Dalla parte di noi senior: la stagione della raccolta

LA STAGIONE DELLA RACCOLTA

Non bisogna spaventarsi se si perdono colpi. Io li perdo ogni giorno e mi spavento, ma non tenetemi in considerazione. Non bisogna spaventarsi, questo è il punto.

Quando non mi ricordo qualcosa mi sento come se all’improvviso non sapessi dove mi trovo, come se si fossero spostati i normali punti di riferimento nello spazio conosciuto del mio ambiente naturale, mentre quando le forze non mi sorreggono come vorrei mi indispettisco, mi sento subito più rammollita di quanto in realtà non sia. In entrambi i casi mi odio.

Se dimentico cose banali tipo dove ho messo le chiavi o il cellulare mi perdono con relativa facilità, così come quando non riesco ad aprire un vasetto di carciofini, ma ogni volta che cerco inutilmente nella memoria il titolo di un film, il personaggio di un libro o un fatto storico mi condanno e dico a me stessa che l’unica scelta che mi resta è andare sul pack e lasciarmi morire sul ghiaccio come fanno gli eschimesi, oppure cercare il cimitero degli elefanti più vicino. Ma ora c’è Google, e se qualcosa che mi sfugge può essere recuperato alla mente con l’ausilio di un motore di ricerca, che c’è di male? Questo pensiero non è mio, ma della Signora Parkin.

Me l’ha ripetuto ieri, quando l’ho chiamata per farle gli auguri di buon compleanno, con dieci giorni di ritardo. Era su una collina nell’entroterra di Finale Ligure, in un paese il cui nome mi sfugge, insieme a un’amica sua coetanea. All’alba degli ottant’anni di giorno raccoglie le olive, le mette in ceste e di sera le pulisce dalle foglie e dalle impurità, per prepararle alla spremitura. Dice che tempo due giorni le porterà con il camioncino al frantoio. Mi dice che sta imparando tante cose nuove e che si diverte a lavorare in campagna. Lei non pensa a ciò che dimentica, si mette alla prova trasportando le ceste e affronta la sfida di cercare di apprendere ogni giorno qualcosa di nuovo. Questo tipo di coltura (delle olive) non è forse una forma di cultura?

La cultura non è quello che sai ora, quello che di fresco hai appena imparato. La cultura è la sedimentazione di tante cose accumulate, è ciò che resta sul fondo di quanto sappiamo e scordiamo. È la base su cui innestare quello che impariamo da giovani ma anche in tutte le altre età, come dimostra la Signora Parkin, che conserva intatto in sé il desiderio del nuovo e non ha timore dei colpi che perde. Lei è come un ulivo, che cresce ogni anno che passa e si abbellisce con gli anni. Per tutto il resto c’è Internet.

di Clementina Coppini

Clementina Coppini: scrive più o meno da quando aveva sei anni, un po’ come tutti. Si è laureata in lettere classiche ma non si ricorda bene come ci sia riuscita. Scrive su Giornalettismo, il Cittadino di Monza (la sua città), El-Ghibli, www.grey-panthers.it e su un paio di giornali cartacei. Ha pubblicato tanti libri per bambini, qualche romanzo come feuilleton su Giornalettismo, un romanzo con Eumeswil e adesso le è venuta questa idea del romanzo in costruzione. Ha una famiglia, due figli, un gatto e si ritiene, non è chiaro se a torto o a ragione, una discreta cinefila e una brava cuoca. Va molto fiera delle sue ricette segrete, che porterà con sé nella tomba.
Related Post