Ritornare dal dentista, senza più paure

Pubblicato il 11 Giugno 2020 in , , da redazione grey-panthers

L’odontoiatria italiana che per il 93% risulta privata e per il 7% pubblica, in realtà non ha mai cessato la propria attività, limitandola però nella fase uno alla gestione delle urgenze e di quelle prestazioni giudicate indifferibili dal sanitario e dal paziente. Questo è stato dovuto a uno spirito di protezione verso operatori e pazienti nella fase acuta della pandemia, pur generando parecchi problemi per tutta una serie di patologie che, essendo state per forza trascurate, hanno rischiato e rischiano di generare gravi compromissioni alla salute del paziente non solo a livello orale ma anche sistemico.

All’avvio della fase 2 sono state date indicazioni cliniche procedurali di riferimento riguardanti gli standard minimi di sicurezza che gli studi odontoiatrici hanno dovuto adottare al fine di ridurre al minimo il rischio di trasmissione di infezione in ambito odontoiatrico, poiché ogni paziente va considerato come potenzialmente contagioso. L’importante è che non si scenda al di sotto del livello indicato poiché in questo caso non sarebbe garantita la sicurezza del paziente e degli operatori.

In particolare, le procedure odontoiatriche comportano il rischio di infezione da Sars-CoV-2 a causa della specificità delle procedure stesse. Si parla infatti di trasmissione diretta per quanto riguarda la distanza tra operatore e paziente, l’esposizione a saliva, sangue e altri fluidi corporei, l’utilizzo di strumenti appuntiti e di strumenti rotanti , il contatto con la mucosa congiuntivale e infine il contatto con goccioline prodotte da tosse e secrezione nasale di un individuo infetto senza mascherina a breve distanza, che aumenta significativamente il rischio biologico per l’operatore. I microrganismi patogeni possono essere trasmessi inoltre in ambito odontoiatrico attraverso l’inalazione degli stessi quando trasportati dall’aerosol. Quando gli strumenti rotanti, infatti, sono azionati nel cavo orale si genera una grande quantità di aeresol contenente saliva e a volte sangue del paziente, particelle molto piccole che rimangono sospese per un periodo prolungato.

A sinistra il dentista, dottor Roberto Tintinelli, di Milano, con la sua assistente. Per rispetto della privacy, il volto della paziente è stato coperto

Secondo un modello matematico di calcolo di rischio per l’esposizione biologica l’ambiente sanitario odontoiatrico è stato definito uno scenario con livello medio-alto di rischio in base al tipo di lavoratore, l’ambiente in cui lavora, le procedure che svolge e con quanta frequenza svolge quelle stesse procedure.

 Accettazione nel rispetto delle regole

Rilevamento della temperatura con termoscanner o termometro contactless.

  1. All’arrivo nello studio il paziente viene accolto da personale protetto e invitato a depositare

tutti i suoi effetti personali prima di entrare nelle sale operative.

  1. Il paziente viene invitato quindi a lavarsi le mani, o alla disinfezione delle stesse con soluzione

idroalcolica in gel o liquida.

  1. Il paziente deve indossare la mascherina fino all’inizio della fase operativa
  2. Compilazione e sottoscrizione questionario COVID.

 La reciproca sicurezza dell’operatore e del paziente

Come dimostrato da alcuni studi del 1994, l’Odontoiatra ha un’alterazione della flora batterica nasale del 50% maggiore rispetto al resto della popolazione, e contrae mediamente più infezioni respiratorie degli altri medici. Alla luce delle conoscenze scientifiche attualmente disponibili e delle principali modalità di trasmissione di questa malattia, le mascherine chirurgiche (dispositivi medici

opportunamente certificati e preferibilmente del tipo IIR o equivalente), sono in grado di proteggere

l’operatore che le indossa e rappresentano una protezione sufficiente nei casi successivamente

indicati. Tuttavia, a massima tutela della salute degli operatori sanitari esposti a condizioni di rischio aumentato, si raccomanda di garantire sempre un adeguato livello di protezione respiratoria.

Gli schermi facciali ogni qualvolta sia prevedibile la produzione di aerosol proteggono tutto il volto rappresentando in tal modo un valido ausilio per aumentare la protezione dell’operatore. La visiera inoltre previene contatti involontari delle mani dell’operatore sul volto (per aggiustarsi occhiali da vista o mascherina durante le sedute, ad esempio), che determinano un aumento del rischio di contagio per l’operatore.

Il camice idrorepellente è un dispositivo monouso che va associato a cuffia/cappello monouso. Le calzature devono essere lavabili e sottoposte a disinfezione alla fine della sessione/giornata di lavoro. Laddove siano disponibili calzature non lavabili si raccomanda l’uso dei calzari. Il Dispositivo (Tuta/Camice) deve essere sostituito al termine di ogni attività con ogni singolo paziente. Si raccomanda di cambiarlo a ogni paziente che comporti una procedura.

I guanti devono essere indossati in ogni procedura operativa. Meglio se si applica anche un disinfettante sui guanti stessi. Si raccomanda di toglierli e lavarsi le mani a ogni fine procedura. La intera equipe odontoiatrica (odontoiatri, assistenti di studio odontoiatrico (ASO), igienisti dentali) che assiste il paziente deve indossare la stessa tipologia di dispositivi di protezione individuale. Per impedire, o quanto meno ridurre, la possibilità di contaminazione dell’ambiente, delle apparecchiature e delle superfici, è raccomandabile lasciare meno oggetti possibile sulle superfici. Per quanto riguarda le tastiere dei computer vanno ricoperte con polietilene poiché la detersione accurata risulta impossibile.

Secondo quanto riportato da un recente studio del New England Journal of Medicine, il virus può persistere sulle superfici fino a 72h e il Center for Disease and Control di Atlanta raccomanda una disinfezione ambientale sino a 6 piedi (182,88 cm) dal paziente sintomatico. Ciò rende indispensabile un’adeguata e accurata disinfezione delle superfici di lavoro.

In letteratura si distinguono tre successivi passaggi che, applicati isolatamente o sistematicamente in sequenza, a seconda le necessità, garantiscono un adeguato livello igienico; nel caso si voglia garantire una azione a fondo ogni passaggio successivo deve seguire il precedente:

  • PULIZIA: Rimozione meccanica dello sporco con acqua, con o senza detergente.
  • SANIFICAZIONE: metodica che si avvale dell’uso programmato di detergenti, per ridurre il numero di contaminanti entro livelli di sicurezza.
  • SANITIZZAZIONE: metodica che si avvale dell’uso di disinfettanti per mantenere il livello di sicurezza.

Per gli ambienti lavorativi si raccomanda di attuare la ventilazione naturale delle aree operative per almeno 10-15 minuti, aprendo porte e finestre frequentemente e comunque fra un appuntamento e l’altro. In caso di condizionatore si raccomanda la pulizia settimanalmente dei filtri degli impianti secondo le indicazioni del produttore. Non si devono spruzzare prodotti per la pulizia detergenti/disinfettanti spray direttamente sul filtro per non inalare sostanze inquinanti durante il funzionamento.

Servizi igienici. Un altro aspetto importante è legato all’accesso ai servizi igienici, che, nei casi ove applicabile, dovrebbe essere contingentato: da un recente studio condotto in ambiente ospedaliero è emerso che i luoghi dove è presente la massima concentrazione di particelle del virus sono le terapie intensive e i servizi igienici.