Renzi apre al dopo-Letta

Le aperture

Il Corriere della Sera: “La stretta di Renzi su Letta: ‘giochi a carte scoperte’. Il premier: bisogna fare squadra”. “Faccia a faccia alla Direzione del Pd: il 20 chiarimento decisivo. Fondi ai partiti: più limiti”. L’editoriale, firmato da Antonio Polito, è titolato: “Una staffetta verso il nulla”.

A centro pagina, con la foto-notizia del fatto di cronaca ieri alla stazione di Milano (“All’assalto (con la mannaia) in stazione”, “paura a Milano, arrestato un algerino”), c’è un articolo firmato da Enrico Letta, che spiega ai lettori: “Perché ho deciso di essere a Sochi con i nostri atleti”.

La Repubblica: “Renzi apre al dopo-Letta”, “’Decidiamo il 20 se cambiare schema’. Il premier: io non galleggio”, “Confronto tra i due leader alla Direzione Pd. Cuperlo: il governo riparta o tocca a Matteo. Presentato il progetto del nuovo Senato”. In taglio basso: “Olimpiadi, scontro Onu-Russia sui diritti gay”.

La Stampa: Governo, Renzi prende tempo”, “Il segretario: su Letta decideremo il 20. Il premier: non voglio galleggiare”.

Il Sole 24 Ore. “Draghi: tassi fermi, ma Bce in allerta”. “Francoforte lascia invariato il costo del denaro fino alla riunione di marzo: la banca vuole più certezze su crescita e rischio deflazione”. “Il presidente: se necessario pronti ad agire. Sale l’euro: positive le Borse”. Di spalla: “Sfida Renzi-Letta: ‘Gioca a carte scoperte’. Il premier: non galleggio”. A centro pagina le parole del presidente di Confindustria Squinzi al governo: “Squinzi al governo: chiediamo fatti concreti”, “il presidente di Confindustria a Letta: continueremo a sollecitare soluzioni ai problemi del Paese”.

L’Unità: “Governo, Pd fermo al bivio. Renzi: Letta giochi a carte scoperte e decida. Il premier: non galleggio. Cuperlo: o c’è il rilancio o Matteo prenda l’iniziativa. Il segretario: se volete cambiare schema di governo ditelo. Ma è rinvio”. A centro pagina: “Forza Italia, ora il nemico è Grasso. Il presidente spiega in Aula le ragioni della sua scelta: ‘Difendo la dignità di questa istituzione’. I senatori azzurri escono e chiedono le sue dimisioni”.

Il Giornale: “Renzi licenzia Letta”. “Preavviso di sfratto al governo: 15 giorni per cambiare o si vota. Gli industriali: subito i fatti o andiamo da Napolitano”.

Il Fatto: “Renzi: grillini venite a me. Europa, Alfano in lista con B.”, “Parlando all’assise del Pd e davanti a Letta, il segretario evoca la possibilità di una nuova maggioranza e lancia l’appello ai ‘prigionieri politici’ di Grillo. Berlusconi, invece, prepara un listone per Strasburgo. Col suo nome”.

A centro pagina: “Confindustria loda M5S: che bravi per quella norma su Equitalia”, “L’emendamento dei Cinque Stelle è stato decisivo per applicare lo stop delle cartelle fiscali a chi ha crediti con la Pubblica Amministrazione”.

E poi, ancora a centro pagina: “Atenei nel caos: la paura di broigli ferma 20 concorsi”, “le commissioni per la selezione dei nuovi docenti stanno verificando i risultati dopo la denuncia del ‘Fatto'”.

Pd, governo, Squinzi

L’Unità, sui lavori della Direzione del Pd di ieri, apre la sua cronaca dalla replica di Matteo Renzi: “Noi non ci siamo mai allontanati dallo schema del Governo di 18 mesi per le riforme. Se qualcuno vuole cambiare schema, se il presidente del Consiglio vuole assumersi questa responsabilità o se qualcuno nella direzione vuole proporre altre cose, possiamo parlarne il 20 febbraio”.

Sul Corriere una intervista al ministro Lupi, del Ncd, titolata: “Noi non sfiduciamo l’esecutivo ma il segretario deve metterci i suoi”. Lupi aveva dichiarato ieri: “Se si deve fare un Letta bis si faccia un Letta bis. Se bisogna coinvolgere Renzi si coinvolga Renzi. Ma non si può andare avanti così”, e la dichiarazione era stata letta come un “atto di sfiducia verso il premier”. Invece chiarisce che la sua opinione e del suo partito è che non si può “galleggiare”, “traccheggiare”.

Sul Sole 24 Ore si si sofferma sulle parole pronunciate ieri da Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, intervistato da Radio 24. “Letta si è impegnato a venire da noi portando alcune soluzioni. Senza risposte non resta che la saggezza del Capo dello Stato Napolitano”. Intanto ieri 10 associazioni industriali hanno lanciato da Firenze un “Manifesto delle città metropolitane (vero motore dello sviluppo)”, un Manifesto che esce mentre il parlamento discute di un disegno di legge, quello del Ministro Delrio, che gli industriali chiedono di correggere.

A Firenze, con Squinzi, c’era anche il sindaco e segretario Pd Renzi. I due – scrive il quotidiano di Confindustria – si sono stretti la mano e si sono dati appuntamento ai prossimi giorni, tra il 12 e il 13 febbraio a Roma. Su Letta, intervistato da Radio24, Squinzi ha detto di conoscere da tempo Letta, e di ritenere che “il suo immobilismo derivi da una situazione politico-istituzionale piuttosto confusa”.

Il Giornale titola: “Squinzi archivia già il premier. ‘Tratteremo con Napolitano’”. “Ultimatum degli industriali a Letta. ‘Ecco le nostre priorità entro il 19 febbraio, altrimenti ci rivolgeremo al Quirinale”.

Ancora su Il Giornale l’editoriale è firmato da Alessandro Sallusti, che scrive che l’ultimatum di Renzi a Letta segue di poche ore quello della Confindustria. E “mollato dal Pd renziano e mollato dagli industriali”, “Letta tenterà di tutto”, e “se tra quindici giorni gli permetteranno di andare avanti sarà solo per una sua resa incondizionata”, da “cameriere di Napolitano a Zimbello di Renzi”.

Sullo stesso quotidiano, una cronaca della riunione di ieri della Direzione Pd ricorda che una nuova riunione della Direzione del Partito Democratico è convocata per il 20, dopo la auspicata approvazione della legge elettorale “Italicum”, perché “Renzi vuol vedere cosa succede a Montecitorio sull’Italicum prima di decidere cosa fare”, e che il rinvio suona come “un ultimatum” al governo, che “coincide, -forse è un caso o forse no – con l’aut-aut dato da Confindustria a Letta”. Il quotidiano ricorda che ieri nella Direzione i “ruoli” si sono “ribaltati”, con la minoranza che “ha picchiato duro contro il governo che prima difendeva a spada tratta”, “e sollecitato Renzi a farsene carico lui”. I “lettiani di stretta osservanza” citati dal quotidiano contano su un “Napolitano ‘granitico’” nel sostegno al premier. E dicono: “Renzi non vede l’ora di andare a Palazzo Chigi ma Napolitano sa che in Europa non vogliono un interlocutore sconosciuto e senza legami. La bolla mediatica sulle riforme si sgonfierà presto, l’Italicum è a rischio costituzionale e la riforma del Senato è un pasticcio: senza un accordo con Letta Renzi è in balia di Berlusconi”, tornato su “barricate anti-istituzionali dopo l’ottima mossa di Grasso”.

La riforma del Senato e quella del titolo V sono i temi annunciati ieri da Renzi in Direzione. Il Corriere della Sera spiega che il segretario ha spiegato che sul Senato l’idea è quella di una “Camera delle Autonomie con 150 membri non elettivi e senza indennità: i 108 sindaci dei Comuni capoluogo, 21 presidenti di Regioni e 21 scelti dal Presidente della Repubblica tra esponenti della società civile. “Renzi vuole incassare ‘tutto il pacchetto delle riforme’ perché ‘limitarsi alla sola legge elettorale sarebbe una sconfitta’”. Lo stesso quotidiano scrive che questi temi sono però passati in secondo piano nel dibattito, rispetto a quelli del rapporto con il Governo.

Sul Corriere Antonio Polito spiega tuttavia che la riforma elettorale e quella del Senato marciano insieme, “simul stabunt, simul cadent”, perché la legge elettorale prevede un ballottaggio, e “non è pensabile” che se ne facciano due, uno per la Camera e uno per il Senato. Per questo Renzi non può che continuare a dialogare con Berlusconi, costruendo le riforme, e stando fuori dal governo, mentre Letta non può che continuare a governare in un esecutivo che non vede la partecipazione di Forza Italia. Per questo Letta deve davvero giocare a carte scoperte, chiedendo una fiducia al suo partito che gli ha “tolto l’ossigeno”. Solo così potrà ottenere che anche Renzi giochi a carte scoperte, dice Polito.

Il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello, intervistato da La Repubblica, commenta la proposta avanzata da Renzi sul Senato: la proposta “è troppo sbilanciata sui sindaci: è giusto che siano rappresentati ma portarne a Roma 108 quando i presidenti delle Regioni sono 21 mi sembra sbagliato. Trovo poi che il nuovo Senato dovrebbe essere il punto di raccordo tra la devoluzione verso l’Europa e quella verso le autonomie territoriali. Infine penso che dovrebbe svolgere anche un monitoraggio ex post su come funzionano le leggi”.

Anche la riunione del 20 sarà in diretta su internet, e un trafiletto del quotidiano Il Messaggero spiega che “la diretta streaming divide il partito”. Ci si riferisce a un passaggio dell’intervento di Gianni Cuperlo che, nel chiedere a Renzi di chiarire la sua posizione sul governo, ha detto: “Renzi assuma una iniziativa chiara, magari una riunione non in streaming, porti una posizione e discutiamo”.

Grasso

Il presidente ietro Grasso difende la scelta fatta sulla costituzione di parte civile del Senato nel processo sulla presunta compravendita di senatori. E lo fa in un’intervista a La Repubblica: “Ero super partes prima, lo sono ora, tutelo la dignità delle istituzioni”, sintetizza nel titolo il quotidiano. “Come presidente ho anteposto la difesa della dignità e dell’immagine dell’istituzione che rappresento. Sono convinto che questa dovrebbe essere la normalità e che non dovrebbe inficiare in alcun modo la spinta riformatrice condivisa dalle forze politiche”, dice. E spiega: “Al contrario di quanto mi viene contestato, io non ho voluto umiliare il consiglio di presidenza, piuttosto valorizzarlo, chiedendo a ciascuno le proprie argomentazioni. Non c’è stata una richiesta di parere e non si è arrivati a nessun voto. Questo era chiaro a tutti. Prima della riunione ero aperto a ogni soluzione. Ho fatto tesoro delle argomentazioni di tutti, poi ho deciso”. E poi: “la costituzione di parte civile è una facoltà. Mi sono convinto che essere presenti al processo tramite l’Avvocatura (dello Stato, ndr.), era non solo doveroso, ma necessario”, “se non ci fossimo costituiti parte civile entro l’11 febbraio non avremo più potuto farlo, ma si può revocare in ogni momento. Io non ne vedo il motivo, per me rimane ferma la necessità di seguire l’iter processuale e l’accertamento di una verità che riguarda il Senato come istituzione”.

Bce

Ieri il presidente della Banca Centrale Europea ha annunciato di aver rinviato almeno fino a marzo qualsiasi decisione sui tassi di interesse, che rimarranno a 0,25. L’inflazione nel mese di gennaio è stata dello 0,7, lontano da quel “sotto ma vicino al 2 per cento” indicato da Mario Draghi. Ieri Draghi ha detto che in Europa non c’è deflazione, ma una inflazione così bassa è comunque un fattore di rischio. Un ulteriore elemento di criticità per le economie europee è la turbolenza sui mercati emergenti, ha detto Draghi. Turbolenze “che figurano al primo posto tra i rischi al ribasso per la crescita già modesta dell’eurozona”, scrive Il Sole. Una analisi del quotidiano spiega che una parte della comunità finanziaria si aspettava una “sorpresa” che “non c’è stata. Diversi analisti avevano immaginato che la Banca centrale europea, dopo il dato sull’inflazione di gennaio, molto basso, avrebbe potuto anche tagliare i tassi, o introdurre misure alternative, in questa riunione di febbraio, e non in quella di marzo su cui si addensavano le aspettative”, ma non è stato così.

Internazionale

Il Presidente del Consiglio Letta, con una lettera al Corriere della Sera, spiega perché ha deciso di essere presente, “al fianco dei 113 atleti italiani”, alle Olimpiadi invernali di Sochi, che si aprono oggi. “Meglio non andare, qualcuno ha detto. Meglio disertare per manifestare più esplicitamente il dissenso del nostro governo – già peraltro inequivocabile – rispetto alle discriminazioni nei confronti delle persone omosessuali e alla limitazione delle libertà di espressione”. Ma, ricorda Letta, “in molti hanno preferito esserci, a partire dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che senz’altro non può essere tacciato di mollezza nella causa universale di difesa dei diritti”. E dunque “assere in Russia – da presidente del Consiglio di un Paese che storicamente tanta parte ha avuto nella costruzione della coscienza europea – significa esprimere, appunto in una dimensione pubblica, la nostra concezione di libertà, di comunità, di rispetto dell’altro. Esserci non significa dismettere ma anzi riaffermare il ruolo che l’Italia svolge, e ancor più continuerà a svolgere quando sarà alla guida dell’Europa nel prossimo semestre, per l’estensione (e certo non per un arretramento) dei diritti. Esserci, infine, vuol dire porsi in continuità con la nostra tradizione olimpica. Una tradizione fatta di presenze. Mai di diserzione”.

Sul Sole 24 Ore due pagine di approfondimento: “Sochi, dietro lo spettacolo i mali dell’economia russa”, dove si legge che questi sono “i giochi più costosi della storia”, e con una economia russa che procede a rilento: una crescita del Pil dell’1,3 per cento, il rublo in caduta del 5 per cento rispetto al dollaro. Il rischio è che i giochi, pensati per rilanciare l’economia, lascino dei profondi buchi nel bilancio pubblico.

La Repubblica intervista il leader di Syriza, Alexis Tsipras, che sarà oggi nel nostro Paese e che un gruppo di intellettuali e politici italiani (da Barbara Spinelli a Luciano Gallino) vorrebbe sostenere con una lista alle prossime elezioni europee. La sinistra europea del Gue lo ha candidato alla presidenza della Commissione europea. “La linea Merkel porta solo povertà, per batterla cerco alleati in Italia”, titola il quotidiano, riassumendo i contenuti del colloquio.

Dice il leader di Syriza: “Le politiche neoliberiste stanno disgregando la Ue. E finora conservatori e riformisti sono andati entrambi in questa direzione”, “l’establishment politico europeo sorretto da popolari e socialisti con l’austerità ha peggiorato la situazione. Per cosa, poi? Per salvare le banche che avevano titoli di Stato dei paesi altamente indebitati. Jurgen Habermas ha detto che la gestione della crisi ‘non solo non affronta le cause che l’hanno provocata, ma nasconde anche il pericolo di andare verso un’Europa tedesca’. La vedo così”. Conosce Matteo Renzi e Beppe Grilllo? “So che a Renzi sembrano andar bene gli attuali equilibri europei, mentre a Grillo sembra importare poco e basta: risposte che trovo sbagliate e inadeguate”.

Da segnalare in prima ancora su La Repubblica un intervento del filosofo tedesco Jurgen Habermas: “Un’altra Europa è possibile. Quattro mosse per costruirla”. Habermas scrive che “le attuali istituzioni europee devono essere differenziate, costituendo unna Unione dell’Euro aperta all’ingresso di altri Stati, prima di tutto la Polonia. Un’Unione con nucleo duro e periferia può affrontare meglio sia le richieste britanniche di una restituzione di sovranità, sia quelle di nuovi ingressi (per esempio della Turchia”; “il metodo intergovernativo deve essere sostituito col metodo della comunità”; “le imminenti elezioni europee offrono per la prima volta la possibilità di una politicizzazione dell’agenda. Solo candidati e liste comuni possono, oltre le frontiere nazionali, rendere riconoscibili programmi e alterative elettorali”; “le élites politiche devono rinunciare a politiche europee realizzate senza l’avallo dell’elettorato, rinunciando anche al mix populista tra attacchi continui a Bruxelles e retoriche europeiste della domenica”

In prima su La Stampa, il richiamo ad una corrispondenza da New York dove si racconta la tensione tra Washington e Mosca: “Ucraina, una gaffe da Guerra fredda”. Una telefonata della vice del segretario di Stato Usa Kerry, Victoria Nuland, è stata diffusa in forma anonima su Youtube e dopo poco è stata segnalata su Twitter da Dmitri Loskutov, assistente del premier russo. La Nuland parlava al telefono con l’ambasciatore Usa a Kiev delle possibilità di soluzione della crisi in Ucraina:”il segretario generale Onu Ban Ki Moon si sta preparando a mandare un inviato in Ucraina, che salderebbe l’accordo con la colla dell’Onu”, dice la Nuland. E l’Europa? “L’Europa si fotta”, risponde la Nuland.

Anche su La Repubblica: “La gaffe della vice di Kerry, ‘Sull’Ucraina la Ue si fotta’”, “Washington accusa Mosca: ‘Audio rubato dai servizi’”

Su La Stampa Marta Ottaviani si occupa di Turchia: “Erdogan imbavaglia il we. La censura diventa legge”, “Il governo potrà chiudere qualsiasi sito e ‘spiare’ gli utenti”. Dove si sottolinea come lo scnadalo che ha portato alel dimissioni di 10 ministri è nato sul web. Il veto del presidente Gul sulla legge aprirebbe uno scontro fra la ‘destra islamica’ del ‘filosofo’ Gulen quella legata al premier Erdogan.

Anche sul Corriere: “Se la Turchia mette il bavaglio ad Internet”, dove si ricordano le critiche ai social network fatte da Erdogan durante la rivolta di Gezi park, e si spiega che le nuove norme approvate dal Parlamento consentono alla Autorità turca per le telecomunicazioni di chiudere un sito web in poche ore senza bisogno di un mandato della magistratura.

redazione grey-panthers:
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