Rinnova la patente a 104 anni: Maccioni, ingegnere: “La 600 è la mia indipendenza”

L’ingegner Bustianu Maccioni (al secolo Sebastiano, ma il nome italiano non gli piace troppo) ogni mattina alle 8 mette in moto la sua 600 bianca e va al bar per un caffè e le prime chiacchiere con gli amici. Poi, tornando a casa, passa in edicola o si infila in un supermercato per comprare qualcosa. Se la spesa è troppo pesante, lascia le sporte in macchina e aspetta che arrivi la donna che lo aiuta con le faccende. Si prepara il pranzo da solo, in genere spaghetti con olio e parmigiano, riso, oppure uno dei manicaretti che le figlie gli hanno lasciato pronti in freezer, beve sempre un dito di vino rosso, ma mai a cena. E si dedica alla lettura degli amatissimi quotidiani: è un fedele del Giornale di Montanelli, prende il Corriere della Sera, L’Unione Sarda o La Nuova Sardegna a seconda di cos’hanno in prima pagina. In tv guarda solo talk show e i film western, quando li danno.

Le macchine in due città

Tutto regolare, ma anche un po’ speciale, perché Bustianu Maccioni il 4 novembre compie 104 anni, e proprio il mese scorso gli è stata rinnovata la patente. “È importantissima, per me, rappresenta la mia indipendenza”, ci racconta per telefono dalla sua casa di Nuoro. “Quando sono andato davanti alla commissione esaminatrice avevo già preparato il certificato della visita cardiologica e di quella oculistica, anticipando eventuali obiezioni. Loro mi hanno fatto chiacchierare parecchio e si sono resi conto, credo, che non sono ancora rimbambito”. Prova superata fino al prossimo anno. “Un bel sollievo, così posso guidare anche la Punto che tengo a Cagliari, nell’altra mia casa: pure lì, la uso solo per piccoli spostamenti, non faccio mai tragitti lunghi”.

A 8 anni il lavoro in campagna

Quattro figli sparsi per l’Italia (“Titti a Pisa, Luigi a Genova, Annamaria e Mariangela a Cagliari”), tre nipoti, una pronipotina a Londra di cui è orgogliosissimo (“Ha due mesi, i genitori mi mandano i filmini e io li guardo sul tablet”), non gode più della tenerezza della moglie Elena (“Era la compagna ideale, è mancata quindici anni fa”), ma onora il tempo che gli resta senza sprecarne un minuto. Va a votare, “perché è un diritto e un dovere”, si tiene informato, si prende cura di sé. Racconta: “Eravamo dieci figli, mio padre faceva l’agricoltore e poi ha cominciato ad allevare le pecore: da mangiare non mancava mai. Ho cominciato a lavorare a otto anni in campagna, avevo il compito di innaffiare l’orto. Ci andavo con mio cugino: prendemmo la malaria, lui non sopravvisse, io restai bloccato un anno, persi la scuola”.

Due diplomi e due lauree

Studiare gli piaceva, ma a Nuoro c’era solo il ginnasio e la famiglia non avrebbe potuto permettergli di proseguire dopo la maturità. Quando però arrivarono le Magistrali, lui scelse quelle. “Almeno maestro potevo diventare, mi disse babbo”. Bustianu, però, non voleva fare il maestro. Così l’anno dopo il diploma, da privatista prese anche la maturità scientifica. Con quella, si iscrisse a Matematica a Cagliari, grazie ai soldi racimolati dando ripetizioni private. “Frequentai tre anni, poi mi chiamarono per la guerra. Quando tornai, mi laureai e mi iscrissi a Ingegneria, il mio pallino. A Cagliari c’era solo mineraria, non civile: l’ultimo anno lo feci a Pisa”.

Il lavoro di insegnante

Da ingegnere civile Maccioni ha fatto lavori molto importanti. “Quello di cui son più orgoglioso è il tronco della 131 da Nuoro a Marreri (strada obbligata per andare da Cagliari a Olbia, ndr): in dodici chilometri ci sono 17 viadotti, uno è alto 72 metri”. Quest’attività non gli ha impedito di insegnare matematica e topografia: “Era la mia passione, non ho mai dovuto mettere una nota nel registro, forse incutevo un po’ di timore…  Ma quando ancora oggi incontro i miei ex studenti, ormai anziani pure loro, con me sono sempre molto affettuosi”.

Fonte: Corriere della Sera, 13 ottobre 2022

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