LE RIFLESSIONI DI GINO, UNO DI NOI: “Eusebio e Matilde” (36)

Pubblicato il 18 Agosto 2021 in Letture Ideas

Lina oggi è spumeggiante. Incontenibile. Le parlo delle peripezie di Eusebio, e ride divertita. Quattro settimane di azione dissuasiva (miracolosamente) sono bastate per far desistere le due donne dai loro propositi. E lui si è liberato del problema. Ed io di lui.

Speravo, ma non è così. Ricevo una mail dove lamenta tutto il suo malessere con la moglie. E vuole ancora coinvolgermi. Non ha capito proprio nulla. Sono da capo.

Lina sfodera una idea da Oscar. “Se proprio vuoi liberartene, perché non gli fai conoscere Matilde?” Lì per lì la immagino solo una battuta, ma Lina insiste. “Gli parli di questa mia amica che potrebbe rappresentare per lui la chiave di ogni sua soluzione. In fondo ti costa solo una pizza. Poi ci sono anch’io..”

Mi sembra una mossa promettente. Sono sicuro della delusione che riuscirò a calare su di me, Matilde è una sicurezza. Lo chiamo, naturalmente beve tutto come la birra di Lambrate, e ce lo ritroviamo nella pizzeria sottocasa di Lina due giorni dopo.

Davanti a una pizza con le polpette (specialità egiziana che aborrisco, ma che per Eusebio è perfetta), si lascia andare ai suoi mal di pancia con la moglie. Lo sguardo di Lina è di partecipazione.

“Gino, io sto male. Ogni cosa che faccio non va bene. Qualunque cosa faccio non va bene. Mi considera inconcludente. Ci manca solo che mi dia del fallito. Brontola, brontola sempre, è irascibile per piccole sciocchezze. Mi tratta come un handicappato. E se provo a ragionare con lei, la sua reazione sai qual è? Taci, taci, non sopporto le tue parole!”

Lina: “Ma raccontata così è una situazione esasperante, troppo esasperante. Stai parlando di un rapporto irrecuperabile. Tossico. Tu stai male. Probabilmente lei ha questo comportamento rancoroso perché non sa che cosa farsene di questa relazione. Non c’è alternativa alla separazione”.

“Lina ha ragione, Eusebio. Continuate entrambi a sopportare una situazione in cui nessuno dei due ci crede più. Perché non pensi alla separazione?”

Eusebio a quella parola non trattiene una smorfia. Resta con le polpette in bocca, le guance gonfie. Sembra un bulldog bastonato. Lina non gli lascia parola e prepara l’affondo.

“A meno che….”

Eusebio alza la testa e fissa Lina incuriosito.

“Evidentemente la separazione non è fra le tue opzioni. Avrai le tue ragioni. Non resta che un’altra possibilità, una persona che ti aiuti a ricomporre il tuo rapporto. Che ne pensi Eusebio?”

Deglutisce l’ultima polpetta rapidamente insieme all’ultimo goccio di birra. Non sembra felice neanche di questa idea.

“Mah, se dite che il rapporto ormai è più che logorato, che senso ha tentare il recupero?

“Certo Eusebio, ma se tu escludi la separazione, quale terza ipotesi vuoi immaginare? Ancora buttarti su relazioni parallele? E’ questo quello che vuoi?”

La voce di Lina si fa più incisiva e puntuta di domanda in domanda. Recita perfetta.

“No, no, non stavo pensando a quello…” E mentre lo dice gioca nervosamente con il tovagliolo di carta. Era quello che pensava.

“L’idea di Lina è l’unica praticabile, Eusebio. Sei qui perché vuoi risolvere il tuo malessere, non è così?”

“Sì, sì, così non riesco più a vivere…è un inferno”

“Eusebio, ho un’amica che potrebbe aiutarti. Pensaci”. Lina è arrivata al dunque. Il gioco sembra reggere. Eusebio forse immaginava discorsi diversi. Sul “pensaci” fissa prima lo sguardo sulla grande rete da pesca appesa davanti a lui. Poi passa in rassegna tutto l’ameno arredamento del locale (remi, mandolini, tamburelli, foto, per dare sapore partenopeo ad una pizzeria intitolata “Napoli”…).

Una occhiata di intesa fra me e Lina: lo lasciamo per un momento cucinare sul “pensaci”.

“Ma si tratta di una psicologa?”

“No, Eusebio, ma di una persona molto sensibile, di grande umanità, che saprà senz’altro ascoltarti, rasserenarti e aiutarti a riavvicinarti a tua moglie con i dovuti modi”.

Se potessi mi farei una gran risata. Quella donna è esattamente il contrario. Ma bisogna stare al gioco.

Con lo sguardo passa ancora in rassegna l’arredamento, respira profondo e sentenzia: “va bene”.

Eusebio è nel sacco.

“Senti Eusebio, organizziamo per questa settimana. Ti va bene per giovedì sera?”

“Sì, sì, andiamo ancora alla birreria di Lambrate, lì mi sento molto a mio agio”.

E poi io son fissato con le brioche ad Iseo…comunque tutto procede. Vedo Eusebio un po’ scosso. Forse dubbioso. Ma non voglio indagare. Fingo di alzarmi per pagare, ma mi lascio sorpassare da lui.

Ci lasciamo così, un po’ alla chetichella, con un Eusebio un po’ confuso.

Seconda parte del piano.

Lina il dì dopo telefona alla simpatica Matilde. Come se nulla fra noi fosse accaduto. Lina parla di Eusebio, le dice di un uomo un po’ in crisi, ancora di bell’aspetto, brillante, che avrebbe bisogno di distrarsi un po’, di ritrovare un po’ il sorriso. Tace totalmente sulle contorsioni matrimoniali. Le dice che lei sarebbe la persona giusta e che desidera presentarglielo. Matilde acconsente, ovvio. E anche per il giovedì.

Appuntamento alla birreria di Lambrate.

Lui arriva con un piccolo mazzo di fiori. Travestito da quarantenne. Col gel che tiene in piedi un ciuffo rachitico alla Little Tony. Pure ritoccato nel colore. Matilde, invece, uno svolazzante vestito floreale, che, antipatia a parte, le sta proprio bene.

Non mi soffermerò sui dialoghi della serata. L’obiettivo era farli incontrare, non intrattenerli. Lina sapeva che la presenza di Matilde era per me indigesta. Dopo quasi 30 minuti di navigazione fra luoghi comuni e finti stupori di piccole passioni comuni, Lina ed io ci siamo accomiatati con una scusa. In quel momento qualunque sarebbe stata accolta. Li abbiamo lasciati ai loro vacui discorsi. Ma ben avviati.

Allontanandoci, io e Lina ci siamo guardati negli occhi, e ci siamo letti nel pensiero l’un l’altro.

“E’ fatta!”

“Sì Lina, è fatta”. E ci siamo messi a parlare d’altro.

Trascorrono 10 giorni. Fra Eusebio e Matilde si compie l’epilogo. Sono bastati altri due incontri fra loro per litigare. Come da copione. Lei si è sfogata con Lina sostenendo che lui “ci ha provato” e non l’ha gradito per niente. Lui invece mi ha scritto una lunga mail, in cui il messaggio principale è “ma chi cavolo mi hai mandato?” lamentandosi di un contropelo ricevuto senza precedenti. Lui fiducioso si è aperto completamente e lei in risposta ha fatto “l’elefante in cristalleria”.

L’ultima frase della mail: “bel consiglio che mi hai dato!” è seguita dall’emoticon della faccina arrabbiata.

Non gli ho neanche risposto.  Lasciamolo addormentato nella sua adolescenza lunga 60 anni.

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