, contestata la Brigata ebraica. Il Colle: è sempre tempo di Resistenza”.
Con i commenti di Michele Serra (“La festa di tutti, i fantasmi di pochi”) e di Umberto Gentiloni (“Quei combattenti venuti da lontano”).
A centro pagina intervista al ministro della Giustizia Andrea Orlando: “‘Tre punti per l’intesa tra toghe e governo, entro l’estate la legge sulla prescrizione'”.
Sul tema scuola: “Anzianità o merito? Il caos-premi a scuola”, “Un tesoretto da 200 milioni”. Se ne occupano Laura Montanari e Valeria Strambi.
La Stampa: “Truppe italiane per proteggere l’Onu a Tripoli”, “Sì dagli Usa alla richiesta di Renzi: Nato rafforzata nel Mediterraneo”, “Sarraj al G5: difendete i pozzi. Ma serve un atto formale”.
Sull’accordo Ttip, tra Ue e Usa l’editoriale di Andrea Montanaro: “Perché serve l’accordo sul commercio”.
In prima anche un intervento di Mikhail Gorbaciov sull’anniversario della tragedia di Cernobyl: “Così Cernobyl ha cambiato la nostra vita”.
A centro pagina: “25 aprile, la lezione di Mattarella”, “Il capo dello Stato in Valsesia: ‘E’ sempre tempo di Resistenza’”.
E l’inviato in Valsesia, Jacopo Jacoboni, offre ai lettori un reportage in cui si riferiscono i racconti dei partigiani di questi luoghi: “‘Noi partigiani e la Repubblica aperta a tutti'”.
Il Fatto: “Comunali, i candidati nascondono i partiti”, “Da Giachetti a Sala, da Fassino alla Valente, fino a Parisi e Meloni: nessuno utilizza i simboli del proprio schieramento per la campagna elettorale delle Amministrative”, “Fiducia in calo. I magistrati sono al 31%, la politica al 5%”.
Di fianco, con foto del capo dello Stato: “Mattarella, la Repubblica va rinnovata ma non tradita”, scrive Maurizio Viroli.
Altra foto che compare in prima è quella del presidente del Consiglio: “Renzi attacca e intanto i tribunali chiudono”, “Il tribunale per i minorenni di Bologna ha la metà dei dipendenti che dovrebbe avere. Se si ammalano i cancellieri rischia la chiusura. In tutta Italia scoperto il 20% dei posti”.
Ancora sui temi della giustizia e sulle dichiarazioni del presidente dell’Anm Piercamillo Davigo, un intervento di Gian Carlo Caselli: “Con Davigo è tornata la questione morale”.
L’editoriale del direttore Marco Travaglio è dedicato a Renzi, all’indomani dell’inetrvista a La Repubblica: “Il Reticente del Consiglio”.
Il titolo in maggiore evidenza è a centro pagina: “Così ingrassano Mediaset con sopt e soldi pubblici”, “Regali. Eni, Enel, Poste: tutti preferiscono il Biscione. Un aiutino anche dal premier”, “Appena arrivato a Palazzo Chigi, Renzi ha spostato i fondi per la pubblicità verso Cologno Monzese, che passa da 44 mila e 329 euro. Un segnale. Così i grandi gruppi controllati dal Tesoro danno milioni alle tv di B.”.
Poi, sui servizi segreti: “L’inchiesta su Carrai e il Mossad fa infuriare i falchi di Netanyahu”, “Reazioni allo scoop del ‘Fatto'”.
Con foto della candidata sindaco M5S a Roma: “Raggi, altro omissis nel curriculum da avvocato”.
Sull’Egitto: “L’Egitto torna in piazza, Al-Sisi arresta i giornalisti”.
Libero apre con l’intervista alla leader del Front National, Marine Le Pen: “‘Liberiamoci dall’Europa’”, “La leader del Front National all’indomani della vittoria della destra in Austria: ‘Il referendum inglese per la Brexit aprirà la strada a tutti per l’uscita. Costruire i muri come fa Vienna è un atto di democrazia’”.
L’editoriale del direttore Maurizio Belpietro è dedicato al 25 aprile: “Ma sì, evviva la resistenza alla retorica di Mattarella e alle balle della Boldrini”.
Caricatura di Benny per il presidente del Consiglio nell’atto di accendersi un sigaro con una banconota da 80 euro: “Renzi si fuma gli 80 euro ai pensionati”, “Già rimangiata la promessa”.
A centro pagina: “L’Egitto insulta Regeni in tivù”, “Giornalista incita all’odio contro l’Italia”.
Di fianco: “La Libia ci chiama alla guerra”, “Tripoli chiede aiuto. Roma: siamo pronti”.

25 aprile

Sul Corriere un articolo del quirinalista Marzio Breda: “Il 25 aprile di Mattarella: tirannie e tragedia umanitarie, è sempre tempo di Resistenza”, “Il richiamo alla partecipazione e al referendum del ’46 anche in rapporto con la consultazione sulle riforme”.
Alla pagina seguente: “Il corteo di Milano, contestata la Brigata ebraica”, “a Genova e Napoli episodi di intolleranza nei confronti del governatore Toti e della candidata del Pd Valente”, scrive Marco Cremonesi. Sulle contestazioni alla Brigata ebraica, intervista ad Emanuele Fiano, deputato Pd, esponente della comunità ebraica milanese e figlio di un deportato ad Auschwitz: “Ignoranti e marginali. E’ un errore collocare Israele sempre a destra nella rilettura della storia”, “La Brigata ebraica è il gesto glorioso di ebrei che già abitavano sotto il mandato britannico in Palestina e che pur scampati alla Shoah sono tornati in Europa per liberarla, hanno partecipato a battaglie importanti, in Romagna per esempio, e finita la guerra sono rimasti in Italia ad aiutare famiglie che erano state distrutte”.
Su La Repubblica: “L’appello di Mattarella: ‘Sempre ora Resistenza’. Brigata ebraica insultata”, “Il presidente in Valsesia, terra di ‘repubblica partigiana’. A Milano i filo-palestinesi contestano i vessilli d’Israele”. Alla pagina seguente le interviste alla presidente della comunità ebraica romana Ruth Dureghello: “Noi in via Tasso con Napolitano per dire basta alle aggressioni”. E di fianco, Carlo Smuraglia, presidente nazionale Anpi, racconta: “Anche gli ebrei con me in guerra, chi non li accetta ignora la storia”.

Politica italiana, candidati sindaci

Sul Corriere Ernesto Menicucci si occupa del caso di Virginia Raggi, candidata M5S a a sindaco di Roma: il quotidiano Libero ha rivelato che tra il 2008 e il 2009 è stata presidente di una società, la Hgr, operante nel settore del recupero crediti, della quale era ed è proprietaria dell’80% delle quote Gloria Rojo. Ovvero, ricorda il Corriere, una dei 41 assunti della Parentopoli dell’Ama, l’azienda romana dei rifiuti. Una black list composta da amici, parenti, personaggi legati al mondo del centrodestra, che entrò in società sotto l’allora ad Panzironi, ancora in carcere per Mafia Capitale, fedelissimo dell’ex sindaco Alemanno e fondatore e tesoriere della sua fondazione “Nuova Italia”.
Sul Corriere, intervista di Tommaso Labate a Guido Bertolaso, candidato fortemente sostenuto da Forza Italia per la candidatura a sindaco di Roma: “Ero pronto a rinunciare per Marchini. E’ lui il candidato più simile a me”, “Berlusconi ci pensava, FI ha detto no. Io e Alfi come Totti e Spalletti”. Bertolaso racconta quindi di aver detto a Berlusconi: “io non sono certo uno appiccicato alla sedia a tutti i costi”. E lui? “Lui mi ha ascoltato ed era pronto a valutare tutto. Poi si è messo di mezzo il suo partito”, “sostenendo a più voci che andare con Marchini avrebbe compromesso per sempre l’alleanza a livello nazionale con Lega e Fratelli d’Italia”.

Giustizia

Su La Repubblica, intervista al ministro della Giustizia Andrea Orlando: “‘Daremo mezzi e risorse per processi più rapidi. Entro luglio la prescrizione'”, “Davigo? Non c’è nessuna guerra con i magistrati. Sulle intercettazioni seguiremo le linee delle procure'”. Ancora a proposito delle dichiarazioni del presidente Anm Davigo: “Un’intervista non fa una guerra. Parlare male dei politici è una tentazione facile”; “più mezzi, giudizi più rapidi e produttività omogenea tra gli uffici: su questo c’è intesa”.
Il quotidiano intervista anche Federico Cafiero De Raho. procuratore di Reggio Calabria, che dice: “Lo scontro crea confusione ma è grave se la giurisdizione si fa condizionare dai politici”, “La politica non può essere subalterna: a lei spetta il compito di garantire gli interessi collettivi primari”.

Ad Hannover

Si è tenuto ieri ad Hannover il vertice tra Usa, Germania, Gran Bretagna, Italia e Francia. Per Danilo Taino, che ne scrive sul Corriere, la chiave del summit è il rilancio della collaborazione e della solidarietà transatlantica: di fronte alla crisi libica, a quella siriana, alla sfida terroristica, all’emergenza rifugiati e all’aggressività russa, “si è come materializzata l’esigenza di un rilancio della solidarietà transatlantica” scrive Taino. Obama si è reso conto di avere trascurato l’Europa nei suoi sette anni di presidenza: e ora, davanti alla Ue che vacilla, si preoccupa molto. Non sono state prese decisioni formali, ma ci sono state dichiarazioni importanti ed alcune tendenze sono emerse. Innanzitutto sulla Libia: Merkel ha detto che i Cinque “vogliono portare avanti la stabilizzazione della Libia”, quindi americani ed europei insieme. Renzi ha spiegato che dalla riunione p uscito il “pieno sostegno” al governo di unità nazionale libico guidato da Al Serraj. Quest’ultimo proprio ieri mattina aveva chiesto all’Occidente aiuto per difendere i pozzi di petrolio minacciati dall’Isis. Renzi ha precisato che non si tratta di quelli dell’Eni: comunque i Cinque attendono richieste precise dal governo libico per decidere come aiutarlo. Ed ancora Renzi ha aggiunto che Obama sostiene l’idea che la Nato pattugli anche le coste libiche, e non solo quelle turche, per fermare gli scafisti che portano profughi verso la Sicilia: via libera che l’Alleanza atlantica ha già dato. Washington ha poi deciso di mandare 250 militari in più in Siria, per fornire assistenza alla resistenza non terrorista che si oppone ad Assad. Per quel che riguarda la Russia, si è ribadito che le sanzioni vanno mantenute fino a che gli accordi di Minsk sul processo di pacificazione non saranno mantenuti. Obama ha invitato poi la Ue ad integrarsi sempre di più e ad essere certa che l’America non la abbandona. Ha quindi sottolineato che è essenziale che non fallisca la trattativa sula partnership commerciale transatlantica in discussione (Ttip).
A pagina 3 uno “scenario ” tracciato da Marco Galluzzo descrive “il piano studiato da Roma” per la Libia: “Pronti a mettere sul tavolo fino a novecento soldati”. Va detto che tanto la Difesa che fonti del governo hanno smentito questa notizia.
Su Il Sole 24 Ore: “Pozzi, la Libia chiede aiuto al mondo”, “Sarraj: ‘Giacimenti e terminali petroliferi non devono cadere in mano all’Isis'”. Ne scrive Roberto Bongiorni: per quel che riguarda i pozzi della Cirenaica, nel mirino ci sono importanti terminal, ma non quelli controllati dall’Eni in Tripolitania. E intanto prosegue l’avanzata di Khalifa Haftar, il generale libico sostenuto dall’Egitto che prepara l’offensiva contro Sirte. E dal vertice di Hannover è arrivato il sostegno al governo libico di Serraj.
Su Il Messaggero un “retroscena” di Cristiano Tinazzi: “Gli utili del greggio e il generale Haftar, ecco cosa c’è dietro la frenata di Tobruk” (dove l’uomo forte è Haftar). Si dà conto dell’ennesima minaccia dell’inviato speciale Onu in Libia, Martin Kobler, nei confronti del riottoso Parlamento di Tobruk che ancora non ha fissato una data per votare l’appoggio al governo di Al Serraj. Finché questo non accadrà, il potere di Al Serraj non potrà affermarsi sulla Cirenaica.
Su La Stampa: “L’appello di Obama all’Europa: ‘Basta muri, dovete restare uniti'”, “Il presidente americano prima del G5 ad Hannover: ‘Stop all’intolleranza’. E sprona i leader Ue: ‘Ciò che accade qui avrà conseguenze in tutto il mondo'”. Ne scrive Paolo Mastrolilli dando conto del discorso tenuto ieri dal presidente Usa ad Hannover dal titolo: “Address to the People of Europa”, prima di incontrare i leader Ue: “Gli Stati uniti e il mondo intero -ha detto- hanno bisogno di un’Europa forte, prospera, democratica e unita”. Obama ha parlato del “sinistro emergere delle politiche che il progetto europeo era stato fondato per rigettare, quella mentalità del noi contro gli altri che fa scaricare i problemi su chiunque sia diverso. Cresce l’intolleranza nelle nostre politiche, le voci più chiassose ottengono più attenzione”; perciò “questo è un momento decisivo. Ciò che accade qui avrà conseguenze in tutto il globo. Se l’Europa comincia a dubitare di se stessa, non potremo aspettarci che i suoi progressi vengano raggiunti nel resto del mondo”.
Sulla stessa pagina: “Washington accoglie la richiesta di Roma: ‘Rafforzeremo il fronte Sud della Nato'”. E si citano le parole di Ben Rhodes, viceconsigliere per la sicurezza nazionale: la Casa Bianca è d’accordo, nel Mediterraneo serve più impegno.
Di fianco il “retroscena” di Francesco Grignetti e Francesca Schianchi: “Renzi: a Tripoli per proteggere le strutture delle Nazioni Unite”, “Sarraj: ‘Aiutateci a difendere i pozzi. Il premier: serve una richiesta formale”. Il governo Serrraj dovrebbe infatti inviare una richiesta al Consiglio di Sicurezza Onu, poi dovrebbe esserci una risoluzione del Palazzo di vetro dell’Onu e infine una decisione europea. Al Palazzo di vetro sono convinti che si possa guidare il processo politico libico restando fuori dalla Libia, ma è necessario che i diplomatici delle Nazioni Unite rimettano piede nella capitale e riprendano pieno possesso degli edifici dove ha sede la sede Unsmil, United Nations Support Mission in Libia.
E in basso un’intervista di Francesco Semprini a Mustapha Taghdi, del partito Giustizia e Ricostruzione. Scrive Semprini che questa formazione incarna anche posizioni vicine a quelle islamiste, ma Taghdi non accetta etichette. Il titolo dell’intervista: “Gli islamisti appoggiano Sarraj. ‘Il generale Haftar è un criminale'”, “Basta guerra”.
Ancora sul vertice di Hannover una intera pagina sui dossier affrontati: “I 5 Grandi divisi su commercio e Russia”. Stati Uniti: “Obama, ultima stretta prime che scada il suo mandato”; sull’ l’Italia: “Per Renzi i migranti sono in cima all’agenda. Apertura sulla Russia”; per la Germania: “La Merkel si gioca il futuro sui rifugiati e non chiude con Putin”; Francia, “Hollande pianta paletti sul ibero commercio e va da solo sulla Libia”; per la Gran Bretagna “Cameron pronto a usare i commandos contro l’Isis a Sirte”.
Su La Repubblica, pagina 2: “Serraj: ‘Aiutateci a difendere i pozzi’. Sostegno del G5: ‘Pronti ad agire'”, “Hannover, vertice su migranti e terrore. Obama: ‘I muri non servono a nulla’”. Ne scrive Tonia Mastrobuoni.
E l’analisi di Federico Rampini: “Più uomini in Siria e cyberguerra, ecco il piano Usa per sconfiggere l’Is”.

Austria

La Repubblica dedica ancora due intere pagine alle elezioni presidenziali in Austria. L”inviato a Vienna è Giampaolo Caladanu: “‘Immigrazione zero’, così la destra populista spaventa Vienna e l’Ue”, “Norbert Hofer, il candidato Fpo, verso la presidenza. ‘Se eletto, tempi difficili per il governo di Faymann'”. A pagina 5 un articolo di Andrea Tarquini: “le ombre dell’Austria felix dal passato nazista al progetto di Haider”, “non c’è solo lo shock per i migranti a scatenare paure. Havel rimproverava a Vienna di non aver mai davvero fatto i conti con la storia”.
A pagina 25 un’analisi di Angelo Bolaffi: “Dal voto di Vienna un messaggio all’Europa”, “C’è lo scontro tra due visioni, quella della libertà e quella dell’odio”. Scrive Bolaffi che la clamorosa affermazione di Norbert Hofer, esponente xenofobo e populista della Fpo è solo l’ultimo capitolo “di una vera e propria controrivoluzione nel segno di ‘terra e sangue’ il cui obiettivo dichiarato è la sconfitta del progetto europeista. E con esso dei valori dell’illuminismo democratico e del progresso sociale”. E’ bene secondo Bolaffi non dimenticare che in Austria, “per la colpevole reticenza con cui ha accuratamente evitato di fare i conti col proprio passato, la destra reazionaria dispone di uno storico potenziale che puntualmente torna a manifestarsi nei momenti di crisi”. Non è un caso che già Haider, il governatore carinziano sottola cui guida si era compiuta la mutazione dellla Fpo in senso populistico e xenofobo, aveva raggiunto nel 1999 il 30% dei voti. Altro segnale rilevante è la crisi forse irreversibile dei due grandi partiti, quello socialdemocratico della Spo (il 72% degli operai ha votato per Hofer) e quello popolare della Ovp. Partiti che hanno guidato il Paese dalla fine della Seconda Guerra mondiale secondo un ormai inaccettabile sistema di “grande coalizione spartitoria”.
Sul Corriere un commento di Claudio Magris: “Troppo facile condannare l’Austria: ci tocca capire”, è “un campanello d’allarme che dobbiamo ascoltare”, “E’ impressionante lo straordinario successo dell’estrema destra in un Paese tranquillo, in cui esistevano tutte le garanzie di pacifica stabilità. La paura dell’immigrazione non è solo razzismo”, “Bisogna conciliare la solidarietà umana e la considerazione realistica del problema”.

Le Pen

Commenta anche i risultati delle elezioni in Austria Marine Le Pen. leader del Front National francese, in un’intervista a Libero: “Liberiamoci dall’Europa”, dice a Matteo Pandini. “Il referendum inglese per la Brexit aprirà la strada a tutti per l’uscita. Costruire muri come fa Vienna è un atto di democrazia”, “Costruire muri è un atto di libertà. Così scapperemo dalla prigione-Europa”.

Usa, primarie

Su Il Manifesto, a pagina 8, un articolo sui repubblicani Usa di Luca Celada: “Crisi Gop, alleanza Cruz-Kasich anti Trump”, “Il partito repubblicano sta implodendo sotto gli occhi attoniti dei suoi dirigenti ed elettori”. Cruz e Kasich hanno ufficializzato la decisione di allearsi per sbarrare la strada a Trump in modo che non ottenga i 1.237 delegati necessari alla nomination prima della convention di Cleveland. Se non li otterrà, in una contested convention i delegati diventano essenzialmente battitori liberi. Le regole stabiliscono che in quella sede al primo turno i delegati assegnati dalle elezioni debbano rispettare il voto popolare. In caso di fumata nera però, a partire dai turni successivi, è consentito votare secondo coscienza, o meglio secondo accordi e patteggiamenti. E’ l’ipotesi su cui conta Ted Cruz che non ha alcuna possibilità di raggiungere la soglia nelle primarie ma sta giù reclutando delegati utili ai turni successivi. Ed è la stessa strategia che persegue anche il moderato Kaisch, che da tempo è matematicamente escluso dalla vittoria.
Su Il Sole 24 Ore un articolo di Marco Valsania: “Cruz e Kasich uniscono le forze contro Trump”, “Il vero nemico. Il tycoon definisce ‘disperato’ il patto con cui gli altri due candidati cercheranno in extremis di negargli la nomination”. La decisione è scattata dopo il recente e netto successo di Trump a New York, dove ha preso 89 dei 95 delegati in palio, e alla vigilia del voto odierno in cinque Stati del Nordest, Pennsylvania, Maryland, Connecticut, Rhode Island e Delaware, con in palio 118 delegati. E dove Trump appare in ampio vantaggio. Tra i democratici lo scontro è meno drammatico, con Hillary Clinton che sembra ormai avviata alla nomination con 1.428 delegati sui 2.383 necessari e che dovrebbe fare bene nelle urne odierne. Nei cinque Stati in palio oggi i delegati in palio sono complessivamente 384, con il rivale Bernie Sanders in vantaggio o alla pari in Rhode Island e Connecticut, ma con Clinton che promette di ottenere una secca vittoria nello Stato principale, la Pennsylvania, che ha 189 delegati. Sanders finora ne ha ottenuti 1.191.

Egitto

Il Corriere della Sera: “Il giro di vite di Al Sisi su giornalisti e attivisti. No ai cortei e 100 arresti”, “Egitto, il raìs s’appella al popolo ‘contro le forze del male'”. Ne scrive Viviana Mazza ricordando che ieri in Egitto era festa nazionale: si ricordava il ritiro delle truppe israeliane dal Sinai dopo gli accordi di Camp David. Ed era anche la nuova data stabilita per una nuova manifestazione contro la decisione del regime di cedere due isole sul Mar Rosso al potente alleato saudita. Ma gli arresti sono iniziati giovedì notte: in quattro giorni, sono saliti a 100 persone, tra attivisti politici di sinistra e del movimento giovanile ‘6 aprile’, difensori dei diritti umani. Alcuni degli arrestati, come Haitham Mohamadem, ex avvocato del centro ‘El Nadem per la riabilitazione delle vittime della tortura’, o come Ahmed Abdallah, direttore della ‘Commissione egiziane per i diritti e le libertà’, che documenta le sparizioni forzate, sono in detenzione preventiva. Ed entrambe queste Ong, ricorda Mazza, hanno aiutato il Corriere a documentare le sparizioni forzate in Egitto- Mohamadem, che si professa socialista rivoluzionario, è additato invece come membro della Fratellanza musulmana.
Su La Repubblica un articolo dell’inviato Fabio Scuto: “Il Cairo, gas lacrimogeni sugli oppositori. Oltre cento arresti”, “Vietate le proteste contro la cessione di due isole ai sauditi. fermati 35 giornalisti: 10 restano in carcere”. E il reportage racconta: “Blindati, armi e agenti segreti tra i manifestanti braccati. Ma la piazza grida: ‘Al Sisi via’”, “A Dokki, nel distretto di Giza, cè anche chi lancia slogan a favore del governo: urla dai balconi e secchiate d’acqua contro i dimostranti ‘traditori'”.
A pagina 12 Giuliano Foschini racconta invece il caso della presentatrice tv egiziana della rete “Al Ahdath”, che ha insultato Giulio Regeni: “Un complotto. Che andasse al diavolo”. Foschin racconta però anche la vicenda di un altro attivista massacrato: Khaled Abdel Rahman sarebbe stato torturato. Il suo corpo, secondo quanto denunciato dalla sorella e da alcune Ong il suo corpo è stato oggetto di torture e poi gettato in una strada in mezzo al deserto, nei pressi del Cairo.

La nuit debout

Sul Corriere Stefano Montefiori racconta “Le notti di Parigi”, “In piedi fino all’alba: tra i ragazzi che (di nuovo) vogliono cambiare il mondo”. E’ un movimento nato dall’opposizione alla legge El Khomri, ovvero la riforma del codice del lavoro che dovrebbe rendere più facile l’accesso dei giovani al lavoro e di cui contestano l’approccio neo-liberale abbracciato dal partito socialista al governo. Il movimento continua, nelle piazze si discute di tutto, dalla solidarietà ai migranti alla lotta contro lo specismo, dalla repressione in Egitto alla questione femminista (in assemblee distinte, cioè mista, donne e transessuali, Lgbt).

Arabia saudita

Sul Corriere Francesca Bassi scrive che l’Arabia saudita collocherà in Borsa circa il 5% del colosso petrolifero di Stato Aramco e si doterà di un fondo sovrano da 2 mila miliardi di dollari. Sarà l’investitore istituzionale più grande al mondo. Si chiama ‘Visione 2030’ ed è il progetto approvato ieri dal governo di Riad, messo a punto dal viceprincipe ereditario Mohammad bin Salman al Saud.

 

redazione grey-panthers:
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