Le specie aliene intorno a noi e la biodiversità perduta

Trachemys Scripta

Parrocchetti, nutrie, zanzare tigri, ailanti, punteruoli rossi e tanti altri. Potrebbe sembrare un elenco come un altro di colorate specie animali e vegetali che possiamo trovare attorno a noi passeggiando in campagna o in città. E invece no. Si tratta di un breve elenco di specie aliene (dette anche alloctone o esotiche), ovvero specie di animali, vegetali e funghi che, trasportate volontariamente o meno dall’uomo al di fuori dell’habitat di origine, hanno saputo adattarsi eccellentemente alla loro nuova casa, causando nella gran parte dei casi danni all’ecosistema. Tale fenomeno è particolarmente favorito in Paesi come l’Italia, dove il clima mediterraneo, con le sue estati calde e inverni più o meno piovosi, agevola l’insediamento di specie invasive provenienti da regimi climatici simili.

Viene da chiedersi come sia possibile che tante specie finiscano per insediarsi in Paesi così lontani dai loro luoghi di origine. Le cause principali sono tre:

  • Fuga accidentale da situazioni di cattività come giardini o acquari
  • Introduzioni accidentali: la maggior parte degli invertebrati terresti o specie marine aliene arrivano accidentalmente, come fossero autostoppisti. Tra di queste troviamo ad esempio il comune ratto grigio (Rattus norvegicus) che, proveniente dall’Asia, si è diffuso in Europa a bordo delle navi usate sulle rotte commerciali.
  • Introduzioni intenzionali: in questo caso è stato proprio l’uomo ad introdurre consapevolmente specie all’interno di un territorio diverso da quello d’origine per ottenere popolazioni naturalizzate.

Ricordo quando alle elementari accompagnai una mia amica a “liberare” la sua tartaruga d’acqua in un noto parco romano perché era divenuto un problema tenerla in casa, totalmente inconsapevoli del danno che stavamo contribuendo a causare. La testuggine palustre americana (scientificamente nota come Trachemys scripta), conosciuta per la caratteristica striscia rossa dietro gli occhi, è infatti il classico esempio di animale esotico domestico liberato in natura (spesso da genitori stufi degli acquari), senza pensare di star causando un danno. La testuggine palustre sta infatti pian piano soppiantando la nostra tartaruga autoctona (la Emys orbicularis) battendola nella competizione per le risorse. Le specie aliene infatti, introdotte in un nuovo territorio, si ritrovano ad interagire con le specie locali che molto spesso soffrono la  loro presenza a causa di dinamiche di competizione o predazione che le portano a divenire in molti casi minoritarie nel loro stesso habitat naturale. Un noto esempio è quello dello scoiattolo rosso, specie locale europea che sta gradualmente venendo soppiantata dallo scoiattolo grigio, di origine americana, introdotto come specie ornamentale in parchi e giardini nel corso dell’800. Lo scoiattolo grigio si sta sostituendo al rosso vincendo la competizione per spazio e risorse alimentari. In aggiunta, esso causa danni alle nostre foreste tramite scortecciamento di tronchi e rami (cosa che il rosso non fa), permettendo così ai parassiti di penetrare all’interno del cuore degli alberi mettendo a rischio la sopravvivenza dell’intero ecosistema forestale. Il Regno Unito spende circa 17 milioni di sterline l’anno per i danni causati da questa specie che anche in Italia, in particolar modo in Umbria, sta iniziando a determinare le stesse dinamiche. Chi avrebbe mai detto che un animaletto così carino potesse causare tanti danni?

Bisogna però fare attenzione, non tutte le specie aliene introdotte diventano poi invasive e problematiche. Alcune sono infatti in grado di apportare benefici, soprattutto a livello agricolo o di allevamento. Purtroppo, restano troppi i casi in cui l’introduzione di una specie aliena causa effetti catastrofici. Non è un caso che le specie aliene invasive siano tra le principali cause di perdita di biodiversità (ndr: ricchezza di vita presente sulla Terra determinata dall’insieme di animali, piante, funghi e microorganismi, ma anche dei geni che li compongono e degli ecosistemi che li ospitano).

Le città e più in generale le aree metropolitane risultano tra le aree più vulnerabili alle specie aliene invasive, vuoi per il fatto di essere centri di maggiore passaggio per attività commerciali, vuoi perché la maggior presenza di habitat differenti al loro interno può più facilmente offrire sostentamento e un caldo rifugio a chi arriva. Le specie invasive urbane non sono di certo tra quelle che passano inosservate. Molte di loro sono causa di problemi di salute (pensate alla zanzara tigre durante l’estate), allergie (come i pollini dell’Ambrosia) o danni al paesaggio (come il punteruolo rosso e i danni che provoca alle palme). Recentemente è stato stimato che tali danni costano all’Unione Europea circa 12 miliardi di euro l’anno. Per cercare di porre fine al problema, gli Stati Membri dell’UE hanno unitamente stilato un elenco di specie aliene invasive comune a tutti da bandire dal nostro continente. Tale lista attualmente conta 49 specie animali e vegetali, denominati di rilevanza unionale in quanto problematici per tutta l’Europa. Provate a cercarla su internet, sicuramente troverete al suo interno specie insospettabili.

Come abbiamo più volte visto, il problema delle specie aliene riguarda spesso il nostro operato in prima persona. Avete come animale domestico una testuggine palustre americana o un’altra specie aliena invasiva? Appena terminato di leggere questo articolo, se non lo avete ancora fatto, affrettatevi a dichiararne il possesso! Dal febbraio del 2018 è vietato possedere esemplari di specie aliene invasive contenute all’interno dell’elenco delle specie di rilevanza unionale a meno che non se ne dichiari ufficialmente il possesso al Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare tramite modulo scaricabile dal sito web del Ministero stesso. Secondo la legge, è possibile continuare a custodire tali animali se si è entrati in loro possesso prima del febbraio 2018 (entrata in vigore del decreto 230/2017), se lo si denuncia adottando le opportune misure per impedirne fuga e riproduzione. Quando decidiamo di prendere un animale in casa (in questo caso sia esso esotico o meno), informiamoci approfonditamente su quale grado di impegno comporti, onde evitare di ritrovarci a considerare di abbandonarlo in natura perché impossibilitati a fornirgli le cure e lo stile di vita di cui ha bisogno. Molte sono le campagne in atto per sensibilizzare i cittadini su questa tematica condotte da associazioni ambientaliste e giardini zoologici, aumentando la consapevolezza dei futuri padroni riguardo cosa vuol dire avere un animale domestico. Questo vale anche e soprattutto per gli acquariofili. Le specie usate in acquario difatti sono per l’80% di origine esotica e, senza le dovute attenzioni, gli acquari sono tra le vie di ingresso più pericolose.

Quando viaggiamo, informiamoci sulle norme che regolano il trasporto di piante e animali da un Paese a un altro e se quelle che vorremmo riportare a casa con noi sono specie aliene. Prima di prendere l’aereo da Paesi esotici, controlliamo attentamente il nostro bagaglio e noi stessi: in questo modo possiamo accertarci di non star trasportando “clandestinamente” specie aliene (soprattutto insetti).

Diventiamo anche noi “alien ranger”, difensori della biodiversità! Da un progetto europeo attivo sulla problematica, è stata recentemente sviluppata un’app per telefonini che permette di inviare segnalazioni di specie aliene invasive qualora ci troviamo a incontrarle. I dati saranno poi validati da esperti del settore e confluiranno all’interno di database nazionali ed internazionali, fornendo preziose informazioni gestionali! Nonostante il problema delle specie aliene invasive vada avanti da secoli (basti pensare che già gli antichi romani ebbero l’idea di introdurre il fagiano dall’Asia a scopo alimentare), non dobbiamo accettarlo come una realtà inevitabile, se vogliamo essere rispettosi del nostro Pianeta dobbiamo esserlo a tutto tondo!

Parrocchetti
Margherita Corti:
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