Il mondo piange Jobs, il visionario che ha inventato Apple

Pubblicato il 7 Ottobre 2011 in da redazione grey-panthers

Le aperture

La Repubblica: “‘Grazie Steve, ci hai cambiati'”, “Il mondo piange Jobs, il visionario che ha inventato Apple”, “Milioni di messaggi sul web, lunghe file davanti agli store. L’omaggio commosso dei grandi: da Obama a Bille Gates”. E una grande foto di Jobs campeggia sulla prima pagina, rimandando ad un corposo inserto R2.
Sulla politica italiana, in prima: “Pronto il condono. I moderati del Pdl verso lo strappo”.
Poi “il caso” del giorno, con un’analisi di Filippo Ceccarelli: “Il Cavaliere lancia ‘Forza Gnocca’, così l’ossessione diventa un partito”.

Corriere della Sera: sotto la testata la morte di Jobs, “Addio Steve, ingegnere dei nostri sogni”.
A centro pagina: “Governo, manovre nel Pdl”, “Scajola, cena con sedici deputati e asse con Pisanu. Napolitano evoca Pella e l’esecutivo ‘di tregua’”, “Battuta infelice del premier sul nome del partito, è polemica”.

Il Giornale: “Un’altra casa di Scajola”, “L’ex ministro con Pisanu alla ricerca di un nuovo tetto politico sotto il quale tramare per silurare Berlusconi. Bossi spaventa il governo: ‘Forse si vota prima del 2013’. E per una battuta la sinistra mette in croce il Cav”.
Sotto la testata: “Addio a Steve Jobs, il capitalista 2.0 che inventò il futuro”.

Il Foglio: “Il Cav rimette Tremonti sotto tutela, e avanza il timore del golpe bianco. Nuova offensiva contro il superministro sulla crescita, nel Pdl si moltiplicano i sospetti sulla diaspora democristiana”. “Agitazioni scudocrociate”. Il commento firmato dall’Elefantino, in prima pagina, è rivolto proprio “ai democristiani inquieti”: “Scegliete da che parte stare, stateci e occupatevi di cose serie”.

Il nome della cosa

Ieri Berlusconi era a Montecitorio e si è presentato ai cronisti. Secondo la cronaca de La Repubblica, ha fatto sapere che il nome Pdl ha perso il suo appeal: “Il nome migliore sarebbe Forza gnocca, ma non ce lo fanno fare”. Tra gli sghignazzi dei parlamentari della maggioranza, le contestazioni dei deputati Pd. Tra questi, la deputata Lucia Codurelli, che dice: “Vergognatevi”. E si sente rispondere da un leghista: vai a farti scopare, che è meglio”.
Alla nuova uscita del Cavaliere è dedicato un articolo di costume di Filippo Ceccarelli, che ripercorre i passaggi con cui l’ossessione di Berlusconi è diventata partito, attraverso il meccanismo della sineddoche, ovvero la parte per il tutto, passando per la fase patonza e via di seguito. Al di là della satira, uno degli ultimi risvolti è che tra le eminenze che consigliano Berlusconi ci sarebbe nientemeno che Fabrizio Corona.
Su Il Giornale: “Per la battuta su ‘forza gnocca’ la sinistra scatena il finimondo”. E così si legge: “è una battuta, anche se in effetti sarebbe una trovata elettorale mica male”, esordisce l’articolo. E prosegue: “il gusto comico è opinabile, ma è quello, da Bagaglino, tipico del nostro premier barzellettiere, ma che fosse una battuta e non un programma politico non è difficile da capire”. Il Corriere della Sera focalizza l’attenzione su come tutti i siti stranieri abbiano rilanciato la notizia e si siano industriati, non senza difficoltà, a tradurre l’originale locuzione. I risultati: “Go pussy”, “Allez minette”, “Vorwarts muschi”.

Politica

Su Il Giornale Vittorio Feltri scrive che Scajola e Pisanu “non hanno un gran seguito” nel Pdl, “ma una decina di democristiani disposti a sgambettare il premier sono in grado di recuperarli in fretta. Pare che i volontari guastatori siano in realtà 15: così sussurra radio fante. Se non è vero è verosimile, che è la stessa cosa”. Feltri si chiede quale sia il “movente” di Scajola e Pisanu: “elementare: il primo era ministro e non lo è più. E’ rientrato in politica attiva dopo le vicissitudi ridicole dell’appartamento fronte Colosseo, ma nessuno più, tantomeno il Cavaliere, lo ha preso sul serio”. Ed è quindi “animato da un forte desiderio di rivalsa”, “umanum est, e anche molto democristiano”. Quanto a Pisanu, “idem. Era ministro e ora bivacca all’Antimafia, sai che soddisfazione. Da anni briga per risalire, senza successo, alla ribalta. E allora mira a ribaltare l’uomo, Silvio, che lo nasconde dietro le quinte”. Secondo Feltri mirano a buttar giù Berlusconi, e se il colpo di eliminare il premier riuscisse, gli ex ministri tornerebbero nel cono di luce “osannati dall’opposizione, invidiati dai colleghi del Pdl, magari portati in trionfo da Confindustria”.
Su La Repubblica: “Scajola e Pisanu verso lo strappo, documento per l’alleanza con l’Udc”. Dove si legge che Pisanu sarebbe contrario ad elezioni anticipate perché nuocerebbero all’Economia e perché, se vincesse il centrosinistra, “questa legge elettorale finirebbe per darci un governo diviso, rissoso e ingovernabile come quello attuale”. Scajola, che conta su un gruppo di fedelissimi composto da 13 deputati e 3 senatori, dice: “In questo momento c’è bisogno di mettere insieme le forze migliori”. Sarebbe in preparazione un documento da presentare al Cavaliere con la richiesta di un Berlusconi bis allargato al Terzo Polo. Mentre, secondo La Repubblica, Pisanu punta ad un governo senza Berlusconi.
La cronaca racconta di un incontro due sere fa in un ristorante romano degli scajoliani e, nello stesso giorno, di una riunione tra Pisanu, Gianfranco Fini e i leader del Terzo Polo. L’uscita di Bossi sul voto anticipato al 2012, secondo La Repubblica, è diventato per Scajola e i suoi una insperata mano di aiuto per coinvolgere nel progetto le decine di deputati che non hanno alcuna intenzione di andare a casa un anno prima. Le firme raccolte sul nuovo progetto potrebbero diventare 50 e trasformarsi in un documento che inviti il premier ad accettare la svolta e persino ad intestarsela indicando una figura di spessore in grado di guidare un nuovo esecutivo di emergenza.
E ancora secondo La Repubblica, Pisanu e Scajola lavorerebbero ad una forza in grado di aggregare laici e cattolici: un soggetto destinato a dialogare con il Terzo Polo.
Il Foglio scrive che Berlusconi “ascolta con qualche preoccupazione le voci di complotto neo-democristiano”, anche se non sembra particolarmente intimorito dai movimenti di Scajola e Pisanu: “Il complottone democristiano è allo stato gassoso, e il gruppo di Scajola non si è saldato a quello di Pisanu”, sottolinea Il Foglio, evidenziando anche come siano labilissimi i legami tra queste iniziative e il coacervo delle associazioni cattoliche che si riuniranno a Todi, in ottobre, benedette dal Cardinale Bagnasco, “per discutere dell’ipotesi concreta di coagulare tutte le forze cattoliche in un nuovo centrodestra post-berlusconiano”. Secondo il quotidiano Scajola sarebbe incline ad accettare qualsiasi compromesso con Berlusconi: “vuole soprattutto tornare nel giro che conta”. Diverso è il caso di Beppe Pisanu, che non ha avanzato richieste personali e continua a tessere rapporti con Rocco Buttiglione e settori delle gerarchie vaticane collegati alle associazioni cattoliche che si riuniranno a Todi.
Rivolgendosi a Pisanu e Scajola, l’Elefantino Ferrara invita ad una soluzione “non parricida” per una uscita dal berlusconismo: il loro posto è la rifondazione berlusconiana, lavorare perché dal peggio di queste convulsioni esca il meglio. Ferrara concede anche una lunga intervista al Corriere della Sera, dove dice: “Io penso che tocchi a Berlusconi lavorare per arrivare al 2013, e allestire una uscita ordinata, riformatrice e bipolarista, dal berlusconismo”.

Politica 2

Su La Repubblica il personaggio è oggi Luca Cordero di Montezemolo: non è più il caso di chiedersi se scenderà in campo – dice il quotidiano – poiché il presidente della Ferrari è già in politica, ed ha il progetto di costruire un grande movimento popolare trasversale che metta insieme i moderati di entrambi gli schieramenti e la società civile. Ieri a Bari Montezemolo ha detto che è in atto un potente risveglio della società italiana, e che è necessario fare in modo che queste energie costruttive non si disperdano: “E Italia Futura, che Montezemolo non chiama più Fondazione ma Associazione, vuole essere la “casa di tutte le eccellenze civiche”. Poi ha aggiunto: “L’Italia non ha bisogno di ‘partiti dei padroni’, né di altre alchimie tecnocratiche o elitarie, ma di un grande movimento popolare, trasversale”. Poi un accenno allo scontro Fiat-Confindustria: di fatto Montezemolo si schiera con Marchionne, quando dice: “Nella stessa situazione della Fiat si trovano molte altre imprese italiane”, e lancia “una fase costituente” per la stessa Confindustria. Difficile pensare che possa far piacere alla Marcegaglia – sottolinea il quotidiano.
Su Il Giornale, un articolo dedicato al patron di Tod’s: “Il ‘patriota’ Della Valle fa le scarpe in Romania. Le Hogan prodotte all’est, però l’azienda non lo dice”.

I giornali spiegano anche come si sia risolta la tensione tra Tremonti e Berlusconi (che peraltro ieri ha smentito vi siano stati litigi): secondo Il Foglio il Cav ha commissariato il ministro, decidendo che a gestire il decreto sullo sviluppo, cui la maggioranza lega la rivincita del governo, sarà il ministro competente, cioé Paolo Romani: il decreto che contiene le misure per la crescita dovrà essere approvato con massima urgenza entro il 20 ottobre.
Su Il Giornale: “Berlusconi: decreto sviluppo senza Giulio.

Esteri

Delle presidenziali francesi si occupano La Repubblica e Il Foglio: nel primo caso è Bernardo Valli a raccontare “la rivincita dell’uomo normale”, il socialista Hollande, favorito alle primarie del partito socialista. Un antieroe per archiviare Sarkozy e Strauss Kahn. Secondo i sondaggi sarebbe oggi in grado non solo di sconfiggere i concorrenti socialisti alle primarie, ma lo stesso Sarkozy alle presidenziali di aprile. Non esser mai stato ministro può essere un vantaggio in un’era in cui il potere non ispira simpatia. E’ come se la Francia scoprisse con ritardo Hollande e le qualità un tempo considerate difetti: dimesso, sgusciante, uno cui l’ex primo ministro Fabiu si limitava a tendergli le dita, più che stringergli la mano e che veniva definito ‘il portinaio’ della sede socialista.
Su Il Foglio: “Sarkozy e la fin de règne”, “al presidente francese non gliene va bene una. Ma non si comporta come uno che vuole rinunciare”, di Lanfranco Pace.  Malgrado l’immagine autoritaria, un bilancio della sua azione che solo per magnanimità si può dire in chiaroscuro, Sarkozy è ancora e nettamente il migliore candidato possibile della destra repubblicana, rispetto agli altri possibili candidati.
Il Corriere della Sera si occupa di Afghanistan, a dieci anni dall’inizio della guerra, con una intervista al filosofo liberal americano Michael Walzer. Della situazione in questo Paese dice: “Oggi è un focolaio di tensioni attorno a cui giostrano il Pakistan e l’Iran, e che nel migliore dei casi si spezzetterà in varie parti, alcune sotto i talebani, altre sotto i signori della guerra, altre ancora sotto i signori dell’oppio, con isole di relativa e instabile democrazia nelle metropoli. Anche se riprenderanno i negoziati tra il governo Karzai e i talebani, la situazione non migliorerà”.
Su La Repubblica Bernard Guetta spiega perché la Turchia fa sognare il mondo arabo e affascina ogni giorno di più i popoli entrati in movimento dopo la rivoluzione tunisina: si è stabilizzata nella prosperità, ha rotto con una lunga storia di colpi di stato militare, coniugando Islam e democrazia, islamismo e laicità. Ormai in Siria i Fratelli Musulmani dicono di aspirare a uno Stato civile, democratico, moderno, e fanno appello al sostegno degli Usa. Gli islamisti tunisini si richiamano ufficialmente all’Akp del primo ministro Erdogan, interi settori dei movimenti islamisti in Egitto, Marocco, Giordania e Libia vogliono seguire l’esempio turco. La giovane generazione islamista conferma sempre più la sua rottura con il terrorismo, visto che il jihadismo non ha dato nulla ai popoli arabi, e perché la Turchia è ben più attraente del Pakistan, dell’Iran o dell’Arabia Saudita. Ma il modello turco è esportabile? La risposta non è ovvia, tanto più che la Turchia stessa sta entrando in una zona di turbolenze, sia sul versante interno che sulla scena internazionale.

E poi

Moltissime pagine sono dedicate alla scomparsa del fondatore della Apple Steve Jobs. Sul Corriere della Sera ne parlano Beppe Severgnini, Livia Manera (che ricorda la sua storia personale romanzesca con padre siriano, genitori adottivi), e il pioniere del Venture Capital Usa Jody Vender, che conferma come “in Italia nessuno avrebbe investito sulle sue idee”. Dice che in Italia manca un sistema che spinga privati e istituzioni finanziarie a investire in nuove iniziative. Una start up che ancora non genera fatturato – sottolinea Vender – versa da subito Iva, Irap, oneri contributivi come una azienda matura.
La vicenda personale e imprenditoriale di Jobs viene raccontata su La Repubblica da Vittorio Zucconi: se n’è andato allo Zenith di una avventura, cominciata con l’abbandono da parte dei genitori naturali, passando attraverso l’Lsd, un matrimonio buddista, la malattia. Un ex hippy convertito alla produttività, un guerriero folle di una controcultura diventata cultura di massa. Ernesto Assante sottolinea, sullo stesso quotidiano, come il primo funerale digitale sia stato celebrato ieri in tutto il mondo: dalla Cina alla Tunisia, dall’Italia all’Australia, la grande rete ieri era listata a lutto. Una Spoon river in 140 caratteri, quelli di Twitter. Steve Bozniak, amico e socio fondatore di Apple, ricorda i tempi in cui lavoravano insieme nel garage al prototipo del primo Pc: è una intervista con copyright Cnn, riprodotta da Repubblica. Poi il testamento, ovvero il famoso discorso all’Università di Stanford, riprodotto sul quotidiano: “Dovete essere persone affamate che amano l’avventura”.

DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini