l’America teme lo choc petrolifero

Pubblicato il 4 Marzo 2011 in da redazione grey-panthers

Le aperture

La Repubblica: “Libia, ultimatum di Obama. I fedelissimi del Colonnello al contrattacco: battaglia per i pozzi di petrolio. L’Aja indaga sui crimini contro l’umanità”. “‘Via Gheddafi, pronti a usare la forza’. L’Europa blocca i beni del rais”. Sulla politica interna: “Giustizia, corsa al salva premier, lite sul federalismo”. A centro pagina una notizia di cronaca da Roma: “Violentata in caserma dai carabinieri. Roma, una donna arrestata per furto denuncia lo stupro. La Procura apre una inchiesta”.

La Stampa: “Obama: rovesciate Gheddafi. L’Ue vara il blocco dei beni. Parte il ponte aereo e navale italiano: anche traghetti privati in soccorso di chi scappa. Appello ai militari libici. Il Colonnello bombarda le zone petrolifere”. Nella parte alta della prima pagina la politica interna: “Il governo dice no all’election day”. L’opposizione protesta: “Buttati 300 milioni”. “Niente accorpamento con il referendum”. E poi: “Prescrizione breve, proposta del Pdl scatena il caos. ‘Io non ne sapevo niente’. Il premier sconfessa l’iniziativa di un deputato della maggioranza. Ghedini: va ritirata subito. Alfano: non la sostengo”.

Il Foglio: Chavez offre a Gheddafi la chance di allentare la stretta dell’occidente. Il presidente venezuelano vuole mediare la crisi in Libia. Obama replica che il rais ‘deve andarsene'”. Di spalla, la politica interna: “Così il Pd non chiude, anzi rilancia, sugli stati generali dell’economia. ‘Se il premier non convoca le parti sociali lo facciamo noi’, dice il partito di Bersani. Fassina e il ‘Pnr ombra’”:

Europa: “Paura che Gheddafgi vinca. Interviene l’amico Chavez. Ancora scontri intorno a Brega. Inglesi e francesi più determinati all’intervento. L’Italia fa qualcosa solo in Tunisia, da Napolitano il Consiglio di difesa”. A centro pagina la notizia dello sciopero generale convocato dalla Cgil: “La Cgil accontenta la Fiom, sciopero generale a maggio”.

L’Unità: “Ha paura degli italiani”, in riferimento alla scelta del governo di non accorpare le date di amministrative e referendum: “Gettati 350 milioni. Il premier teme il voto assieme ad amministrative”. In taglio basso, una foto di Susanna Camusso: Cgil: affossano il Paese. Il 6 maggio sciopero generale”. E poi: “Donne, il Pd accusa: cancellati dal governo diritti e legge”.

Il Riformista: “Un decreto per le poltrone. Il Cav vuole aumentare i posti al governo per saziare l’appetito dei ‘responsabili'”. “Si pensa ad un provvedimento per moltiplicare i sottosegretari”, spiega il quotidiano.

Il Corriere della Sera: “Tassi più alti contro l’inflazione. La previsione del presidente della banca europea. L’America teme lo choc petrolifero. Benzina oltre 1,6”. “La Bce pronta ad aumentare il costo del denaro in aprile”. A centro pagina: “Giallo sulla prescrizione breve. Federalismo: no delle Regioni”. E poi: “Proposta sulla giustizia del Pdl Vitali. Berlusconi: non ne so nulla”. L’editoriale, firmato da Francesco Giavazzi, si sofferma sui problemi dell’economia italiana: “Il reddito degli italiani. Più coraggio per crescere”. Giavazzi si dice convinto che per far ripartire la crescita non serva una imposta patrimoniale straordinaria, e critica anche la proposta di riformare la costituzione . E propone invece due “microinterventi” che “favoriscano la concorrenza” per abbattere rendite e protezioni”.

Il Sole 24 Ore: “La Bce pronta ad aumentare i tassi. Trichet: possibile stretta in aprile per fermare l’inflazione da shock petrolifero. L’indice Fao dei prezzi alimentari ai massimi storici. L’Euro sfiora 1,40. Il Brasile aumenta il costo del denaro di mezzo punto”. A centro pagina, con la foto di una nave da guerra Usa: “Obama minaccia Gheddafi con l’opzione militare”.
A centro pagina: “Governatori contro Calderoli sul patto per il federalismo”.
Da segnalare in prima pagina un articolo firmato da Gianni Letta: “Quei ragazzi caduti per una certa idea di pace”, dove si parla di un Memoriale ai caduti di pace.

Il Giornale: “Affittopoli: nuovi elenchi vip”, “Il figlio dell’ex ministro Visco, sedi e uffici del Pd, grandi alberghi: ecco tutti i nomi”. A centro pagina una foto del governatore della Puglia Vendola: ”

Libero: “Questo signore è un pataccaro”, con foto di Pierluigi Bersani. Si parla della raccolta firme del Pd per “cacciare Berlusconi”, che secondo il quotidiano di Belpietro avrebbe raggiunto “al massimo” un milione di firme. In prima anche un articolo di Vittorio Feltri su Fini, che “ha perso il partito e cerca lavoro in tv”. Si parla della sua apparizione ieri a Porta a Porta.

Esteri

La corrispondenza da New York de La Stampa spiega che ieri il presidente Obama ha lanciato un monito ai militari libici che sostengono Gheddafi, con queste parole: “Chi commette violenze contro la popolazione civile ne sarà responsabile. Sappiate che la storia si sta muovendo contro il Colonnello”. E ancora, parole di Obama: “La violenza deve avere fine, Gheddafi è del tutto delegittimato e se ne deve andare”. Obama parla in prima persona, anziché riferirsi, come era stato in precedenza, ai contenuti di una conversazione telefonica con la Merkel, per esercitare una forte pressione verso coloro che stanno consentendo a Gheddafi di resistere. Significa, secondo La Stampa, che restare con il Colonnello potrebbe comportare l’incriminazione da parte del tribunale internazionale, mentre abbandonarlo avrebbe il senso di seguire l’esempio dei militari egiziani, cui Obama si è riferito citandone “la capacità di portare a termine la svolta” del dopo Mubarak. Le analisi di intelligence avrebbero sottolineato crepe presenti nella cerchia di collaboratori del Colonnello. La Casa Bianca punta quindi ad accentuarle. Questa sarebbe la “dottrina Obama” sulle rivolte arabe. Esemplificata dalle sue parole: “In Egitto abbiamo accompagnato il cambiamento senza intromissioni, e il risultato è stato l’assenza di antiamericanismo tra i manifestanti”. Ciò nonostante Obama ha parlato di una “totale capacità di intervento” sulla situazione in Libia, ricordando che la presenza di navi e marines al largo delle coste libiche servono per “poter intervenire rapidamente e se necessario” in caso di “carenza di cibo a Tripoli, con Gheddafi chiuso nel bunker” o di “gravi violenze contro i civili”. Incalzato dai cronisti, non esclude l’ipotesi di una no-fly zone, ma sottolinea che la priorità per gli Usa sono le “operazioni umanitarie”. L’agenzia federale per gli aiuti internazionali, Usaid, creerà postazioni lungo i confini, dove si stanno concentrando milioni di persone in fuga. Parallelamente la segretaria di Stato Hillary Clinton atterava l’attenzione sull’Iran, affermando che “sta  tentando di approfittare le riforme arabe, per mettere piede in Egitto, Yemen e Bahrein”.
Una lunga analisi di Bernardo Valli, su La Repubblica, sottolinea quanto sia indispensabile una presenza araba in una eventuale azione umanitaria con impegno militare. Indispensabile sarebbe una concertazione con la Lega Araba, che ha appena espulso il Colonnello Gheddafi, ma al tempo stesso ha condannato ogni intervento straniero. Gheddafi è screditato da tempo agli occhi delle altre capitali arabe, e non a caso ad esprimergli solidarietà in questi giorni sono stati leader lontani, come Ortega, Castro, Chavez. Il destino del Colonnello non sta a cuore ufficialmente a nessuno, né nel Maghreb né nel Mashreq e nell’oriente arabo. Ma gli avvenimenti libici “tolgono il sonno” ai rais e ai monarchi sopravvissuti alle rivolte. E nei Paesi limitrofi all’Arabia Saudita si teme un rafforzamento della potenza dell’Iran (dove pure il vento della protesta è arrivato, e subito represso nel sangue). L’Iran ha intensificato inflitrazioni nei Paesi che circondano l’Arabia Saudita: rivolte sono in corso nello Yemen, nell’Oman e – soprattutto – nel Bahrein – dove la maggioranza sciita chiede di essere riconosciuta come tale dalla monarchia sunnita. E rischia di trascinare nella protesta la minoranza sciita in Arabia Saudita: minoranza di notevole importanza perché popola le regioni petrolifere.
“Le cinque scintille che hanno acceso il Maghreb” è il titolo di una lunga analisi pubblicata da Repubblica e firmata da Thomas Friedman, che è stato di recente in Egitto. Dove si spiega, tra l’altro, quanta importanza abbia avuto l’elezione di un afro-americano alla presidenza Usa, peraltro dotato di un secondo nome come Hussein. Ma anche che lo stesso Google Earth ha contribuito al cambiamento del clima politico: Friedman fa l’esempio del Bahrein, dove vi è una distribuzione di terra e territorio più che iniqua, che costringe migliaia di sciiti, in maggioranza poveri, a vivere strizzati insieme in aree ristrette e densamente popolate, mentre, ad esempio, la famiglia regnante, sunnita, conserva per sé tutto il resto del Paese. Né meno importanti sono state le notizie, diffuse peraltro da Al Jazeera, sulle condanne che ci sono state nel vicino Israele nei confronti dell’ex premier Olmert (corruzione), dell’ex presidente Katsav (violenza sessuale) e via di seguito: “Quando vivi accanto a un Paese dove i potenti corrotti finiscono in tribunale, e vivi in un Paese dove molti dei potenti sono corrotti, finisci per accorgertene”.
A pagina 2 del Sole 24 Ore una lunga analisi rilancia l’allarme della Fao per i prezzi del cibo. Il caro petrolio ha rilanciato la convenienza dei biocarburanti ed ha rafforzato la domanda. Solo il riso, alimento base per oltre la metà della popolazione mondiale, resta stabile. E probabilmente è il prodotto che oggi ci separa da una crisi alimentare come quella del 2008, come spiega un senior economist della Fao, Abassian. I prezzi degli alimentari hanno avuto una impennata a febbraio (+ 2,2 per cento), ovvero un livello più alto di quello del 2008.
Ieri il presidente Sarkozy, in visita ad una chiesa dell’Alta Loira, ha dichiarato che “la cristianità ci ha lasciato una civiltà magnifica, una eredità che è un obbligo, una fortuna, e che dobbiamo trasmettere alle nuove generazioni e dobbiamo assumere senza complessi e senza pudori”. A raccontarlo è Europa, ricordando come prosegua il dibattito sul ruolo dell’islam, l’identità e la laicità in Francia, voluto dallo stesso Sarkozy. Ma il quotidiano sottolinea le defezioni o i dubbi sollevati all’interno della stessa maggioranza del presidente: dal neoministro degli esteri Juppe al primo ministro Fillon, che ha detto: “Se il dibattito dovesse essere focalizzato esclusivamente sull’Islam, e se dovesse condurre alla stigmatizzazione dei musulmani, allora mi opporrei”.
Sulla prima pagina de La Repubblica un rimando all’inserto R2, dedicato alla nuova parola d’ordine dei vertici di Pechino, che si traduce in un invito a spendere. Ecco perché il quotidiano titola: “Il partito consumista cinese”.
Si apre infatti domani l’assemblea nazionale del Popolo, sessione annuale del Parlamento cinese che – secondo La Repubblica – darà il via alla più impressionante riforma economica del nostro tempo, destinata a cambiare il volto della Cina, ma non solo il suo. La svolta dovrà convincere i cinesi a non nascondere più i soldi sotto il materasso, ma a investirli in quelle che fino a ieri erano definite “depravazioni borghesi”, ovvero i consumi. E’ partita la propaganda di Stato, e la Cina ha ordinato ai suoi funzionari di smettere di costruire viadotti e sgomberare contadini, per dare invece “gioia alla gente”. Necessario sarà aumentare gli stipendi, abbassare le tasse sui redditi medi e bassi, creare una rete di welfare che consenta alla popolazione di non risparmiare tutta la vita.
Il Sole 24 Ore racconta anche che, in vista del congresso, c’è stato un ennesimo giro di vite sui dissidenti, anche perché è stata convocata via Internet una manifestazione di protesta nelle ultime due domeniche di febbraio, rievocando esplicitamente le rivolte nel mondo arabo. Dallo stesso quotidiano segnaliamo un aggiornamento sulla situazione in Egitto, dove il premier scelto da Mubarak poco prima di uscire di scena ha lasciato l’incarico, su sollecitazione dei militari. Il movimento 6 aprile non aveva mai smesso di contestarlo. E’ stato sostituito da un ex ministro dei trasporti, Sharaf: i manifestanti vorrebbero che si recasse a giurare in piazza Tahrir. E in basso, sulla stessa pagina, l’allarme che sale dal Marocco, dove i manifestanti chiedono riforme.

Giustizia

Il Corriere della Sera parla di un “giallo” nel Pdl sulla prescrizione breve, e spiega che lunedì scorso il deputato Luigi Vitali ha presentato una proposta di legge che mira ad agevolare la posizione degli imputati ultra 65enni o incensurati. Verrebbero loro assicurate le attenuanti generiche, con tutti i benefici del caso, anche ai fini della prescrizione più breve del reato. Per i critici è una proposta che si attaglia perfettamente al premier. La proposta prevede anche “l’inutilizzabilità degli atti di indagine” se i pm ritardano l’iscrizione nel registro degli indagati rispetto al momento in cui il nome dell’indagato stesso è pervenuto a conoscenza della procura. Anche qui la proposta sembra fatta su misura per affrontare il caso Ruby, come più volte sottolineato dai difensori del premier: la telefonata alla questura di Milano da cui è partito il caso Ruby risale infatti al 27 maggio, mentre l’iscrizione sul registro degli indagati per Berlusconi è del 21 dicembre. Cronologia che ha permesso poi alla procura di chiedere il rito immediato per Berlusconi nei termini previsti, ovvero al massimo 90 giorni dalla data di iscrizione. Il testo del deputato Vitali prevede anche aumenti di pena per l’abuso di ufficio commesso dai magistrati, garanzie più solide per evitare la custodia cautelare facile, l’estensione della durata dei termini a difesa, e competenze più ampie per la corte d’assise che giudicherà anche reati contro la pubblica amministrazione e reati in cui, a vario titolo, sono coinvolti magistrati. Ma tanto il Corriere che La Repubblica sottolineano quanto il difensore del premier Niccolò Ghedini sia andato su tutte le furie, apprendendo della proposta del collega Vitali. Ghedini sarebbe convinto che l’iniziativa potrebbe offrire strumentali polemiche per quel che riguarda la prescrizione: “L’unità di crisi” di Palazzo Grazioli stava infatti lavorando a un testo sulla prescrizione breve che dovrebbe veder la luce al Senato o collegarsi con il Ddl sul processo breve che arriva alla Camera il 28 marzo. Per La Repubblica Ghedini è convinto che si tratti di un autogol ed un lungo retroscena descrive la insofferenza di molti pidiellini nei confronti dell’avvocato del premier. La proposta di Vitali – sempre secondo La Repubblica – sarebbe nata a seguito di uno sfogo dello stesso premier con l’interessato, alla ricerca di una soluzione forte per liberarsi dalla “gabbia dei processi”. Nel cerchio più stretto intorno a Berlusconi detesterebbero Ghedini per il fatto che non si è mai battuto per imporre l’unica via che loro ritengono risolutiva, ovvero il ritorno all’immunità. Ghedini in fondo sarebbe convinto che se si fanno i processi, si potrebbero vincere.
Libero titola: “Riforma o leggina? Pasticcio Pdl sulla giustizia”, e aggiunge che Ghedini “parlando di una proposta di “esclusiva iniziativa” di Vitali, “non concordata”, chiederà al deputato Pdl di ritiirarla, perché “potrebbe offrire strumentali polemiche in particolare per ciò che riguarda la prescrizione”.
 
E poi

Su Europa si recensisce l’ultimo saggio di Nadia Urbinati (“Liberi e uguali”, Laterza), dedicato al rapporto tra libertà ed uguaglianza nella nostra Carta costituzionale. In cui si spiega che l’individualismo nulla ha a che fare con l’egoismo. “Indivualismo democratico” come “fondamento politico e ideale della democrazia”.
Sul Sole 24 Ore un intervento firmato da Romano Prodi, Guy Verohfstadt e Jacques Delors: “Servono norme e non patti”, “sulla governance economica meglio atti comunitari che intese tra governi”.

(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)