LE RIFLESSIONI DI GINO, UNO DI NOI: “Osvaldo” (22)

Pubblicato il 11 Agosto 2021 in Letture Ideas
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Non me lo aspettavo. Dopo Parco Solari, ci sarà un altro incontro con Osvaldo e moglie. Lina ha scoperto che abita nei paraggi, se lo è ritrovato più volte nel supermercato di via Foppa. E’ scappato un invito a San Pellegrino Terme, dove hanno la casetta. Non faccio i salti di gioia. Lei non ha saputo dire di no. Lina temeva da parte mia qualche reazione scomposta: in definitiva era un suo ex. Il suo stupore per la mia “indifferenza” ha sollevato fra noi un “quasi” bisticcio. Scena, la pizzeria sotto casa sua.

“Sai Gino – lei mi dice – al momento gli ho risposto di si, poi…mi sono pentita. Perché io nei tuoi panni non avrei gradito. Assolutamente. Io da una tua ex non ti avrei mai accompagnato! Non voglio andare a S. Pellegrino, bisogna trovare una robusta scusa”.

“Non so, Lina, hai fatto tutto tu … io non ho preclusioni per questo incontro. Posso dirti solo che di pelle non mi è risultato particolarmente simpatico. Però c’è un passato al quale io sono del tutto estraneo, è tuo ed è suo. Un passato che non ha lasciato dietro di sé incomprensioni o tensioni, mi sembra. Perché ci dovrebbe essere totale chiusura o rimozione? E’ qualcosa che riguarda te, non me. Chi sono io per interferire in questa sfera? Di che cosa dovrei preoccuparmi? Entrambi avete fatto scelte diverse, vi siete separati. Certamente le esperienze positive (come quelle sofferenti) legano fra loro le persone, al di là di tempo e distanze, e credo che questo vada rispettato. A meno che…”

“A meno che…?”

“Mah, qualche nostalgia per dei momenti passati, emotivamente coinvolgenti…. Ma non lo credo. Non credo che tu mi stia nascondendo qualcosa. Oppure …”

“Oppure?”

Sorrido, le verso l’ultimo sorso di Coca Cola che lei adora nel bicchiere, e con un tono laconico: “forse mi vorresti più geloso… Forse ti spiace che non lo sia. Abbiamo costruito il nostro rapporto giorno per giorno, abbiamo reciprocamente accettato di avvicinarci l’un l’altro con delicatezza. E ci stiamo riuscendo. Questo costante convergere l’uno verso l’altro mi riempie, mi dà fiducia, non so assolutamente che cosa sia la “stanchezza” accanto a te. Perché dovrei essere geloso?”

Con calma prendo il menu, voglio un gelato. E mentre scruto la lista, mi scappa la battuta: “ma dalle chiacchierate al super, volevo chiederti, hai avuto sentore che fra lui e sua moglie…”

“Dove vuoi arrivare?”

“Da nessuna parte, sto cercando di comprendere quel che mi hai detto. Io prendo una coppetta di panna montata e amarene. Prendi anche tu un gelato?”

“Ti ho detto che non voglio andare”.

“In questo momento ti da più fastidio il pensiero di andare a S. Pellegrino o la mia reazione “indifferente” diciamo così?”.

“Non so, forse ambedue”.

spesa“Propendo per la seconda, ma potrei sbagliarmi. Non so, ma leggo nei tuoi occhi una sorta di delusione dopo quel che ti ho detto. Ho la fortuna di essere accanto a una persona che non riesce a nascondere i suoi stati d’animo. Tanta fatica risparmiata, sai? Non credo che sia lo stesso per te. Ma sto migliorando, grazie a te”.

“Se preferisci andarci senza di me, fai pure. Magari la mia presenza ti può creare imbarazzo. Ma dire di no, così …”.

Pausa. Arriva la coppa. Enorme. Un cucchiaino microscopico. Ci metterò una vita a mangiarlo.

“Ma Gino, che cosa stai dicendo!”.

“Come ti ho detto sono cose tue, non mie. Non voglio interferire. Ma c’è qualcosa che non mi hai detto delle vostre chiacchierate al super? Vuoi assaggiare?”.

E’ leggermente nervosa. Taccio. Mi concedo tutto alla panna montata. Lei mi guarda, sorpresa. Non capisce il mio silenzioso lavorare serrato di cucchiaio.

“Gino…”

“Si? E’ proprio buono, sai. Assaggia ….e le allungo il cucchiaino. Cerco di farlo con grande delicatezza. La guardo negli occhi. Si lascia imboccare”.

“Lasci le mie domande senza risposte? Ti sto creando qualche imbarazzo?”.

Mi fissa: mi viene spontaneo allungarle un altro cucchiaino. Con grande delicatezza. E non rifiuta.

“Gino, io e lui anni fa stavamo per sposarci ….lui è stato per me la storia più importante”.

“E’ questo quel che mi dovevi dire?”

“Si. Questo”.

Mi fermo un attimo e la guardo: mi scruta, forse cercando nel mio viso qualche conferma. Cerco l’impassibilità

“Vuoi sapere che cosa è successo?”.

“Se hai voglia di raccontarlo, procedi. Ma non muoio dalla curiosità di saperlo. Ti chiedo solo se quel passato è realmente passato, o in te in qualche modo sta interferendo con il tuo presente. Solo questo”.

“No, assolutamente no. Ero solo preoccupata che questa cosa potesse creare qualche imbarazzo fra noi”.

Deposito il cucchiaino dopo l’ultimo boccone. Lina è come bloccata, mi sfugge cosa stia pensando.

“Lina, credo di averti risposto. Nessun imbarazzo. Ma ti ringrazio per la tua preoccupazione. Una delicatezza che a quel signore assolutamente manca2.

Usciamo. E’ silenziosa.

Le dico: “posso chiederti una cosa: mi vorresti un po’ più geloso, vero?”

“.. si…2

“Preparati: ti deluderò. Anche recitandolo non sarei convincente. Niente S. Pellegrino allora?”.

“Avrò un febbrone da cavallo!”

E’ fatta così. Credo che toccherà a me andare a fare la spesa.

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