Federico Scianna, una grande mostra racconta il fotografo siciliano

Ferdinando Scianna

Al Palazzo Reale di Milano si è inaugurata alla fine marzo, e rimarrà aperta fino al 5 giugno una grande e interessante mostra del fotografo siciliano Ferdinando Scianna, con oltre 200 fotografie in bianco e nero, stampate in diversi formati. La rassegna espone gran parte delle opere e del lavoro dell’artista, anche quelle giovanili; c’è inolte una sezione speciale dedicata ai rapporti con lo scrittore siciliano Leonardo Sciascia, di cui fu grande amico, autore di diversi testi su Scianna, e un settore riservato ai suoi libri. Ferdinando Scianna è nato a Bagheria nel 1943 in una famiglia legata all’agricoltura, soprattutto alla coltivazione dei limoni e delle vigne. Erano gli anni della Seconda guerra mondiale e Bagheria è una piccola città tra agrumeti e vigneti collocata su un pendio collinoso verso il mare, a una decina di chilometri da Palermo. La famiglia di Scianna non aveva grandi introiti, una famiglia piccolo borghese; il padre, che ha fatto anche il commesso, ha riversato su Ferdinando le ambizioni, che forse erano le sue, frustrate da tante complicazioni della vita. A sedici anni Scianna ha avuto in regalo dal padre una macchina fotografica che lo ha reso un vero appassionato della fotografia; per qualche tempo ha frequentato l’Università di Palermo, iscritto alla facoltà di Lettere e Filosofia, ma non ha portato a termine gli studi.

Foto in apertura: Marpessa. Caltagirone, 1987 © Ferdinando Scianna

Ferdinando Scianna fotografava tutto: le compagne, i dettagli del paese e delle strade, le persone e gli oggetti che lo interessavano. E’ stato molto attivo, sia facendo fotografie sia scrivendo: pur sentendosi fotografo, ha avuto diverse esperienze anche come autore di testi. Fin da giovane, ha lavorato come fotoreporter per il gruppo editoriale che pubblicava “L’Europeo”, sul quale ha scritto diversi articoli  soprattutto quando, a poco più di vent’anni, si è trasferito a Parigi. Scianna scrittore ha continuato per tutta la vita a scrivere e a pubblicare articoli – e anche libri – corredati da sue foto su diversi argomenti, come le curiose storie autobiografiche ambientate a Bagheria o nei altri paesini palermitani.

 

Recentemente ha scritto storie legate al cibo, un elemento che ha spesso un ruolo importante nella memoria e nelle esperienze di vita di molti di noi. Il racconto di Scianna sul cibo, in molti casi, ha riferimenti di costume o autobiografici, legati ai suoi anni di scuola, con le panelle di ceci, le mafalde, i taralli, i bocconcini di pinoli, quelli di pistacchio e molti altri cibi siciliani dei sui ricordi. Ma in mostra ci sono anche cose curiose come le fotografie, scattate soprattutto nei mercati, in cui Scianna mostra “i pesci dal volto umano”, che sono razze o dei piccoli squali. Le foto di Ferdinando Scianna sono tutte in bianco e nero. Rigorosamente in bianco e nero. Ha più volte precisato: “Io guardo in bianco e nero, penso in bianco e nero. Il sole mi interessa solo perché fa ombra”. Sono famose le foto che Scianna ha realizzato negli anni Sessanta, che raccontano le feste religiose che venivano celebrate in molti paesi siciliani, sia vicino sia lontano da Bagheria. Un soggetto e un tema di ricerca che l’aveva appassionato per diverso tempo, fotografato in molti particolari seguendo le processioni, i rituali reliogiosi che appaioni  affascinanti, sopratutto ai turisti che non conoscono la storia del paese. A vent’anni Ferdinando Scianna riesce a organizzare una grande mostra, con le tante foto che aveva fatto sulle processioni e manifestazioni religiose, con i paesani partecipanti, i simboli, gli stendardi, le sculture dei santi, tutti i dettagli: queste fotografie religiose vengono esposte nel circolo culturale di Bagheria.

Lo scrittore Leonardo Sciascia capita per caso alla mostra e scopre le foto di Scianna, trovandole molto interessanti, tanto che ne scriverà prima un articolo e poi un libro. Il testo di Sciascia, che commentava le fotografie spiegava, e sosteneva, che il modo in cui venivano realizzate le cerimonie religiose in Sicilia “ha radice in un profondo materialismo, ed è refrattario a tutto ciò che è mistero, o invisibile rivelazione metafisica”.Tutto questo era meso in risalto dalle immagini molto realistiche di Scianna. Sciascia aveva esaminato con attenzione le immagini con tutti i suoi particolari, analizzando le tante scene, i personaggi e i dettagli spesso suggestivi delle processioni.

Leonardo Sciascia. Racalmuto, 1964© Ferdinando Scianna

Leonardo Sciascia era rimasto colpito favorevolmente dagli scatti in bianco e nero del giovane fotografo  Scianna. Il fotografo però non era presente nella mostra e lo scrittore lasciò un biglietto di complimenti, con un particolare messaggio di stima e di apprezzamento. Scianna, lusingato, decise di rispondere e di andare a trovare lo scrittore nella sua casa a Racalmuto. Con grande soddisfazione per entrambi, dall’incontro è nato un profondo dialogo, uno scambio di idee sulle processioni religiose, sui costumi, sui personaggi rappresentati e sui particolari dei riti. Il giovane Scianna aveva trovato nello scrittore una sorta di maestro, e “quasi un padre spirituale”. Gli incontri successivi consolidarono un forte rapporto di stima e ben presto Leonardo Sciascia decise di scrivere un libro sulla mostra delle cerimonie religiose, facendo un esame approfondito delle foto di Scianna e della forza del bianco e nero. Un bel libro che piacque a tanti e andò molto presto a ruba: “Feste religiose in Sicilia”, Leonardo da Vinci editore – 1965.

Incoraggiato dal successo della mostra, ma sopratutto dal libro di Sciascia – secondo cui era “un fotografo nato, capace di cogliere e di trasmettere segnali” –  Ferdinando Scianna si trasferisce a Milano e, come fotoreporter, inizia a collaborare con “L’Europeo”. Dopo qulache anno decide di andare a Parigi e, sempre nel ruolo di fotoreporter, diventa inviato dalla Francia del settimanale. Nella capitale francese incontra Henri Cartier-Bresson che lo fa entrare nell’agenzia foto-giornalistica Magnum: è il primo fotografo italiano. Anche questo è un rapporto personale e professionale molto importante che dura una decina d’anni e che lo porta a fare servizi gionalistici in vari Paesi del mondo. Negli anni seguenti Scianna decide di ritornare a Milano, dove apre uno studio e che diventa sua base definitiva di vita e lavoro.

Ferdinando  Scianna, con le foto, e Leonardo Sciascia, con gli scritti, lavoreranno ancora insieme per anni, uscendo con diverse altre pubblicazioni come “Le Siciliens”,”La Villa dei mostri”, “Ore di Spagna”. Esistono anche molte foto scattate nelle estati e nei numerosi viaggi fatti insieme: Scianna e Sciascia furono amici per tutta la vita, come testimoniano tutte queste foto spesso inedite. Una piccola parte di queste foto sono diventate un libro, “Scianna fotografa Sciascia” (1989) che lo scrittore riuscì a vedere poco prima di morire. Le parole di rimpianto di Scianna quando scompare l’amico sono chiare: “finché non mi ha fatto l’offesa terribile di morire, è rimasto il mio angelo paterno”. Fu un rapporto fondamentale nella vita di Ferdinando Scianna, che ha anche scritto: “l’amicizia è come uno scambio delle chiavi delle rispettive cittadelle individuali, è l’acquisizione del reciproco diritto di utilizzare ciascuno dell’altro, gli occhi, la mente, il cuore”. 
Scianna ha al suo attivo anche una esperienza nel settore della moda con foto scattate per Dolce e Gabbana: la modella Marpessa è fotografata come fosse una persona in strada, di fronte al muro di una vecchia casa, vicino un ragazzino, in un paese siciliano.

“Ferdinando Scianna – Viaggio Racconto Memoria” – fino al 5 giugno

Milano, Palazzo Reale

Orari: da martedì a domenica ore 10:00-19:30, giovedì chiusura alle 22:30.  Festivi 17,18,25 apr e 1° mag ore 10-19.30, 2 giugno 10-22.30, 15 ago 10-19.30

Informazioni: serviziculturali@civita.art
Laura Bolgeri:
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