LE RIFLESSIONI DI GINO, UNO DI NOI: “Venditori si nasce o si diventa? ” (31)

Pubblicato il 15 Agosto 2021 in Letture Ideas

Ricevo la telefonata di un partecipante al corso Nestore, di cui mi ero davvero dimenticato, Eusebio. Lina è di fronte a me. Un chiacchierone, una esondazione continua di parole, parole….

Il pregresso. Ci siamo visti di nuovo in occasione del ritrovo del gruppo organizzato dall’Associazione. La sua esistenza è cambiata: per una vita addetto alla biglietteria alle Ferrovie a Lambrate (una gioia per lui che viene da Piacenza… e che lì non lo hanno mai voluto…), ora venditore. Mi ha incuriosito. Ci siamo incontrati qualche giorno dopo, un gelato al parco, con vista sugli extracomunitari che passavano il pomeriggio distesi sull’erba a decidere che cosa fare durante la giornata.

Lui era ovviamente contento di raccontarmi la sua storia (e del gelato offerto: ma la gentilezza ha sempre da essere la mia?), e non ha lesinato particolari e tempo. Un monologo in piena regola, lungo (e un po’ pesantino) quanto un’opera di Wagner.

Provo a sintetizzare. Andato in pensione, partecipa anche lui al corso. Resta galvanizzato dall’idea di bruciare le pantofole e divertirsi “facendo qualcosa”. E, aggiungo io, di sopportare la moglie a casa (che descrive come un monarca teocratico che tutto dispone, anche le cose più banali). Si sarebbe sentito soffocato, insomma.

Per caso incrocia una sua ex collega, che con il pre-pensionamento ha pensato bene di trovarsi un altro lavoro, dedicandosi alla vendita porta a porta di prodotti a base di aloe vera.

“Sai Gino, quando viene a parlare dei suoi prodotti ho una folgorazione: son prodotti legati al benessere. Io gli anni li porto molto bene,  potrei venderli anch’io, collegando il mio aspetto ancora un po’ giovanile con il consumo dei prodotti di aloe. E proporli a vecchiette, ad anziani, pensionati. I prezzi non sono deliranti. E poi ci si guadagna pure. Cosa volere di più? Sfrutto il passaparola. Non sono un ‘venditore’ Folletto, gli faccio qualche sconto, qualche complimento. Pensa che quando vado a trovarle la seconda volta son sistemate bene, truccate come se dovessero andare a teatro. E alla terza c’è anche l’amica”.

“Ma i mariti non li incroci mai?”

“No, perché li cacciano fuori casa con la scusa di un meeting tutto di donne. Ne so qualcosa anch’io.”

“E funziona sempre così bene?”.

“Beh, i prodotti sono buoni, c’è di tutto: dai detersivi alle marmellate, ai trucchi, alle bevande, al beverone, allo spurga intestini…qualcosa da piazzare c’è sempre. Poi l’impegno economico è 10/20 euro. Robetta. Oltretutto il campionario sta tutto in una borsa, posso girare la città con i mezzi”.

“Sei contento insomma..”

“Contentissimo, ho tutte le giornate impegnate, la moglie concentrata nella sua occupazione preferita che è restare blindata in casa fra televisore, pisolini e piccolo giardinaggio. E poi… non lo dici a nessuno?”

“A chi dovrei dirlo, scusa? Comunque non sei obbligato alla confidenza”.

“Ci sono un paio di separate ancora meglio conservate di me… la cosa è nata per scherzo, e poi…”

“E poi? Non capisco, scusa la mia ingenuità”.

“Ho il mio appuntamento settimanale, niente di sentimentalmente impegnativo, ci mancherebbe altro a questa età! Una tazza di tè, una fetta di torta fatta in casa e poi… si consumano le calorie. Mi capisci?”

“…Credo di si….”

“Gino, mia moglie non vuole più. Scatta via ogni volta che cerco di essere tenero con lei. Dice che a questa età è solo qualcosa di ridicolo. Neanche se cercassi di violentarla. Io ho ancora voglia di vivere quelle emozioni, Gino, ho voglia. Chi l’ha detto che a questa età non si fa più?”.

“Hai detto due?”

“Si, due perle di donne, una mora ed una bionda. Anche se con la tintura mi piacciono lo stesso.”

“E tua moglie?”

“Una volta che mi vede fuori ed impegnato è felice. Si può fare tutte le ronfate che desidera”.

“Non è che anche lei…..”

“Ma va! Figurati. Al massimo parla col basilico e l’origano. Non mi ricordo neanche più come è fatta!

Gino, volevo farti una proposta: tu sei un maestro nella relazione. Hai tatto da vendere. Se ci mettiamo insieme potremmo fare dei bei soldi. E magari…”

“Non è pane per i miei denti, Eusebio. Sono orientato ad altre cose” gli rispondo.

“Pensaci un momento Gino. Fra qualche giorno ti richiamo”.

Ed ecco arrivata la telefonata. Gli parlo in modo un po’ criptico, per attirare al massimo l’attenzione di Lina, che non sa niente. Fingo di chiedergli ancora qualche giorno di tempo. Acconsente.

Chiudo la chiamata e Lina comincia le sue manovre. Le spiego di questo conoscente che vende prodotti per la casa a coetanee con successo commerciale trattandosi di persona brillante e di bell’aspetto. Vuole che vada a lavorare con lui. Lina, che in quanto a gelosia ne ha tanta quanto è brava a tenerla sotto controllo, capisce al volo.

“E tu vuoi dirgli di sì?”

Continuo la finzione.

“Certo, mi sembra una cosa divertente, poi se si tratta di portare a casa qualche soldino… Viene fuori un viaggetto in più. E’ qualcosa di nuovo, di diverso. Conosci gente nuova, magari finalmente (e calco la voce sul “finalmente”) simpatica. Sai, questo pensionamento cominciava ad annoiarmi un po’”.

“E perché hai preso tempo?”

“Mi spiaceva parlartene a cose fatte.”

“Già, ma che differenza fa se la decisione è già presa? E così vai a fare il venditore alle pensionate impenitenti….”

Il muro di contenimento della gelosia presenta le prime crepe. E’ adorabile, mi prende sempre sul serio. Insinua: “E i tuoi bei discorsi sul volontariato?”

“Certo, non ho detto che lo interrompo… magari ridurrò un po’ l’impegno”.

“E io?”

“Non capisco Lina: che cosa vuoi dire?”

“Questo rimette molto in discussione il nostro rapporto, o no?”

“Avrei forse dovuto chiederti il permesso per fare una cosa del genere?”

“No, no. Per carità. Visto che il pensionamento ti annoia… quindi anch’io, immagino sono della partita.”

La voce è diversa. La gelosia sta facendo effetto.

val di Rabbi-“Sai Lina, non ho ancora digerito quel che è successo in montagna. Sono tornato molto deluso. Un’amica così maleducata, e tu che l’hai lasciata fare. Anzi, con i tuoi silenzi di fatto l’hai appoggiata. E poi mi vieni a dire che sei la mia asola….”

“Ma questo che c’entra?”

“È parte di quello che sta dietro la mia noia”.

“Forse ho sbagliato.”

“Il forse è di troppo, e fuori tempo l’ammissione.”

“Deluso?”

“Tu che dici?”.

Si accarezza i capelli. Con lo sguardo sembra cercare qualcosa che improvvisamente è sparito. Lascio calare una lunghissima pausa. Meglio terminare il gioco.

“Lina: secondo te io ho detto di si a quell’Eusebio?”

“Non so… è quello che mi hai detto.”

“Ti ripropongo la domanda: secondo te potrei fare una cosa del genere?”

“Per come ti conosco, direi di no!”

“E allora? Non prendermi sempre così sul serio Lina! Non andrei mai a imbarcarmi su una cosa del genere. Quel tempo preferisco spenderlo con te, lo sai. Ma su un punto sono invece serio: quel che è accaduto con la tua amica. In quella occasione mi hai abbandonato in suo favore. Hai lasciato che la sua stupidità si prendesse gioco di me. Non sto aspettando le tue scuse. Ma ti chiedo la prossima volta di porre più attenzione. Perché la mia reazione potrebbe essere diversa.”

Mi guarda, mi prende la mano.

“Hai ragione Gino. Hai ragione. Era una delle mie migliori amiche. Mi aspettavo da lei un passo verso di te. E non sollecitato da me. Per questo non ho fatto nulla. Ma mi sono sbagliata. Ed ora non ho più voglia di vederla.”

“Purtroppo il tuo silenzio in qualche modo ha confermato il suo comportamento. Ed io mi sono sentito ferito. Spero non ci sia una prossima volta”.

Abbiamo chiuso così. Alla sera ho richiamato Eusebio, dicendogli chiaramente “grazie, ma non mi interessa”. Al dissolversi delle ultime ore del giorno, davanti alla mia tazza di tisana della notte, ho ripensato un’ultima volta al comportamento di Lina. E sono arrivato a questa considerazione: nelle intenzioni tutti siamo bravi ad amare. Le circostanze sono tranelli continui, in cui si può cascare anche senza volerlo. E il perdono nasce dalla consapevolezza di ciò. Che l’intenzione sia oltre il singolo gesto. Ma se l’intenzione in realtà è solo una bugia, il perdono non esiste più.

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