Farmaci equivalenti: l’impatto della Spending Review

Pubblicato il 6 Dicembre 2012 in , da redazione grey-panthers

L’Istituto di Ricerca Medi-Pragma ha appena presentato la ricerca dal titolo “Farmaci Equivalenti: l’impatto della Spending Review”. Per la prima volta sono stati analizzati i comportamenti, le opinioni e i trend di chi effettivamente utilizza i farmaci equivalenti: Medici di Medicina Generale, Farmacisti e popolazione over65.

“Questa ricerca indipendente nasce con l’obiettivo di rilevare la ricaduta pratica delle nuove norme sui farmaci equivalenti contenute nella spending review. – afferma Lucio Corsaro, General Manager Medi-Pragma – A quattro mesi dall’approvazione definitiva della legge, abbiamo realizzato complessivamente 1.600 interviste in profondità e misurato il trend rispetto al periodo precedente l’approvazione della legge”.

La maggioranza assoluta di medici (83%) e farmacisti (61,3%) mostra scetticismo verso il reale impatto, in termini di riduzione della spesa farmaceutica, della norma contenuta nella spending review. Due medici su tre non intendono modificare il proprio atteggiamento prescrittivo verso gli equivalenti, e l’82% ritiene che la norma rappresenti una limitazione della propria libertà prescrittiva. D’altro canto i farmacisti hanno sensibilmente aumentato negli ultimi mesi le operazioni di sostituzione da farmaco di marca a equivalente (+11,3%), ma oltre la metà dei pazienti in farmacia chiede il prodotto di marca.

Per quanto riguarda la popolazione generale, aumenta la conoscenza della norma, ma diminuisce il consenso: otto italiani su dieci conoscono le novità introdotte dalla spending review, ma dopo un’iniziale adesione alle innovazioni introdotte, si riduce sensibilmente il consenso nei confronti dei contenuti relativi alla prescrizione e dispensazione dei farmaci generici.

La maggiore esperienza con i prodotti generici sembra mettere in luce il fatto che i farmaci equivalenti non offrono tutti le stesse prestazioni. Per il 55% dei Medici di Medicina Generale le case produttrici di equivalenti non sono tutte ugualmente attrezzate per offrire adeguate garanzie di efficacia e sicurezza dei prodotti offerti e solo il 5% ritiene che non vi siano differenze tra prodotti di marca e generici. Anche tra i farmacisti (51%) aumenta la convinzione che esistano differenze, in particolare per prodotti di alcune aree terapeutiche, mentre un over 65 su tre (35%) dichiara che i farmaci equivalenti hanno una qualità inferiore.

“Un farmaco può definirsi ‘bioequivalente’ rispetto all’originator quando contiene lo stesso tipo e la stessa quantità di principio attivo. Non è invece necessario che ci siano gli stessi eccipienti. La composizione farmaceutica delle formulazioni generiche può quindi essere diversa da quella dei rispettivi prodotti di marca e comportare, ad esempio, un diverso assorbimento del farmaco. – afferma Francesco Scaglione, Direttore Scuola di Specializzazione di Farmacologia Clinica dell’Università di Milano e Membro del Gruppo di Studio della Società Italiana di Farmacologia sui medicinali equivalenti. – Queste differenze rispetto al prodotto originale potrebbero portare a problemi che possono compromettere la sostituibilità”.

I veri consumatori di farmaci, ovvero gli over 65 che da soli consumano il 63% della spesa farmaceutica italiana, manifestano disagio e resistenza al generico. La preferenza dei pazienti anziani per i farmaci di marca riguarda sia le terapie in atto, sia l’ipotesi di iniziare una terapia ex-novo. Il 46% degli over 65 preferisce continuare ad utilizzare i farmaci a cui è abituato e il 52% preferisce il prodotto di marca quando avvia una nuova terapia.

“Quando si considerano trattamenti già in corso in pazienti cronici e ben stabilizzati, sarebbe consigliabile non modificare il trattamento. – conclude Scaglione – La possibilità, prevista dalla legge, da parte del farmacista di sostituire un medicinale equivalente con un altro è una pratica introdotta al fine di agevolare l’utilizzo dei medicinali generici, ma una conseguenza di questa possibilità è che il paziente in trattamento cronico possa ricevere generici di ditte produttrici diverse nel corso del trattamento. Tale pratica può recare sconcerto e confusione nel paziente (soprattutto se anziano), portando ad errori nell’assunzione della terapia e/o mettendo a rischio la continuità del trattamento”.

Gli anziani, più del loro MMG, si ergono infatti a difesa del brand a cui sono abituati manifestando anche la disponibilità a sostenere un impegno economico pur di avere a disposizione il farmaco di marca: in media fino a 4,60 Euro.