La sconfitta in Indiana non toglierà alla Clinton la nomination

La Repubblica ha in prima una grande foto di Donald Trump: “Trump, lo sfidante incredibile che ora si gioca la Casa Bianca”. Ne scrivono Vittorio Zucconi e Federico Rampini. Quest’ultimo analizza “la fine dei candidati di Dio”, in riferimento al repubblicano Ted Cruz, che ha deciso di ritirarsi dalla corsa. Ma la Clinton intanto…
In apertura a sinistra: “Giudici e Pd, alta tensione sugli arresti”, “Scontro al Csm sul sindaco di Lodi. Renzi frena: ‘Nessun complotto'”. Su questo tema il commento di Francesco Merlo: “Tra giustizia e pregiudizio”.
Sui rapporti tra Pd e verdiniani un’analisi di Piero Ignazi: “La linea rossa dei verdiniani”.
Più in basso: “‘Pensioni, uscita anticipata e abolizione del bollo auto'”, “Annuncio del governo, il piano nel 2017”.
Sulla colonna a destra: “Ue, sì alle maxi multe per chi rifiuta i migranti. Più controlli ai confini. In rivolta i Paesi dell’Est”, “L’Ungheria attacca: ‘Ci state ricattando’. Rimozione parziale dei visti per i cittadini turchi. Roma contro Vienna: fa solo propaganda”.
Più in basso, intervista di Tonia Mastrobuoni al leader del partito della destra austriaca FPO, Heinz-Christian Strache: “‘Adesso l’Austria vuole il Tirolo di nuovo unito'”, “‘La Merkel e il governo italiano sono scafisti di Stato'”.
In prima anche l’intervista di Marco Ansaldo allo scrittore turco e premio Nobel Orhan Pamuk: “‘Salvate Istanbul, viviamo nella paura’”, “‘Il potere ha messo a tacere gli oppositori e colpisc eil pensiero laico’”.
A fondo pagina: “Il chirurgo sbaglia un giorno su 4”, “L’Inchiesta/Ogni anno 80 pazienti operati all’organo sano”. Di Michele Bocci.
Viene infine richiamato in prima anche il caso del direttore della tv Telejato, Pino Maniaci: “Minacce di mafia al giornalista? No, era una storia di tradimenti”, “Maniaci accusato pure di estorsione”.
Il Corriere della Sera: “La battaglia al Csm sull’arresto di Lodi. Il Pd chiede verifiche, ma poi ci ripensa”.
Poi la polemica sui verdiniani, raccontata da Dino Martirano: “Ala va al vertice di maggioranza”.
Di fianco, il “retroscena” di Francesco Verderami su Alfio Marchini e la campagna elettorale a Roma: “Alfio cerca voti in casa D’Alema”.
A centro pagina il titolo in maggiore evidenza: “‘Pensioni flessibili nel 2017′”, “Annuncio di Renzi. Il piano: uscita anticipata fino a 3 anni con il 12% in meno”, “Novità anche sulle tasse universitarie. ‘Via il bollo aumentando la benzina? Buona idea’”.
Più in basso, con foto di bimbi del Burkina Faso: “I bambini del Burkina rimasti senza nome”, “La campagna. Sant’Egidio e l’identità mai registrata”.
In prima anche la questione migranti: “Un rifugiato su 70 dall’Italia alla Ue: programma fallito”. Ne scrive Fiorenza Sarzanini.
Con foto di Donald Trump gli articoli di Maria Laura Rodotà e Giuseppe Sarcina: “Donald Trump spiazza tutti. E diventa il Candidato”.
L’editoriale, firmato da Aldo Cazzullo, focalizza l’attenzione sulle scadenze del prossimo giugno, che sarà cruciale per l’Europa: “Il destino dell’Europa in 30 giorni”, “Brexit, Spagna, Grecia”.
A fondo pagina: “L’embrione che cresce in autonomia”, “in vitro per quasi due settimane: non ha ancora bisogno del dialogo col corpo materno”. Ne scrive Anna Meldolesi.
Poi il caso Maniaci, analizzato da Giovanni Bianconi: “Maniaci, un colpo all’antimafia”, “Doppiezze pericolose”.
Di fianco: “Detenuto modello. Ma è un pedofilo”, “Abusi su bimba di 9 anni”. Racconta il caso Goffredo Buccini.
La Stampa: “L’offensiva di Renzi su tasse e pensioni. Lodi, Pd contro i pm”, “Il premier: abolire il bollo auto aumentando le accise? Buona idea”, “La base si ribella: detenzione sproporzionata. Nel Csm scontro sul carcere per il sindaco”, “Il premier: abolire il bollo auto aumentando le accise? Buona idea”.
“La democrazia non si salva con le manette”, scrive in un editoriale Luigi La Spina.
Sul Bonus cultura: “500 euro anche ai diciottenni extracomunitari”, “Emendamento del governo.
A centro pagina: “la ricetta di Trump strega òa classe media”, “e Hillary non riesce a sedurre le donne”.
“Ora Donald deve unire i repubblicani”, scrive Gianni Riotta in un commento.
Di fianco, con foto della modella brasiliana Gisele Bundchen a L’Avana: “La moda porta a Cuba un soffio di capitalismo”. A raccontare le sfilate, i vip, le proteste e “il lento cambiamento dell’isola” è Mimmo Candito.
Di spalla a destra, un “dossier” curato da Francesco Grignetti sulla base dei documenti esaminati dalla commissione parlamentare sull’omicidio di Aldo Moro, che ora chiedono al presidente del Consiglio di rendere pubblici i documenti, alla luce di una sua direttiva per l’eliminazione del segreto di Stato : “Stragi, i segreti nelle carte di Moro. ‘La Libia dietro Ustica e Bologna’”. Con un’intervista a Giuseppe Zamberletti, che fu sottosegretario agli Esteri nel 1980, con il governo Cossiga: “‘Così Gheddafi si vendicò per l’aiuto a Malta’”, “‘Nel 1980 l’isola era un protettorato libico, l’Italia garantì la sua sovranità. Questi documenti sono un punto di inizio e non di arrivo'”.

Libero: “Renzi dà il bonus anche agli immigrati”, “Blitz del governo: i 500 euro per i diciottenni estesi agli extracomunitari. Continuiamo a far di tutto per favorire l’invasione. E poi ci lamentiamo se l’Austria chiude il Brennero”, “La Ue tassa i turisti per importare profughi”.
E all’Austria rimanda l’editoriale del direttore Maurizio Belpietro (“con Vienna non ci sarebbe alcun problema se gli immigrati che cercano di passare il confine non fossero clandestini”).
La foto a centro pagina è per il sindaco Pd di Lodi Simone Uggetti, arrestato due giorni fa e ritratto al fianco di Matteo Renzi ai tempi della sua campagna elettorale: “Il Pd vuole processare chi arresta i suoi”, “Clamorosa mossa dell’uomo del premier al Csm”, “E sul caso del sindaco di Lodi i forcaioli di sinistra scoprono il garantismo. Peloso”. Ne scrive Mario Giordano.
Più in basso: “Vietato agli sbancati far causa a Etruria”, “E per le imprese scatta l’esproprio per una rata non pagata”.
Di spalla a destra, brano del libro del leader della Lega Nord Matteo Salvini: “Adesso tocca a me. Sono io il leader del centrodestra”.
E più in basso un brano del libro di Gigi Moncaldo: “Racconto i segreti di Caracciolo e vogliono zittirmi”.
In prima anche la questione pensioni e le proposte del presidente Inps Tito Boeri, con un commento di Vittorio Feltri: “Ecco quelli che rubano ai pensionati”.

Il caso Uggetti, il Csm, il Pd

Spiega il Corriere della Sera che ad innescare la miccia ieri è stato Giuseppe Fanfani, consigliere laico del Csm in quota Pd, con una nota contro l’arresto del sindaco di Lodi Simone Uggetti, con l’accusa di turbativa d’asta: misura cautelare “ingiustificata e comunque eccessiva”, l’ha definita. E’ allora scesa in campo la giunta dell’Anm, che ha denunciato una “indebita interferenza” da parte di Fanfani. Il quale, nel pomeriggio, ha “frenato”, nel metodo: “non chiederò, allo stato, l’apertura di una pratica al Csm, salvo nuove evenienze”. Ma non nel merito: “E’ un dovere anche dire che un magistrato sbaglia”, ha detto.
La Repubblica, pagina 2: “Renzi: ‘Contro di noi nessun complotto’. Ma al Csm esplode il caso Lodi”, “Fanfani, ‘laico’ del Pd, chiede un intervento. L’Anm attacca: ‘E’ un’indebita interferenza’”. Racconta Silvio Buzzanca che in mattinata Renzi aveva detto: “vedo che qualcuno parla di complotto. non complotto; ma complotto ‘de che?'”, “C’è un’indagine in corso, c’è un’ipotesi di reato, piena fiducia nel lavoro dei magistrati. Se, come ci auguriamo, ci sarà la possibilità di dimostrare l’innocenza degli amministratori sotto indagine, bene, se saranno colpevoli è giusto che paghino”; “il Pd ha 50 mila amministratori ed è impossibile controllarli uno ad uno. Ma la questione morale c’è dappertutto, c’è nella politica italiana. Chi oggi dicesse che non c’è una questione morale non sarebbe credibile. Ma qui non c’è destra contro sinistra ma onesti contro ladri”.
A pagina 3 il “retroscena” di Liana Milella: “E parte la rivolta tra le toghe: ‘Il governo stia fuori dai processi'”, “Il Consiglio Superiore della magistratura contesta l’esponente democratico che aveva chiesto di aprire una pratica contro gli inquirenti lodigiani. E alla fine è costretto a ritirare la richiesta”.
Su La Repubblica un commento di Francesco Merlo in prima: “Tra giustizia e pregiudizio”. Dove si sottolinea che il giudice di Lodi, “con un solo provvedimento d’arresto, rischia di fare alla magistratura gli stessi danni provocati negli ultimi venti anni dagli attacchi berlusconiani, gli strepiti di Brunetta, gli articoli di Giuliano Ferrara, il garantismo peloso di Ghedini. E’ infatti un giudice come se lo sognano ‘lorsignori’ quello che firma tre righe che avrebbero spaventato Roberspierre e confortato Stalin. Il gip sostiene che i due imputati, essendo colpevoli di turbativa d’asta con personalità ‘negativa e abietta’ chissà quante altre colpe nascondono perché di sicuro altri delitti hanno commesso, ma facendola sempre franca. Come si vede è un pregiudizio che somiglia al proverbio ‘picchia tua moglie: tu non sai il motivo, lei sì’. La variante qui è: ‘arresta il politico…prima o poi ti dirà lui perché'”.
La Stampa, pagina 2: “‘Eccessivo mandarlo a San Vittore’. Al Csm è scontro sulle manette”, “il consigliere dem Fanfani attacca la procura, poi fa retromarcia”, scrive Grazia Longo. A pagina 3: “Il Pd si ricompatta sui magistrati: ‘Basta esprimere giudizi etici'”, “Maggioranza e minoranza: ‘Nessun complotto delle toghe ma i giudici perseguano i reati senza sovrapporre i piani'”.. L’articolo di Francesca Schianchi dà conto delle dichiarazioni di Pierluigi Castagnetti, l’ultimo segretario Ppi, già presidente della giunta per le autorizzazioni della Camera (“l’ordinanza di custodia cautelare di Uggetti lascia esterrefatti”, c’è “clamorosa sproporzione” nella scelta del carcere e c’è un “capovolgimento della presunzione di innocenza in presunzione di colpevolezza”), di quelle del costituzionalista ed ex senatore Pd Stefano Ceccanti, renziano ( “si teorizza che non si può fare uso degli arresti domiciliari perché la tecnologia è cambiata e rende più difficile l’isolamento della persona agli arresti”), o del bersaniano Miguel Gotor (la reazione della magistratura rischia di diventare “da fisiologica a patologica” e di sposare “l’ideologia della supplenza”, facendo sì che un magistrato “si faccia anche sociologo, antropologo, regolatore della morale”).
Sul Corriere, pagina 2: “Scontro al Csm sull’arresto di Lodi. Renzi: un complotto? Ma de che…”, “Il den Fanfani: verifiche sul caso Uggetti. L’Anm: interferenza indebita. e lui: per ora non chiedo nulla. Il premier: rispettiamo i magistrati, indaghino. La questione morale esiste, ma i 5Stelle sono messi peggio” (“in percentuale ci sono più indagini sul M5S”, ha detto Renzi, ndr.)
Su La Repubblica, pagina 2, l’inviato a Lodi Sandro De Riccardis: “Uggetti e il tentativo di mettere un freno alle Fiamme Gialle”. Scrive De Riccardis che Uggetti ha ammesso di essere intervenuto sulla gara delle piscine, di aver confezionato un bando su misura a vantaggio della Sporting Club, società che poi ha conquistato l’appalto. Il sospetto che ci fosse un’indagine ha spinto Uggetti a formattare il pc e a studiare una strategia per carpire informazioni direttamente dalla Guardia di Finanza: Uggetti chiama il comandante provinciale della Fiamme Gialle Massimo Benassi. Lo incontra il 18 aprile e gli dice: “uno cerca di fare un’azione per far funzionare le cose e…c’è questo fraintendimento…scusi ma sono un po’ a disagio con questa situazione, perché mi vieni a tirare tu la giacchetta quando non c’entro niente?”. Il riferimento è a Marco Ballardini, dello Sporting Isola Bella, che minaccia un ricorso al Tar contro il bando. Benassi resta in silenzio, sapendo che ci sono le intercettazioni ambientali. Uggetti prova a screditare Ballardini: “Non solo si atteggia a danneggiato, una persona che onestamente non ha i crismi dell’onestà. Poi io non sono uno che deve dare patenti, però..”. Poi sonda Benassi sull’indagine: “Mi scoccerebbe se vi arriva l’esposto, perché poi giustamente voi dovete fare l’indagine”. Uggetti non sapeva che l’esposto era già partito. E che l’uomo con cui sta parlando è l’investigatore che lo spedirà a San Vittore.
A pagina 3: “Lo sfogo del sindaco in carcere: ‘Vogliono colpire il mio partito'”. Una delegazione del Pd lombardo, spiega Andrea Montanari, ieri lo ha incontrato in carcere per portargli solidarietà. E il sindaco avrebbe detto loro: “il mio unico obiettivo era la salvaguardia dell’equilibrio del bilancio del Comune di Lodi e, più in generale il bene pubblico”.
Su La Stampa, pagina 2: “Lodi, il sindaco: ‘Appalto truccato ma per far risparmiare il Comune'”, “Nell’interrogatorio in carcere Uggetti ammette le contestazioni. Per i pm l’arresto è stato necessario: cercava di inquinare le prove”. Ne scrive Paolo Colonnello.
A pagina 3 il reportage di Fabio Poletti da Lodi: “‘Da Fiorani alla piscina andiamo in prima pagina solo per gli scandali'”, “Ma a Lodi sono convinti: il vero obiettivo è Guerini”.
Su Libero un commento di Mario Giordano: “I forcaioli si scoprono garantisti”, “Per anni hanno applaudito le toghe, ora che le indagini toccano i dem ‘Repubblica’ & C. denunciano il ricorso eccessivo al carcere. E minimizzano, come se truccare un appalto fosse un reato da nulla”.
Su Il Manifesto l’editoriale del direttore Norma Rangeri: “L’autocomplotto del Pd”. Rangeri parla di “questione immorale” e scrive che sull’arresto di Lodi è arrivato un autogol del Pd “con la richiesta dell’apertura di una pratica contro le magistrate che hanno mandato in carcere il sindaco pidddino”. E “non stupisce” che a farlo al Csm sia stato Giuseppe Fanfani “esponente di un blasonato casato politico aretino”. E’ “tutta acqua al mulino dei 5Stelle”. Tra un mese gli italiani in molte città saranno chiamati alle urne per decidere chi le deve amministrare. E il buonsenso consiglia a Renzi di tenersi lontano dagli zelanti alleati del gruppo di Verdini, che parlano di complotti dei magistrati.
Su Il Giornale: “Deriva grillina dei pm: la svolta delle procure che ora mollano il Pd”, “‘Repubblica’ decreta che il vento delle toghe ha cambiato verso. L’avvicinamento ai Cinque Stelle attraverso il ‘Fatto Quotidiano'”, scrive Giuseppe Marino.

Le primarie Usa

Su La Stampa le pagine 10 e 11 sono dedicate alle primarie Usa. Per quel che riguarda il campo democratico Francesco Semprini si occupa dei “guai” di Hillary Clinton: “‘Tradita’ dalle donne. Sanders mette a nudo i punti deboli di Hillary”, “La sconfitta in Indiana non toglierà alla Clinton la nomination. Snobbata anche da giovani e bianchi”. Scrive Semprini che nulla ostacola il cammino della Clinton verso il voto per il rinnovo della Casa Bianca dell’8 novembre: anzi, la candidata democratica sembra proiettata alla vittoria con un solido vantaggio rispetto all’unico candidato repubblicano rimasto in gara, ovvero Donald Trump. Eppure, mentre Trump incassa a mani basse vittorie in ogni angolo del Paese, Hillary deve ancora una volta concedere l’onore della vittoria al suo unico rivale, Bernie Sanders. Il senatore socialista ha espugnato l’Indian forte di un elettorato democratico sempre più distante dalla Clinton: che ha perso per colpa dei “soliti noti”, ovvero i maschi bianchi, i giovani e soprattutto i liberal della sinistra democratica che ben poco sentono di aver in comune con una candidata troppo vicina a Wall Street. Questa volta anche le donne bianche (componente molto ampia dell’elettorato dell’Indiana) hanno tradito la Clinton schierandosi al 56% con Sanders, ovvero il 12% in più rispetto al passato. E Sanders è riuscito a conquistare il 34% dei voti senior, cioè i più anziani, ed ha ulteriormente rafforzato i voti liberal in suo favore di oltre il 10%. Ha ottenuto inoltre le preferenze del 725 degli indipendenti, e il 64% dei bianchi con un titolo di studio inferiore alla laurea.
A pagina 11 Paolo Mastrolilli analizza il successo di Donald Trump per il campo repubblicano: “Soldi, migranti e sicurezza. Così Trump ha conquistato la classe media americana”, “Gli attacchi all’establishment e le critiche alla globalizzazione gli hanno portato nuovi voti. Ora deve far pace con il partito”. Il suo trionfo martedì nell’Indiana ha convinto i suoi rivali Ted Cruz e John Kasich a ritirarsi. ITutto è iniziato con il muro da costruire al confine con il Messico, pagato dai mesicani, per tenere fuori dagli Usa gli illegali. E’ il tema che sarà al centro dei primi cento giorni di amministrazione, ha spiegato in un’intervista al New York Times, Nel corso della quale ha annunciato che annullerà la riforma sanitaria di Obama. Al tema dell’immigrazione Trump ha aggiunto l’economia, facendo leva sul malessere della classe media che si sente minacciata dalla globalizzazione. l suo populismo era Twitter gli ha consentito di conquistare l’elettorato bianco della classe media che si sente sempre più minacciato dalla crescita delle minoranze. Trump ha interpretato “la pancia” della base repubblicana. Ora la sfida diventa nazionale. Un’autorevole fonte repubblicana dice a Mastrolilli: “Allo stato attuale, i nostri sondaggi dicono che Trump non solo verrebbe battuto da Hillary Clinton per la Casa Bianca, ma ci farebbe perdere anche la maggioranza al Senato. Questo vorrebbe dire che i democratici prenderebbero il controllo della Corte Suprema, che è la vera, grande posta in gioco di novembre”. Per evitare questa disfatta, sottolinea Semprini, Trump dovrebbe smettere di attaccare l’establishment e i colleghi; moderare la retorica su temi popolari della sua campagna diventando “più presidenziale”; scegliere il vice giusto che tranquillizzi tutte le anime del partito, come la governatrice del New Mexico Susana Martnez o l’ex rivale Marco Rubio.
Su La Repubblica un’analisi di Federico Rampini: “Il triste addio di Cruz, ‘candidato di Dio’ tradito dai conservatori”, “Sconfitto in Indiana, il senatore texano si ferma. Campagna sospesa. Anche Kasich lascia”. La sconfitta di Cruz, secondo Rampini, “è la fine di un’era: quella in cui gli integralisti religiosi decidevano i candidati”. A pagina 15 Vittorio Zucconi scrive di Donald Trump: “La lunga ascesa del reality showman che incanta l’America bianca”, “Sei mesi fa era visto come il ‘buffone’ alla corte dei repubblicani: ma è riuscito a incarnare lo scontento di milioni di persone e oggi vola verso il duello finale”; “ha vinto perché ha capito il malanimo di chi è ancora offeso per l’elezione di un nero alla Casa Bianca”; “tutte insieme le sue promesse non hanno senso: ridurre le tasse, garantire il welfare, aumentare le spese militari”.
Sul Corriere della Sera ne scrive il corrispondente da New York Giuseppe Sarcina: “Primarie Usa, spazzati via i rivali. E Trump diventa il Candidato”. “Ora -scrive Sarcina- l’outsider sta per diventare il padrone di casa: con i 1.047 delegati e senza più avversari è ormai certo che raggiungerà la soglia dei 1.237 delegati per ottenere la nomination”. Nel Gop, il Great Old Party, è il momento dell’incredulità, della rabbia, del disorientamento. Ma anche dell’amaro pragmatismo. Due grandi quotidiani hanno pubblicato una specie i censimento parallelo. Il liberal New York Times ha raccolto lo sdegno degli esponenti repubblicani che pur di non votare Trump sono pronti ad appoggiare la Clinton. E il liberista Wall Street Journal ha dato voce alla rassegnazione dei vertici: Reince Priebus, presidente del Republican National Committee ha invitato tutti a “unirsi per battere Clinton”. Qualcuno affaccia ancora l’idea di una terza figura da presentare in extremis nelle ultime elezioni: una sorta di candidato kamikaze.

Turchia

Su La Repubblica, intervista di Marco Ansaldo allo scrittore turco e Premio Nobel Orhan Pamuk: “‘In Turchia clima di paura, il potere mette a tacere oppositori e giornalisti, l’Europa si faccia sentire'”. Pamuk, spiega Ansaldo, al momento dell’intervista ha appena finito di accompagnare nell’aula del tribunale di Istanbul il decano degli intellettuali, Murat Belge, accusato dal presidente Erdogan di averlo insultato nei suoi articoli sul quotidiano Taraf. “Conosco benissimo Belge -dice Pamuk- è uno degli studiosi più importanti del nostro Paese”, i suoi articoli non hanno nulla a che fare con l’insultare il presidente, la vicenda ha a che fare con il fatto di “silenziare l’opposizione politica e colpire la libertà di pensiero. Riguarda l’intimidire la gente e mettere paura al Paese. Così che nessuno possa criticare il governo”; “non ho paura per me. Ho paura per il mio Paese. Ho paura per i miei amici, per i turchi laici, colti, filo europei”. Poi, più avanti, Pamuk dice:”negli ultimi anni il nostro governo pro-Islam sta perdendo la sua faccia liberale. Sta diventando sempre più autoritario e repressivo”. Per quel che riguarda l’accordo tra Ue e Turchia per la liberalizzazione dei visti: “sì, sono contento”, ma l’Ue dovrebbe “prendere una posizione più dura con la Turchia” sulle violazioni dei diritti umani”, “non dovrebbero concentrarsi solo sulla questione dell’immigrazione e dei rifugiati in Turchia, ma anche affrontare con il nostro governo il problema della democrazia”. Poi, sull’Europa e la crisi dei profughi dice: “L’Europa con i muri che costruisce intorno a sé erode i suoi criteri di valori”. E la Turchia? “Sul punto dei rifugiati non posso davvero biasimare il governo”, “per molto tempo Ankara è stata lasciata sola ad affrontare il peso di milioni di migranti giunti dall’estero: li ha aiutati. Da sola. L’atteggiamento della Turchia su questo fronte merita tutte le lodi”.
Su La Stampa un articolo di Marta Ottaviani da Istanbul sul premier e segretario del partito Akp al potere Ahmet Davutoglu: “Erdogan scarica il vecchio delfino diventato autonomo”, “Il premier Davutoglu verso le dimissioni”. Il premier avrebbe disatteso troppo le indicazioni di Erdogan, in politica estera con un atteggiamento troppo filo occidentale, e troppo accondiscendente con l’Europa sull’accordo sullo scambio di rifugiati. Ma soprattutto avrebbe sostenuto scarsamente la riforma della Costituzione in senso presidenziale, che dovrebbe garantire a Erdogan un potere illimitato.
Austria
Su La Repubblica, intervista di Tonia Mastrobuoni ad Heinz-Christian Strache, “uomo forte della destra austriaca”, delfino, poi rivale ed infine erede di Haider. Guida la Fpo con campagne elettorali aggressive contro i “profughi”, “l’eurocrazia” e l’Islam. Alla luce del boom alle comunali di Vienna lo scorso ottobre e dell’ottimo risultato al primo turno delle presidenziali, la sua sembra un’ascesa irresistibile, scrive Mastrobuoni. Tra meno di 3 settimane il suo candidato, Norbert Hofer, potrebbe diventare presidente. Strache spiega che Hofer, se presidente, bloccherà l’ingresso della Turchia nell’Ue. Dice che “il sistema incrostato” dominato dai due partiti (popolari e socialdemocratici) “è finito”. Sulle intenzioni del governo di chiudere il Brennero dice: “E’ una soluzione di emergenza. Se non si proteggono adeguatamente i confini esterni, se in Italia continuate a far passare i migranti come se fosse scafisti di Stato, non va bene. L’Austria si deve proteggere. Del resto, Matteo Renzi non fa che invitarli qui, no? Come Angela Merkel”. Recentemente ha sostenuto che al Sud Tirolo dovrebbe essere lasciata la possibilità di diventare austriaco. E’ uno scherzo? “Assolutamente no, io voglio rimarginare la ferita attuale, concedere al Tirolo la possibilità di tornare unito”.

redazione grey-panthers:
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