La grana Fiat

La Repubblica: “Fornero: che cosa chiedo alla Fiat.’Marchionne ha le date, aspetto che il telefono squilli’. Pressing dei sindacati”. “Il governo ritiene ‘inaccettabile’ uno stop alla produzione negli stabilimenti italiani. La strategia del Lingotto: chiusure o nuova cassa integrazione”. In prima pagina anche un articolo dell’economista Alessandro Penati, dal titolo: “Perché difendo il manager”. A centro pagina si parla di Telecom, Mediaset e La7: “Mediobanca scarta Mediaset”. “L’advisor di Telecom: rischi di concentrazione”. In prima anche un reportage da Bengasi, “tra i ribelli che sfidano l’America”.

Il Giornale: “Berlusconi ci svela il piano. Via l’Imu, basta sacrifici. La verità sul nostro deficit, sulle manovre, sull’Europa, sulla Merkel e su Sarkozy. E ancora. Renzi, Grillo e il futuro del Pdl”.

Da segnalare in prima anche una lettera di Marina Berlusconi al quotidiano La Repubblica. Oggetto: le foto senza veli di Kate .

L’Unità: “Berlusconi, il nuovo che avanza”. “Il Cav promette di togliere l’Imu. E su Renzi dice: ha le nostre idee”. A centro pagina, su Fabbrica Italia: “Sindacati uniti contro Marchionne”. In evidenza anche le voci di interessamento di Mediaset all’acquisto di La 7, con i commenti di Stefano Balassone (“La fragilità dei nostri media”) e di Roberto Natale (“Nuovi pericoli e vecchie regole”)

Il Corriere della Sera: “I numeri dei ritardi italiani”, dove si illustrano i contenuti del rapporto Cnel sulla produttività: “quaranta anni fa primi tra i grandi, ora ultimi”. “Il rapporto Cnel sul mercato del lavoro: confronto tra i principali Paesi industriali”.

A centro pagina un richiamo per Berlusconi “all’attacco, dall’Europa all’Imu. ‘Renzi? Ha le mie idee”.

 Sul Sole 24 Ore da segnalare una inchiesta dedicata alle imprese italiane: “Bilanci in rosso da tre anni per centomila società.  Sono le imprese sulle quali la crisi sta facendo maggiormente sentire il proprio peso e che hanno riportato una perdita per tutti gli anni dal 2009 al 2011. È il risultato di

un’indagine realizza da Infocamere per il Sole 24Ore. A soffrire soprattutto le aziende del sud

 Fiat

 Su La Repubblica Alessandro Penati cita una dichiarazione dell’ex direttore dell’Economist Bill Emmot, che aveva detto all’Espresso qualche settimana fa che molti italiani detestano Marchionne quando negli Usa è considerato un eroe. “Marchionne è così detestato perché ha messo il dito nella piaga”: egli rappresenta quella “dittatura dei mercati” che “vorrebbe impedirci di tornare al nostro caro pseudo-capitalismo dirigista, chiuso, consociativo e senza finanza”. Si dice che sia un uomo della finanza, ma di fatto la Fiat, dal suo arrivo, capitalizza 10 miliardi di euro in più, molto meglio del 70 per cento del mercato dell’auto in Europa. Dati che suscitano “ammirazione in Europa e critiche da noi, perché la Borsa è considerata una bisca”.  Il problema Fiat è lo stesso di Alcoa, Carbosunsils, Finmeccanica, Alitalia, Tirrenia: per tornare a crescere serve aumentare la produttività. E compito del governo non è quello di “preservare capacità produttiva altrimenti inutilizzabile, con una miriade di incentivi, sgravi, sussidi”. “Convocare Marchionne non serve. Servirebbe invece che l’Italia sostenesse una rapida ristrutturazione delle attività produttive del gruppo in Italia. La vera presa in giro è pensare di tornare a produrre auto da noi”. Vale per tutte le aziende in declino, e i sindacati dovrebbero iniziare a capirlo: invece di difendere “ogni singolo posto di lavoro a qualsiasi  condizione” dovrebbero “difendere il diritto di tutti ad avere un lavoro e aspirare ad un redditopiù elevato”.

 Politica

 Intervistato dal direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti, su una nave da crociera, Silvio Berlusconi ieri ha innanzitutto elogiato il suo quotidiano, “ormai da alcuni decenni è la piu importante bandiera della libertá”. L’intervista è in prima pagina (“Il mosaico comincia a comporsi”, l’attacco del direttore del quotidiano).

 Dopo una prima parte dedicata al Berlusconi privato, l’intervista pubblicata dal quotidiano si apre con un racconto della sua “discesa in campo”, e dei suoi anni in politica (ormai quasi 20). Poi Berlusconi ha parlato di economia: “senza abbassare la pressione fiscale non si esce dalla recessione”, e “le norme del fiscal compact impediscono la crescita”. E poi: “La casa è il pilastro su cui ogni famiglia fonda il suo futuro”. Su Alfano:  “é il miglior politico in circolazione, un uomo speciale”. Su Grillo: “Uno straordinario attore comico, ma sta ancora facendo quel mestiere. Non ci s’improvvisa amministratori di un paese o di una cittá”. Infine, sul suo ruolo alle prossime elezioni l’ex premier dice ci voler lavorare per “non consegnare il Paese alla sinistra”. “Il mio ruolo cambierà in base alla legge elettorale che ci sarà”.

Il leader del Pdl ha parlato anche di Renzi (“ha le mie idee”, scrivono i quotidiani dando conto delle parole di Berlusconi). La Stampa scrive che “il pacco regalo viene rispedito al mittente”, perché Renzi, via Twitter e via Facebook, ha risposto: “Sa che se vinciamo noi, lui è il primo rottamato. Normale dunque che faccia il tifo per Bersani o Vendola. Ma noi vinciamo lo stesso”, e poi  “oggi  scopriamo che Berlusconi è socialdemocratico a sua insaputa. Scherzi a parte, il Cavaliere sa che se vinciamo noi, lui è il primo rottamato. E quindi preferisce (legittimamente) giocarsela con Vendola o con Bersani. Ecco perchè fa di tutto per metterci in difficoltà. Ma noi sia a noi siamo più forti delle sue trappole mediatiche. Altro che ghe pensi Mi: adesso tocca a noi. Adesso!”.

La Repubblica dà rilievo alla difesa che ieri sera Veltroni ha fatto di Renzi: “Nessuno si permetta di usare contro Matteo le frasi che Berlusconi ha usato, perché l’obiettivo è quello di spaccare il Pd”.

Su La Stampa una intervista al responsabile economico del Pd, Fassina. “Il Pdl tenta di inquinare il nostro confronto, ma alla fine vincerà Bersani”, il titolo. Fassina dice anche che “ci sono consiglieri regionali Pdl che organizzano comitati per Renzi”, starebbe avvenendo in Toscana.

Intanto sulle primarie del centrosinistra  da segnalare un articolo del Corriere della Sera . Le consultazioni dovrebbero svolgersi tra il 25 novembre e il 2 dicembre. La coalizione – dice Nico Stumpo del Pd – strarebbe pensando ad un albo degli elettori del centrosinistra per “scoraggiare i furbi dell’urna”. Si tratterebbe di firmare una liberatoria con l’assenso a rendere noto il proprio nome. Il 6 ottobre prossimo il Pd si riunirà per modificare lo Statuto, che oggi prevede che il candidato alle primarie della coalizione è solo il segretario del partito. Fino ad oggi l’elenco degli aspiranti premier è: Bersani, Renzi, Tabacci, Vendola, Valdo Spini, Laura Puppato. Oggi La Repubblica intervista Pippo Civati, consigliere regionale Pd lombardo ed ex socio di Renzi, che dice: “Pronto a candidarmi alle primarie. Serve una alternativa a Matteo e Pierluigi”.

Malapolitica

Scrive La Stampa che si preannuncia un pomeriggio di fuoco, oggi al Consiglio Regionale del Lazio: la resa dei conti all’interno del Pdl è alle porte e le dimissioni annunciate dalla governatrice Renata Polverini “sono solo la punta dell’iceberg che rischia di far affondare il consiglio. Un carrozzone che costa 140 milioni di euro all’anno e che vede l’ex tesoriere ed ex capogruppo Pdl Franco Fiorito (autosospeso e comunque espulso dal segretario del partito Alfano) indagato per perculato”. La procura di Roma gli chiede conto di 700mila euro sottratti alle casse del partito a scopo personale. Ma dietro la vicenda giudiziaria c’è la guerra dichiaratadalla Polverini al presidente del Consiglio regionale Mario Abbruzzese: “uno che spende 1 milione e mezzo all’anno per spese di rappresentanza, 456mila euro per le consulenze e guadagna 251mila euro lordi all’anno (il presidente Usa Barack Obama ne incassa 275mila)”. Secondo il quotidiano, la Polverini dice di volere “un repulisti totale”. E il segretario Pdl Alfano dice: “Il Pdl farà la propria parte fino in fondo perché non ha nulla a che fare con ladri, rubagalline e mascalzoni”, “chiederemo al Presidente Polverini di cancellare le norme e gli atti amministrativi che hanno reso possibile che i gruppi consiliari potessero ricevere questi soldi senza dover dare giustificazione ad alcuno”.

La Repubblica scrive che la Regione Lazio paga 5 milioni di euro l’anno per 14 assessori chiamati dall’esterno: solo uno dei 15 uomini della giunta è stato eletto dai cittadini. Assessori nominati: molti sono i ‘bocciati’ senza esami alle regionali del 2010, quando la lista del Pdl venne esclusa perché Alfredo Milione si assentò “per un panino”, non riuscendo a depositare le firme. Dopo l’annuncio dell’abolizione dei vitalizi per la prossima legislatura, la presidente Polverini ha voluto un anorma che garantisse un apesnioen d’oro agli assessori non eletti: con costi che il gruppo dei Radicali stima in un milione di euro l’anno. Si contano 17 capigruppio, ma otto formazioni sono composte da un solo consigliere.

Internazionale

L’inviato de La Stampa in Libia racconta come Bengasi, la città dove è stato ucciso l’ambasciatore Usa, intenda “tenersi i mitra” perché “gli sgherri di Gheddafi fanno ancora paura”. Domenica era festa nazionale: si commemorava l’eroe Omar al Mukhtar, impiccato dagli italiani del generale Graziani. Il ministero dell’Interno, quello della Difesa e quello degli Affari religiosi avevano invitato con manifesti i bengasini a riconsegnare le armi: c’era anche un premio, un biglietto per la lotteria, “potrete vincere un automobile più altri oggetti preziosi”. Ma le armi non sono arrivate. Tanto che la tv ha diffuso una vviso: “la riconsegna” è stata posticipata al 29 settembre. Intanto per l’assalto al consolato Usa in Libia sono scattati 50 arresti. Dagli Usa sarebbe arrivata una lista di 50 nomi da catturare. Gli agenti Fbi non sono ancora arrivati: ma il premier eletto il 12 settembre, Mustafa Abu Shagur, ha già detto che poliziotti o soldati Usa non sono graditi, perché -spiega- equivarrebbe a “violare la nostra sovranità”.

Anche La Repubblica ha un inviato a Bengasi: riferisce dei 50 arresti ed evoca “l’ombra dei gheddafiani”. Ad ipotizzarla è un uomo d’affari avvicinato dal cornista: “è molto probabile che l’attacco al consolato sia stato organizzato da gente di Ansar al Sharia quando hanno visto che partiva il corteo. Ma io vedo un collegamento tra gli integralisti e i loro ex nemici gheddafiani, che dall’Egitto stanno arrivando con borse cariche di migliaia di dollari per provare a destabilizzare la libia del dopo elezioni”. Molti citano Ahmed Gaddafeddam, l’uomo che per conto del Colonnello teneva i contatti con il regime di Mubarak: è rifugiato a Il Cairo, ha conti milionari a disposizione, ha il know how del perfetto trafficante e destabilizzatore gheddafiano. Per quel che riguarda Bengasi, l’inviato de La Repubblica evidenzia che gli silamisti jihadisti di Ansar al Sharia hanno iniziato a presentarsi in forze in questa città a giugno, “quando con i loro pick up armati hanno fatto carosello proprio nel centro”. E da allora hanno deciso di far chiudere i parrucchieri per signora, impossessandosi di uno spicchio della città.

Su La Stampa, da segnalare anche un reportage dalla Tunisia: “la Primavera tradita”. La rivoluzione ha vinto, “ma poi al potere è andato l’Islam più intransigente”. Metà dei ragazzi è senza lavoro: così riprendono la via del mare. Sul fronte della corruzione: sono tornati gli intermediari, e le clientele islamiste anche con la crisi ottengono denaro. Il governo, monopolizzato dal partito islamista Ennahda, “è bollato da tutti di incompetenza”: “prevedibile, visto che la maggior parte dei ministri (che sono 78!), arriva dall’esilio o dalla galera”. Ma si aggiunge “il nepotismo che dilaga”. E la nuova Costituzione, che doveva essere pronta per il 21 di ottobre, è ferma al dibattito sull’articolo 1.

Un reportage de La Repubblica dalla Tunisia racconta che nel Paese si dà la caccia ad Abou Iyad, considerato il nuovo sceicco del terrore e sospettato di avere ispirato i disordini dei giorni scorsi. Ma i suoi seguaci lo difendono e dicono che si trattava di una manifestazione pacifica, scaricando le responsabilità sulal polizia (è allo sbando, dicono, e non mancavano i provocatori del vecchio regime). Il governo è imbarazzato per quella che il quotidiano considera l’ennesima manifestazione di incompetenza, “ormai proverbiale, tanto da essere oggetto di sketch comici nelle tv private, ai quali il governo ha reagito mettendo in carcere l’autore”.

La Repubblica intervista lo svedese Lars Vilks, autore dei disegni su Maometto che scatenarono le rivolte musulmane di cinque anni fa: “Non rinnego le mie vignette, l’arte è libertà”, ribadisce.

Il Corriere della Sera dedica ampio spazio all’uccisione di almeno 9 donne in Afghanistan: uccise da jet americani inquadrati nel contingente Nato-Isaf. Si trovavano sulle montagne delle province pashtun, dove operano i talebani. Il blitz aereo era stato lanciato contro un acinquantina di talebani che stavano assediando una base dell apolizia afghana nella vallata di Noarlam Saib, provincia nordorientale del Paese. Territori su cui la Nato opera solo conl’aviazione. Secondo il governatore locali madri e figlie erano andate a raccogliere legna e pinoli: i piloti Usa le hanno confuse con i guerriglieri.

di Ada Pagliarulo e Paolo Martini

redazione grey-panthers:
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