LE RIFLESSIONI DI GINO, UNO DI NOI: “Sani e salvi alla meta. Stanchi, ma felici” (9)

Pubblicato il 4 Agosto 2021 in Letture Ideas
20 massime età che avanza

Siamo all’ultimo atto, il decimo incontro. E’ il momento del commiato, del “rompete le righe”. “Che cosa accadrà oggi?” mi sono chiesto: sarà un incontro dedicato agli ultimi “consigli”, alla condivisione spicciola di quei “segreti” capaci di garantire un progetto ben fatto, oppure sarà introdotta una qualche forma di bilancio, dove ognuno di noi avrà un tempo per dire “che cosa si porta a casa”?

Ritroviamo il docente che aveva partecipato al primo incontro, che aveva delineato per noi il percorso, sollecitato l’impegno, alimentato le nostre speranze. Ci ha salutati, e dopo una lunga pausa, guardandoci negli occhi a uno a uno, ha esordito con un “vi trovo cambiati”. Si, è vero, credo che siamo cambiati, chi più chi meno. Le paure e le ansie in alcuni sono state paratie molto performanti. In altri il cuore è stato buttato fin troppo oltre l’ostacolo e stazionano nella fase dello stordimento e della confusione. Altri ancora come me, sintonizzando il proprio viaggio interno con i ritmi proposti dal percorso, hanno saputo arrivare fin qui “sani e salvi”, mi verrebbe da dire “stanchi, ma felici”.

Nessun spazio a complimenti o a “celebrazioni dell’evento”.  Nessun spot pubblicitario: solo la voglia di condividere il mio bilancio, legato ad una esperienza che ha cambiato (sta cambiando) la mia vita, e mi ha aiutato a “conoscere” veramente Gino. Vorrei dedicare queste riflessioni a tutti coloro che sono dentro la transizione e si sentono disorientati, tristi, derubati di un quotidiano che “era” la loro vita. E ora non c’è più. La nostalgia è una dolce, dolcissima droga, che ci allontana dall’unica risorsa che può aiutarci a stare meglio: noi stessi.

Nel mio bilancio metto prima di tutto il mio passaggio dalla incredulità, dallo scetticismo spinto alla piena accettazione del “progetto di vita”. Credo di appartenere a una generazione che ha vissuto all’insegna del “caso”, che ha lasciato che la sua vita scivolasse fra opportunità che venivano scelte quando apparivano sulla scena, ma non cercate o costruite. Credo di aver vissuto in un mondo che non mi chiedeva o cercava di non farmi scegliere, ma mi anticipava su quel che mi serviva o non mi serviva. Penso di aver vissuto credendo di essere felice, convinto che questo stato semplicemente coincidesse con la mancanza di preoccupazioni (lo “stare tranquillo”..). Ho aderito inconsapevolmente, senza rendermene troppo conto perché facilmente sedotto, a stili di vita confezionati da altri. Ho vissuto insomma per tanti anni con un “Gino” che non sapeva quello che realmente voleva, che accettava (per abitudine) quello che volevano gli altri (la società, il lavoro, gli amici…). Questa è la prima lezione che mi porto dentro: la fatica di scoprire ciò.

 

La seconda lezione che credo di aver appreso è che la nostra storia non la costruiamo da soli, ma nell’incontro con altri soggetti che ci tramandano pensieri, valori diversi. Ed è nel confronto con la diversità che si cresce, si costruisce, si contribuisce a dare senso alla nostra vita. Non viviamo “separati” uno dall’altro. Qualunque decisione prendiamo sulla nostra vita ha un impatto sulle vite degli altri. E quindi ogni progetto non nasce solo per noi stessi, ma anche “per gli altri”. L’orizzonte del volontariato è un orizzonte da considerare, un veicolo straordinario per dare “ossigeno” al nostro senso di solidarietà.

La terza lezione è “non lasciarsi andare”, non annichilirsi sul pensiero della “scoperta tardiva”. Aiuta soltanto a farsi del male. Progettare invece muove la speranza, la voglia di un tempo diverso, nuovo. Il passato è scritto, bruciato, consumato. Il futuro ha le sue fondamenta nel presente, il futuro può rendere il presente attraente il vivere se colto e pensato come un condensato di quel che vogliamo realizzare.

Ritorno alla frase “non è mai troppo tardi”: l’esistenza è il rinnovarsi continuo di una possibilità nuova. Desidero tanto che questa fase della mia vita sia dedicata attraverso l’impegno con il teatro a diffondere questo pensiero. Soprattutto in questo tempo, che tutti viviamo di grande sbandamento e incapace di generare nuove speranze.

Non sono parole a caso le mie: sanno di tempesta, di acqua e di sole. Ora mi sento attaccato alla vita, e in questa svolta vorrei anche…beh, veramente non ho scritto tutto nella puntata precedente…c’è una cosa molto personale, che ho voluto condividere solo con il mio gruppo, e che è nata proprio dentro al gruppo…..non è mai troppo tardi dicevo due puntate fa….Si, ora la vita mi sorride, come non mai.

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