Casa e catasto, si cambia

Pubblicato il 28 Dicembre 2011 in da redazione grey-panthers

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Così saranno valutate le case. L’esecutivo prepara il nuovo catasto. I valori adeguati al mercato ma con ipotesi di aliquote ridotte. Addio alla regola dei vani, conteranno i metri quadrati”. A fondo pagina: “Sei marinai italiani in mano ai pirati. L’assalto al largo dell’Oman. I familiari degli ostaggi: lo Stato non ci dimentichi”. L’editoriale è firmato da Ernesto Galli della Loggia: “La debolezza dei partiti. Crisi e democrazia parlamentare”.

La Repubblica: “Evasione, 11 miliardi in fuga. Caccia al tesoro illegale all’estero. Monti accelera: via alla fase due”. “Oggi Consiglio dei ministri: tra le ipotesi spuntano i rincari delle autostrade e il prestito forzoso. Malumori nel Pdl. Sale lo spread. Borse deboli”.

Libero: “Altra botta sulla casa. Monti prepara il bis”. “Il governo riforma il catasto. Gli immobili non saranno più misurati in vani ma in metri quadrati: primo passo per inasprire le tasse sulla proprietà e sugli affitti. Lo spread vola, i tecnici ‘congelano’ i Btp. E oggi aumentano i pedaggi autostradali”.

Il Giornale: “Altra tassa sulla casa. La riforma del catasto alzerà le rendite: salasso per i proprietari. Sull’aumento delle autostrade prime tensioni nel governo”. “Ottanta economisti contro il governo: la sua manovra è recessiva”.

Il Sole 24 Ore: “Spread e tassi al test dell’asta Bot. Il differenziale sui Bund vola a quota 520, poi si ferma a 505. Piazza Affari cade”.
A centro pagina: “All’estero patrimoni per 32,9 miliardi”, “oltre 13 miliardi di attività finanziarie. In testa Lussemburgo e Svizzera. Gli immobili valgono 19.4 miliardi”.

Su tutti i quotidiani in evidenza anche lo “scandalo scommesse”. Anche in questo caso sono le intercettazioni telefoniche a farla da padrone. “Vengono fatti i nomi di Buffon, Cannavaro e Gattuso”; dicono i quotidiani. I tre sarebbero “indicati” nelle chiacchiere telefoniche tra gli indagati.

Catasto 

Scrive La Stampa che la riforma del catasto ipotizzata dal governo non prevede aggravi di imposta, perché il maggior valore che dovesse risultare dalla riclassificazione di un immobile potrà essere bilanciato da aliquote probabilmente meno gravose. La revisione era nell’aria da anni, il governo Prodi stava per portarla a termine quando la legislatura si concluse. Il quotidiano chiarisce che verrà riclassificato tutto il patrimonio edilizio, vera cassaforte degli italiani, adeguando il valore effettivo di mercato che oggi è 3,73 volte superiore a quello stimato dal Catasto: le nostre case, per il fisco, in sostanza, valgono un quarto di quel che il mercato le valuta. Non ci saranno più i vecchi sistemi di classificazione degli immobili, articolati in 11 classi per le abitazioni: andavano dalla “casa signorile” a quella ultrapopolare, dalla villa al castello. I parametri saranno rivisti perché – per esempio – una casa antica nel centro storico di una grande città poteva valer nulla rispetto ad una moderna in periferia, perché la prima poteva ancora essere classificata come “ultrapopolare”, dal momento che tale era all’inizio del 900. Mentre la seconda poteva risultare “di civile abitazione”, se non addirittura “signorile”. La novità di più forte impatto è il fatto che le case verranno valutate in metri quadri e non più in vani. Insomma, secondo La Stampa, la riforma del Catasto dovrebbe essere “solo una operazione verità”, ma sarà la base su cui applicare tutte le imposte che gravano sul mattone. Sul bene rivalutato si pagherà l’Imu. Il governo dice che ci saranno delle azioni compensative, nel senso che dove crescerà la rivalutazione degli estimi si agirà con un prelievo fiscale affidato alle aliquote meno pesanti. Il problema potrebbe stare nel fatto che – se è lo Stato a rivalutare gli estimi – è pur vero che ad applicare le aliquote Imu sono i comuni.
Anche sul Corriere, un approfondimento sulla questione del catasto. Dove si spiega che il sistema non è più adeguato, perché i valori sono stati stimati alla fine degli anni 80, e non aderiscono più al mercato. Una delle ragioni per cui è inadeguato è che la base della stima fiscale è la rendita potenziale di un immobile, ovvero il valore a cui lo si potrebbe affittare. All’epoca, per esempio, le locazioni residenziali non erano liberamente determinabili, ma erano calmierate dall’equo canone, quindi con valori molto bassi. Non è un caso che le rendite di negozi e uffici siano in proporzione molto più vicini ai valori di mercato attuali. Inoltre, i prezzi delle case sono molto saliti, per cui in una grande città un appartamento oggi vale 3-4 volte più che alla fine degli anni 80. Né è irrilevante il fatto che nel frattempo molte vecchie abitazioni sono state ristrutturate, soprattutto nei centri storici delle grandi città. Quanto al calcolo non più in vani, si spiega che, per esempio, a Milano una casa di 4 vani può essere di 40 come di 60 metri quadri, ma per il fisco non fa differenza, mentre per chi deve vendere o comprare 20 metri cambiano il prezzo con cifre a cinque zeri.

Sul fronte della manovra e la lotta all’evasione, segnaliamo oggi la lettura dei dati della Guardia di Finanza relativo agli ultimi 3 anni. La propone Il Sole 24 Ore: “Sanità pubblica saccheggiata per due miliardi”, “in tre anni denunciate quasi 8 mila persone tra false degenze e iper-prescrizioni”. “Triplicate rispetto al 2010 le segnalazioni alla Corte dei conti. La regione Lazio, per esempio, riconosce la mutua a 1500 persone già morte e a 5500 delle quali non si conosce l’identità”. Sul Corriere: “Frodi alla sanità come l’evasione. Nel 2011 sottratti 276 milioni”. Su La Repubblica attenzione per la “grande fuga di capitali”, all’estero illegalmente 11 miliardi. Anche in questo caso si tratta delle stime della Guardia di Finanza. Leggendole, La Repubblica evidenzia il fatto che il deflusso si è concentrato soprattutto tra ottobre e novembre: si spiega cioé che anche in queste settimane di governo Berlusconi, l’esportazione illegale di valuta dall’Italia ha toccato il suo picco, crescendo anche del 50 per cento rispetto alla vigilia dell’estate”.
E sul Sole 24 Ore: “All’estero 13,5 miliardi di attività finanziarie”.

Internazionale 

International Herald Tribune: Una grande foto è dedicata alla situazione in Somalia: “Nel caos somalo le donne sono le vittime”. Il titolo di apertura è dedicato al monitoraggio che la Lega Araba ha avviato in Siria. Ieri gli osservatori sono arrivati ad Homs, hanno incontrato gli “attivisti”, e gli scontri nella città sono proseguiti.
Su Il Corriere della Sera un intervento dello scrittore siriano Khaled Khalifa dedicato alla “rivoluzione siriana”, che – scrive – deve abituarsi a contare soltanto sul coraggio dei suoi cittadini. Khalifa sottolinea che paradossalmente “la città di Homs, il cuore vibrante della rivoluzione siriana, è anche – da secoli – la capitale dell’ironia e della facile battuta sarcastica e pungente”. Ovvero: “una delle armi che hanno alimentato la capacità di resistenza, mobilitando nuove energie”. E proprio ieri gli osservatori della Lega Araba sono arrivati nella città martire di Homs: ad accoglierli c’erano, pare, oltre 7000 manifestanti. I filmati su Youtube mostrano alcuni attivisti intenti a cercare di convincere gli inviati stranieri a recarsi in alcuni quartieri particolarmente violenti.
Restiamo allo stesso quotidiano, per segnalare alla pagina delle idee e delle opinioni, una analisi di Roberto Tottoli, in cui si sottolinea che l’obiettivo dei mediatori in Siria è impedire una guerra di religione, poiché la politica della famiglia Assad, con le sue politiche di cooptazione delle tante minoranze religiose interne, espone queste comunità ai desideri di rivincita della maggioranza sunnita e agli appetiti della militanza islamica internazionale jihadista.
Su Le Monde un reportage dall’Iraq: “Cristiani di Bagdad inquieti, dispersi e invisibili”, “quest’anno Natale sarà festeggiato senza clamori in Iraq”, per rispetto del lutto sciita, ma soprattutto per paura degli attentati: a Bagdad restano dieci sacerdoti, 24 hanno abbandonato il Paese.

Di spalla sull’International Herald Tribune un articolo è dedicato all’Iran e alle esercitazioni militari che Teheran ha avviato qualche giorno fa nello stretto di Hormuz. Esercitazioni che – scrive il quotidiano – sono considerate una “minaccia” per il mercato petrolifero mondiale. Anche su Il Foglio si legge in prima pagina: “La ‘Supremazia’ dell’Iran nel Golfo spaventa il mercato del greggio. ‘Se l’occidente impone sanzioni sul petrolio, da Hormuz non ne passerà più una goccia’, annuncia Teheran”.
Sul Sole 24 Ore Alberto Negri ricorda che nelle acque di Hormuz, tra l’Iran e il sultanato dell’Oman, transitano ogni giorno sedici milioni di barili di oro nero, circa un sesto dei consumi mondiali e un terzo del traffico marittimo di greggio. Ed è qui, sullo stretto del petrolio, che la Marina iraniana ha appena avviato manovre militari scrutate con attenzione dai radar della flotta americana che staziona nel Bahrein. Un monitoraggio diventato ancora più stringente dopo il ritiro degli Usa dall’Iraq.

Su La Repubblica si racconta la situazione nella cittadina israeliana di Betshemesh, a metà strada tra Tel Aviv e Gerusalemme: qui sono scesi in piazza in migliaia contro gli ultrà religiosi, per ribadire il no alla segregazione delle donne. Simbolo di questa contestazione è una ragazzina di poco più di sette anni, Nà Ama Margolis, insultata dagli zeloti che giudicavano i suoi abitini colorati o le sue maniche corti “immodesti”. Le parole del presidente israeliano Peres: “Salviamo l’anima della nazione. Tutti dobbiamo mobilitarci per liberare la maggioranza dalle grinfie di una minoranza esigua. Non sono loro i padroni”. Nei quartieri abitati dagli ultraortodossi le donne camminano su marciapiedi opposti rispetto agli uomini, e si siedono sui lati opposti degli autobus. Un abitante, 55enne, dice: “Dieci anni fa questi quartieri non esistevano. Hanno cambiato il volto della città. Oggi quasi metà della popolazione è costituita da Haredim”. Ad inveire contro le donne sono i rappresentanti della frangia più estremista degli ultraortodossi, i sikrikim, dal latino “sicari”, come quegli zeloti che, 2000 anni prima, sotto l’occupazione romana, brandivano pugnali (sica) contro gli altri ebrei.
Anche sulla Stampa: “Israele, laici in corteo contro la repubblica degli ultra-ortodossi”.

E poi

La Repubblica dedica R2 all’Euro (“anno 10, un’epoca vissuta pericolosamente”), con articoli di Giannini, Rampini, Bonanni e una intervista a Nouriel Roubini.