Monti riparte da Pil e fine dei privilegi

Pubblicato il 11 Novembre 2011 in da redazione grey-panthers

Le aperture

Il Corriere della Sera. “Monti premier, nuove tensioni nel Pdl. Berlusconi per il sì, ma non esclude un suo candidato. Ipotesi appoggio esterno”. “No di Lega e Idv, la base contro Di Pietro. Il neosenatore: lavoro enorme, basta privilegi. Incoraggiamento di Obama”. A centro pagina: “La Ue: crescita zero, più sforzi sulle pensioni. E si apre il caso Francia”. Standard & Poor’s ieri ha abbassato per errore il rating di Parigi, ma – come scrive anche Il Sole 24 Ore – l’errore ha segnalato di nuovo un problema nei conti pubblici francesi. E’ credibile, scrive il quotidiano di Confindustria, che il messaggio inviato per errore sia solo partito “anzitempo”, e che comunque i fondi hanno disinvestito dalla Francia da diversi mesi.

La Repubblica: “Monti: un lavoro enorme da fare. L’ex commissario Ue al Colle. ‘Abolire i privilegi’. Obama chiama Napolitano. Maroni al Cavaliere: voto subito o salta tutto, comprese le giunte. La base Idv contro Di Pietro”. “Caos nel Pdl, appoggio o ipotesi Dini. Berlusconi: ‘Non voglio rompere con Bossi'”. A centro pagina: “La Borsa respira, cala lo spread. Bini Smaghi si dimette dalla Bce”.

Il Giornale: “Non svendiamo il Pdl. Partito diviso: cresce il fronte del no a Monti. E’ immorale tradire 12 milioni di elettori berlusconiani. Il tormento del premier: ‘Meglio il voto, ma i mercati non aspettano'”.

La Stampa: “Battaglia nel Pdl su Monti. Le Borse rifiatano, Milano la migliore (+0,97%). Lo spread scende a quota 510. Ma la Bce avverte: l’economia italiana ferma nel 2012”. “Berlusconi prende tempo: ‘Meglio il voto, ma i mercati non aspettano’. E i suoi si ribelano. Il neosenatore due ore al Colle. Telefonata Napolitano-Obama. ‘Coalizione più larga possibile'”.

Anche L’Unità mette in evidenza che “il Pdl si spacca su Monti premier”, e dedica il titolo di apertura alle “cose da fare”: patrimoniale, legge elettorale, “vendite mirate che siano utili alla concorrenza”, “riaprire il mercato, liberalizzazioni e conflitto di interessi”.

Monti

I quotidiani pubblicano alcuni passaggi di un discorso che Monti ha pronunciato a Berlino, al Dahrendorf simposium, conferenza anglo-tedesca che commemora sociologo e filosofo scomparso. Il professore, a margine, ha parlato anche dell’Italia, riferendosi all’ “enorme lavoro da fare”, in particolare sulla crescita economica, che non deve arrivare dal ricorso dal debito “quanto dalla rimozione degli ostacoli che fino ad ora ci hanno frenato”.
Su La Stampa una pagina è dedicata alla conferenza di Berlino (“Il credo di Monti: ‘L’Euro è un successo da difendere'”) e un’altra al “sodalizio” tra Napolitano e il professore. Un sodalizio – si scrive “nato a Bruxelles nel segno dell’Europa unita”. L’attuale Presidente, da parlamentare europeo, ha presieduto la Commissione Affari Costituzionali, e poi ha partecipato ai lavori della Convenzione costituente, mentre il Professore era Commissario europeo.
Un articolo del Sole 24 Ore, che riprende la parola d’ordine “fate presto” dal titolo di apertura di ieri, spiega “l’agenda del Professore”: rimettere al centro dell’agenda politica la crescita, dare il via al “pacchetto di liberalizzazioni”, riformare il mercato del lavoro secondo la “proposta Ichino”, “chiudere l’esperienza delle pensioni di anzianità”, spostare il prelievo fiscale dal lavoro ai consumi, ridurre i costi della politica. Il quotidiano ricorda che le possibli spine possono essere proprio le pensioni di anzianità e l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, su cui “bisognerà conciliare le diverse posizioni da cui partono Pd e Pdl”.
Un colloquio sulla crisi dell’Eurozona con l’ex presidente della Federal Reserve Alan Greenspan è offerto ai lettori de La Stampa. Sottolinea che la Bce è l’unica istituzione che può gestire un meccanismo per il bailout, perché il Fondo di stabilità europeo è solo un intermediario: “Solo la Banca centrale può creare moneta, ma lo statuto dice che non può”, d’altra parte il patto di stabilità, quando è stato creato, vietava tante cose che poi sono state fatte, e non va dimenticato che i primi a violare il rapporto tra Pil e debito sono stati proprio la Francia e la Germania, e “quando questo avvenne, le penalità non furono applicate”. Cosa dovrebbe fare l’Italia? “Per troppi anni avete vissuto a livelli che non vi potevate permettere”, nel frattempo il mondo è cambiato, “quello che dovete fare è chiaro, ma il governo avrà i voti per farlo?”.

Pd e Pdl

“Pdl e Pd sono di fronte ad un bivio, il più difficile della loro storia”, scrive oggi Pierluigi Battista sul Corriere della Sera, riferendosi al fatto che i due principali partiti italiani potrebbero decidere di “dar vitas tutt’e due insieme, con il Terzo Polo, a un governo presieduto da Mario Monti”. I due partiti avrebbero “tutto da guadagnare” se non prendessero questa decisione: il Pdl “salvaguarderebbe l’alleanza con la Lega”, Il Pd “potrebbe ingaggiare nell’immediato una campagna elettorale con notevoli possibilità di vittoria”. E dunque, se scegliessero la “strada più impervia”, “dovrebbero essere accompagnati dal massimo rispetto”.
In casa Pd, secondo La Repubblica, Bersani pensa a ministri tecnici, per evitare che vengano fuori nomi indigeribili. Spiega il quotidiano che gli occhi del Pd e del Terzo Polo sono puntati sulla spaccatura del Pdl, ma i Democratici devono pensare anche al campo del centrosinistra, che comprende Idv e Vendola. Non hanno aiutato i nomi dei totoministri in quota Pdl: Frattini, Nitto Palma, eccetera. Su questo sono scattati i paletti, con Bersani che dice: la discontinuità deve essere totale. Ovvero – traduce La Repubblica – il segretario vuole ministri tecnici del Pd e del Pdl, “anche per evitare che il centrodestra ci imponga nomi indigeribili”. D’Alema condivide, il governo cui si punterebbe è “tecnico”, senza dirigenti di partito, di durata ragionevolmente breve, chiamato a sciogliere due nodi: le misure economiche di emergenza e la legge elettorale.

Alessandro Sallusti scrive su Il Giornale che “sbaglia chi nel Pdl sposa la linea dell’adesione incondizionata al progetto Monti. Sento puzza di interessi e ambizioni private, di un patto col diavolo pur che sia”. “Dodici milioni di voti affidati a Berlusconi e 18 anni di storia politica non possono essere regalati a nessuno, non sono proprietà privata dei notabili Pdl”.
Lo stesso quotidiano offre un ritratto – firmato da Giancarlo Perna – di Franco Frattini, “maestro nell’arte di cascare sempre in piedi. E’ pronto ad abbandonare Berlusconi per entrare nel prossimo governo Monti. A garantirgli il posto ci sarà Napolitano che ha conquistato come fece con Scalfaro”. Secondo il “totoministri” del Giornale Frattini resterebbe agli Esteri. Altri nomi: all’Interno Amato o Minniti, alla Difesa Bini Smaghi, al Welfare Ichino, alle attività produttive Bini Smaghi.
Secondo il totoministri del Corriere della Sera Frattini potrebbe andare anche all’Interno, agli Esteri potrebbe andare Giuliano Amato, all’economia Saccomanni (o Monti ad interim), alla giustizia Nitto Palma.

Vendola, Pisapia

Nichi Vendola, intervistato da La Stampa, dice di apprezzare come persona Mario Monti, ma il suo governo “ha un senso solo se è un governo di scopo: alcuni provvedimenti di equità sociale come una patrimoniale pesante, la tassazione delle rendite e delle transazioni finanziarie, e il taglio delle spese militari. Dopodiché fine della storia, e si va al voto tra pochi mesi”. Il cronista gli ricorda che si parla di tutt’altro, di rispettare gli impegni presi con la Bce, di pensioni e taglio della spesa pubblica. Vendola: “Beh, allora non mi avranno. Io non accetto di farmi militarizzare dalle grandi banche internazionali che hanno provocato apposta la speculazione sull’Italia proprio per riuscire a dirigere il nostro Paese da fuori. Se il professor Monti dovesse accettare questo schema, e con lui il Pd di Bersani, allora sarebbe non solo la sconfitta della sinistra ma di tutta l’Italia. E’ il trionfo postumo del berlusconismo.
Vendola viene intervistato anche da La Repubblica: “Governo tecnico? E’ una parola ambigua, non c’è niente di tecnico nel colpire i ceti medi e popolari. Bisogna scegliere tra equità e macelleria, ed è una scelta politica”.

Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, intervistato dal Corriere della Sera, dice sì al governo Monti, che potrebbe aiutarci a “restituire credibilità al Paese”; non lo considera un governo tecnico ma “profondamente politico”. Sottolinea anche che “solo un’ampia condivisione potrà consentire di fare scelte difficili, ma necessarie. Scelte che non siano di macelleria sociale, ma che ci portino fuori dalla crisi”.

Scontenti

La Stampa scrive della manifestazione convocata per domani al Teatro Manzoni di Milano dagli “irriducibili” vicini a Berlusconi: Giuliano Ferrara, Alessandro Sallusti e Vittorio Feltri, per invitare il Cavaliere a “resistere e a rituffarsi in una campagna elettorale che avrebbe il sapore di una ordalia”.
Sullo stesso quotidiano due pagine sono dedicate agli “scontenti”, e vengono intervistati il capogruppo della Lega alla Camera Reguzzoni e il leader di Idv Di Pietro. “Noi non tradiamo né le alleanze né i nostri elettori”, dice il primo. “Abbiamo avuto un mandato per governare e lo abbiamo fatto, realizzando anche riforme importanti, e votando per senso di responsabilità anche provvedimenti che non ci piacevano fino in fondo”. Se il Pdl scegliesse di sostenere il governo Monti “il fatto avrà certamente delle ripercussioni”, dice Reguzzoni.
Di Pietro dice: “Non mi fido della coalizione che c’è dietro”. “Rinnoviamo stima e rispetto per Mario Monti e aiuteremo i suo sforzi per un’Italia migliore e più credibile, ma non riteniamo corretto dare una fiducia preventiva alla coalizione che lo accompagna e di cui – e mi riferisco ai parlamentari del Pdl – non mi fido affatto”. Il quotidiano torinese scrive che “Il famoso Patto di Vasto traballa paurosamente. Di Pietro ci va cautissimo con Bersani: ‘Rispetto comunque, sia chiaro, la scelta del Pd, che dà una fiducia al buio”, e spera che se il governo inizia, durerà poco: “Pdl e Pd si accorgeranno che non possono stare insieme perché due maschi dentro la camera da letto non fanno figli”. Offese le associazioni gay, polemiche e scuse per la “battuta assolutamente infelice ma involontaria”.

Bpm

Il Sole 24 Ore offre una inchiesta sui “finanziamenti ‘facili’ Bpm. Ponzellini indagato a Milano”. Si tratterebbe di quasi 150 milioni di euro tra crediti, fidejussioni e garanzie che la Banca Popolare di Milano ha concesso alla Atlantis/BPlus. Un finanziamento definito “incomprensibile” dai pm che stanno indagando sulla vicenda. L’azienda che ha beneficiato del credito opera nel settore del gioco d’azzardo, e la casa madre ha sede nelle Antille. E’ di proprietà di Francesco Corallo, “figlio di Gaetano, pregiudicato per criminalità organizzata”. Secondo i due Pm l’operazione sarebbe stata sponsorizzata dall’ex presidente di BPM Massimo Ponzellini, che avrebbe deciso da solo di concedere quel credito “per tornaconto personale”. Un ruolo altrettanto importante sembra averlo avuto anche Antonio Cannalire, definito dal quotidiano “una sorta di consigliere” di Ponzellini, pur non ricoprendo formalmente alcun ruolo nella banca. Cannalire è accusato di “rappresentare il terminale di un fascio di interessi di origine politico-imprenditoriale diretti a ottenere finanziamenti”. Altro nome che emerge dall’inchiesta è quello di Marco Milanese, che si sarebbe interessato alle norme legislative sul settore del gioco. Ieri è entrato in gioco anche il parlamentare del Pdl Amedeo Laboccetta, ex procuratore di Atlantis, ruolo formalmente abbandonato dopo l’elezione. Laboccetta si è presentato ieri negli uffici di Atlantis di Roma per rivendicare la proprietà di un computer. Lo ha portato con sé.

Internazionale

Dopo il riconoscimento della Palestina da parte della agenzia dell’Onu Unesco, lo scorso 31 ottobre, secondo La Repubblica si profila una crisi: dal momento in cui gli Usa, il maggior contributore dell’Agenzia, hanno deciso di tagliare i contributi, si è aperta una voragine da 65 miliardi di dollari. La direttrice generale Irina Bukova ha annunciato la sospensione dei programmi fino alla fine dell’anno, anche se per il momento si parla solo di risparmi amministrativi su contratti, pubblicazioni, viaggi, costi di comunicazione.
Il Giornale torna ad occuparsi del nucelare iraniano, riferendo di una fuga di notizie sui giornali inglesi: rivelazioni del Guardian e poi del Daily Mail secondo cui israeliani  e britannici sarebbero pronti ad attaccare con un blitz aereo entro Natale. Il quotidiano intervista il premio Nobel iraniana Shirin Ebadi, che dice, riferendosi al nuovo corso che Obama tentò di varare nei rapporti con l’Iran: “Speravo tanto che i problemi tra l’Iran e l’America potessero risolversi col dialogo. Condizione che non è stata assolutamente realizzata, per adesso. Continuare su una linea simile non è a favore dell’Iran: poco ma sicuro”.
Ancora da Il Giornale segnaliamo un’analisi sul presidente francese Sarkozy e le presidenziali del prossimo anno: “la grandeur di Sarkò riconquista la Francia”, titola il quotidiano dando conto della sua risalita nei sondaggi. In un mese avrebbe riguadagnato 8 punti, “anche grazie al palcoscenico del G20”.

E poi

Sulle pagine de La Repubblica una inchiesta sugli “sprechi della Difesa”. Il totale delle spese del 2010  è di 27 miliardi, ovvero 4 volte superiore ai fondi destinati all’Università. I graduati: è un apparato elefantico che conta 190 mila unità e 98 mila graduati, ovvero i comandanti sono più dei comandati. Casi di lusso e Maserati, così l’esercito ci costa 50 mila euro al minuto.

DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini