Fisco: invasivo ed eccessivo

Le aperture

La Repubblica: “La Fornero attacca i sindacati. Scontro sulla riforma del lavoro”. “‘Con un no niente paccata di miliardi’. Il governo va sotto tre volte”. “Monti dopo il vertice con la Merkel: ci occuperemo anche di corruzione. Alfano: solo se c’è tempo”. A centro pagina: “‘Fisco, onesti super tassati e privacy a rischio. Critiche da Garante e Corte dei Conti. il peso delle imposte ha superato il 45 per cento, i cittadini non devono essere sospettati a priori. Allarme mutui-casa: crollo del 18 per cento”.

Il Sole 24 Ore: “Monti-Merkel, patto anticrisi. Il premier: la fase acuta è passata ma non ci si può rilassare, ora la crescita. Asse italo-tedesco sulla Carta Ue: unione politica per blindare il rigore. La cancelliera: bene il lavoro dell’Italia e di Draghi”. A centro pagina: “Lavoro, Fornero sfida i sindacati. Il ministro: ‘Senza il sì all’intesa non siamo disponibili a mettere una paccata di miliardi’”.

La Stampa: “Monti-Merkel, asse anticrisi. Il premier: superata la fase più critica. E conferma che con i leader si parlerà di giustizia: la corruzione frena lo sviluppo. Lavoro, Fornero sfida i sindacati: ‘Senza il sì niente paccata di miliardi”. A centro pagina: “Svolta Ue: è famiglia anche quella gay”. Al parlamento europeo Ppe e destra non riescono a cancellare un punto della risoluzione sul tema che contesta la definizione restrittiva di famiglia usata da alcuni Stati per negare tutela giuridica alle coppie dello stesso sesso e ai loro figli.

Il Corriere della Sera: “Lavoro, fondo per lasciare prima. Il piano del ministro Fornero. La bozza: ritiro anticipato di 4 anni a spese delle aziende”, il titolo del quotidiano milanese, che dà anche conto delle votazioni di ieri alla Camera, quando il governo è stato battuto su tre diversi ordini del giorno al decreto sulle semplificazioni. In evidenza anche un titolo su una “doppia critica al Fisco” da parte della Corte dei Conti e del Garante sulla privacy: “Privacy violata e troppe tasse, doppia accusa per il Fisco”.

Il Giornale: “Hanno vinto i gay. Il parlamento di Strasburgo chiede il riconoscimento delle coppie omosessuali in tutti i Paesi. Dopo aver perso la sovranità economica, ora rischiamo di farci imporre anche l’etica”. Il titolo di apertura: “Troppe tasse, troppi spioni. Il fisco italiano è diventato peggio del Grande Fratello”.

Libero: “Tassassini. La Corte dei Conti scopre che siamo tra i più tartassati al mondo e il Garante della privacy mette sotto accusa i metodi di Befera. Noi lo diciamo da anni…”.

Fisco

Il Sole 24 Ore dà conto del richiamo della Corte dei Conti, il cui presidente Giampaolino è stato ascoltato dalla Commissione Bilancio della Camera dei deputati. Ed ha scandito: “Ci avviamo verso una pressione fiscale superiore al 45 per cento del Pil, un livello che ha pochi confronti nel mondo”. Secondo Giampaolino bisognerebbe alleggerire di 32 miliardi il prelievo sui redditi da lavoro dipendente e di altri 18 quelli di impresa: “Se a ciò si aggiunge che le stime più accreditate ipotizzano un livello di evasione fiscale del 10-12 per cento del Pil – ha detto – ne consegue che il nostro sistema è disegnato in modo tale da far gravare un carico tributario sui contribuenti fedeli sicuramente eccessivo”.
E sull’evasione fiscale: “L’ampiezza delle dimensioni del fenomeno e la gravità delle distorsioni indotte dalla evasione rendono necessario ricercare ulteriori interventi”. Centrale è quindi l’utilizzo delle nuove tecnologie, che permettono “la naturale emersione delle basi imponibili”.
Riassume nel titolo Il Sole: “Corte dei conti: carico tributario eccessivo sui cittadini onesti”. Anche per La Stampa il titolo è: “Pressone fisclae mai così alta, pagano gli onesti”. Secondo Giampaolino “gli sgravi necessari per riportare a livello europeo il prelievo per i redditi da lavoro e impresa dovrebbero aggirarsi attorno ai 50 milioni di euro”. Giampaolino ha anche indicato che è necessario lavorare alla riduzione della spesa, “salvaguardando quella parte che ha effetti benefici sulla propensione alla crescita”. Il Presidente ha spiegato che la spesa di investimento, “al contrario di quanto sarebbe stato necessario”, si è rivelata la parte di spesa più sacrificata negli ultimi anni. Ha poi parlato di come si potrebbe ridurre lo stock del debito attraverso la cessione “di quelle parti di patrimonio pubblico non funzionali allo svolgimento dei compiti essenziali delle amministrazioni e non oggetto di tutele artistiche o simili”. Un altro capitolo su cui si è soffermato è quello della formazione, che sul fronte del confronto internazionale è “scadente”.

Su Il Giornale si dà conto di queste parole, spiegando come Giampaolino avesse sottolineato che le carenze degli atenei italiani non dipendono tanto da scarse risorse, quanto da “meccanismi ed incentivi” che non contribuiscono alla competitivà e alla crescita. Il quotidiano riferisce queste parole nell’ambito di un articolo dal titolo “università italiana bocciata, sorpassati anche dai turchi”, in cui si riprendono i dati della classifica annuale stilata da Times Higher education-World reputation ranking. Nessuno dei nostri atenei è nei primi cento posti di questa classifica, per la prima volta c’è la Turchia con la Middle East University, alle cui strutture è dedicato un riquadro a parte (tutti gli insegnamenti sono in lingua inglese, cinque facoltà e 42 dipartimenti accademici, ettari di foresta e un lago; . Oggetto di dibattito sono i criteri con cui viene stilata la classifica: Giorgio Israel ne contesta alcuni e sottolinea come siano di tipo anglosassone (si guarda alle strutture, mentre la qualità dei doctni è altra questione; oppure il numero di pubblicazioni scientifiche, poiché le stime vengono fatte da società private americane che rilevano le citazioni delle loro stesse riviste). La prima in graduatoria è Harvard, segue Cambridge, poi l’Università di Tokyo.

Nella stessa giornata di ieri il garante della Privacy Pizzetti, presentando i primi anni di attività del collegio, ha – secondo Il Sole – messo sotto accusa il Fisco, parlando di “forti strappi allo stato di diritto” nella lotta all’evasione: “E’ proprio dei sudditi essere considerati dei potenziali mariuoli. E’ proprio dello Stato non democratico pensare che i propri cittadini siano tutti possibili violatori delle leggi. In uno Stato democratico il cittadino ha il diritto di essere rispettato fino a che non violi le leggi, non di essere sospettato a priori”; “attenzione alle liste dei buoni e cattivi, attenzione ai bollini di qualunque colore”. Il riferimento – secondo il quotidiano – è alla proposta del direttore dell’Agenzia delle entrate Attilio Befera di assegnare agli esercizi commerciali in regola con il fisco il certificato visibile di buona condotta. Il Corriere della Sera racconta che lo stesso Befera appare tranquillo, considera quelli denunciati dal Garante della privacy dei rischi potenziali e ricorda che Equitalia e l’Agenzia delle entrate si muovono sulla base di leggi. Sullo stesso Corriere Giuseppe Bedeschi, in prima pagina, si occupa delle dichiarazioni del Garante della Privacy, che trova sensate e doverose, pur riconoscendo che deve esservi un limite invalicabile da parte dello Stato nell’indagare sulle violazioni. Sottolinea che i nostri sistemi di accertamento fiscale fanno acqua da tutte le parti, e che continueremo, procedendo così, a detenere il record ell’evasione fiscale in Europa. Bedeschi sottolinea invece che può esserci un altro sistema, più attendibile e più civile ad un tempo: “Se io potessi scalare dalle tasse una parte delle spese che devo sostenere (dal meccanico che mi ripara l’automobile all’avvocato che mi difende in una causa), allora le maglie attraverso le quali passa l’evasione si stringerebbero enormemente.

Internazionale

Si occupano delle elezioni presidenziali in Francia numerosi quotidiani: per la prima volta il Presidente Sarkozy ha superato nei sondaggi il socialista Hollande. Secondo il Paris Match al primo turno Sarkozy sarebbe al 28,5 per cento, con un più 0.5 (il suo avversario socialista al 27, in calo dell’1,5). In terza posizione, con il 16 per cento, ovvero in calo di un punto, ci sarebbe Marine Le Pen, che proprio ieri ha annunciato di aver raggiunto le 500 firme di politici locali necessarie alla presentazione della candidatura, seguita dal centristra Bayrou al 13 per cento e dal gauchista Melanchon, al 10 per cento. Sintetizza Il Sole: “Sarkozy, il sondaggio della speranza. Hanno pagato le ultime sortite su immigrati e protezionismo”.
Secondo La Repubblica la rimonta di Sarkozy si deve certamente ai suoi megacomizi, alla sua onnipresenza in tv, al tentativo di imporre i propri temi, lanciando ogni giorno una nuova proposta: dopo aver minacciato di sospendere la partecipazione della Francia all’area Schengen, rilanciando sul tema immigrazione, ha recuperato anche una proposta dell’estrema sinistra, ovvero la tassazione dei francesi che lasciano il Paese per ragioni fiscali. Tutto è buono per far parlare di sé, e recuperare anche l’elettorato di Marine Le Pen, senza il quale non può vincere. Del resto, i sondaggi sul ballottaggio lo danno sempre per sconfitto. Sarkozy cerca di evitare un referendum sulla sua persona e conta sul primo turno.
Una analisi del Corriere della Sera tenta di leggere questa rimonta legandola ad alcuni fattori concomitanti e determinanti: la discesa in campo ufficiale di Sarkozy è stata un evento che ha praticamente occupato tutto lo spazio mediatico, la radicalizzazione dello scontro tanto a destra che a sinistra lascia meno spazi a terzi incomodi e favorisce la polarizzazione. Con l’avvicinarsi del primo turno, tanto Sarkozy che Hollande inseguono le ali estreme, e cercando di convincere il proprio campo con argomenti identitari: tipiche le proposte di tassare fino al 75 per cento i più ricchi (Hollande) o di dimezzare il flusso annuale di immigrati (Sarkozy). Altrettanto importante è l’altissima percentuale di indecisi, che si attesta oltre il 46 per cento, rendendo poco credibili i sondaggi vista l’alta possibilità di recupero. Ma il problema maggiore di Sarkozy è superare la crisi di rigetto della società francese verso la sua personalità e la sua immagine.

Su La Repubblica due pagine dedicate alla repressione siriana. La Lega Araba ha chiesto l’apertura di una inchiesta internazionale indipendente sui delitti avvenuti dalla rivolta. Il segretario generale Nabil Al Arabi ha detto: “L’orrenda eliminazione di intere famiglie può costituire un crimine contro l’umanità”. Ad un anno dall’inizio della crisi, l’Onu ha calcolato ottomila vittime. Ad Human Rights watch accusa il regime di aver disseminato di mine antiuomo le piste usate anche dai profughi nei confini con il Libano e la Turchia, senza distinzione tra le vittime, quindi, di civili e militari. E intanto ieri la tv di Stato ha comunicato la data delle prime elezioni parlamentari, istituite dalla nuova Costituzione approvata il 26 febbraio da un referendum: per decreto presidenziale il voto si terrà il 7 maggio. Un altro articolo del quotidiano commenta le immagini dell’ultimo massacro di Homs: “L’orrore online come arma di lotta. Tra regime e ribelli è guerra mediatica. Video e foto che Damasco contesta, ‘manipolazioni della verità'”. Il governo accusa Al Jazeera e Al Arabya di far parte di un complotto internazionale”. Ad esempio, il regime sottolinea che nessuno ha mai intervistato i familiari dei tre studenti accusati ed arrestati per aver scritto frasi offensive contro il presidente Assad. Fu per reclamare la liberazione dei tre giovani che iniziarono le manifestazioni a Deraa e si propagarono in tutto il Paese.
Sul Corriere un articolo sui sistemi di tortura utilizzati dal regime siriano. Amnesty ha raccolto le testimonianze delle sevizie praticate dagli oppositori: “Un catalogo degli orrori composto da 31 tecniche usate dalle varie forze di intelligence e sicurezza. Il nuovo rapporto si intitola “volevo morire” e contiene le testimonianze dei siriani fuggiti, intervistati in Giordania in febbraio. Molte di queste tecniche di tortura erano state abbandonate quando nel 2000 il giovane Bashar successe al padre. Ma già nel 2004, contro i curdi, Bashar è tornato ai metodi antichi.

E poi

Alcuni quotidiani, e fra questi La Stampa, raccontano che il più probabile movente dell’attentato alla principale moschea sciita della regione di Bruxelles pare essere una faida interna alla comunità musulmana. Si tratterebbe di tensioni tra sciiti e sunniti per via del conflitto in Siria. A confermarlo è stato il ministro dell’interno belga Milquet.

DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini

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