Rapiti 41 occidentali in Algeria

Pubblicato il 17 Gennaio 2013 in da redazione grey-panthers

Il Corriere della Sera: “Guerra in Mali, Al Qaeda attacca”, “vendetta dei terroristi per l’offensiva di Parigi. Rapiti in Algeria 41 occidentali, due uccisi”, “sostegno dell’Italia alla Francia con istruttori e aerei”. A centro pagina: “Redditometro, per le spese sospette ci sarà una franchigia di 12 mila euro”.

Il Sole 24 Ore: “Redditometro con il bonus. Scontrini, cosa conservare”, “le Entrate: ‘La ricchezza non va criminalizzata. Colpiremo evasione spudorata e finti poveri”. In taglio basso: “Corre l’export italiano extra-Ue”.

La Repubblica: “Bersani-Monti, accordo più vicino”, “incontro per un patto anti-Berlusconi. Varato il ‘redditometro leggero’”. Di spalla: “La svolta di Obama: ‘Armi d’assalto vietate, salviamo i bambini’”. In taglio basso: “Blitz della Finanza nelle sedi della Lega”.

La Stampa: “Bersani-Monti, prove di intesa”, “Parma, arrestato l’ex sindaco Vignali (Pdl): sistema di potere con soldi pubblici. Quote latte, uffici della Lega perquisiti a Milano e Torino per gli aiuti a una coop”. Sotto la testata: “Blitz di Al Qaeda in Algeria, rapiti 41 occidentali. Mali, in campo anche l’Italia”. In taglio basso: “Obama, addio alle armi con i bambini”. Il titolo si riferisce alla foto del Presidente Usa che incontra un gruppo di bambini che gli ha chiesto di fermare la violenza delle armi da fuoco.

Il Fatto: “Svolta Pd: l’amico è Monti. I nemici Ingroia e Santoro”. A centro pagina: “Lega e quote latte: puzza di tangenti. Pdl a Parma: arrestato l’ex sindaco”.

L’Unità: “Pdl e Lega umiliano l’Italia”, “quote latte: finanzieri nelle sedi del Carroccio. A Parma arrestato l’ex sindaco”. A centro pagina: “Addio alle armi d’assalto. Obama sfida le lobby”, “il Presidente chiede al Congresso più controlli su chi compra pistole. ‘Dobbiamo agire per difendere i nostri figli’”.

Il Giornale: “Ci siamo, le procure salgono in politica”, “Il centrodestra rimonta nei sondaggi e subito arriva l’aiutino delle toghe di sinistra. Il processo alla candidata Pd viene sospeso, quello al Cav no. Blitz nella sede della Lega”. (La candidata Pd cui si fa riferimento è la giornalista Rosaria Capacchione, ndr.).

Libero parla di “Colpo di mano” e titola: “Monti ci porta in guerra”, “Senza consultare il Parlamento, il governo dimissionario schiera l’Italia a fianco della Francia impantanata in Mali. Rappresaglia di Al Qaeda: rapiti 41 occidentali. Ora anche noi siamo a rischio”.

Mali-Algeria

Spiega il Corriere della Sera che sono 41 gli occidentali prigionieri dei terroristi islamici che alle quattro e mezza del mattino di ieri hanno preso d’assalto una centrale per l’estrazione del gas in Algeria, al confine con la Libia. 13 norvegesi, 7 americani, 5 giapponesi, alcuni francesi e britannici. Nell’attacco un cittadino britannico e un algerino sono rimasti uccisi.

Il Sole 24 Ore scrive che la dinamica dei fatti è ancora poco chiara: pare ci siano stati due attacchi. Uno all’alba contro un autobus che trasportava tecnici occidentali (respinto). Il secondo contro l’installazione di Amenas, giacimento di gas a 1300 chilometri a sudest di Algeri, gestito da una joint venture tra la britannica Bp, la norvegese Statoil, e l’algerina Sonatrach.

I terroristi – spiega il Corriere – chiedono il ritiro della Francia dal Mali e la liberazione di una centinaio di detenuti. L’azione degli islamisti è la risposta all’intervento francese in Mali e alla concessione fatta dall’Algeria di poter sorvolare il proprio territorio per condurre i bombardamenti nel Nord. “Apparteniamo alla brigata Khaleds Aboul Abbas di Mokhtar Belmokhtar”, ha detto uno dei terroristi, chiamando in causa uno dei capi storici di Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi) detto “il guercio” o “l’imprendibile”. E il quotidiano scrive che a Parigi il presidente francese Hollande ha tenuto un discorso incontrando la stampa, in occasione degli auguri per il nuovo anno, dando qualche informazione non ufficiale: a suo avviso i terroristi della centrale algerina non sono venuti dal Mali, ma dalla vicina Libia, ricordando che gran parte delle armi e molti uomini di Al Qaeda vengono da questo Paese, fattore destabilizzate della regione. Hollande ha poi sottolineato che non bisogna sopravvalutare la motivazione ideologica di quelli che chiama “terroristi” e non “islamisti”.

Il corrispondente de La Stampa da Parigi dà conto di questo incontro con i giornalisti di Hollande: “Altro che budino. Da quando la Francia è in guerra, Hollande è diventato di ferro. Martedì, in visita a Dubai, sembrava Bush junior: ‘Volete sapere cosa faremo dei terroristi? Li distruggeremo’. Ieri, all’Eliseo, ricevendo la stampa” per gli auguri, il presidente “ultramoderato” si è “rimesso l’elmetto”. Dunque, “scandisce il Président, la decisione ‘che ho preso io’ di intervenire in Mali era ‘necessaria’ e ‘legittima’. Necessaria perché ‘se questa scelta non fosse stata fatta oggi sarebbe troppo tardi. Il Mali sarebbe interamente conquistato e i terroristi sarebbero in una posizione di forza’. Legittima, perché si tratta di applicare una risoluzione Onu e l’intervento è approvato dalla comunità internazionale: ‘La Francia non ha alcun interesse nel Mali, non è mossa da alcun calcolo economico o politico, è al servizio, semplicemente, della pace’”. Sulla solitudine della Francia: “La Francia è stata la prima ma non è la sola, perché è sostenuta dall’Europa e appoggiata da molti Paesi”. Deluso da un aiuto che è solo verbale o al massimo logistico? No, “i nostri alleati europei fanno quello che devono fare. La missione militare Ue sarà importante per formare l’esercito del Mali, come del resto è previsto dalle risoluzioni dell’Onu”. E Roma? “Molto bene il suo sostegno. C’è la possibilità che l’Italia ci presti dei droni o altri mezzi. Vedremo”. La Germania appare fredda, chiedono. E Hollande spiega: “Questo intervento spettava alla Francia. La Germania ci sta fornendo un sostegno morale, politico e logistico. Del resto non è la Germania ad avere basi in Africa”. Poi, sull’Algeria: “Quando sono andato ad Algeri hanno insistito molto per un dialogo politico. Anche io pensavo si potesse provare, ma ho dovuto ricredermi. Quando ho visto che gli stessi con cui dovevo trattare avevano iniziato l’offensiva verso Bamako”. Anche il corrispondente de La Stampa, Mattioli, fa notare che Hollande ha usato sempre la parola “terroristi” e mai “islamisti”: “In effetti, sono dei trafficanti – ha detto Hollande. Il Mujao (uno dei tre movimenti che controllano il nord del Mali, ndr) è composto da trafficanti di droga. Adesso che siamo lì molte lingue si sciolgono e sappiamo bene come funziona il traffico, con la droga che approda in Guinea, attraversa tutta la regione, e arriva fino alla Somalia.

La Repubblica ed il Corriere della Sera danno anche conto della visita che ieri il segretario alla difesa uscente Usa Leon Panetta, già direttore della Cia, ha tenuto in Italia: “Gli Stati Uniti e l’Italia”, ha detto, “sono d’accordo sulla necessità di sconfiggere Al Qaeda nel Magherb”: “Quella del Mali non è soltanto una guerra francese, occorre uno sforzo internazionale”. Per Panetta in Mali “sono i Paesi dell’Ecowas (i Paesi dell’Africa occidentale) a dover prendere in mano la situazione”.

L’Unità intervista Romano Prodi, inviato speciale delle Nazioni Unite per il Sahel (raggiunto telefonicamente in Cina dove, secondo il quotidiano è impegnato nell’obiettivo di realizzare un Fondo globale per il Sahel). Prodi offre la sua testimonianza: “Mi trovavo a Bamako ed ero a colloquio con il Presidente maliano Traoré, quando è scattato l’attacco dei ribelli. Un attacco imprevisto e dirompente, alla luce del quale non credo che vi fossero alternative alla azione militare”. Prodi ricorda di aver avuto molti dubbi sulla guerra in Libia, ma, in questo caso, “non mi pare vi fossero altri strumenti da mettere in campo per evitare il peggio”. Poi, sulle parole dell’alto rappresentate Ue per la politica estera Ashton, che ha ringraziato la Francia precisando che Parigi dovrà fare tutto da sola perché non esiste una forza militare europea: “La signora Ashton ha fotografato la realtà, ma la realtà può essere modificata”. C’è “una volontà comune di inviare istruttori per le forze governative” nel Mali ed è “significativo che questo impegno sia condiviso anche dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel. Così non era stato per la Libia”.

Duro il commento di Libero: “Monti mette l’elmetto”, “il governo dimissionario ci fa invadere l’Africa”, “Monti vuole scimmiottare il presidente francese e ci coinvolge in una impresa ad alto rischio. Grave silenzio di Pd e Pdl”.

L’articolo (di Maria Giovanna Maglie) sottolinea che il Presidente Hollande attraversa in patria un momento di difficoltà, dopo che la Corte suprema ha stabilito l’incostituzionalità delle tasse fino al 75 per cento per i redditi oltre il milione di euro e dopo che l’estensione del matrimonio alle coppie omosessuali ha incontrato una opposizione popolare al di sopra delle aspettative: “La richiesta di aiuto di Traoré, presidente del Mali, gli è arrivata provvidenziale e, scavalcando il Parlamento, ha immediatamente deciso di assecondarla”. L’appello di Traoré – si legge ancora- “è avallato dagli accordi bilaterali franco-maliani in tema di difesa, ma non, come sostengono le autorità, dalla risoluzione Onu che autorizza il dispiegamento di una forza africana nel Paese per un periodo di un anno, e riserva all’Europa, non alla Francia, competenze esclusivamente finanziarie e logistiche”.

Infine, segnaliamo su La Repubblica il ritratto che Vincenzo Nigro fa di Ag Ghali, ex trafficante, combattente per Gheddafi, alla guida del gruppo estremista Ansar Eddine: Tuareg, protagonista negli anni 90 della lotta del suo popolo contro Bamako, si è poi convertito alla causa dell’estremismo islamico. E su La Stampa, un altro protagonista, colui nel cui nome è stato rivendicato l’assalto al campo petrolifero algerino: Mokthar Bel Mokhtar, algerino, leader salafita che vuole un Afghanistan nel deserto del Sahara, più volte erroneamente dichiarato morto. A 19 anni parte per l’Afghanistan, nel 1992 torna in Algeria arruolando volontari, dopo il golpe militare che annulla la vittoria elettorale del Fronte di salvezza islamico per formare il “Battaglione dei martiri”, la cui area di operazioni è il Sahara. Gli islamisti del Gia si convincono che è il comandante più adatto ad aprire il fronte sud contro l’esercito algerino. La tattica che adopera è allearsi con gruppi autonomisti locali – come il movimento per la liberazione dell’Awazad – e rapire stranieri per denaro.

Redditometro

Il Corriere della Sera scrive che la prima novità dal redditometro lasciata trapelare ieri dalla Agenzia per le entrate è una franchigia di 12 mila euro l’anno. Gli scostamenti tra spese e reddito dichiarato dai contribuenti, sotto questa soglia, non faranno scattare l’indagine del fisco. Ieri anche la Corte dei conti ha chiesto cautela affinché si eviti quello che ha definito “un uso disinvolto delle informazioni non verificate”. Monti ieri ha incontrato gli elettori dell’agenzia Attilio Befera, ed è probabile che il governo Monti opti per una frenata “che permetta di aggiustare il tiro”. Nella circolare che l’Agenzia diramerà verrà spiegato che l’intento degli accertamenti “non è di massa”. Ieri il vicedirettore della Agenzia delle entrate Marco di Capua ha dichiarato che il redditometro è uno strumento “utile e idoneo” per intercettare forme di evasione spudorata e finti poveri. Intanto il segretario Pdl Angelino Alfano ha chiesto il ritiro di questo strumento di accertamento che – ricorda il quotidiano – è stato messo a punto dal governo Berlusconi.

Sulla stessa pagina l’ex ministro Tremonti risponde ad un articolo del Corriere in cui si ricordava che alla base del redditometro c’era una norma risalente al maggio 2010. Si trattava – spiega Tremonti – di un aggiornamento del vecchio redditometro reso opportuno dal fatto che “il vecchio redditometro era basato su simboli di ricchezza arcaici e folkloristici, che andavano dai cavalli ai club esclusivi. In ogni caso la norma del maggio 2010 non era direttamente operativa, presupponendo per la sua efficacia uno specifico decreto attuativo”. Al governo Monti, che ha permesso con il decreto ministeriale del 24 dicembre 2012, alla vigilia di Natale, con un governo dimissionario, che il provvedimento prendesse la sua forma giuridica essenziale, Tremonti contesta: “Era così necessario? Era così urgente?”, “non mi pare”, “non c’era infatti né una scadenza di legge da rispettare né un vuoto normativo da colmare”. Peraltro Tremonti contesta: nella norma del 2010 non c’erano le “cento voci” di redditometro contenute poi nel decreto Monti.

“Monti disperato vuole congelare il redditometro”: è il titolo del commento di Nicola Porro sulla prima de Il Giornale, che scrive che rispetto alle sue dichiarazioni da premier (“Siamo in uno stato di guerra contro l’evasione fiscale”), oggi “anche Mario Monti si fa due calcoli e dice: il redditometro è una delle bombe ad orologeria disseminate dal passato governo. Il punto è che una guerra, come l’ha definita lei, come pensa di combatterla, caro premier? Insomma, se usiamo la logica non se ne esce”. Secondo Porro “il punto vero” è che l’evasione “è una divinità, un totem”. Esiste, ed è diffusa, ma “se continuiamo a ritenere l’evasione come priorità della nostra politica fiscale, e sulla sua distribuzione modelliamo il nostro diritto tributario, non faremo che obbrobri. Le priorità sono altre: ridurre il peso del fisco, che rende meno conveniente evadere. Ridurre il peso degli adempimenti fiscali, che rende meno spiacevole pagare; rendere più trasparente la Pubblica amministrazione, per capire come vengono usati i nostri soldi. Ridurre il peso dello Stato, per far sì che ci richieda meno biada per sopravvivere”.

Partiti

Il Corriere della Sera si sofferma sulla strategia di raccolta fondi e sul “progetto di un partito” del professor Monti. In uno dei documenti che migrano in questi giorni dagli uffici di Italia Futuro di Montezemolo al nuovo media center della campagna elettorale di Monti compaiono alcuni dei finanziatori della sua campagna elettorale. Non ci sono le cifre, ma ci sono i nomi. Scrive il quotidiano: “E’ un pezzo di capitalismo italiano che ha creduto nel progetto del presidente della Ferrari il cui aiuto sta affluendo ora nella disponibilità del movimento politico del capo del governo: i settori sono tanti e diversi, dalle costruzioni alla moda, fino alla farmaceutica”. Tra coloro che hanno dimostrato un interesse tangibile, nel recente passato, il Corriere cita Marco Tronchetti Provera (Pirelli). Diego della Valle (Tods), Fabrizio Damato (technimont), Sergio Dompè (farmaceutica), Lupo Rattazzi (famiglia Agnelli, Exxor), Alberto Galassi (Ad di Piaggio Aero), Flavio Repetto (Gruppo Elah Dufur), Francesco Merloni (termosanitari) Claudio De Eccher (ponti e metropolitane), Carlo D’Asaro Biondo (Google) e gli imprenditori Paolo Fassa e Pietro Salini (costruzioni), oltre a Benito Benedini, ex presidente di Assolombarda. Commenta il cronista: “tutti hanno contribuito ma non tutti hanno gradito la declinazione attuale della ‘salita in campo’ del professore. Alcuni dei finanziatori hanno smorzato l’entusiasmo dopo aver appreso che si formava una coalizione, con l’alleanza a vecchi partiti, come Udc e Fli, piuttosto che una lista unica, che avrebbe rappresentato a loro giudizio una offerta più innovativa e meno legata al passato.

Anche su L’Unità: “Il prof si crea un partito, né di destra, né di sinistra”, “il premier organizza la campagna elettorale in stile Obama: web, raccolta fondi online, un po’ di grillismo per recuperare gli indecisi. Attacca Berlusconi e aggiunge ‘lo votai solo nel 1994′”. La campagna elettorale di Monti – scrive l’Unità – partirà dal cuore del nord, più esattamente dalla roccaforte del Carroccio, dove Monti riunirà i suoi 900 candidati e farà un discorso rivolto agli imprenditori e al mondo del lavoro.

Per tornare al Corriere alla Sera si legge di un colloqui ieri tra Monti e il segretario Pd Bersani, nel corso del quale, dopo le polemiche dei giorni scorsi, sembra si sia riaperto un canale di comunicazione piì disteso, in vista degli equilibri post-elettorali al Senato.

Su La Stampa: “Colloquio segreto con Monti per una sfida senza colpi bassi”, “clima disteso tra i due leader, accordo su un patto informale. Vogliono una campagna elettorale franca ma niente polemiche”. Secondo La Stampa il ritorno di Berlusconi rende meno irrealistica l’ipotesi di un pareggio al Senato e dunque questo scenario potrebbe spingere verso un accordo tra la coalizione Pd-Sel-Psi-Tabacci e quella guidata da Monti. Anche su La Repubblica: “Quel patto di non belligeranza per sconfiggere il Cavaliere. L’obiettivo è la futura intesa tra progressisti e moderati”. Il Pd avrebbe chiesto di attenuare i toni dei centristi nei confronti della sinistra, dai sindacati a Sel, spesso accusati di occupare il fronte conservatore della società italiana”.

di Ada Pagliarulo e Paolo Martini