FILM IN DVD: “Aquarius”, di Kleber Mendonça Filho

Pubblicato il 9 Novembre 2017 in Humaniter Cinema
Aquarius

sceneggiatura Kleber Mendonça Filho cast Sonia Braga (Clara Amorim De Melo) Humberto Carrão (Diego Bonfin) Irandhir Santos (Roberval) Maeve Jinkings (Ana Paula) Pedro Queiroz (Tomás) Julia Bernat (Julia) Bárbara Colen (Clara giovane) Carla Ribas (Cleide) Zoraide Coleto (Ladjane) Germano Melo (Martin) Daniel Porpino (Adalberto e Rodrigo) genere drammatico durata 140 min

 

Più che un film, un ottovolante, una giostra di montagne russe. Nel senso che il narrato e la messinscena presentano continui alti e bassi che rischiano di far venire la nausea. Non da sindrome di Stendhal, ma vertigini per lo sconcerto. Cerchiamo di spiegare. Si comincia con un flashback sugli anni ’80, che contiene a sua volta diversi flashback, del tutto ridondante rispetto alla storia. Un’introduzione che non introduce a nulla. La storia di oggi poi, è banalissima: donna Clara, anziana e pimpante signora agiata, vive nell’unico appartamento ancora occupato di una vecchia casa sul lungomare Boa Viagem di Recife (Brasile), circondata da scintillanti grattacieli-ghetto-per-ricchi. Lei e la sua abitazione sono perciò nel mirino dei soliti pescecani, proprietari del resto del palazzo, intenzionati a farla sloggiare con ogni mezzo per dare il via alla speculazione edilizia. La storia si dipana dunque sul doppio binario della lotta di donna Clara per resistere agli assalti di Fort Apache e della sua vita quotidiana fatta di nuotate, serate con le amiche, qualche amore rubato e i rapporti con i figli ormai lontani. Sul filo della memoria di un passato glorioso come scrittrice e saggista di critica musicale compendiata da un’enormità di dischi (dal vinile in su, fino alle ultime diavolerie digitali) le cui canzoni fanno da colonna sonora del film. E qui torniamo all’ottovolante. Dopo l’inutile prologo si scende ancora più in basso con la serata tra amiche carampan-club al “Club Das Pas” con corollario di fugace flirt abortito sull’auto, come per una coppia di ragazzini. Va bene tutto, incluso l’amore senile, ma che non si possa fare altro, tra donne, che parlare di uomini (e viceversa, beninteso) finisce con l’essere stucchevole. La risalita è però in arrivo con la bella scena tra Clara e i figli che oscilla tra il tema della casa (e la principesca offerta economica degli speculatori) e le più interiori problematiche affettive tra genitori e prole. Un bel frammento di vita, difficile da realizzare al cinema, riuscito in pieno. La “picchiata” però è dietro l’angolo, con l’inutile (e sbrigativa) scena dello gigolò, per impennarsi di nuovo a stretto giro con la sequenza a casa della fedele domestica Ladjane, nella parte povera del lungomare. E qui sta il punto irrisolto dell’intero film: il tema, accennato più volte, ma mai affrontato direttamente, è infatti la “questione sociale” del Brasile, paese diviso tra un élite di ricchi sempre più ricchi e una maggioranza di poveri sempre più poveri. Con il solco che li divide sempre più divaricato. E invece, purtroppo, il regista dal nome d’uno pneumatico, la risolve con una banalissima battuta: “I ricchi si approfittano dei poveri e i poveri rubano ai ricchi. Si sentono in diritto. È un giro vizioso”. Ultima nota, il cast. Per chi ha una certa età, Sonia Braga resta un sex symbol degli anni ’70. Rivederla invecchiata, raggrinzita, ritinta e anche un po’ sciupatina (sia pure per ragioni di copione) può solo fare piacere: segno che il tempo passa per tutti. Riscoprirla grandissima attrice, in grado di “mangiarsi” tutti gli altri pur bravi comprimari, fa un piacere ancora più grande.

 

E allora perché vederlo?

Per Sonia Braga e la colonna sonora, colorata di verdeoro.

 

One thought on “FILM IN DVD: “Aquarius”, di Kleber Mendonça Filho

  1. Due ore e venti minuti.
    Bravo il regista Kleber Mendonça Filho nel dare “vedibilità” a un film di due ore e venti minuti, meno bravo ad aver creato un film inutilmente lungo.
    Ritmi dilatati, a volte inspiegabilmente, e andirivieni nel tempo. Tempo delle persone, tempo dei ricordi di Sonia Braga-Clara, tempo degli oggetti (il ricorrente comò, simbolo della liberazione sessuale portata dalla generazione etica della zia settantenne, i dischi di vinile, che se piacciono alla generazione estetica della figlia sono “vintage” altrimenti solamente “vecchi”) e tempo della vita, una vita intrinsecamente sociale e fisicamente intrecciata con case e cose.
    L’essere umano è socialmente determinato: poco importa che Sonia Braga-Clara possegga altri cinque appartamenti, lei è decisa a rimanere nello spazio-tempo dei ricordi. Più un Macchiavelli che un Don Chisciotte della Mancia, subisce un cancro all’inizio e ne “regala” un altro alla fine.
    Kleber Mendonça Filho non sceglie: usa alcuni piani sequenza, ma non ne fa un tratto che attraversa il film, usa panorami metropolitani che affliggono piccole case rimaste (l’Aquarius di Clara), ma lo fa scollegato dal tempo e senza approfondire le distanze sociali, usa alcune metafore (il bagno di Clara in un mare pieno di squali) senza rimandi alla vita reale (lo squalo dalle maniere cortesi Humberto Carrão-Diego). Né approfondisce la piccolezza dell’uomo (inteso nello stretto senso del termine) nella sua umiliante incapacità di avere un rapporto con una Clara cui è stato asportato un seno, né la ragione per cui una figlia sia ossessionata da uno spazio (l’appartamento) e la ragazza del nipote si leghi alla storia di una famiglia (di Clara) non propria.
    Due ore e venti minuti: per un film monco.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.