L’etichetta che salverà il latte italiano

Pubblicato il 31 Maggio 2016 in da redazione grey-panthers

Il Corriere della Sera apre con una foto dall’Iraq: “Assalto al primo fortino dell’Isis”, “Le truppe speciali entrano a Falluja”.
Di spalla, il delitto di Roma, dove Vincenzo Paduano, reo confesso, ha ucciso la ex ragazza: “‘Sono un mostro’. La confessione del killer di Sara”, “La magistrata: nessuno si è fermato ad aiutarla”.
Con un commento di Paolo Di Stefano: “Non giriamo lo sguardo”.
A centro pagina: “L’ex pm di Mani pulite Greco nuovo procuratore a Milano”, “Csm. Larga maggioranza dopo la rinuncia in extremis di Melillo”. Ne scrivono Giovanni Bianconi e Luigi Ferrarella.
A fondo pagina: “L’etichetta che salverà il latte italiano”, “Vietato usare prodotti stranieri anche per i formaggi. In arrivo un decreto dopo le proteste”. Di Elisabetta Soglio.
Giuseppe Antonelli si occupa invece del “lessico dei candidati”: “Le parole facili del voto. ‘Partito’ è nel cassetto”. Di fianco, intervista alla virologa Ilaria Di Capua: “Lascio l’Italia del fango. Ma aiuterò i giovani'”, dice a Massimo Sideri in un’intervista.
L’editoriale è firmato dall’ex direttore Ferruccio De Bortoli: “Le paure che frenano la crescita”, “L’occasione hi-tech”.

La Repubblica: “Sara uccisa e bruciata dall’ex. ‘Nessuno s’è fermato ad aiutarla’”, “Roma, l’uomo confessa: sono un mostro. gli automobilisti: avevamo troppa paura”.
I commenti dedicati a questa vicenda sono firmati da Natalia spesi (“Il prezzo della libertà” e da Michela Marzano (“L’indifferenza colpevole”).
In apertura a sinistra, il piano del Viminale sulla questione immigrazione: “‘Hotspot per i migranti sulla portaerei'”, “‘I profughi identificati a bordo’. Il vescovo di Ventimiglia: non lasceremo deportare chi ha sofferto”.
Al tema migrazioni è dedicata l’analisi di Lucio Caracciolo: “Il rischio della tenaglia”.
Più in basso, il richiamo alla seconda puntata dell’inchiesta di Andrea Bonanni sulla crisi della Ue: “Nizza, la sfida perduta ad Est”.
A centro pagina: “Milano, è Greco il nuovo procuratore”, “L’ex di Mani pulite alla guida dei pm”.
In prima anche le anticipazioni di quella che sarà la relazione della Commissione Antimafia sui candidati alle elezioni comunali: “L’Antimafia e il voto: 15 gli impresentabili”. Ne scrive Giovanna Casadio.
A fondo pagina, dall’inserto ‘Salute’: “Perché dobbiamo saper parlare ai malati”, di Elena Cattaneo.
La Stampa, in apertura a sinistra: “Veneto Banca choc: così sono scomparsi risparmi per 5 miliardi”, “Tra gli 87.502 che hanno perso soldi vip, pensionati e fondi dell’8 per mille”, “inchiesta. Le azioni scese da 40 euro a pochi centesimi”. A questo tema è dedicato il commento di Teodoro Chiarelli: “Le risposte che spettano a Bankitalia”.
Di fianco, con foto di un soccorritore che culla un bimbo vittima di un naufragio: “Migranti, l’orrore e la pietà”, “Arrivi calati nelle ultime 48 ore. Hotspot ‘mobili’ entro metà giugno”.
“Morti innocenti ma non invisibili” è il titolo del commento di Massimo Russo.
A centro pagina: “Elezioni, Renzi contro i grillini: ‘Sono guidati da mail anonime'”, “A Torino il premier attacca anche la sinistra: ‘Gode a perdere'”.
“Se i candidati sindaco si allontanano dai partiti” è il titolo di un’analisi di Federico Geremicca.
In prima segnaliamo anche le notizie arrivate ieri dall’India: “L’India: stop ai contratti Finmeccaninca”, “La decisione presa subito dopo il rientro in Italia di Girone. L’azienda minimizza: ‘Perdite limitate'”. Di Carlo Pizzati.
E più in basso, sulla lotta al Califfato: “Iraq, l’esercito sfonda a Falluja contro l’Isis”, “Crollate le difese dei miliziani jihadisti a Sud della città. Civili usati come scudi umani”. Di Giordano Stabile.
Sulla colonna a destra, sul delitto di Roma: “Sara bruciata viva dal suo ex. I pm: nessuno l’ha aiutata”. Al tema è dedicata la riflessione di Linda Laura Sabbadini: “L’abuso di potere nella coppia genera violenza”.

Il Fatto apre oggi con le parole pronunciate dall’ex presidente Napolitano in occasione di un’intervista al programma “Economix” con Myrta Merlino nel 2006: “Napolitano: ‘Perché voto No'”, “Pericolosi troppi poteri al premier’ è il suo monito (del 2006)”, “‘Non è giusto modificare la Costituzione a colpi di maggioranza’”, “Intervistato da Rai3, il senatore Ds non ancora capo dello Stato difendeva la Carta dalla riforma di B.: ‘Vecchia la Costituzione? Per gli americani è giovane la loro, dopo 200 anni'”.
A centro pagina: “Milano, torna Mani Pulite. Greco nuovo procuratore”, “Il Csm sceglie l’aggiunto che coordina il pool anti-reati finanziari”, “Sarà uno dei componenti del pool di Tangentopoli a succedere a Edmondo Bruti Liberati. Il capo di gabinetto del ministro della Giustizia Orlando, Giovanni Melillo, si ritira. Il candidato di Area Alberto Nobili prende 4 voti”.
Sotto la testata: “Rai, Maroni ordina: ‘Vietato parlare del libro del Fatto'”, “pressioni sui talk show contro il nostro Marco Lillo”.
A destra: “Il villaggio abusivo che incrocia Etruria e Mafia Capitale”, “Il camping Faboulous, della Banca, sul terreno di Pulcini”.
In prima anche il richiamo all’intervista all’economista Luigi Zingales: “Per le banche è ora che Visco chieda la Troika”.
L’editoriale del direttore Marco Travaglio è dedicato alle elezioni municipali e in particolare alla candidata del M5S Virginia Raggi: “Raggi X” (“da qualche settimana la grande stampa in perfetta sinergia con i vecchi partiti si sta esercitando nel tiro al bersaglio contro Virginia Raggi”).

Migranti

Su La Stampa: “Renzi: nessuna emergenza migranti”, “Gli arrivi da inizio 2016 hanno superato quelli del 2015, ma nelle ultime 48 ore sono calati. Troppe salme: Viminale e Anci vogliono costruire un cimitero per i morti nel Mediterraneo”, scrive Guido Ruotolo da Messina.
In basso il “retroscena” di Marco Zatterin da Bruxelles: “L’Italia a Bruxelles: entro metà giugno pronti a partire con gli hotspot sulle navi”, “A rilento le mosse della Commissione sulle stragi in mare”.
La Repubblica: “Un hotspot in mare per identificare i migranti. Renzi: meschino chi urla”, “Il Viminale invia nel Mediterraneo la nave San Giusto. Il premier alla Lega: ‘Noi salviamo vite umane'”.
Il Corriere: “Migranti, incentivi ai Comuni che accettano di accoglierli”, “Salvini sul 2 giugno: ‘repubblica invasa’. Renzi: ‘Parole meschine'”.
Sul Messaggero: “Europa, pronto un piano di investimenti. Ma la Bulgaria alza un muro di 35 km”. Scrive David Carretta da Bruxells che il nome non è ancora stato deciso, ma dentro la Commissione Ue lo chiamano già “il piano Juncker per l’Africa”. L’idea è di fare con la crisi dei migranti ciò che è stato fatto con la crisi economica: un grande piano di investimenti dell’Unione europea, che associ soldi pubblici e privati, per sradicare una delle cause dei flussi. Si parla di 4,5 miliardi che, grazie ai miracoli della finanza, potrebbero lievitare a decine di miliardi. Il piano dovrebbe rispondete alle esigenze poste dall’Italia con il “migration compact”. C’è il sostegno della cancelliera Merkel, che ieri, nel corso di una cerimonia per il 40 anni del Ppe a Lussemburgo ha sottolineato quanto sia importante “pensare a politiche di sviluppo verso i Paesi africani”. Il piano potrebbe essere articolato in due fasi: nel breve periodo la Commissione dovrebbe anticipare fondi per accordi con alcuni Paesi come Mali, Niger, Sudan e Pakistan. Nel lungo periodo dovrebbe scattare il vero piano per l’Africa.
Sul Sole 24 Ore un articolo di Marco Ludovico dove si legge che tra luglio e settembre ci saranno tre nuovi hotspot: a Messina, Mineo e Cagliari. Tra giugno e luglio, nelle intenzioni del ministro dell’Interno, si ripristineranno i 1.550 posti chiesti dall’Unione europea per i Cie (centri di identificazione e espulsione). Ma il pressing di governo nei confronti di Bruxelles non cede su un aspetto già richiamato più volte, come conferma al quotidiano il sottosegretario Domenico Manzione: “I rimpatri volontari assistiti. Un impegno europeo che vorremmo si facesse concreto al più presto, altrimenti valuteremo quanto potremo fare già noi, da soli”. Manzione è appena tornato dal secondo viaggio in Niger dove -spiega- “abbiamo verificato lo stato di avanzamento della struttura fatta insieme all’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni, ndr.)”, un campo che “ha ridotto i flussi verso la Libia, ha spiegato ai migranti i rischi e le incognite, un meccanismo insomma molto utile e da replicare in scala molto più ampia. Dovrebbe essere con il timbro Ue”.
La Repubblica intervista il vescovo di Ventimiglia, don Antonio Suetta: “I profughi nelle nostre chiese. lì nessuno potrà deportarli'”, “L’Occidente non volti le spalle. Ce l’ha insegnato il Papa’”.
Da La Repubblica segnaliamo anche l’analisi di Lucio Caracciolo sul “rischio tenaglia” cui va incontro l’Italia: “se all’aumento della pressione migratoria dovessero corrispondere controlli più aggressivi alle frontiere con Austria e Francia, o addirittura la loro temporanea chiusura, l’Italia si troverebbe compressa in una micidiale tenaglia”. Secondo Caracciolo con l’aiuto di Forze armate di altri Paesi, di organizzazioni umanitarie e internazionali oltre che di semplici volontari, “il raggio d’azione delle operazioni di salvataggio può essere ampliato”. Ma Caracciolo sottolinea anche che “l’Europa non ci salverà” e l’Italia deve attrezzarsi ad affrontare la questione migratoria: “non l’emergenza di un giorno” ma “la normalità de prossimi decenni”, con i propri mezzi. Il che significa investire in infrastrutture per l’accoglienza e l’integrazione.

Elezioni amministrative

Su La Repubblica Giovanna Casadio scrive che oggi la presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi presenterà la lista dei candidati “impresentabili” nei comuni in cui si vota. In Antimafia appaiono soddisfatti, parlano di “effetto deterrenza”, facendo evidentemente riferimento a quanto accadde un anno fa, quando la lista incluse anche colui che sarebbe diventato il presidente della Regione Campania, Vincenzo de Luca.
Restiamo a La Repubblica per l’articolo di Giovanna Vitale sulle elezioni nella Capitale: “Sparito il modello Roma, tra degrado e divisioni, ora un pugno di voti decide la sfida a cinque”, “I 5 Stelle con la Raggi tentano il salto, ma per Giachetti e la destra la partita è ancora aperta”, “Destra e sinistra spaccate, sullo sfondo un debito stratosferico e tanta mala gestione”.
Greco
La Repubblica: “Il Csm sceglie Greco, l’ex pm di Mani Pulite per la procura di Milano”, “Diciassette voti per lui, superati Nobili e Melillo. E Davigo diventa presidente di sezione in Cassazione”, scrive Liana Milella.
In basso, un articolo di Piero Colaprico descrive “il personaggio” Francesco Greco: “Il mastino dei bilanci che anticipò Di Pietro nella guerra ai fondi neri”, “Dallo scandalo Icomec che coinvolse i craxiani al crac Parmalat alle tangenti nella Sanità: Greco custodisce il dna della procura”, “le ultime indagini sulle tasse di Google e Apple e sulle ruberie negli ospedali lombardi”.
Sul Corriere ne scrive Giovanni Bianconi: “Il Csm sceglie Greco alla Procura di Milano. Melillo rinuncia ed evita la spaccatura”, “Ampia maggioranza, prevale la continuità”. Per Greco hanno votato quelli che l’avevano proposto più di un mese fa, cioè la sinistra togata di Area e la ‘laica’ (cioè eletta dal Parlamento) di centrosinistra Paola Balducci, più i 5 consiglieri di Unicost, due ‘laici’ di centrodestra (Zanettin e Alberti Casellati) e un altro di centrosinistra (Fanfani). Tra gli astenuti, il primo presidente della Corte di Cassazione Giovanni Canzio, che avrebbe preferito Giovanni Melillo (per la sua “eccellente biografia professionale disancorata da prolungata permanenza nel medesimo ufficio e contesto territoriale”, come ha spiegato). A pagina 7 il ritratto Francesco Greco tracciato da Luigi Ferrarella: “Il pm di grandi sfide e mediazioni che ha dichiarato guerra all’evasione”, “Da Mani pulite al rientro dei capitali. Ha fatto recuperare allo Stato le cifre di una manovra finanziaria”.

Sindacati

Su La Repubblica un’inchiesta di Roberto Mania: “La metamorfosi dei sindacai, addio politica, largo ai servizi”, “Vent’anni fa moriva Luciano Lama, leader storico Cgil. Tutto è cambiato nelle tre Confdereazioni, che oggi sono molto più attente alle attività di assistenza” (da quella fiscale a quella pensionistica). Mania descrive un sindacato “azienda”, con circa due miliardi di fatturato all’anno, oltre 25 mila dipendenti, sommando Cgil, Cisl e Uil. “Il declino degli operai tra gli iscritti, più che raddoppiati i pensionati. Tra gli atipici un tasso di sindacalizzazione del 15%”, scrive ancora Mania.
Di fianco, intervista di Paolo Griseri a Giorgio Benvenuto, che fu segretario della Uil tra il ’76 e il l’92: “‘La Cgil di Lama sul Jobs Atc avrebbe trattato allo stremo’”, “‘Quando un ministro si assumeva un impegno si sapeva che lo avrebbe mantenuto. Oggi parli con un ministro e subito viene smentito con un tweet'”.
Sul Corriere ne scrive Marco Cianca: “La solitudine e le sfide di Luciano Lama, il signor Cgil”, “A vent’anni dalla scomparsa, il 31 maggio 1996, il segretario con la pipa ha ancora molto da insegnare. Tante le vittorie, tante le sconfitte (come alla Sapienza di Roma). Alle utopie divisive preferiva i fronti democratici comuni”. Tra gli errori: nel ’75 l’accordo con Gianni Agnelli che portò all’appiattimento dei salari peggio che in Urss. Tra le intuizioni: mentre si formava il governo Prodi metteva in guardia dal pericolo dei no di Fausto Bertinotti.

Egitto

Sul Manifesto un articolo di Chiara Cruciati: “Al-Sisi contro i giornalisti, in cella i capi del sindacato”. Si legge che nella notte tra domenica e lunedì il presidente del sindacato, Yehia Qalash, diventato in due mesi il punto di riferimento di media indipendenti e società civile, è stato arrestato con l’accusa di aver dato rifugio a due giornalisti di January Gate, detenuti dopo un violento raid primo maggio. Ieri sono poi arrivate le condanne a morte per 8 membri dei Fratelli musulmani in relazione all’episodio di contestazioni in cui persero la vita 11 poliziotti durante l’assalto alla stazione di polizia di Kersada al Cairo nel 2013. Per Amnesty hanno confessato sotto tortura, Fine pena mai per Mohamed Badie, guida spirituale della Fratellanza musulmana, imputato per i fatti di Ismaila, il 5 luglio 2013, due giorni dopo la deposizione del presidente Morsi (3 morti negli scontri esplosi fuori dalla sede del governo locale). La sentenza di ergastolo si aggiunge alle due pene capitali già spiccate nei suo confronti.

E poi

Sul Corriere un articolo di Michele Farina è dedicato alla condanna, da parte di un tirbunale senegalese sostenuto dall’Unione africana, dell’ex presidente dei Ciad, Hissène Habré: “Habré, primo dittatore condannato in Africa per violenze e torture”. Nessun ex presidente africano era mai stato processato in Africa, da un tribunale sostenuto dall’Africa, anche se finanziato in parte da Ue e Usa. Seviziava le vittime di persona, ordinava torture spaventose. Prese il potere con l’aiuto della Cia, combatté Gheddafi con l’aiuto dell’Occidente, governò il Ciad tra il 1982 e il 1990, ordinando l’uccisione di 40 mila persone prima di essere deposto e fuggire in Senegal.