Finalmente eletti i tre nuovi giudici

Pubblicato il 17 Dicembre 2015 in da redazione grey-panthers

La Repubblica: “Svolta sulla Consulta, i tre giudici eletti dal patto Pd-5Stelle”, “Renzi scarica Fi al 32esimo scrutinio. Berlusconi: grave. Alla Corte andranno Barbera, Modugno e Prosperetti”.
Su questo tema: “La strategia del contropiede” di Stefano Folli e “Il doppio forno del premier” di Goffredo De Marchis.
La foto è per la presidente della Federal reserve Janet Yellen: “Mossa della Fed dopo 9 anni, ‘L’economia ora va, su i tassi’”.
A centro pagina: “Scandalo banche, si indaga per truffa”, “Allo studio dei pm anche la posizione di Bankitalia e Consob”.
In prima anche le prossime elezioni comunali a Milano, con un’intervista al vicesindaco Francesc Balzani: “Sfido Sala alle primarie e a Milano vincerò”.
E su Roma: “Nel centrodestra spunta l’idea di Vespa al Campidoglio”.
A fondo pagina: “Camera ardente senza potenti. Gelli muore solo con i segreti P2”, di Sebastiano Messina, inviato ad Arezzo.
E gli articoli sull’ultima inchiesta a Roma: “Tangenti sulle buche, ultima offesa alla Capitale”.
Sulla colonna a destra spazio per l’ultimo “Star Wars”: “Un film-verità, la magia finale di Star Wars”, di Gabriele Romagnoli.

La Stampa: “Consulta, intesa con i grillini. Renzi fa eleggere i tre giudici”, “Scaricata Forza Italia, Berlusconi: opposizione tagliata fuori”, “Fumata bianca dopo 17 mesi e 32 votazioni: passano Prosperetti, Barbera e Modugno”.
Ne scrive Federico Geremicca: “Lo spariglio che rompe l’assedio”.
Sul caso banche: “Banca Etruria, multe in arrivo per il vecchio cda”.
In apertura a sinistra: “La Fed alza i tassi: addio al denaro a costo zero”, “L’ultima volta nel 2006”.
A questo tema è dedicata l’analisi di Francesco Guerrera: “Il divorzio dalla Bce aiuterà l’euro”.
Di spalla a destra, la morte di Licio Gelli: “Una storia di tenebre e cialtroneria”, di Luigi La Spina, poi le interviste a Giuliano Turone, che fu giudice istruttore sul caso P2 (“I veri vertici della P2. Rimasti segreti”) e all’ex ministro Rino Formica (“Formica: ci sono similitudini con il renzismo”).

Il Giornale: “Renzi chiede aiuto a Grillo. Premier alla frutta. Inciucio a Cinque stelle sulla elezione dei giudici della Consulta. Matteo è sempre più debole. Boschi-Lotti-Renzi: tre famiglie tra mutui, favori e potere”.
Nella parte alta della prima pagina si legge anche del “silenzio su Debenedetti” de La Repubblica: “Quando Repubblica tuonava contro l’insider trading”.
A centro pagina: “Contrordine: Ligresti era innocente”. “Inchiesta Fonsai: revocati i domiciliari”. “Paolo, il figlio dell’ingegnere, assolto dalle accuse di aggiotaggio e falso in bilancio”.

Il Corriere della sera: “Svolta negli Usa, alzati i tassi. Il primo aumento di un quarto di punto dal 2006. Yellen: più crescita e lavoro”. “’Gradualità in futuro’. Ma per Padoan ancora rischi per ‘stagnazione secolare’”. “Un segnale, non la fine di un’era” è il titolo dell’editoriale di Massimo Gaggi.
A centro pagina: “Consulta, eletti i giudici. Pd e M5S si accordano escludendo Berlusconi”. “Votati Barbera, Modugno e Prosperetti”.
Sulla vicenda di Banca Etruria: “Sanzioni all’ex cda di Etruria. Nella lista il padre di Boschi”.
Da segnalare anche una intervista a Maria Rosaria Rossi di Forza Italia: “I soldi sono finiti, FI andrà sul web”.
In evidenza anche il debutto nelle sale dell ‘”attesissimo e riuscito settimo episodio” di Guerre Stellari.

Il Sole 24 ore: “La Fed alza i tassi Usa. Yellen: la fine di un’era”. “Aumento dello 0,25, ‘graduali’ anche i prossimi rialzo”. “La decisione rassicura i mercati. Wall Street a +1,45. ‘La ripresa americana si rafforza’”.
Di spalla i dati del Centro studi di Confindustria: “CsC: la crescita rallenta. L’evasione fiscale ‘pesa’ per 122 miliardi”. “Squinzi: livello assolutamente patologico”. E poi: “Una strategia chiara per combattere l’illegalità”.
A centro pagina: “Il ministro Padoan difende la Banca Centrale. Renzi: salvato un milione di risparmiatori”. “’Vigilanza Bankitalia efficace’”. “Banca Etruria, nel mirino dei Pm 11 fidi in conflitto di interesse”.

Il Fatto, con foto del Governatore di Bankitalia, apre sul caso Banca Etruria: “Ecco la lettera di Visco che inchioda Bankitalia”, “La banca era già fallita, all’insaputa dei risparmiatori”, “Mentre l’istituto chiedeva investimenti alla clientela, Via Nazionale già sapeva che erano fortemente a rischio”. Il quotidiano articola poi lo scandalo banche in quattro capitoli: “1. Il ‘birraio’ del premier e il fratello del tesoriere di Fi: i fidi facili finiti sotto la lente dei commissari”, “2. Il capo della procura che indaga sulla banca di Arezzo ammette: lavoro per il governo, ma gratis”, “3. Domani alla Camera la mozione di sfiducia contro il ministro Maria Elena Boschi”, “4. Famiglia Fanfani: il sindaco nominato al Csm dai renziani, il figlio difende gli indagati per il crac”.
Al ministro Maria Elena Boschi è dedicato l’editoriale del direttore Marco Travaglio: “Ma papà ti manda sola?”.
A centro pagina: “Consulta, accordo Pd-M5S. Eletti i tre giudici mancanti”, “Buona la 32esima. Il Parlamento vota Barbera, Modugno e Prosperetti”, “Protestano Berlusocni e i suoi, ma anche Sinistra Italiana che accusa i Cinque Stelle di incoerenza”.
In prima anche un caso che riguarda la Calabria, con Annarita Leonardi, definita “la pupilla di Matteo”: “Platì, la Leopoldina e i cittadini ‘guardaspalle’ che minacciano i cronisti” , “Al posto del circolo dem inaugurato come presidio civile pochi mesi fa ora c’è un negozio che vende collanine”.
Sulla morte di Licio Gelli il quotidiano ha uno “Speciale eredità occulte”: “Licio Gelli non c’è più ma il piduismo è ancora vivo e vegeto” (Gianni Barbacetto e Marco Dolcetta); “Quando scoprimmo che il Venerabile era dentro il Corriere” (Antonio Padellaro).
In prima anche il tema Isis e il possibile impegno dei nostri soldati: “Stato islamico, riconoscerlo o annientarlo?”. Ne scrivono Massimo Fini e Fabio Mini.

Consulta

La Repubblica, pagina 2 dedicata al voto di ieri del Parlamento in seduta comune per l’elezione di tre giudici della Corte costituzionale: “Eletti i tre nuovi giudici, dopo trentadue scrutini il Pd scarica Forza Italia, accordo con i grillini”, “Barbera, Modugno e Prosperetti alla Corte. Il candidato dei dem è stato il meno votato”. Si riferisce ad Augusto Barbera (581 voti). Franco Modugno, candidato proposto dal M5s, ha ottenuto 609 voti, Giulio Prosperetti, indicato da Scelta civica e Ncd ne ha avuti 585. Scrive Silvio Buzzanca che la novità nell’elezione di ieri è tutta politica: Renzi e il Pd hanno tagliato fuori dalla decisione Forza Italia, stringendo un accordo con il M5S. “Una scelta che sembra il colpo definitivo al Patto del Nazareno”, scrive Buzzanca, aggiungendo che a convincere Renzi su questa decisione sarebbe stato il violento scontro sulle scelte di politica estera che si è verificato ieri mattina in aula con il capogruppo di Fi Renato Brunetta.
A pagina 3, intervista al deputato M5S Danilo Toninelli: “E’ un’intesa replicabile se i dem accettano di riformare le banche”, sintetizza nel titolo il quotidiano. Risponde Toninelli quando gli vien chiesto se l’intesa sia replicabile, per esempio sulle unioni civili: “Con questa maggioranza dubitiamo. Sulle unioni civili stiamo aspettando dal varco il pd da mesi”, “sono loro che hanno paura di venire da noi, temono di rompere l’asse con Alfano”. E sulle banche: “oggi è fondamentale intervenire sulla separazione tra banche commerciali e banche di investimenti, perché non accada più che piccoli risparmiatori perdano i loro soldi, usati dagli istituti di credito per sanare i buchi nei loro bilanci”.
“Il retroscena” è firmato da Goffredo de Marchis: “Il doppio forno di Renzi: ‘Su alcuni temi si dialoghi con l’M5S”. Si parte dalla mozione di sfiducia al governo che Forza Italia ha deciso di presentare insieme a Lega e Fratelli d’Italia. Parallelamente, il M5S ha presentato una mozione di sfiducia personale nei confronti del ministro Maria Elena Boschi. “Anche Mattarella -scrive il quotidiano -ha benedetto il patto fra i dem e i pentastellati per uscire da un’impasse insostenibile”, “Il premier irritato dalla mozione di sfiducia presentata dai berlusconiani e dallo scontro avuto ieri con Brunetta”. E, sul caso del ministro Boschi, si riassume così il pensiero di Renzi: “’Il paradosso è che la mozione grillina contro la Boschi rende possibile l’intesa’”. Scrive De Marchis che “Renzi ha preso atto della vittoria dei falchi sulle colombe dentro Forza Italia e la mozione di sfiducia al governo ha certificato un dato di fatto. ‘Con Berlusconi non si possono fare più accordi. E’ incapace di tenere uniti i suoi. Se la loro linea èquella di scimmiottare Grillo e Salvini, allora tanto vale fare l’accordo con i Cinque Stelle’, è stato il ragionamento del premier”.
Alla pagina seguente, intervista a Paolo Romani, capogruppo di Forza Italia al Senato: “Disfatta su tutta la linea, colpa di Brunetta”, “Renzi è uno str…ha approfittato dello scontro in aula. MA noi abbiamo sbagliato ancora una volta”.
E Stefano Folli parla di “strategia del contropiede” usata ad Renzi: il presidente del Consiglio ha esasperato di proposito lo scontro verbale in aula con Brunetta e poi ha fatto dire che l’intesa con il M5S era una conseguenza dell’irritazione provocatagli dal capogruppo forzista. La verità è un po’ diversa: la svolta aveva bisogno di un pretesto”. Renzi intendeva mandare un messaggio di questo tenore a Berlusconi, secondo Folli: “la linea filo-Salvini è utile solo al leader leghista e contraddice tutta la storia di Forza Italia. Sarà un caso, ma proprio ieri pomeriggio è arrivata la notizia che il partito berlusconiano non voterà la sfiducia personale al ministro Boschi, mozione grillina peraltro destinata alla sconfitta”.
La Stampa, pagina 2: “Consulta, il Pd elegge i tre giudici col M5S2, “Mossa del premier, che rompe con Forza Italia. Modugno, il candidato grillino, il più votato”.
E il “retroscena” di Ugo Magri, a proposito di Berlusconi: “L’ultimo schiaffo al vecchio leader che neanche prova a giocarsela ancora”, “Berlusconi: ‘Ai nostri tempi lasciavamo posti alla minoranza. Dopo l’inciucio con i 5Stelle solo noi siamo all’opposizione’”.
A pagina 3 un altro retroscena, di Fabio Martini: “Renzi tenta la carta del doppio diversivo per rompere l’assedio”, “scenata a Brunetta e accordo con M5S. Un sondaggio lo gela”. Ci si riferisce al primo “sondaggio post-Etruria” realizzato il 14 dicembre da Euromedia Reserach: il Pd perde in una settimana un punto e mezzo (dal 32 al 30,5%). Più allarmante ancora è flessione della fiducia in Renzi: è caduta questa settimana al 30,8% , perdendo in sette giorni l’1,7%.
Il Fatto: “Miracolo alla Consulta. Pd e M5S fanno l’accordo”. Scrive Paola Zanca: “alla 32esima votazione Renzi si è convinto che l’accordo con Forza Italia non si sarebbe mai raggiunto”. Le polemiche “infuriano a destra e a sinistra:’Cinque Stelle incoerenti’ (e la rete non vota)”. Furibondi sono anche a sinistra, scrive il quotidiano citando Loredana De Petris, capogruppo al Senato di Sel: “dopo aver tuonato a lungo contro Barbera, il candidato di Renzi alla Consulta, e dopo aver criticato severamente le riforme di Renzi, che Barbera condivide alla lettera, adesso i 5Stelle si acconciano da un giorno all’altro a votare proprio Barbera”.
“Ma quale inciucio, passa il nostro metodo” dice Danilo Toninelli, intervistato dal Corriere. Si ricorda a Toninelli che Augusto Barbera era accusato dai Cinque Stelli per una inchiesta su concorsi truccati. “Barbera non ci piaceva e non ci piace. Ma abbiamo ragionato: noi siamo 127, loro 630. Abbiamo portato a casa il miglior risultato possibile”. Un compromesso? “Ma quale compromesso, è la miglior mediazione possibile”.
Sullo stesso quotidiano Maria Teresa Meli racconta che la svolta è stata dovuta anche a un litigio tra Renzi e Brunetta. “Ma vi pare che dobbiamo prenderci ogni giorno i calci negli stinchi da Brunetta e nonostante ciò continuare a difendere un accordo per la Consulta sul quale i gruppi di Forza Italia non riescono nemmeno a portare i loro voti?” avrebbe detto il presidente del consiglio per spiegare ai suoi parlamentari il motivo che lo ha indotto ad andare all’intesa con il M5S. Insomma: “L’intesa, ieri, è stata resa ancora più facile dal comportamento di Renato Brunetta, che ha attaccato violentemente il premier. In pratica, il capogruppo di FI ha offerto a Renzi su un piatto d’argento la possibilità di scartare dall’accordo originario, che prevedeva l’elezione di Francesco Paolo Sisto, e di addossare la responsabilità della mancata intesa sulle spalle di Brunetta. ‘Ora sono affari suoi, se la veda lui con il suo gruppo, spieghi ai parlamentari il capolavoro che ha fatto’, ha ironizzato con i fedelissimi il presidente del Consiglio”
Sul Giornale: “Il premier si vende a Grillo. Inciucio a cinque stelle per tre posti alla Consulta”. “Il Pd molla il candidato di Forza Italia. La trappola pronta da giorni serve a far contento il Colle e a ridare fiato ai dem”. “Falso pretesto: il premier ha approfittato dell’attacco di Brunetta per chiudere la partita”.

Politica, Milano, Roma

La Repubblica intervista Francesca Balzani, vicesindaco la cui candidatura è sponsorizzata da Giuliano Pisapia. Entro domenica annuncerà la candidatura alle primarie Pd a Milano: “Scendo in campo per continuare l’opera di Pisapia. Sbagliato cambiare”, “Confronto con Sel. Sala? Non capisco il suo progetto”, “Il commissario all’Expo è un tecnico, Majorino (assessore della giunta Pisapia, possibile avversario alle primarie di coalizione, ndr.) un politico. Io rappresento un punto di equilibrio”, “Chi perderà ai gazebo dovrà sostenere il vincitore. A prevalere deve essere la coalizione”.
Sulla stessa pagina, a proposito delle elezioni municipali a Roma: “Berlusconi, idea Vespa per Roma”, “All’insaputa del giornalista l’ex premier fa testare nei sondaggi la sua candidatura a sindaco. Incontro con Parisi per Milano, ma lui resiste. L’apertura a Della Valle: ‘Magari facesse la scarpe a Renzi’”. L’articolo prende spunto dalle dichiarazioni di Berlusconi ieri, alla presentazione del libro di Bruno Vespa.
Ne scrive anche Il Fatto: “B. fa lo show sui giudici (ma salva la Boschi)”, “Il libro di Vespa. La benedizione per Diego Della Valle: ‘Spero faccia le scarpe alla sinistra’”. Il quotidiano scrive che in quella sede Berlusconi ha anche aperto all’ipotesi di primarie nel centrodestra, “salvo poi, tra le righe, aggiungere: ‘Solo se mi impegno io in prima persona possiamo farcela’”.
Da segnalare ancora sul Giornale una ampia intervista a Umberto Bossi: “Renzi in crisi, lo vedo male, noi torneremo al governo”. “E’ in difficoltà, quasta manovra sembra preludere al voto anticipato. Berlusconi resta l’epicentro del centrodestra”. Dice che per Milano secondo lui il candidato migliore è Sallusti (“Mi sembra quello con il peso maggiore”) e che comunque occorre essere pragmatici nei rapporti con l’Ncd. Quanto a Roma Meloni “è vivace ed ha pure una sensibilità sociale che non guasta” ma la Capitale è “difficilissima da governare”.

Forza Italia

Il Corriere, con Aldo Cazzullo, intervista Maria Rosaria Rossi, senatrice azzurra e capo dello staff di Berlusconi e amministratore di Forza Italia. “E ha appena licenziato ottanta dipendenti. Perché?”. Risposta: “Era un atto dovuto, che mi ha causato grande sofferenza. Lunedì scorso era l’ultimo giorno utile per avviare la nuova procedura di licenziamento collettivo, in modo che il personale non rientrasse a pieno costo in carico al partito. Un costo di quasi 500.000 euro al mese: insostenibile”. Dice che appena insediata ha chiesto di vedere i conti degli ultimi venti anni. “Ho trovato 92 milioni di debiti e impegni di spesa eccessivi. Ho disdetto e rinegoziato tutti i contratti di fornitura e servizi. Ho tagliato tutto quello che potevo tagliare: i telefonini, le mazzette dei giornali, le cene, le consulenze, pure le agenzie di stampa, e ho disdetto la locazione di uno dei due piani della sede. E il presidente Berlusconi si è fatto carico dei debiti con le banche, eliminando gli interessi passivi. Ma abbiamo ancora un debito di 6 milioni con i fornitori”. “Purtroppo non ci sono più soldi. L’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti ha posto un tetto di 100.000 euro ai finanziamenti privati: l’ennesima norma contra personam per impedire a Silvio Berlusconi di continuare a sostenere Forza Italia”. Sul cerchio magico: “Non esiste un cerchio magico; esiste un cerchio attorno al Magico. Fatto da persone convinte che questo Paese possa farcela solo con la sua leadership; e hanno la fortuna di poter fare quell’esperienza formidabile che è lavorare con lui”. . Quando gira con Berlusconi “tutti chiedono di poterlo toccare, salutare, ringraziare. Gli danno madonnine, crocifissi, immagini sacre. Le signore anziane ci dicono: “Mi faccia fare una foto con lui, così muoio felice”.

Fed

Sul Corriere Massimo Gaggi scrive che la scelta della Fed era “ormai probabilmente necessaria ma non piva di rischi”, “un primo, timido tentativo di evitare che l’eccessivo protrarsi di quell’anomalia produca pericolose patologie croniche e bolle incontrollabili”, e pensata anche “per proteggere la credibilità dei banchieri centrali Usa che più volte, quest’anno, avevano promesso il cambio di rotta”. Ma sarebbe solo un “titolo suggestivo” se si parlasse di “fine di un’era” o di “ritorno alla normalità”. Per ora le poche buone notizie dagli Usa “vengono quasi solo dal mondo del lavoro con la disoccupazione dimezzata rispetto al periodo più cupo della crisi. Ma anche qui i dubbi non mancano, visto la riduzione della partecipazione dei cittadini al mercato del lavoro e l’elevato numero di occupati che hanno solo impieghi part-time o ricevono retribuzione che non consentono nemmeno di restare sopra la soglia della povertà”. Insomma: “comincia una fase nuova, ma si procede con molta cautela”.
Sul Sole Mario Platero parla di “new normal di Janet” nel senso che “non è piu’ ‘normale’ attendersi aumenti regolari e rapidi dei tassi, come è sempre accaduto tra il 1970 e il 2006, non è più ‘normale’ alzare i tassi per evitare surriscaldamenti dell’economia che potrebbero richiedere frenate recessive” né aumentarli di 50 punti base come avveniva in altri tempi. “Il nuovo “normale” di Janet Yellen, il presidente della Banca Centrale americana, prevede che i tassi sui Fed Funds (Interbancari) arrivino per la fine del 2016 a quota 1,375%, con soli quattro altri aumenti di 25 punti base già annunciati per l’anno prossimo, dopo quello di ieri”. Yellen dice in questo modo che l’economia è migliorata, che “siamo finalmente in sicurezza dopo il rischio di una depressione” ma “solo dopo vedremo se si tornerà al vecchio “normale” se cioè, raggiunto il 2% per l’inflazione quell’obiettivo sarà superato costringendo ad aumenti più forti dei tassi, superiori cioè a quel 4% medio che economisti e mercati stimano oggi come livello massimo da qui ai prossimi anni”. Insomma: nel medio periodo avremo solo “graduali incrementi” . Platero scrive anche che negli Usa, con la Fed e “il prevalere della flessibilità e l’indipendenza contro la rigidità” le cose sono andate meglio che in Europa, “dove sono prevalsi modelli di austerità e di rigidità fiscale”.

Italia-Ue

Il Sole: “L’Italia vuole scuotere l’Unione. Impronte digitali, il premier polemico sulla procedura di infrazione. ‘Strabiliante’. Renzi preannuncia battaglia al vertice di oggi e domani su sanzioni alla Russia, immigrazione e terrorismo”. Si legge che Renzi “sta per ingaggiare un ‘corpo a corpo’ con gli altri partner e le alte cariche Ue” e “nonostante gli inviti alla cautela” di Mattarella intenderebbe trasformare il Consiglio europeo “in una sorta di verifica delle capacità dello stesso esecutivo Ue di far fronte alle grandi sfideche ha di fronte”.
Sulla stessa pagina Adriana Cerretelli: “Se Roma batte i pugni in Europa”. Dove si legge che “per contare non basta criticare ex post decisioni che il nostro Paese ha preso con i partner” perché quando si criticano le regole “come se fossero un oggetto estraneo forgiato da altri” si mina l’immagine dell’Italia come “interlocutore serio”. “Fuochi d’artificio e pugni sul tavolo sono una scorciatoia facile che però rischia di essere controproducente”.
Sul Corriere la notizia che il presidente del Consiglio ha deciso di sostituire prima del tempo l’ambasciatore italiano alla Ue Stefano Sannino. La decisione potrebbe essere presa dal consiglio dei ministri del prossimo 21 dicembre. “’Capisco che questa non è un’ambasciata come le altre, è come un ufficio distaccato del governo e ci vuole un rapporto particolare di fiduicia’ si è sfogato l’ambasciatore con gli amici”. Pare abbia pesato la “differenza di carattere” perché Sannino “è un pontiere” mentre Renzi “ama rottamare quello che ritiene sbagliato”. Sannino era stato nominato da Letta ed ha passato “una vita dentro le istituzioni Ue”. Secondo le voci andrebbe a Madrid. Il Corriere cita le parole di Renzi due giorni fa da Vespa: “E’ arrivato il momento di fare un discorso anche con i nostri alti burocrati perché in Europa non si fa carriera solo perché si parla male dell’Italia”. “Escluso che si riferisse a Sannino”, aggiunge però il quotidiano.

Bankitalia, Etruria

Il Fatto, pagina 2, con foto del Governatore di Bankitalia Ignazio Visco: “La lettera del governatore. E i clienti di Etruria spolpati”, Nel 2103. Mentre la banca colloca milioni di bond, Bankitalia dice ai manager: Il degrado è irreversibile’. Ma non interviene, fino a che i risparmiatori perdono tutto”, “La Consob fa rettificare i prospetti, ma i rilievi di Visco restano chiusi nei cassetti di Arezzo” (sede della banca, ndr), “E’ dal 2002”, scrive il quotidiano, che Bankitalia “ha riserve sulla popolare e lo ribadisce nel 2010 e nel 2012”. A firmare l’articolo è Giorgio Meletti.
Sulla stessa pagina, Davide Vecchi, inviato ad Arezzo: “I dubbi dei magistrati aretini sulla vigilanza della Consob di Vegas”.
La Repubblica: “Etruria, il pm alza il tiro, ipotesi truffa sui bond. Verifiche allargate a Consob e Bankitalia”.
A pagina 3 de Il Fatto un articolo su Matteo Minelli e la sua società di produzione di birra “Flea srl”, cui il premier -scrive Il Fatto- affida l’esclusiva della distribuzione di questo alcolico nelle cene di crowfunding. Non è indagato, ma il suo nome compare negli atti di indagine della Procura di Arezzo su Banca Etruria: “Il finanziamento ‘allegro’ al birraio di Matteo Renzi”, “Aveva ricevuto 3,9 milioni per le ‘energie rinnovabili’, ma lui li usò per immobili dell’istituto aretino” (è ancora una volta un riferimento al Consorzio operazione della fonte).
La Stampa, pagina 5: “Nuove sanzioni di Bankitalia al vecchio cda di Banca Etruria”, “Altre multe in arrivo per il Consiglio con Rosi e Boschi”. L’articolo è firmato da Gianluca Paolucci, inviato ad Arezzo e dà conto dei filoni dell’inchiesta e delle accuse ai vecchi vertici della banca: gli ispettori di Bankitaia avevano ravvisato 198 posizioni di fidi e crediti concessi a 13 amministratori e 5 sindaci per un totale di 185 milioni di euro, di cui 142 milioni utilizzati al 30 settembre 2014.
A pagina 7: “Quel gruppo di toscani che ha dato la scalata alle vette del potere”. E’ il “retroscena2 firmato da David Allegranti: “Dal ‘giglio magico’ al lavoro per le banche e le istituzioni”. L’articolo è corredato dalle foto di alcuni dei protagonisti della vicenda: Roberto Rossi (procuratore ad Arezzo, guida l’inchiesta su Banca Etruria ed è consulente del governo), Antonella Manzione (era l’ex capo dei vigili urbani di Firenze, ora guida il Dipartimento degli affari giuridici e legislativi), Giuseppe Fanfani (nipote di Amintore, ex sindaco di Arezzo, oggi al Csm) e il padre di Matteo Renzi (tra le altre cose, è consulente della società Nikila, che costruisce centri commerciali nel fiorentino).
Su Il Fatto: “Arezzo, gli eredi di Fanfani tra Csm e difesa di indagati”, “Per il crac dell’istituto di credito è sotto inchiesta Canestri, i suoi avvocati sono quelli dello studio del figlio del due volte sindaco ex dc”.
E sulla stessa pagina Roberto Rossi, procuratore ad Arezzo, risponde alle accuse lanciate ieri dal quotidiano e dice: “Rossi: ‘Zero euro dal governo’”.
“Vigilanza Bankitalia efficace” si legge sul Sole 24 ore, che scrive che “si deve proprio all’azione della vigilanza svolta dalla Banca d’Italia – accertare il deterioramento della situazione economica e finanziaria e le responsabilità degli amministratori delle quattro banche entrate in crisi – che ha consentito al Governo di adottare la soluzione migliore: l’avvio della risoluzione e non la liquidazione coatta, opzione che avrebbe prodotto effetti disastrosi per clienti e risprmarmiatori”. Sono le parole del ministro Padoan che ieri ha risposto al question time alla Camera. Quanto alla strada alternativa “ovvero una ricapitalizzazione delle quattro banche attraverso il Fondo di tutela dei depositanti, non sarebbe stato compatibile ‘con la disciplina della risoluzione’ ha poi aggiunto Padoan spiegando a chiare lettere che l’emendamento sul Fondo di solidarietà, finanziato con il Fondo interbancario, servirà per interventi a favore dei risparmiatori ‘che sono cosa ben diversa da quelli della ricapitalizzazione delle banche’”. Ora si attende “l’adozione degli atti che daranno vita al collegio arbitrale e alle procedure per il riconoscimento di un sollievo finanziario a parte dei risparmiatori più colpiti con valutazioni caso per caso” e la commissione di inchiesta.

Iraq, Mosul, profughi

Sul Corriere Lorenzo Cremonesi da Kobane parla di “cosa attende i soldati che difenderanno la diga” di Mosul, in zone “dove è facile organizzare imboscate”, le mine si piazzano tra le rocce mentre sulle colline operano i cecchini. Cremonesi, che è passato per l’area della diga per arrivare a Kobane provenendo da Erbil, racconta che il lago formato dalla diga è meta di pic nic di famiglie curde il venerdì ma “la diga resta inavvicinabile”.
Sul Giornale: “Altro che guerra contro l’Isis, Italiani in Irak per il business. Dietro l’annunciato invio di 450 soldati c’è la rincorsa agli alleati. E un appalto da 500 milioni di dollari vinto per la diga di Mosul”. Dove si ricorda che la Trevi di Cesena è l’azienda che ha vinto la gara per il consolidamento della diga di Mosul. “Spacciare l’invio di 450 militari incaricati di proteggere una commessa come la concretizzazione di un disegno politico-strategico è azzardato”.
Sul Giornale ma anche su altri quotidiani si parla del video “consegnato dalla Polizia di stato” alla trasmissione di La7 Omnibus in cui si vedono le difficoltà da parte delle forze dell’ordine nel prendere le impronte digitali degli immigranti. Le “urla straziate” di una donna, il “secco no” di un altro gruppo di migranti che sanno che se lasciano le impronte devono rimanere in Italia, mentre la loro destinazione è un’altra. Le forze dell’ordine non possono usare la coercizione nelle procedure di identificazione, si legge. Secondo la procedura di infrazione aperta dalla Ue l’Italia non ha identificato oltre 60 mila migranti.
Sul Corriere una intervista al presidente di Sant’Egidio Marco Impagliazzo. “Sant’Egidio lancia il ‘corridoio umanitario’ per i profughi”. “Il presidente Impagliazzo: ‘Procedure semplificate e più rapide per i bisognosi, donne e bambini’”. Sant’Egidio ha aperto in Libano, Marocco e tra qualche mese aprirà anche in Etiopia “degli uffici dai quali i nostri associati ci segnaleranno casi particolari di persone che hanno bisogno di essere accolte perché vivono situazioni di grave pericolo o bisogno”. Il progetto prevede un migliaio di rifugiati. “Non è un numero altissimo ma l’importante è cominciare”. Una volta individuati i casi i controlli di sicurezza, comprese le impronte digitali, saranno lasciate all’autorità italiana. I costi, compreso il viaggio, sono tutti a carico di Sant’Egidio.

Internazionale

La Repubblica, pagina 19: “Spagna, il premier aggredito in strada”, “In Galizia un 17enne si è avvicinato a Rajoy per scattare una foto, poi gli ha sferrato un pugno. A tre giorni dal voto cresce il consenso per Podemos e Ciudadanos”. Ne scrive Alessandro Oppes da Madrid.
Sulla stessa pagina, attenzione alle elezioni regionali tenutesi in Francia domenica scorsa con un’intervista di Anais Ginori a Jean-Christophe Cambadélis, segretario del Ps: “Alleanza popolare, ecco la coalizione delle sinistre francesi per tornare a vincere”, “Non possiamo più ragionare con la logica del bipartitismo”, “I Républicains sono divisi e hanno un problema di strategia: penso che avranno due candidati diversi”, “Confermo: il Front ricopia la retorica di Vichy. Ed è un pericolo per la Francia già in lotta contro Daesh”.
Su Il Fatto: Italiani in Libia, il rischio di finire subito in fuorigioco”, “Un’operazione Onu di ‘imposizione della pace’ è piena di trappole: non solo da parte di milizie e jihadisti, ma anche degli alleati franco-britannici”.
Su La Repubblica, pagina 35, un intervento di Moses Naim: “Le conseguenze dell’antiamericanismo light”, “La costante valanga di commenti prevenuti contro gli Stati Uniti mette a rischio i valori che gli stessi contestatori condividono”

E poi

Su La Repubblica, alle pagine della cultura, Angelo Bolaffi: “Mein Kampf, così cade in Germania l’ultimo tabù”, “A 70 anni dalla morte di Hitler scadono i diritti del manifesto del Terzo Reich detenuti dalla Baviera. Non fu mai pubblicato, ora cambia tutto”