“…ma una sostanza cauta/ il passo lento di una danza di attesa./ Mi domandavo se eri fatto d’aria/se un abbraccio ti avrebbe dissolto…” così Paola Pancaldi Pugolotti descrive un sogno. I suoi versi si snodano nel richiamo di alcune immagini familiari (l’azzurro di una camicia, il profumo di una colonia) e insistono sulla non accettazione della morte
QUATTRO PASSI
E tu sostavi poco lontano
quattro passi o forse meno,
mi guardavi chiaro
negli occhi, e mi bruciava
ancora una tua carezza.
Poche cose oltre il profumo
di colonia e l’azzurro di una camicia
aperta sul collo –
immobile su una soglia
che non conoscevo.
Lo spazio fra noi non era tempo
ma una sostanza cauta
il passo lento di una danza di attesa.
Mi domandavo se eri fatto d’aria
se un abbraccio ti avrebbe dissolto.
Passavano timide memorie
della nostra antica storia
frange sospese
su un immobile sogno
bolle di vetro come navi in esilio.
E tu sostavi, poco lontano
quattro passi o forse meno
mi guardavi chiaro
negli occhi, e mi bruciava
ancora una tua carezza
Volli entrare adagio
nel tuo specchio verticale,
il sangue girava nelle pietre
del mio cuore e nelle mani
dove ancora sfioriva l’estate.
Qualcosa mi respinse, violento
ed improvviso: una forza sulfurea
una muraglia sorda e definitiva.
Nulla più mi percorse, elastico
e dolce come il sapore di un bacio.
Accadde di notte, mentre
sbagliavo il mio sonno.
Persi la tua ombra
e rimasi sola
da questa parte del tempo.
Un breve commento a questa poesia, che parla di un sogno.
Qualche volte i sogni sono talmente reali che è difficile rientrare poi nel mondo vero. E quando infine si cede all’evidenza, certe immagini tornano e si aprono come una rivelazione. Ed è allora che ci si rende conto di ciò che è stato e di ciò che non potrà più essere.
A me questo è accaduto durante il sonno di una notte.
In questa poesia, i miei versi si snodano nel richiamo di alcune immagini familiari (l’azzurro di una camicia, il profumo di una colonia) e insistono sulla non accettazione della morte. Nel sogno credo che soltanto quattro passi mi separino dall’uomo che ho amato e poi potrò di nuovo emozionarmi per una carezza o uno sguardo. Lo vedo davanti a me, un’ombra chiara: ci separano soltanto pochi centimetri…Esito: è così vicino! Mi domando se potrò tendergli la mano…se potrò abbracciarlo…
Ma all’improvviso “una muraglia sorda e definitiva” mi scaglia addosso la realtà: i nostri due mondi sono separati irrevocabilmente. Ed è allora che la verità mi invade. Quella verità che è così dura da accettare per chi rimane sola con inutili attese.…
Ora so che nulla più potrà farmi valicare quel muro.
Concordo con vari pensatori, fra i quali Freud, che scrive: “Il sogno si compone di un contenuto manifesto e un contenuto latente; quest’ultimo nasconde il vero significato del sogno, mascherato dalla censura che ne impedisce l’accesso alla coscienza.”
E il filosofo Paul Ricœur “il sogno in quanto spettacolo notturno ci è ignoto, è la narrazione al risveglio che ce lo rende accessibile”.
Io non ho dimenticato quel sogno, che ancora mi riappare dopo diversi anni come una sentenza.