Il Verde bene comune

Il direttore d’orchestra Claudio Abbado, che con ironia si definiva un giardiniere prestato alla musica, anni fa aveva proposto di piantare a Milano novantamila alberi. Era il “cachet verde” che il maestro aveva chiesto per tornare a dirigere alla Scala l’Ottava sinfonia di Mahler. Ed era un grande regalo che faceva alla città.  L’architetto Renzo Piano era incaricato di tradurre in realtà questo sogno di trasformare Milano in una metropoli verde. Quella Milano che molti, per diversi anni, avevano considerato una “Milano di pietra” e immobile, nonostante la grande ripresa economica degli anni Sessanta. E non prendevano in particolare considerazione i tanti giardini dei vecchi palazzi, i viali e la fascia dei parchi estesa a sud della città. Di conseguenza il verde non veniva tutelato e incentivato, per il bene di tutti i cittadini.

Renzo Piano, ribadendo il discorso sul futuro della città, dal centro alle periferie – un tema per cui si batte da anni –  aveva progettato in dettaglio come e dove piantare quegli alberi, proposti da Abbado, nella città. E sottolineava che l’intervento verde, piantare alberi, non era un problema di arredo urbano e di abbellimento estetico, ma riguardava la qualità della vita dei cittadini. Perché le piante e le zone verdi aiutano ad abbassare la temperatura della città di due o tre gradi. E contribuiscono alla fine ad abbattere l’inquinamento di cui tutti ci lamentiamo. “Piantare alberi – affermava Piano – è un piccolo e grande gesto di fiducia e di solidarietà per le future generazioni”.

E da grande progettista, aveva immaginato gli interventi come un lavoro di equipe con il Comune, la Soprintendenza, i tecnici e gli esperti del settore fra cui botanici e giardinieri. Si prevedeva di mettere una settantina di piante in Piazza Duomo, nel lato opposto alla cattedrale, (non senza difficoltà perché si doveva tenere conto della storica e intoccabile pavimentazione dell’architetto Portaluppi). E altre piante erano collocate in via Dante e in via Orefici, in modo che permettessero di lasciare libere le vetrine dei negozi. In piazza Cordusio si prevedeva di costruire una grande aiuola.

I tecnici botanici sostenevano che gli alberi dovevano essere preferibilmente aceri, perché i platani in città sono più fragili. E gli aceri dovevano preferibilmente essere piantati in terra, perché solo così si assicurava la crescita delle radici e lo sviluppo delle piante. E poi, passando dal centro alle periferie, il progetto prevedeva la tutela e la cura del verde dei viali e dei parchi che già esistevano soprattutto nella fascia sud. Il Comune di Milano allora non ottenne i consensi necessari per votare un provvedimento, e rinunciò al sogno di Abbado e al progetto di Renzo Piano. Forse perché il problema dell’inquinamento nella città non era ancora considerato urgente. Ed anche perché il concetto di verde urbano come bene comune, di tutti, non era ancora veramente sentito. Ma negli ultimi tempi la sensibilità di tutti rispetto al verde nelle città, al mutare del clima e il conseguente inquinamento è certamente cresciuta. Inoltre gli esperti hanno rilevato che le temperature sono superiori di 3-4 gradi alle medie stagionali del periodo 1951-1978.  E anche la piovosità è segnata da stagioni molto piovose e altre decisamente secche. Sono tutti fenomeni che hanno spinto a prendere dei provvedimenti.

Nel dicembre scorso a Milano il Consiglio Comunale ha approvato il nuovo “Regolamento del verde” che introduce tra  l’altro il coinvolgimento diretto dei cittadini nella gestione delle aree pubbliche e considera anche il verde privato (quello delle terrazze, delle siepi che si affacciano sulla strada, delle piante dei cortili condominiali) un “bene comune “ come quello pubblico.E’ stato fatto un passo avanti molto importante per la città di Milano, perché con questo regolamento si è fatta la scelta di considerare il verde in generale un “bene comune” per la città. Si tratta di un elemento fondamentale per lo sviluppo armonico della città, che riguarda il nostro futuro e quello delle nuove generazioni, come ha sempre sostenuto l’architetto Renzo Piano. I cittadini possono essere coinvolti direttamente nella gestione delle aree pubbliche e segnalare le esigenze e le inefficienze nei singoli parchi che generalmente hanno regole e orari segnalati da cartelli. Il provvedimento del Comune di Milano garantirà un migliore utilizzo delle aree verdi che già abbiamo, parchi, aiuole, giardini che vanno difesi e rispettati. Ed è stato confermato un ampio e preciso regolamento dell’uso del verde, l’ambito di applicazione che riguarda i parchi e i giardini comunali, i giardini storici, e anche i giardini privati aperti all’uso pubblico in base a convenzioni. Regole che richiedono la collaborazione di tutti.

Con il nuovo regolamento comunale anche il verde privato diventa bene comune. E questo significa che chiunque voglia fare un intervento importante, tipo abbattere un albero, dovrà chiedere il parere consultivo agli esperti del Comune, che sapranno suggerire la soluzione migliore, perché è stato finalmente appurato che gli alberi, tutti,  non sono solo un elemento decorativo, ma  sono molto importanti  per contrastare lo smog. Una soddisfazione finalmente per chi ama il verde e il giardinaggio. A Porta Nuova la Fondazione Riccardo Catella e il suo Comitato scientifico, specializzato in progetti di sostenibilità
ambientale, lo scorso settembre ha invitato i milanesi alla semina collettiva dei prati di un futuro parco che nascerà tra la torre di Unicredit, piazza Gae Aulenti, il Bosco Verticale di Stefano Boeri e i grattacieli. Il parco sarà denominato “La biblioteca degli alberi”. Sono stati piantati 450 alberi di specie diverse, e arbusti rampicanti di vario tipo che formeranno siepi verdi. I risultati saranno evidenti non prima dell’agosto-settembre prossimi. Data la grande varietà delle specie degli alberi, tra cui frassini, cipressi, betulle, pioppi, bambù e varie piante aromatiche, dovrebbe nascere una sorta di giardino botanico. Sarà un nuovo parco della città, uno spazio verde fatto con la collaborazione dei cittadini, in una zona che ora è quasi priva di verde e prevale la pietra, il cemento, a parte il Bosco Verticale.

A livello nazionale, a fine legislatura, nel dicembre scorso, nel pacchetto dei provvedimenti della Legge di Bilancio dedicati alla casa, fa spicco il bonus verde.  Si tratta di una detrazione Irpef del 36% sulle spese sostenute e documentate relative al verde: per la sistemazione dei giardini, delle terrazze, dei giardini pensili e degli impianti di irrigazione, entro un limite massimo di spesa di 5mila euro per ogni unità immobiliare. L’importo deve essere ripartito in 10 quote annuali (cioè la detrazione massima di 1.800 euro va divisa in 10 rate da 180 euro). E gli interventi sono possibili sia sulle case singole che nei condomini. Chi ha in programma di sistemare il proprio giardino o il proprio cortile o terrazzo, può trovare conveniente usufruire del bonus verde 2018.

 

Laura Bolgeri:
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