Il posto fisso di Monti

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Monti e il posto fisso: ‘una monotonia’. Lavoro: oggi il vertice governo-parti sociali. Sulle liberalizzazioni primo stop in Senato”. Il titolo più grande è dedicato alla vicenda Lusi: “‘Scudo fiscale per i fondi del partito. Così il tesoriere della Margherita riportò in Italia i milioni sottratti. Lusi espulso dal grupo del Pd di Palazzo Madama. I Pm rifiutano il patteggiamento di un anno”. A centro pagina, con foto, il maltempo.

La Repubblica: “Monti: il posto fisso non esiste più. ‘Ai ragazzi dico: dimenticatelo, è monotono. E l’articolo 18 può essere pericoloso’. Volano le Borse, lo spread cala a quota 383. Il premier: il merito è nostro, scenderà ancora. Bankitalia: sì alle liberalizzazioni, ma non basta”. A centro pagina: “Gelo record, treni bloccati: ‘Veniteci a salvare'”. E poi la vicenda Lusi: “Margherita, il mistero dei 13 milioni. I dubbi dei pm: no al patteggiamento di Lusi”.

Il Giornale: “Caccia a 223 milioni, a sinistra si sbranano. Dove sono finiti i rimborsi elettorali ai rutelliani? E’ guerra di accuse con il Pd. Abbracci, denunce, sospetti: il partito non poteva non sapere”.

Libero: “Diversamente ladri”, ovvero “le mani sporche della sinistra”. “Il senatore che si è intascato 13 milioni di finanziamenti pubblici è solo l’ultimo caso: sempre più spesso gli uomini del Pd finiscono in guai giudiziari. Forse perché non c’è più Berlusconi”.

Il Sole 24 Ore: “Lo spread Btp-Bund cade a 383. Il rendimenti dei decennali ai minimi da ottobre. Vicina l’intesa Atene-creditori. Volano le Borse europee: Piazza Affari (+2,7 per cento) la migliore grazie al ritorno degli acquistisui titoli bancari”. Di spalla il quotidiano si occupa dei conti Fiat: “Effetto Chrysler sui conti 2011 della Fiat: raddoppiati gli utili”. Fiat ha guadagato 1,65 miliardi di euro l’anno scorso, sopratutttgrazie a Chrysler, da dove nel quarto trimestre è arrivato l’85 per cento dei profitti della azienda. “Marchionne: ‘un anno eccezionale'”.

Anche su Il Foglio si parla di Marchionne, che “fa la festa, ma”, e si scrive che Marchionne, vista la situazione del nostro continente, potrebbe “scegliere di spostarsi definitivamente al di là dell’Atlantico”. Il titolo: “Quale imprenditore sta pensando di andarsene dall’Italia ingessata?”. Il quotidiano parte dalla indiscrezione raccontata da Francesco Guerrera, “attendibile caporedattore del Wall Street Journal a New York e da qualche tempo firma autorevole de La Stampa, “quella degli Agnelli”.

Su La Stampa un grande titolo sulla “follia allo stadio” in Egitto, dove ci sono stati oltre settanta morti in scontri tra tifosi. Mille feriti, 180 in gravi condizioni. I Fratelli Musulmani accusano: viuolenze scatenate dai sostenitori di Mubarak”.

Lavoro

Ieri, ospite del Tg5 e poi della trasmissione Matrix di Canale 5, il premier Monti ha parlato del suo governo,delle riforme, dell’appoggio di Berlusconi “che sento spesso, e ringrazio, è di grande disponibilità verso il Paese e fondamentale venendo da un ex presidente del Consiglio”;e ancora: “Se nel 1994 mi sono avvicinato alla cosa pubblica, con la nomina a commissario europeo, quando ero un professore relativamente noto ma nulla di più, fu perché lui me lo chiese”. Monti ha parlato anche della agenda del governo – racconta Il Corriere della Sera nella sua cronaca. “I giovani devono abituarsi a non avere un posto fisso nella vita. Diciamo anche che monotonia averlo per tutta la vita. E’ bello cambiare…”. La dichiarazione del premier, scrive il quotidiano milanese, “rischia di essere fraintesa” in un Paese “che è abituato, per tradizione, ad un’altra cultura del lavoro”. Ma il ragionamento è “agganciato alle sfide di un mercato dell’occupazione che sta radicalmente cambiando”: “Noi puntiamo a ridurre – aggiunge Monti – il divario che esiste tra chi è già nel mercato del lavoro e chi non lo è, fra chi è dentro e chi è fuori”. In questo contesto si può ribadire che “l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non è un tabù, certamente, anzi può essere pernicioso in taluni contesti, meno in altri, per far trovare lavoro ai giovani”.
Un “dossier” de La Stampa spiega i tre punti del dibattito sul lavoro: oltre all’articolo 18, c’è il nodo del contratto unico e quello delle tutele per chi rimane senza lavoro. “Fornero: avanti piano per evitare guerriglie. Il ministro punta a una trattativa aperta su quattro tavoli”, dove ai tre punti si aggiunge quello della formazine. L’obiettivo: “semplificare le norme, ridurre le aree di precarietà, rendere più facili le assunzioni, ridurre il divario tra tutelati e non tutelati, porre le basi per una nuova stagione di sviluppo”. Secondo il quotidiano sul “tema troppo caldo” dell’articolo 18 la soluzione individuata potrebbe essere quella di introdurre delle “correzioni”: per esempio “preveere sezioni specializzate nei tribunali”, e “scrivere meglio la norma, per ridurre al massimo i margini di interpretabilità”, in modo da “avere tempi più certi per sapere chi ha torto e chi ha ragione tra lavoratore e azienda e soprattutto ‘ridurre le incertezze di cui soffrono le imprese, a partire dai costi molto gravosi dovuti al ritardo con cui approvano le sentenze di reintegro'”. Sui contratti, si starebbe pensando di ridurre le attuali 46 forme a “5 o 6”.
Su Il Sole 24 Ore un approfondimento dà conto delle cause davanti al tribunale del lavoro legate all’articolo 18. “Articolo 18,cause fino a sei anni”. Le cause analoghe, negli altri Paesi europoei, durano in media 476 giorni in Francia, 249 in Finlandia, 84 in Spagna. Il numero delle controversie in un anno (dati del 2006, gli ultimi disponibili dall’Istat) è di oltre 8000 cause. Il 44 per cento circa viene rigettato in primo grado, mentre in secondo grado viene rigettato il 63 per cento delle cause.
Anche secondo Il Sole 24 Ore negli ultimi giorni c’è stata una parallela convergenza tra imprese e sindacati sul problema del contenzioso giudiziario in materia di lavoro, per via dei tempi lunghi: l’orientamento sarebbe quello di garantire tempi certi dei processi e mettere un tetto sugli arretrati che il datore deve ai lavoratori. Ieri, rispondendo al question time, il ministro Fornero ha anche fatto riferimento all’utilizzo dello strumento della conciliazione e dell’arbitrato: è stato introdoto con il collegato lavoro del 2010 e consente alle parti sociali di dare vita a procedure di conciliazione e di arbitrato irrituale cui i lavoratori si obbligano tramite la sottoscrizione libera e volontaria di una clausola compromissoria, in modo che le controversie (da cui restano esclusi i licenziamenti) possano avere composizione stragiudiziale.
Dario Di Vico sul Corriere della Sera sottolinea come il negoziato sia complicato dal fatto che Cgil, Cisl e Uil fino ai primi di marzo sono in campagna elettorale per il rinnovo delle Rsu del pubblico impiego e della scuola, e saranno quindi estremamente prudenti nel fare concessioni. Parallelamente, è aperta in Confindustria la corsa al dopo Marcegaglia.

Lusi

Un articolo del Corriere della Sera racconta che gran parte dei soldi accumulati da Lusi sul conto corrente intestato a “Democrazia è libertà” e poi finiti nella disponibilità della sua società TTT, erano stati trasferiti in Canada e poi rientrati attraverso lo scudo fiscale. Il quotidiano spiega anche che alcuni parlamentari della Margherita si erano rivolti al tribunale civile per contestare i rendiconti del 2009 e del 2010: nel luglio scorso, dopo aver scoperto che erano stati pubblicati i bilanci degli ultimi due anni, i parlamentari Carra, Lusetti e Piscitello, nonché l’ex coordinatore lombardo Bonfanti avevano presentato ricorso, citando in giudizio l’associazione “Democrazia è libertà-La Margherita”: “Nessun rendiconto poteva essere stato approvato – dicevano – dal momento che è l’assemblea federale, per espressa disposizione statutaria. E noi, che ne facciamoparte, non siamo mai stati convocati. Per questo deve essere dichiarata la nullità degli atti”. Quattro mesi dopo, nel novembre 2011, però, “Democrazia è libertà” chiede che vengano dichiarate inammissibili e improcedibili le domande: ora, poiché è il partito ad essere stato citato in giudizio, non può essere stato Lusi a scegliere la linea da seguire.

Il Giornale pubblica l’esposto dei deputati Carra e Lusetti al Tribunale civile di Roma: si tratta della memoria presentata contro l’associazione DL-Margherita. Il quotidiano spiega che la motivazione addotta da Lusi in Tribunale per negare la visione dei bilanci e l’approvazione da parte di Carra, Lusetti eccetera è stata che non dovevano partecipare alla assemblea federale a questo fine convocata perché ormai erano da considerarsi “receduti” dalla associazione in quanto lontani dal centrosinistra (Carra e Lusetti sono poi passati all’Udc).

Una pagina de La Stampa è dedicata all’utilizzo dei finanziamenti da parte dei partiti: “Un fiume di soldi aggirando l’esito del referendum del 1993. I partiti hanno goduto anche di un doppio rimborso tra il 2006 e il 2011. La Corte dei conti ha certificato un aumento del 600 per cento del contributo in 17 anni. E il paradosso dei rimborsi elettorali: nel 2006 Forza Italia ha speso 50 milioni ma ne ha incassati 129 di rimborso; i Democratici di sinistra hanno ricevuto 47 milioni a fronte di uscite per 10. Alleanza Nazionale ha preso 65,5 milioni, e ne ha spesi 6.2. La Margherita non esiste più, eppure ha ricevuto 30,7 milioni e ne ha spesi 10,4.

Un editoriale di Giuliano Ferrara su Il Foglio parte dal caso Lusi per ricordare la “proposta provocatoria” fatta dal quotidiano al Pd: “Fate un partito leggero, all’americana, senza iscritti, gruppi dirigenti pletorici, giornali, altri oneri organizzativi territoriali, apparati vari”. Ferrara ricorda che la scommessa era lanciata anche a Berlusconi, perchè si abbandonasse la visione tradizionale del partito. “Il caso del tesorierte della Margherita Lusi dimostra che il problema c’era”, “dalla crisi della Repubblica in cui i partiti perlomeno erano ideologia e cultura istituzionale si era usciti diversi, e un nuovo modello si imponeva. Il centro della faccenda è il problema del finanziamento”. Secondo Ferrara, in ossequio alla lezione della democrazia americana, i partiti “hanno un solo vero compito: raccogliere soldi e voti. Il resto devono farlo gli eletti, coloro che guidano le diverse istituzioni”.

E poi

L’inserto R2 diario de La Repubblica si occupa di “ius soli”: intervento del presidente della Repubblica ha riacceso la discussione sul diritto dei figli degli immigrati nati nel nostro Paese. Se ne occupa Carlo Galli: “L’età globale implica la coesistenza, in dosi massicce, sul medesimo territorio, di diverse culture, etnie, lingue, religioni”. Ma la prevalenza dello ius sanguinis provoca differenze enormi tra residenti cittadini e residenti non cittadini, molti dei quali nati in Italia, “che come nuovi meteci condividono la nostra vita quotidiana ma non la nostra cittadinanza. Nasce così una assurda società post-moderna, in cui la diversità culturale è disuguaglianza civile e politica”.
Poi Maurizio Bettini, che ricostruisce le origini mitologiche della fondazione della patria romana e di quella greca. “Quando Romolo fondò Roma, accogliendo nel celebre asylum gente di ogni provenienza e condizione, non si limitò a scavare un solco. Al centro del tracciato aprì infatti una fossa, affinché ciascuno degli stranieri potesse gettarvi dentro una zolla della prorpia terra di origine”. Del tutto diverso il modo in cui gli Ateniesi immaginavano le proprie origini: “Raccontavano infatti che i primi re – Cecrope ed Erittonio – erano venuti su direttamente dalla terra, e che erano addirittura per metà serpenti, le creature più terrestri che esistano. Conformemente a ciò gli Ateniesi consideravano anche sé stessi autochthones”. Nell’inserto anche un intervento dello scrittore algerino Amara Lakhous.

Il Corriere della Sera riferisce invece della decisione del Comune di Milano di fare iscrivere agli asili anche i bambini presenti nel comune privi di una residenza anagrafica. E’ il contenuto della nuova circolare Pisapia che permetterà anche ai bambini figli di residenti regolari e irregolari, senza permesso di soggiorno o con permesso scaduto, di iscriversi ai servizi per l’infanzia. E’ una inversione di rotta rispetto all’Amministrazione Moratti che, nel 2008, con una circolare, bloccò l’accesso all’asilo ai figli di genitori che non avevano ottenuto il permesso di soggiorno entro il mese di febbraio. Per la Lega la decisione della giunta Pisapia è una istigazione alla illegalità, perché la clandestinità, “come previsto dalle leggi, deve essere punita”, come dice il capogruppo leghista Matteo Salvini.

DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini

redazione grey-panthers:
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