Monti, gelo con i sindacati

Pubblicato il 12 Dicembre 2011 in da redazione grey-panthers

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Monti, gelo con i sindacati. Senza esito l’incontro. Si lavora al maxi emendamento, il governo non cede sulle cifre. Il premier: solo ritocchi. Sciopero confermato per oggi”. In evidenza una intervista al segretario Pd Bersani: “Modifiche, però il sì non è in discussione”. A centro pagina una inchiesta: “I calcoli dell’evasione: negli ultimi trent’anni è cresciuta di 5 volte”. L’editoriale, firmato dal politologo Ernesto Galli della Loggia, è dedicato allo “stato d’eccezione” in cui vive l’Italia in questi mesi, a partire dal ruolo svolto dal Presidente della Repubblica: “L’emergenza e il diritto costituzionale. Stato d’eccezione, ma non se ne parla”.

La Repubblica: “Monti-sindacati, è rottura. Sciopero confermato: due ore di vertice notturno non riavvicinano le parti su Ici-Imu e pensioni. Fini e Schifani: ‘Subito i tagli agli stipendi dei parlamentari”. “Palazzo Chigi: manovra, saldi intoccabili. Camusso: governo sordo sull’equità”. A centro pagina: “Torino e il raid antirom. La ragazza: scusatemi”. “Il ministro Cancellieri: no alla legge fai da te”. Accanto, la notizia della manifestazione delle donne di ieri in molte città italiane: “Le donne riconquistano la piazza: ‘Solo con noi si esce dalla crisi'”. Di spalla un richiamo all’inserto R2, dedicato ad una ricerca sul rapporto tra informazione e libertà nei vari mezzi di comunicazione. “L’Italia sfiducia i Tg Rai-Set e cerca libertà su Internet”. L’editoriale è firmato dal costituzionalista Gustavo Zagrebelsky ed è titolato: “La democrazia senza i partiti”.

La Stampa dedica la foto di prima pagina e diversi articoli al “raid della vergogna”, ieri nel campo rom. “Torino si interroga sul raid della vergogna. Polemiche dopo l’assalto al campo nomadi provocato dal falso stupro di un’adolescente”. Si dà la parola alla ragazza (“Ho accusato i rom sbagliando per amore”), si dà conto delle indagini sul raid, e parla l’ex sindaco Chiamparino. Di spalla il quotidiano torinese si occupa del vertice Onu sul clima, che si chiude con un “successo diplomatico”, un protocollo per la riduzione delle emissioni da siglare entro il 2015. Ma per metterlo in pratica “si agirà dal 2020”. Il titolo di apertura è dedicato all’incontro tra Monti e i sindacati.

Il Giornale: “Cade il segreto bancario. Il nuovo governo introduce lo Stato di polizia fiscale. Spiati tutti i nostri conti correnti. Retromarcia della casta: i parlamentari si ridurranno lo stipendio”.

Manovra

Ieri il Presidente del Consiglio ha ricevuto i leader dei tre sindacati confederali e della Ugl, che oggi hanno confermato lo sciopero tre ore contro la manovra. La Repubblica intervista la segretaria Cgil Susanna Camusso, che dice di aver confermato lo sciopero perché si è di fronte ad una “sostanziale conferma dell’impianto della manovra”. Sul versante delle pensioni, per la Camusso c’è una convinzione profondamente errata: la tesi è che si debba agire sul lavoro, allungando i tempi di permanenza, come se si fosse già realizzato un mutamento irreversibile”.
Per la Camusso ci sono iniquità come l’abolizione della norma che permetteva di andare in pensione dopo 40 anni di lavoro. Non esclude un’altro sciopero generale, ricorda che il 19 dicembre sciopereranno i lavoratori del pubblico impiego. Sulla patrimoniale: ci hanno detto una cosa ardita: che bisogna aver tempo per studiarla. E che se l’avessero annunciata avrebbero provocato la fuga dei capitali all’estero. Beh, si poteva almeno mettere in campo un affinamento degli strumenti per evitarla.

Il Giornale dedica due intere pagine alle misure anti-evasione del governo, spiegando che nel decreto al voto del Parlamento è previsto l’accesso illimitato e totale della Agenzia delle entrate ai conti correnti bancari, l’abolizione di fatto del contante e “l’imposizione della moneta elettronica anche ai pensionati”, la “trasparenza totale per il fisco degli elenchi e dei registri dei mezzi di trasporto privati”, la “notifica diretta da parte delle banche alla Agenzia delle entrate di ogni movimento superiore alla cifra minima”, il “redditometro”. Secondo Vittorio Feltri, “non è ficcando il naso negli estratti conto che si scovano i furbi, ma cambiando tutto il sistema”. Secondo Feltri i problemi sono due: “forse i ladri si avvalgono della collaborazione di chi li dovrebbe snidare”, e “forse le aliquote per i lavoratori (di ogni tipo e genere) sono troppo elevate e qualcuno non si può permettere di pagarle”.
Un “retroscena” de La Stampa dà conto dello “stop di Berlusconi” sulla proposta di asta sulle frequenze. Il quotidiano ricorda che Pd e Terzo Polo propongono di trasformare il “beauty contest” che assegnerà gratuitamente alcune frequenze tv in una vera asta, “redditizia per le casse dello Stato”. Sostengono che si potrebbero ricavare dai 2 ai 4 miliardi. “Li sborserebbero le aziende televisive, e qui si capisce come mai Silvio non veda la faccenda di buon occhio. I suoi rappresentanti lo hanno fatto presente in tutte le salse, nessuno ha insistito più perché se il Pdl è ostile al governo non va da nessuna parte. ‘Monti ha garantito a Berlusconi che non avrebbe mezzo all’asta le frequenze tv’, dice Di Pietro.
Su Il Corriere della Sera si ricorda che ieri, in una nota congiunta, i presidenti di Camera e Senato hanno escluso che esista una “presunta volontà del Parlamento di non assumere comportamenti non in sintonia con il rigore che la grave crisi economica finanziaria impone a tutti. E’ vero il contrario, fanno notare”. “Come dimostrano anche le recenti decisioni autonomamente assunte dagli uffici di presidenza di Senato e Camera sulla nuova disciplina dei cosiddetti vitalizi, il Parlamento è pienamente consapevole della esigenza di dare vita ad atti esemplari, e quindi anche di adeguare l’indennità dei propri membri agli standard europei”. Fini e Schifani si riferiscono esplicitamente alla Commissione che, sotto la guida del Presidente Istat Giovannini, sta lavorando proprio alla questione del livellamento retributivo Italia-Europa: la invitano a “concludere nel più breve tempo possibile i lavori”. Secondo il Corriere questa sottolineatura tradisce una irritazione dei due Presidenti rispetto alle voci di un possibile intervento del governo con un decreto, qualora il Parlamento non avesse preso provvedimenti entro la fine dell’anno. Per parte sua, Giovannini sottolinea la complessità del lavoro che la commissione sta affrontando, che comprende non solo le retribuzioni dei parlamentari, ma i “costi complessivi”, le missioni, la Presidenza delConsiglio, i ministeri, una trentina di enti, oltre che Regioni, Province, Comuni.
Su La Repubblica si sottolinea come il gruppo guidato da Giovannini sia in ritardo: neanche per aprile il lavoro sarà finito, è difficile trovare l’ufficialità del dato sugli stipendi anche in Paesi esteri.
Su La Stampa una lunga intervista a Rosy Bindi, presidente dell’Assemblea nazionale del Partito Democratico. Si parla dei tagli ai “costi della politica”, e la Bindi spiega che “i parlamentari italiani costano di meno di quelli degli altri paesi europei”, che occorre distinguere bene “l’indennità personale dal costo dei servizi necessari”, aggiunge che intanto si sono aboliti i vitalizi, e che “si tratta di un intervento che non è a costo zero per tante persone, perché molti, una volta finito il mandato, si troveranno in una condizione non molto diversa da quella dei lavoratori messi oggi in mobilità che non possono arrivare alla pensione. Persone che hanno fatto politica da sempre e non hanno una professione, altri che hanno dovuto trascurare il loro lavoro, politici che una volta tornati a casa dovranno vivere con lo stipendio della moglie. Non posso fare nomi e cognomi, ma per molti di loro non stiamo parlando del superfluo, ma dell’essenziale della vita”.
Su Il Giornale si dà conto del tweet di Corrado Passera che ieri ha annunciato “non rinvieremo ulteriormente un’asta sulle frequenze tv. Il governo intende affrontare la quesione immediatamente, senza tollerare indugi”. Il fatto è che Passera non ha un account su Twitter, ed ha dovuto smentire poco dopo.
In una lunga intervista al Corriere della Sera, il segretario del Pd Bersani parla anche delle frequenze tv: “Il governo non deve accettare veti, neppure da Berlusconi, sulle frequenze tv come sulla Rai. Non è tempo di concorsi di bellezza. Il governo dica la sua, proponga una soluzione equa”. Sullo sciopero indetto dai sindacati, dice che la piattaforma dei sindacati “non parla di bocciatura della manovra”, aggiunge che il Pd non chiede al governo di fare “al cento per cento quello che faremmo noi”, ma “cercheremo di convincere il governo ad accettare alcune correzioni, sul fronte elle entrate e su quello delle spese”. Una imposizione sui patrimoni, su cui “c’è un qualche segnale”; la tracciabilità, che “a mille euro non è sufficiente”, e, appunto, “un segnale nuovo sulle frequenze tv”. Il titolo dell’intervista è: “Patrimoniale, evasori, Ici: dal governo vogliamo segnali”.

Politica

Ernesto Galli della Loggia sulla prima pagina del Corriere della Sera dedica la sua analisi allo “stato d’eccezione” in cui il nostro Paese si trova, in cui il Presidente della Repubblica ha svolto un “ruolo eccezionale”, agendo, come dice citando un editoriale di Avvenire, da “motore di riserva” in un periodo in cui il funzionamento delle istituzioni si era inceppato. Pur riconoscendo che l’Italia debba essere grata al suo Presidente per la prontezza con cui ha agito, Della Loggia si pone alcune domande: chi stabilisce quali sono le condizioni che rendono necessario l’intervento del “motore di riserva”?. Per esempio, la decisione del 1994 del Presidente Scalfaro di sciogliere le Camere contro la volontà della maggioranza dei parlamentari, mettendo sotto tutela il primo governo Berlusconi, rientrava nella fattispecie del “motore di riserva”?. Secondo Della Loggia è urgentissimo che ci sia una discussione approfondita su questi temi.
Gustavo Zagrebelsky, sulla prima pagina de La Repubblica, ripercorre le stesse tappe della situazione che ha portato il Presidente della Repubblica a scegliere il Presidente del Consiglio, usando le sue prerogative per “colmare il deficit di iniziativa e di responsabilità di forze politiche palesemente paralizzate dalle loro contraddizioni, di fronte all’incombere di un rischio-fallimento al tempo stesso economico e finanziario, sociale e politico”. Zagrebelsky non ha obiezioni su questo, ma sottolinea il rischio che i partiti vengano prima o poi considerati come cose superflue: “la dialettica tra governo e società non trova oggi in Italia la necessaria mediazione dei partiti”.

Rom

L’ex sindaco di Torino Chiamparino, intervistato da La Stampa, sottolinea che l’attacco ai campi rom è una cosa “gravissima” e ricorda che vi è più di un triste precedente, come la tragedia di Novi Ligure, in cui si tentò di attribuire le responsabilità agli albanesi: “Tendiamo a scaricare le colpe su chi è più lontano da noi, diverso da noi. Ricorda che la sua amministrazione si è misurata spesso con questo problema, sottolinea che non è cambiato molto dai tempi in cui era sindaco, e che “per gestire in modo civile una simile emergenza occorrerebbe una disponibilità corale di tutte le comunità per accogliere questa gente in strutture decenti”, poiché se da un lato “i rom hanno modalità di vita che vanno combattute, coma ad esempio, quella di mandare i bambini ad elemosinare, di rubare il rame, d’altra parte è più facile ottenere risultati se non li si fa vivere in situazioni precarie”.

Europa

Il no espresso dalla Gran Bretagna di David Cameron all’Ue sull’accordo per salvare l’Euro ha provocato la furia di Nick Clegg, leader Libdem e vicepremier nel governo di coalizione con i Conservatori. E tuttavia, secondo quanto riferisce La Repubblica, i sondaggi sull’Europa “a due velocità” darebbero ragione a Cameron: il 62 per cento dei britannici è con lui, e il 66 vorrebbe un referendum sulla partecipazione della Gran Bretagna all’Ue, anche se solo il 48 per cento vuole uscire dalla Ue stessa. Lo stesso quotidiano sottolinea che però il sondaggio è pubblicato da Daily Mail, uno dei tabloid più antieuropei. Della spaccatura interna al governo di Londra si occupa anche Il Giornale, sottolineando come Clegg abbia dichiarato che la mancata sottoscrizione alla riforma dei trattati non mette affatto al sicuro la city da eventuali ingerenze esterne: per Clegg il veto del Regno Unito si traduce in una perdita di potere della City londinese.
Anche su Il Corriere della Sera, attenzione per il duro attacco di Clegg: “Rischiamo di diventare pigmei della politica internazionale”. Clegg ha sottolineato come il Primo ministro fosse in difficoltà, per via di una forte ala euroscettica tra i Tories: “Una parte dei Conservatori ha premuto affinché Cameron mettesse in mostra una intransigenza estrema, un bulldog spirit nei negoziati”.

Usa

La Stampa si occupa del “dilemma di Obama”: non ha ancora deciso se Joe Biden sarà il suo vice alle Presidenziali dell’anno prossimo. La scelta verrà fatta all’inizio della primavera, in base alla situazione nei sondaggi e al nome del candidato repubblicano.
Il quotidiano scrive che il fronte su cui Obama non ha problemi è quello dei soldi, poiché ne ha raccolti più di tutti i rivali repubblicani messi insieme. La sfida più difficile è quella di galvanizzare i miltianti e gli elettori, affinchè vadano alle urne. I sondaggi interni rivelano che Obama ha perso consenso in tutti i gruppi, tranne che tra gli omosessuali. L’errore principale che gli viene rinfacciato è di non aver approfittato della maggioranza democratica in Congresso per cambiare il mondo della Finanza e riformare sul serio il sistema bancario.
Quanto all’avversario, se i consiglieri di Obama potessero sceglierlo, sceglierebbero certo il Repubblicano Gingrich: per quanto pieno di idee e intelligente, i suoi finanziamenti non sono solidi come quelli di Mitt Romney e il suo bagaglio politico e personale lo espone ad attacchi facili.
A Gingrich e Romney è dedicata un’altra analisi, in cui si dà conto del primo dibattito da front runner tra i candidati repubblicani alla Casa Bianca. Si parla di una gaffe di Romney sulla questione dell’individual mandate, ovvero l’obbligo di acquistare l’assicurazione sanitaria per chi può permettersela. A Romney veniva contestato di aver inserito quel provvedimento nella riforma approvata in Massacchussetts, e di aver difeso la misura persino in un libro: ma Romney ha smentito e ha sfidato Perry a dimostrarlo, con una scommessa. Diecimila dollari, una cifra che per molti americani sono 4 o 5 mesi di stipendio.

E poi

Su La Repubblica le anticipazioni dal rapporto sulla secolarizzazione in Italia, che verràpresentato oggi da ‘Critica liberale’ e realizzato anche grazie al contributo dell’8 per mille della Chiesa valdese. I comportamenti degli italiani -certificati da Istat, Cei, Miur, Ministero della Salute e Annuario statistico della Chiesa cattolica- dimostrano che siamo sempre più laici. Ma che, allo stesso tempo, aumenta la capacità della Chiesa cattolica di organizzarsi e incidere sulla società attraverso i servizi sociali e, soprattutto, attraverso i media. Quando si parla di religione, è comunque la Chiesa cattolica ad esprimersi.  Nel 2010 il Vaticano e la Chiesa sono stati protagonisti di 10 ore, 6 minuti e 13 secondi sul Tg1, contro i 3 minuti della religione ebraica. Quasi 8 ore sul Tg5, che ha concesso 7 minuti e 43 agli ebrei e 7 minuti e 44 secondi a tutte le atre confessioni.

DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini