Coronavirus: un fondo Cariplo per le comunità in difficoltà

Pubblicato il 25 Marzo 2020 in Ideas

Il Consiglio di Amministrazione di Fondazione Cariplo ha approvato la costituzione di un fondo di 2 milioni di euro per mitigare gli effetti indesiderati nei confronti degli enti non profit, causati dalle misure di contenimento del COVID-19.
In queste settimane infatti, molti enti non profit hanno fatto fronte alla situazione emergenziale facendosi carico di servizi straordinari, altri stanno patendo le conseguenze economiche dovute alle misure prudenziali ed urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica messe in atto dallo Stato e dalle regioni. In prima battuta il fondo servirà a sostenere gli enti non profit nell’attivare/potenziare le risposte straordinarie per le persone in difficoltà, e per i contraccolpi economici legati ai mancati introiti.

“Al fianco delle imprese in difficoltà in questo periodo, ci sono anche moltissime realtà non profit e organizzazioni di volontariato che stanno vivendo gravi disagi. Quello che ci sembra assolutamente urgente – ha detto Giovanni Fosti, presidente di Fondazione Cariplo – è aggregare risorse e promuovere attenzione nei confronti di quelle organizzazioni, associazioni ed enti che forniscono servizi alle famiglie o contribuiscono in modo fondamentale nella gestione dei luoghi di cultura, come teatri o musei. Il fondo approvato dal nostro Cda è una prima iniziativa aperta alla partecipazione di altri soggetti: si tratta di un punto di partenza su cui far convergere anche le risorse di chi vorrà unirsi a noi, collaborando con le istituzioni e le fondazioni di comunità”.
Fondazione Cariplo interverrà in collaborazione con le Fondazioni di comunità, enti che per la loro vicinanza con il territorio sanno meglio intercettare bisogni e soluzioni delle comunità e che nei vent’anni dalla loro nascita si sono dimostrate capaci di promuovere la cultura del dono, della partecipazione e della solidarietà. Le fondazioni di comunità si stanno già organizzando in tal senso. Alcune di loro, in particolare quelle di Lodi e di Bergamo hanno annunciato a loro volta l’avvio di iniziative e di fondi speciali a cui Fondazione Cariplo darà il proprio apporto.

Ad essere particolarmente in difficoltà sono gli Enti del Terzo Settore che gestiscono servizi e attività interessate dai provvedimenti presi in questi giorni a tutela della salute pubblica come i servizi non residenziali a supporto delle famiglie (asili nido, scuole materne, centri per anziani e per altre tipologie di fragilità) e moltissime attività culturali e di socializzazione. Ad oggi non è possibile quantificare con precisione l’effettivo impatto su queste realtà, ma alla luce di alcune stime diffuse in questi giorni sarà comunque molto pesante. Per questo Fondazione Cariplo ha stanziato risorse per sostenere innanzitutto iniziative emergenziali che sostengano e potenzino l’attivazione di servizi di prossimità a supporto della domiciliarità “forzata” di persone fragili. Successivamente, chiarito meglio in ventaglio di interventi governativi e regionali adottati, sarà importante focalizzare le risorse su interventi che mitighino gli effetti economici della chiusura delle attività e il rischio, in particolare per il settore culturale, che queste settimane di emergenza producano strascichi di medio periodo sulla predisposizione dei cittadini alla fruizione delle opportunità culturali e di socializzazione del territorio, riattivando iniziative di socialità a base comunitaria e sostengano il rilancio delle iniziative culturali non appena l’emergenza finirà.

Le risorse messe a disposizione da Fondazione Cariplo saranno rivolte in via prioritaria, ma non esclusiva ai territori maggiormente colpiti dalle misure precauzionali attivate. I danni collaterali prodotti dal Coronavirus e dalle necessarie misure di contenimento adottate sono molteplici. Qui di seguito ne citiamo alcuni indicate dagli Enti del Terzo settore direttamente coinvolti:

  • l’esigenza di rispondere ai bisogni di cura di alcune categorie particolarmente fragili, che si sono trovate senza supporto a causa della chiusura dei servizi ordinari, ha determinato un innalzamento dei costi del servizio per i quali non è prevista nessuna copertura economica;
  • la chiusura dei servizi diurni, in particolare per quelli a gestione diretta o in convenzione con l’ente pubblico con forme contrattuali che prevedono il pagamento a prestazione e non a forfait, ha generato una riduzione delle entrate a sostanziale parità di costi e sta quindi causando una sofferenza economica delle organizzazioni, oltre ovviamente a un problema della gestione del carico di cura da parte delle famiglie;
  • la chiusura delle attività culturali, oltre ai problemi legati ai mancati introiti di queste settimane a fronte di costi non comprimibili, causerà difficoltà organizzative legate alla ricalendarizzazione degli eventi, ai rimborsi di biglietti già pagati, o a eventuali extra-costi (si pensi al prolungamento dei tempi di apertura delle mostre per far fronte alle prenotazioni già accolte);
  • in certe aree, le cooperative sociali di tipo B hanno dovuto bloccare la produzione e potrebbero non riuscire a rispettare le scadenze delle commesse: problema particolarmente significativo per commesse non procrastinabili (ad esempio la produzione di prodotti pasquali).

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