Primarie USA: la corsa di Hillary, il paradosso Trump

In apertura, Il Corriere della Sera: “L’ora della svolta per Hillary Clinton”, “Primarie. Vittoria decisiva nel South Carolina”.
Di fianco: “Vendola genitore, un caso politico. Lui: è solo amore”, “Attacchi per il figlio con la maternità surrogata”, “il Pd: adozioni anche ai single. Ma Ncd frena”.
A centro pagina, intervista con il viceministro dell’Economia Enrico Morando: “’Niente aumento dell’Iva e tagli anticipati delle tesse’”.
E l’analisi di Federico Fubini: “Il deficit che scende poco”, “L’Italia e gli altri Paesi Ue a confronto”.
Più in basso un commento di Sergio Rizzo sulla liquidazione della società concessionaria per il Ponte sullo Stretto di Messina, finita alla Corte costituzionale per il ricorso di alcune imprese: “Il fantasma del Ponte”, “Burocrazia e ambiguità politiche”.
In apertura a sinistra, un editoriale di Ernesto Galli Della Loggia torna a parlare delle contestazioni al professor Panebianco: “Un Paese che non sa discutere”, “Conformismi” (in cui si stigmatizza “il brodo di cultura (sic) costituito dal conformismo fortissimi che caratterizza tutto il nostro discorso pubblico, politico e non”).
A fondo pagina: “I trucchi per reclutare italiane nell’Isis”, “Contattate da ragazze sulla Rete per parlare di ricette e look. Poi le ‘lezioni’ sul Califfato”. Di Marta Serafini.
Infine, il maltempo : “Nubifragi e vento. Cinque vittime”.
La Repubblica: “Tasse, si accelera, obiettivo l’Irpef e le buste paga”, “Il governo vuole meno prelievo nel 2017. Giù i contributi alle aziende e ai lavoratori”.
E “lo scenario” di Ferdinando Giugliano: “Scegliere tra palliativo e cura permanente”.
Di fianco, in grande evidenza, la foto di un profugo al confine greco-macedone: sulle sue spalle un bimbo mostra il cartello “Open border”. “Si aggrava l’emergenza al confine con la Macedonia”, “Migranti, l’appello del Papa, ‘Non lasciate sola la Grecia’”.
E l’analisi di Alberto Melloni: “Nel cuore nero dell’Est”.
A centro pagina: “Vendola papà, lite con Salvini, ‘Egoista’, ‘Tu uno squadrista’”, “Un figlio negli Usa per il leader di sel e il compagno”.
Poi un’intervista al ministro Graziano Delrio: “’Il Pd è di sinistra, Verdini resterà fuori e sulle adozioni è stato giusto rinviare’”.
Sulle primarie Usa: “Il fantasma del caos libico sulla corsa di Hillary: ‘Fu lei a convincere Obama a bombardare Gheddafi’”.
A fondo pagina, intervista di Mathias Dopfner al fondatore di Facebook: “Zuckeberg: ‘Parleremo soltanto con le chat’”.
La storia della copertina R/2: “Nelle stanze dove si vince il Nobel per la Pace”, “Presentati i candidati. Sperano i profughi con Lampedusa e Lesbo”. Di Andrea Taqruini, da Oslo.
La Stampa: “Profughi, il Papa striglia l’Europa”, “Il Pontefice chiede ‘un’equa distribuzione’ nell’Ue e ‘collaborazione con la Grecia’”, “Offensiva della Chiesa per l’accoglienza ai rifugiati. La Merkel: quello che chiude le frontiere non è il mio continente”.
Sull’Iran: “Aref, il volto dei nuovi riformisti”.
E un’inchiesta sull’Isis: “Isis, il rischio proselitismo nelle carceri”.
A centro pagina, foto di un’esultante Hillary Clinton: “Hillary vola verso il Supermartedì”, “Primarie Usa, Clinton in vantaggio. E Trump twitta una frase di Mussolini”.
A centro pagina: “Vendola diventa papà, insulti dal centrodestra”, “Negli Usa con la maternità surrogata”, “Ma Santanché: benvenuto al bimbo, basta attacchi”.
Sulle liberalizzazioni: “Gli interessi che bloccano le riforme”, “Indagine per La Stampa: 2 italiani su 3 pensano che la ricchezza non aumenterà”.
Sui temi dell’economia e il G20: “Il debito sano che serve al Paese”, di Andrea Montanino.
In prima inizia il reportage di Giordano Stabile dal Libano sui profughi siriani: “’Da Damasco a Roma, l’Italia ci salva la vita’”. A parlare è una donna arrivata a Roma con il corridoio umanitario organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio dal Libano.
Il Messaggero: “Adozioni gay, il caso che divide”, “Nasce in Usa con maternità surrogata il figlio di Vendola. La destra attacca. Lui: solo squadristi. Renzi frena sul ddl, per la legge ci vorrà almeno un anno. Prima c’è il referendum sulle riforme”.
Mario Ajello parla di “provocazione” e scrive che è è”un annuncio a orologeria tutto politico”.
Sui tagli fiscali: “La riduzione Irpef concentrata sui redditi medi”, di Luca Cifoni.
A centro pagina: “Maxistipendi nelle Regioni. Così gli enti aggirano i tetti”, “da Bolzano alla Sicilia sempre più violato il limite di 240 mila euro”.
Sulle elezioni a Roma: “Il referendum della Lega a Roma boccia Bertolaso e spinge Marchini”.
Anche qui, foto di Hillary Clinton che gioisce: “Hillary sommerge Sanders, ora teme solo i veleni libici”, scrive Anna Guaita”, “Trump cita Mussolini”.
Su “Sicurezza e privacy” un intervento di Carlo Nordio: “Apple-Fbi, dati da svelare, proibita solo la diffusione”.
Sui migranti, in basso: “Bozza italiana per le nuove regole sull’asilo”, di Sara Menafra.
Il Giornale, sulle primarie Usa: “Il Duce corre per la Casa Bianca”, “Trump cita Mussolini, scoppia la polemica. E perfino i Repubblicani ora provano a fermarlo”, “Carte Usa: la sinistra voleva distruggere Berlusconi e le sue aziende”.
Con foto di Mussolini, Stenio Solinas: “’Una giorno da leone’, la frase presa in prestito e diventata un simbolo”. Dove si legge che la frase citata non era di Mussolini, ma faceva parte del repertorio, più o meno anonimo, della Grande guerra. Della campagna di Trump scrive Paolo Guzzanti.
Più in basso: “Giù le mani dal piccione. Il ‘masterchef’ Cracco denunciato per averlo fatto arrosto”, “Gli animalisti: ‘E’ specie protetta’”.
Poi, sulle elezioni amministrative: “Bivio Lega, dentro o fuori il centrodestra”, “I gazebo di Roma mettono a rischio l’alleanza”, “Consultazioni per un nome alternativo a Bertolaso. Dove vuole arrivare Salvini?”.
Di fianco: “Scandalo in Friuli Venezia Giulia: “Reclutava jihadisti per l’Isis. Con il sussidio della Regione”.
L’editoriale di Vittorio Macioce è dedicato al tema “Nozze gay e ‘ius soli’”: “’Crescita morale’. L’ultima missione del Pd è rieducare gli italiani”. (Ha parlato della necessità di una “crescita morale” degli italiani la vicesegretaria Pd Debora Serracchiani, ndr.).

Usa, primarie

Il Corriere, pagina 2: “Per Hillary una strada in discesa”, “Con la vittoria schiacciante dell’altra notte in South Carolina la Clinton ha messo la distanza tra sé e l’inseguitore Sanders, scrive Giuseppe Sarcina. Da oggi “la campagna diventa nazionale”, ha detto la Clinton, che ha ottenuto 271.514 preferenze, pari al 73,5%, contro le 95.977, ovvero il 26% raccolte da Sanders. I delegati in palio erano 57, che ora vengono distribuiti in modo proporzionale: 43 a Hillary, 14 a Bernie Sanders.
E sulla stessa pagina Maria Laura Rodotà racconta “il ruolo degli afroamericani” nella vittoria: “I pastori, i barbieri e la centenaria Dorella. Così il voto ‘black’ si è mobilitato al Sud”.
A pagina 3: “Lei e Trump verso la sfida finale (ma attenzione alle convention)”: scrive Massimo Gaggi che l’ex first lady e il miliardario sembrano avere la nomination a portata di mano”.
Sul Messaggero, a pagina 11, le corrispondenze dagli Usa di Anna Guaita: “Hillary sommerge Sunders ma teme i veleni sulla Libia”, “Vince grazie ai voti degli afroamericani e riesce a fare meglio di Obama nel 2008”, “Pesa la rivelazione del New York Times sul suo ruolo nella guerra a Gheddafi”.
Su La Repubblica l’inchiesta di Jo Becker e Scott Shane, copyright New York Times: “I fantasmi della Libia sulla corsa di Hillary. Fu lei a spingere Obama ai raid contro Gheddafi”, “L’inchiesta. Nel giorno in cui la Clinton festeggia la vittoria in South Carolina e incassa il sostegno dei neri, il New York Times racconta le sue responsabilità in una crisi divenuta emergenza”.
Sul Messaggero: “Per i repubblicani il martedì decisivo. Trump cita il Duce”, “Il miliardario superfavorito ottiene il sostegno del moderato Christie ma anche del Ku Klux Klan”. Ma ben due vip del partito repubblicano, ovvero il capo della maggioranza repubblicana al Senato Mitch McConnell e l’ex capo della Cia Michael Haydden, hanno spiegato che se Trump dovesse continuare a proporre quel che propone da candidato, “sarebbe giusto disobbedirgli”, sia per il bene del partito (secondo McConnell), sia per non andare contro le leggi internazionali, come spiega Hayden, preoccupato della proposta di Trump di tornare a usare la tortura.
Su La Stampa: “Trump twitta Mussolini: che bella frase”, “Il magnate rilancia ‘Meglio un giorno da leoni che 100 da pecora’. Poi spiega: che male c’è? E i rivali Rubio e Cruz lo accusano di non aver ‘ripudiato’ subito l’appoggio del Ku Klux Klan”, scrive Paolo Mastrolilli.
Sulla stessa pagina, a firma di Gianni Riotta: “I repubblicani e quel populismo che scalda e conquista i cuori dei conservatori del Sud”, “La rabbiosa carica xenofoba e razzista di Donald ha le radici nelle strategie elettorali già adottate da Nixon e Bush senior”.

Iran

Sul Messaggero, pagina 10, l’analisi di Siavush Randjbar-Daemi sulle elezioni per il rinnovo del Parlamento e dell’Assemblea degli Esperti: “Iran, anche i pasdaran danno il via libera alla svolta riformista”, “I dati definitivi delle elezioni: alle liste che appoggiano Rohani il 100% dei seggi di Teheran. I conservatori resistono in provincia”. E di fianco: “L’avanzata delle donne in Parlamento, venti le elette, chiederanno più diritti”.
Su La Stampa: “Rohani rivendica il successo: ‘In Iran c’è un’aria nuova’”, “I moderati conquistano Teheran, nelle zone rurali in testa i conservatori”, “In bilico il controllo del Parlamento. Khameney: il nostro è un Paese saggio”. E sulla stessa pagina Claudio Gallo racconta “il personaggio” di Mohammed Reza Aref, che potrebbe diventare presidente del Parlamento: “Aref e la squadra di ‘riserve’ diventati i volti dei nuovi riformisti”, “L’ex ministro con Khatami guida il fronte dei pragmatici. Nel 2013 lasciò spazio a Rohani, ora diventerà il mediatore con i falchi”.
Sul Corriere della Sera: “La ‘guida’ Khameney: Iran Paese saggio”, “Il leader supremo della Repubblica islamica loda la grande partecipazione al voto. Ma i risultati delle campagne bilanciano l’iniziale vantaggio attribuito ai riformisti”. Di Elisabetta Rosaspina, da Teheran.
Sulla stessa pagina, intervista di Giuseppe Sarcina a Ian Bremmer, presidente del centro studi Eurasia Group, che dice: “’L’accordo sul nucleare è stato di grande auto per spingere i moderati’”.
A pagina 6 un articolo di Viviana Mazza: “I giovani, le donne e il rinnovamento”, “Molti hanno deciso all’ultimo minuto, per la speranza di novità: dalla libertà di espressione alla mancanza di occupazione”, “Parvaneh Salahshouri, neo-deputata: ‘Noi riformisti vogliamo il cambiamento, dare il potere a donne e giovani’”, “Alireza Rahimi, deputato riformista: ‘Sono molto ottimista, la situazione sarà più aperta dal punto di vista politico’”.
E Farian Sabahi intervista intervista la scrittrice Nahal Tajadod: “’Per capire i mutamenti basta andare nelle università’”.
Su La Repubblica ne scrive Vanna Vannuccini: “Iran, con le ragazze che festeggiano il voto, ‘Questo è il nostro ’68’”, “Nella capitale nessun seggio è andato ai conservatori. ‘La società è già avanti, il regime si sta adeguando’”.

Siria

Intervista di Arturo Zampaglione a Staffan De Mistura, inviato Onu per la Siria. Dice: “’Questa tregua in Siria può cambiare la guerra, ecco come collaborano russi e americani’”, “L’inviato delle Nazioni Unite loda Teheran: ‘Approccio costruttivo sul conflitto’”.

Turchia

Su La Stampa: “Turchia, Erdogan: non accetto la sentenza della Corte sui giornalisti”, “Il presidente contro la scarcerazione di Can Dundar ed Erdem Gul”.

Brexit o no

Su La Repubblica il reportage di Enrico Franceschini, in viaggio “tra le due anime del Regno Unito”. A Cambridge, “città universitaria europeista e cosmopolita”, dove l’opinione prevalente è che “isolarsi è folle e costoso”; la città “prospera su università e aziende collegate, ‘L’Europa del futuro è mescolata’”; e, di fianco, per il sì alla Brexit, la città di Peterborough, “centro della classe operaia e scettica”, “tra immigrati e fast food, i figli della working class temono la concorrenza”, “a Peterborough gli stranieri sono considerati un peso, anche quelli comunitari”.

Vendola, la maternità surrogata e la legge sulle adozioni

Su Il Messaggero, pagina 2: “Vendola padre accende lo scontro sulle adozioni. Duello sulla legge”, “Maternità surrogata negli Usa per il bimbo del leader Sel e del compagno. Lega e destra all’attacco. La replica: insulti squadristi”.
Sulla stessa pagina, la corrispondente dagli Usa Anna Guaita: “Procedura comune negli Stati Uniti. La ‘surrogate industry’ è un’industria”, “Negli Stati progressisti c’è una legislazione molto precisa su diritti e doveri dei genitori legali”.
Su La Repubblica, intervista al senatore cattolico del Pd Giuseppe Fioroni: “La maternità surrogata non è mai accettabile”.
A pagina 7, sul personaggio Vendola, un articolo di Annalisa Cuzzocrea e lello Parise: “La felicità e la delusione di Nichi, ‘Avevo sperato nella step child adoption’”.
A pagina 9: “Il Pd: ‘Ora avanti sulle adozioni”. E un’intervista al ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio: “’Verdini non sarà mai un nostro alleato. Ora una legge ad hoc per i diritti dei bambini’”, “resto convinto che il bambino abbai anche diritto ad avere una diversità di modelli, rappresentati da un padre e da una mamma”.

E poi

Sul Corriere, alle pagine 34 e 35, attenzione per Indro Montanelli. Ferruccio De Bortoli e Luigi Offeddu recensiscono un libro di Salvatore Merlo: “Fummo giovani soltanto allora. La vita spericolata del giovane Montanelli”.
Su La Repubblica Eugenio Scalfari scrive del libro di Pierluigi Battista “Mio padre era fascista”.
Su La Stampa: “A Roma rinascono gli ebrei di Tripoli. In 3000 scapparono dalla Libia in fiamme”, “In fuga dai pogrom del Dopoguerra, si stabilirono nel Quartiere Africano. Oggi sono una comunità unita, che ricorda l’esodo e la propria seconda vita”. Ne scrive Ariela Piattelli.
Da La Stampa segnaliamo anche un articolo di Karima Moual sui musulmani detenuti nelle nostre carceri. Parla Salah Huesin, imam volontario al carcere Marassi di Genova: “’Così le carceri italiane diventano palestre dell’Isis’”, “L’imam volontario di Genova: ‘I diritti dei detenuti islamici ignorati. E la religione diventa un modo per sfogare la rabbia del gruppo”.

redazione grey-panthers:
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