Borse e spread, torna la tensione

Pubblicato il 15 Novembre 2011 in da redazione grey-panthers

Le aperture

Il Sole 24 Ore: “Borse e spread, torna la tensione. Piazza Affari cede l’1,99 per cento e il Btp-Bund sfiora 500 punti. Rendimenti del 6,29 per i titoli a cinque anni”.
“Monti: auspico l’ingresso dei politici, ma conta l’appoggio. Governo fino al 2013”. Di spalla: “Merkel: l’Europa è nella crisi peggiore del dopoguerra”.

Libero: “Già smontato. Borse giù, spread alle stelle: i mercati bocciano Monti. E lui non riesce a dare padri politici al governo che sta allestendo. Alla fine lo metterà in piedi, ma la sua strada sarà in salita”.

Il Foglio: “Quota 500, subito il voto”. “Monti è già impaludato nel Palazzo, si rafforza il partito del voto subito”.

La Repubblica: “Monti: il mio governo fino al 2013. Il Professore insiste sulla presenza di politici nel nuovo esecutivo. La sfida di Bossi: la Lega riapre il Parlamento padano. La Cgil chiede il varo della patrimoniale”. “Appello ai partiti: ‘Sostenetemi o rinuncio all’incarico. Sacrifici sì, non lacrime e sangue”.

Il Corriere della Sera: “Monti: un governo fino al 2013. Il premier incaricato avvia le consultazioni: vorrei politici nell’esecutivo. Napolitano: nuovo appello alla coesione”. A centro pagina lo spread che “risale a 500”. A fondo pagina: “Obama non esclude una incursione sull’Iran. Per fermare la corsa nucleare di Teheran”.

Monti 

Il retroscena de La Repubblica si sofferma sulla “paura” di Mario Monti di costruire un “governo di nessuno”, senza padri politici, destinato a durare pochi mesi e flagellato dalla guerriglia parlamentare. “L’impresa si sta rivelando molto più difficile del previsto”, secondo il quotidiano, che dà conto della “ultima ambasciata” proveniente dal Quirinale: il segretario generale Donato Marra avrebbe parlato con Alfano e Bersani per “provare a capire fino a che punto il veto all’ingresso di politici nella squadra fosse definitivo”. Il messaggio riferito a Monti è stato chiaro: “niente da fare”. Al massimo verrebbe ammesso l’ingresso di “personalità” come Amato o Letta – le quali “in ogni caso non garantirebbero un maggiore coinvolgimento politico dei partiti”.
Lo stesso quotidiano intervista Ignazio La Russa: “Cosi’ come oggi per senso di responsabilita’ premiamo il tasto verde per questo governo, non appena sara’ finita l’emergenza spingeremo quello rosso”.
Sul Corriere della Sera un altro ex ministro, Giorgia Meloni, ribadisce la preferenza per le elezioni: ”La sovranita’ appartiene al popolo, e per questo avrei chiesto agli italiani cosa fare. Non ho niente contro Monti, ma penso che la politica non avrebbe dovuto mettersi in fila dietro un gruppo di banchieri scelti dal mercato”.
Sul Sole 24 Ore il “punto” di Stefano Folli è titolato: “L’errore di Pdl e Pd che non vogliono una base politica per il Governo Monti”.

Tra le misure che dovrebbe varare il nuovo esecutivo, un intervento sulle pensioni. Secondo un dossier de La Repubblica (“Le proposte in campo per intervenire sulla previdenza”) il piano sarebbe quello di introdurre una “età obbligata a 62 anni” per andare in pensione, e “un bonus per chi lascia il lavoro dopo i 65”. Il piano è quello elaborato dagli economisti Boeri e Brugiavini, de La Voce.info.
Anche su Il Giornale: “sulle pensioni la prima stretta. Tagli agli assegni e ‘quota 100’. Tra i progetti di Monti sulla previdenza, sistema contributivo per tutti e uscita dal lavoro flessibile da 62 a 70 anni. Ma il Pd già frena: subito la patrimoniale”.

Iran

Su Il Giornale una pagina è dedicata alla “sfida atomica degli ayatollah”. “La Francia chiede sanzioni, la Russia le esclude”. “L’Iran scatena la guerra. Tra i suoi nemici”, nel senso che il vertice dei ministri degli esteri europei, ieri, si è “spaccato”. Se per i britannici una opzione militare contro Teheran “deve rimanere sul tavolo”, per tedeschi e francesi servono nuove sanzioni, ma sarebbe “controproducente” un intervento armato. Sulla stessa pagina, un commento di Vittorio Dan Segre spiega “perché a Israele il blitz non conviene”.
Secondo Il Corriere, tanto Obama che la Gran Bretagna non escludono la possibilità di un attacco militare, e tuttavia gli Usa continuano a sperare nell’efficacia di una raffica aggiuntiva di sanzioni internazionali. La Francia si è attestata sulla linea della prudenza insieme ai tedeschi: il ministro degli esteri Juppé ha dichiarato che “l’Iran mostra una volontà di collaborazione pari a zero”, ribadendo però di esser contrario ad un intervento militare.
Il problema resta l’opposizione di Russia e Cina ad ulteriori sanzioni. Il ministro degli esteri russo Lavrov ha ribadito di essere contrario, continuando anche a fare muro sulla Siria.
Secondo La Repubblica Il Mossad ha già dato il via alla guerra contro l’Iran. Ci sarebbe la mano dei servizi segreti israeliani dietro l’esplosione di sabato nella base missilistica iraniana che ha provocato 17 morti: nell’impianto di Bigdaneh c’erano i missili Shahab, quelli su cui potrebbe essere montata una testata nucleare. Tra i morti, il “padre” del sistema balistico iraniano: secondo La Repubblica si trattava di una figura di primo piano, tanto che alle sue esequie c’era anche la guida suprema della Rivoluzione Khamenei.
Il quotidiano ricorda la serie di omicidi mirati e sabotaggi messi in atto in questi anni per fermare i test atomici. Interpellato ieri su un coinvolgimento israeliano nell’attentato alla base iraniana, il ministro alla difesa Barak ha replicato: “Certo, ce ne vorrebbero di più”.
A sostenere la tesi dell’atto di sabotaggio compiuto dal Mossad è la rivista americana Time, le cui rivelazioni sono riprese anche dal Corriere della Sera: il pasdaran ucciso, Moghaddam, era considerato l’artefice dei programmi missilistici del regime, un settore in cui l’Iran ha investito molto, ricevendo tecnologia soprattutto da NordCorea e Russia. Le autorità iraniane hanno parlato di un incidente.
Il Foglio si occupa del nucleare iraniano, ma scegliendo la chiave della contrapposizione tra la guida suprema Khamenei e il presidente Ahmadinejad: secondo il quotidiano, la lotta al vertice riguarderebbe anche la questione nucleare, visto che Khamenei vorrebbe togliere al Presidente ogni potere in questo settore, per assumerne il pieno controllo, facendo in modo che nessuno scienziato o militare coinvolto nel programma sia fedele al Presidente stesso. Secondo Il Foglio, peraltro, il Presidente sarebbe troppo debole nei confronti della Turchia, che di recente ha espresso aspre critiche sia nei confronti della Siria che dell’Iran. La Guida suprema Khamenei, in una lettera giunta in possesso dei servizi occidentali, ha espresso solidarietà al presidente siriano Assad, ha scritto che Siria e Iran “devono rafforzare la loro alleanza politica e militare” in chiave antiturca, “visti i tradimenti di Erdogan”.
Ci si riferisce alla decisione turca di permettere l’installazione di un sistema radar della Nato in chiave anti-iraniana sul suo territorio: la Turchia, agli occhi degli Usa, è di nuove grande amico degli Usa nella zona, ma con un ruolo diverso, non considerandosi più il fidato satellite di Washington, ma una forte potenza regionale, politica, economica e militare, coinvolta nel processo di democratizzazione del Medio Oriente.

E poi

Su La Repubblica una cronaca dal Tribunale di Torino segnala la vicenda di una interprete di fede musulmana che, invitata dal Presidente del Tribunale a togliersi il velo, ha preferito abbandonare e lasciare l’incarico.
Il Presidente della Corte spiega: “Non è una questione di integrazione, ho applicato la legge, che per le udienze pubbliche prevede che si stia in Aula a capo scoperto”, come prevede l’articolo 129 del codice di procedura civile. Il magistrato stesso ha chiesto anche che si esprima su vicende come questa, sulle regole da adottare, il Consiglio superiore della magistratura.

Il Corriere della Sera racconta la vicenda di un ex assessore al Commercio di Pavia accusato per voto di scambio dal “pool antimafia” di Milano, nell’ambito di un blitz anti-ndrangheta. Racconta il cronista che “l’innocua frase ‘adesso chiamo Luca Tronconi’ è diventata nelle trascrizioni dell’accusa “rischiamo un po’ troppo”. E la frase “ho contato i suoi voti” è diventata “ho comprato i suoi voti”. La difesa ha chiesto una nuova perizia sulla intercettazione, e alla fine – il 12 ottobre scorso – l’assoluzione dall’accusa di voto di scambio.

Su La Stampa un dossier è dedicato alle “nuove rotte dell’immigrazione”. Un articolo di Paolo Mastrolilli si sofferma sui flussi “da sud a sud”, nel senso che i Paesi del Golfo, l’Australia e persino il Messico attraggono più lavoratori che Usa ed Europa. Nella pagina accanto una intervista al direttore per le comunicazioni della Organizzazione internazionale per le migrazioni, Jean Philippe Chauzy: “Gli immigrati non sono un peso ma una risorsa fondamentale”.

Sul Corriere della Sera si racconta il caso di un ragazzo ucciso da un militare, in Siria, per aver rifiutato di partecipare ad un corteo pro Assad insieme ad altri compagni. Secondo stime dell’Onu – ricorda l’articolo – sono 3500 le vittime della repressione siriana dall’inizio della repressione nel marzo scorso.

DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini