FILM IN DVD: “Snowden”, di Oliver Stone

Pubblicato il 11 Gennaio 2018 in Humaniter Cinema
Snowden

sceneggiatura Oliver Stone, Kieran Fitzgerald cast Joseph-Gordon Levitt (Edward Snowden) Nicolas Cage (Hank Forrester) Melissa Leo (Laura Poitras) Zachary Quinto (Glenn Greenwald) Rhys Ifans (Corbin O’Brian) Shailene Diane Woodley (Lindsay Mills) Tom Wilkinson (Ewen MacAskill) Timothy Olyphant (agente Cia) Ben Schnetzer (Gabriel Sol) Scott Eastwood (Trevor James) Keith Stanfield (Patrick Haynes) genere drammatico durata 129 min

 

Campione della libertà universale o traditore della bandiera? Quando quattro anni fa il giovane consulente della Nsa (National Security Agency), faccia da bravo ragazzo, sguardo miope, voce pacata e carattere d’acciaio, scoperchiò il vaso di pandora del controspionaggio stelle e strisce tutti ci siamo fatti un’opinione e abbiamo tifato. Pro o contro, come sempre in questi casi. Da allora, però, il nulla. Sulla vicenda è sceso il silenzio, come cosa che non fa più notizia. Edward Snowden è rimasto a Mosca dove nell’estate del 2013 era di passaggio, proveniente da Hong Kong e diretto in America Latina, e chissà che non abbia avuto qualche ruolo riguardo alle intrusioni del Cremlino nelle faccende occidentali tipo elezioni presidenziali Usa o campagne elettorali europee. Sta di fatto che Snowden diventa Snowden tra il 2004 (quando ha solo 21 anni) e, appunto, il 2013. Anni durante i quali scala velocemente le gerarchie del controspionaggio e delle sicurezza nazionale americana. E proprio questi anni sono al centro del bel film di Oliver Stone che si rivela ancora una volta regista ‘liberal’, ossia capace di trarre dalle storie che porta sullo schermo i valori più autentici della società americana. Portandoci subito al centro del problema: la lotta al terrorismo internazionale, così come era concepita e condotta (o forse dovremmo dire così come “è” concepita e condotta), non è altro che una maschera, un pretesto affinché il paese più potente del mondo continui a esercitare il controllo economico e sociale sugli altri paesi per garantirsi e mantenere la propria supremazia planetaria. In una logica squisitamente imperialista. Tutto ciò Stone ce lo dice non solo attraverso le vicende personali di Snowden narrate secondo i canoni del più classico biopic, ma usando la cinepresa come è raro vedere di questi tempi. Stone sfodera tutto il repertorio oggi offerto dalla tecnologia dell’immagine in maniera superba: dettagli, primi piani, campi lunghi, ripresa effettuate da droni, fermi immagine, colori, bianchi e neri, materiale di repertorio, computergrafica e altro ancora compongono una sinfonia di immagini di rara efficacia e mai gratuita, mai compiaciuta, ma sempre finalizzata alla narrazione. Serrata e stringente come è nello stile del regista, ma senza le asperità, l’enfasi, talvolta persino la retorica che l’aveva appesantito ai tempi di “Platoon” (1986) e “Nato il 4 luglio” (1989). L’insieme ne guadagna in densità del messaggio e profondità dello scavo. Sia storico sia psicologico. Joseph-Gordon Levitt ha la faccia giusta (anonima, ma non inespressiva) del bravo ragazzo della porta accanto, e i comprimari gli tengono degnamente testa con un Rhys Ifans un poco sopra gli altri. Sornione e cinico al punto giusto.

 

E allora perché vederlo?

Per mantenere un salutare distacco quando usiamo telefoni, computer e i vari social.

One thought on “FILM IN DVD: “Snowden”, di Oliver Stone

  1. “Snowden. O il dilemma”: questo potrebbe essere il titolo completo.
    Sicurezza o Democrazia? Fino a quando la Democrazia deve essere protetta dalla sicurezza e quando la sicurezza minaccia la Democrazia? La sicurezza degli Usa prevale sulla Democrazia di altri Stati? Di un Popolo a discapito di altri Popoli? Di un Governo a discapito di altri Governi? È “Democrazia” quel regime che controlla persone, Istituzioni, politici e governanti di altri Stati in nome della sicurezza?
    Queste le domande che si è posto Edward Snowden e queste le domande che pone Oliver Stone.
    Nessun giudizio politico, nessun giudizio di valore.
    Se la sicurezza deve prevalere perché la Democrazia sia possibile, allora Snowden è un traditore e alcuni negli Usa lo considerano un traditore.
    Se la Democrazia deve prevalere allora Snowden è un eroe ed altri, negli Usa e in Europa, lo considerano un eroe.
    “E tu, spettatore, ora, subito, adesso, prima di vedere questo docu-film che pensi?” sembra chiedere Stone.
    “Questo è il tuo dilemma corneliano”. Semplice, drammaticamente semplice.
    La bravura di Stone è quella di non lasciare scampo allo spettatore, “tertiur non datur”, quella di esporsi, di dire la sua. Ma solo alla fine, dopo i fatti, dopo tutti i fatti: “Gli Usa non sono un, o non si sono comportati da, regime democratico”. Dietro il termine “Democrazia americana” si nasconde “tutela degli interessi americani”, che sono ben altra e tutt’altra cosa che “Democrazia. Questo è ovvio dal solo assistere ai fatti, dal solo ascoltare le persone che danno tutto se stesso per gli Usa.
    Tra questi Snowden.
    Il punto di vista non è quello di uno dei soggetti coinvolti, Stone propone una narrazione in terza persona, asettica, fattuale: lo spettatore è dietro la macchina da presa, è lui che “gira”.
    Stone rende accessibile un argomento ostico tramite continui flashback (analessi, all’italiana), flashforward (prolessi, all’italiana) e salti nello spazio realizzati abilmente e che non disorientano lo spettatore.
    La presa di coscienza di Snowden e degli amici-colleghi-informatici è graduale: da ragazzi inesperti della vita che, per vie diverse, dal gioco informatico scoprono l’impegno patriottico, un impegno idealizzato, approdano a livelli sempre più alti ed entusiasmanti di complessità tecnica che assorbono la loro mente ottundendola. Un processo lento, condito dall’entusiasmo tecnologico: solo quanto è tardi comprenderanno il vulcano sul quale sono seduti.
    Tra questi Snowden.
    Il travaglio interiore di Snowden è, se possibile, occultato fino al termine del docu-film: lui stesso è talmente traumatizzato dalla realtà, di cui si rende conto di essere fautore, da passare per le fasi della depersonalizzazione, del sempre più difficile controllo delle proprie emozioni, della negazione del problema, della ri-connotazione della realtà.
    “Ti rendi conto che stai controllando il mondo intero, uccidendo persone chissà dove, poi torni a casa, guardi tua moglie e tuo figlio, pensi alla bella serata che trascorrerai e ti dici che domani sarà uno dei tanti giorni, ma con una di quelle serate” si dicono i colleghi davanti a una birra. Persone scisse, psicotiche, indifferenti al fatto di essere parte organica di un potere distaccato dalla Democrazia, stupiti, ma non poi tanto, quando vedono in tv il capo della Central Intelligence Agency mentire al Congresso. Non uno si chiede “è Democrazia la nostra?”.
    Non Snowden.
    Rimane, Snowden, un essere razionale, ancorato al presente, sempre più consapevole: “L’idea era quella di controllare le infrastrutture giapponesi e, se non fosse più stato un paese alleato, togliere l’energia al paese con un click”.
    Resta costantemente critico e questo ne fa un eroe tragico, conscio del proprio destino: “Se andrà bene mi arresteranno e mi processeranno. Più probabilmente mi porteranno in un posto sconosciuto, dove interrogarmi con metodi illegali” risponde serenamente il giovane inesperto Snowden al maturo esperto giornalista, attonito davanti a una persona di uno spessore che sa non incontrerà mai nel resto della sua vita “ora che la guerra non si combatte in Iraq o Afghanistan ma dietro un monitor”.
    La riunione di Snowden con la persona amata in uno stato tradizionalmente nemico – la Russia – ora ospite è relegata in un titolo di coda: Snowden stesso è soggetto – sembra suggerire Stone – al ricatto continuo del rinnovo del suo permesso di soggiorno. A fronte di quali richieste russe non è dato sapere, ma Stone non incede alla fantapolitica.
    Fatti, fatti e poi fatti. Stone non poteva escogitare un modo migliore per rappresentare la buona fede tradita, la ingenuità sfruttata, i silenzi imposti, gli affetti devastati.
    Manca, in un docu-film di oltre due ore, lo spazio per comprendere come sia stata possibile la divulgazione delle informazioni da parte della stampa, presentata come una contesa giornalistica interna. Meritavano di essere affrontate le reazione dei politici Europei al controllo dei loro telefoni e computer: la storia ci consegna litigi tra Angela Merkel e Barak Obama al suono di “un paese amico non controlla gli alleati”. E, ancora, non viene spiegato come sia possibile che informazioni di tale delicatezza siano gestite da personale esterno – Snowden -, da società di consulenza che lavorano per la Central Intelligence Agency o per la National Security Agency.
    Tecnica semplice, recitazione non (né a caso) da “studios” americani, sceneggiatura (cui ha contribuito Stone stesso) e dialoghi ineccepibili: Joseph Gordon-Levitt interpreta bene la freddezza di Snowden di fronte a situazioni che distruggerebbero chiunque.
    Anche lo spettatore se per un attimo pensasse di vivere una vicenda simile.
    Un film da vedere, poi vedere e rivedere ancora per comprendere quanto la “Democrazia” non sia qualcosa di scontato e come i suoi nemici si annidino al suo interno.
    E per prendere definitivamente atto che gli Usa non sono la versione su una Jeep anni ’40 del Cavaliere Bianco né il protettore disinteressato dall’enorme mantello.
    Sempre conservando le proprie idee politiche.

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