Ci comportiamo diversamente dagli animali in caso di pandemia?

Pubblicato il 25 Giugno 2020 in , da Margherita Corti

La risposta potrebbe sorprendere. Stiamo vivendo una situazione storica unica, che verrà studiata sui libri di scuola dei nostri nipoti e pro-nipoti. Molte sono le misure che sono state messe in atto per proteggerci dallo sviluppo della pandemia. Ma siamo sicuri che i comportamenti che abbiamo adottato per tutelarci siano tutta ‘farina del nostro sacco’? Ci sorprenderà sapere che molti animali, anche i più insospettabili, in situazioni analoghe si comportano proprio come abbiamo fatto noi.

Partiamo dal distanziamento sociale.  Come noto a tutti, le formiche nere vivono in colonie ad alta densità e contatti frequenti. Uno studio dell’Università di Losanna ha dimostrato che quando è rilevata la presenza di un fungo patogeno, le formiche riducono le loro interazioni sociali al fine di prevenire la diffusione del parassita in un terreno così fertile come quello della colonia. La cosa particolarmente sorprendente del comportamento osservato dai ricercatori svizzeri è che la comunità delle formiche modifica attivamente l’organizzazione interna della colonia al fine di ridurre la diffusione della malattia già nelle prime ore dopo la contaminazione del fungo. Difatti, gli individui infetti si isolano spontaneamente, trascorrendo più tempo al di fuori della colonia e riducendo il loro movimento al suo interno. Anche gli individui sani fanno lo stesso! Grande attenzione è rivolta verso la covata, che viene spostata maggiormente in profondità dalle formiche-infermiere al fine di proteggerla. L’isolamento sembra, quindi, un meccanismo di difesa sviluppato dall’insetto per la sua sopravvivenza. Ovviamente una ben definita organizzazione sociale non è la sola pratica che le formiche sono in grado di mettere in atto. Per evitare pandemie interne al formicaio, esse costruiscono “cimiteri” e utilizzano resine con proprietà antifungine e antibiotiche! Chi si aspettava che addirittura degli insetti fossero così ben organizzati in caso di pandemia?

Le formiche non sono le sole che mettono in atto pratiche di distanziamento sociale in caso di contagio. Un altro esempio è dato dal pipistrello vampiro, altra specie nota per il suo comportamento sociale. Esso infatti forma colonie che vanno dai 100 ad addirittura 5000 esemplari! In uno studio condotto dall’Università di Austin in Texas sui pipistrelli vampiro a Panama, viene mostrato come gli individui sani riducono le interazioni sociali non necessarie con quelli malati, come ad esempio il ‘grooming’, pratica nota in molte specie animali, soprattutto primati, in cui un individuo ripulisce un suo simile da parassiti. Al contempo, è stato notato che tale riduzione non tocca le interazioni essenziali come la condivisione del cibo. In questo modo essi riducono al minimo il rischio di contagio preservando, però, le forme di supporto sociale essenziali per mantenere in vita i familiari malati.

Avvicinandoci all’essere umano, anche tra i mandrilli (le scimmie africane dal caratteristico muso variopinto) è stato osservato il distanziamento sociale: essi mettono in atto comportamenti volti a evitare attivamente gli individui malati, ma solo se non parenti. I mandrilli, infatti, si prendono sempre cura dei familiari che si ammalano. Questo comportamento osservato è molto interessante dal punto di vista evolutivo: prendendosi cura di un membro della propria famiglia malato ci si assicura che la trasmissione del proprio materiale genetico (ndr: essendo di un membro della famiglia esso è in parte condiviso) continui attraverso la prole del parente accudito. Questa tematica evolutiva è molto interessante e meritevole di maggiori approfondimenti: per chi volesse saperne di più, il noto biologo inglese Richard Dawkins nel 1976 ha pubblicato un interessantissimo saggio sull’argomento dal titolo ‘Il gene egoista’.

Parlando invece dei nostri ‘assalti ai supermercati’, non somigliano forse alle raccolte di provviste tipiche di molti animali? È noto a tutti che molte specie sono solite raccogliere cibo durante le stagioni più favorevoli al fine di superare l’inverno o situazioni avverse grazie alle proprie provviste. Non possiamo che partire anche qui dalle formiche, le cui operazioni di raccolta di cibo le portano anche a 200 m di distanza dalla loro colonia, comunicando posizioni favorevoli e non ai propri compagni tramite tracce olfattive. Il cibo raccolto viene poi posto in  “dispense” all’interno del formicaio e sarà consumato anche in situazioni avverse. Pensiamo poi allo scoiattolo. Di inverno gli individui di questa specie non vanno completamente in letargo, ma sopravvivono chiusi nelle loro tane grazie alle fondamentali scorte di cibo fatte nei mesi temperati.

Come abbiamo visto, tante sono le similitudini tra noi e gli animali più insospettabili rilevabili in situazioni avverse in grado di mettere a rischio la sopravvivenza della popolazione, come ad esempio una pandemia. Tali somiglianze devono aiutarci a comprendere come la distanza tra noi e altre specie animali sia molto più ridotta di quanto possiamo pensare, e come dunque potremmo trarre ispirazione dai comportamenti del regno animale in situazioni che al momento neanche immaginiamo. Cerchiamo, quindi, di osservare i comportamenti degli animali intorno a noi, anche quelli di città, come per esempio gli uccelli che volano sui nostri balconi, che fanno nidi sotto i nostri tetti o semplicemente frequentano le nostre strade. Alcuni dei loro comportamenti osservati forse possono tornarci utili in futuro. Sarebbe interessante raccogliere più osservazioni e spunti, per metterle tutte insieme e dare vita a una serie di testimonianze dirette! Io da oggi inizio a raccogliere le mie, aspetto le vostre!